Area della Suburra Romana
Subura, che non è un
colle ma una pianura, del
colle Esquilino, Rione Monti, Roma,
faceva parte del Septimontium,
Rione Monti, Roma, il nome "sub - Urbe", sotto la
città, indicava un luogo basso, era ai tempi
della antica Roma, la parte della città posta
sotto il Palatino, ovvero sotto la città vera e
propria, e probabilmente un'area sorta al di
fuori delle mura serviane, ma era anche un luogo
definito come bassifondo, malfamato, e di
pessima reputazione, in quanto frequentato da
persone dedite al vizio e al malaffare. La
suburra era considerata la zona peggiore di
Roma, la più volgare e la più dissoluta. Ad
opera dei Papi, la zona del
colle Oppio e
dell'Esquilino, venne "ripulita" e trasformata
in residenziale. Nei fori imperiali si può
ancora oggi notare un alto muro che separava la
Suburra dal resto della città, in cui fu aperto
un fornice, l'arco dei Pantani, privo di
qualsiasi ornamento, che collegava la Suburra
alla città. Nel 1084 ci fu a Roma l'invasione
delle truppe di Enrico IV e sia l'assedio di
Enrico IV che l'intervento dei Normanni, mise la
città a ferro e fuoco, tra i danni e le morti ci
fu anche l'ostruzione della
Cloaca Massima,
nella zona dell'argileto, fatto gravissimo, che
mise a repentaglio il sistema fognario, con
relativi danni igienici e malattie in una Roma
già stremata e decimata dall'assedio. L'Argileto
era una via romana che in età romana
attraversava la valle settentrionale della
Suburra, sdoppiandosi nel vicus Patricius,
attuale via Urbana, e nel
Clivus Suburanus,
attuale via Santa Lucia in Selci. L'argileto
doveva il suo nome alla natura argillosa del
terreno. La attuale piazza della Suburra segna
il punto di incontro di due nobili strade
romane, il vicus Patricius, oggi
via Urbana, e
il vicus Cyprius, oggi
via Leonina, delle due
antiche strade romane, la prima ospitava in
preferenza le case dei senatori, dei nobili e
dei ricchi in genere, mentre dalla seconda via
partiva la zona riservata ai librai, alle
biblioteche, agli studiosi. Alla zona della
antica Suburra, alle pendici dell'Esquilino, vi
era un cimitero destinato ad accogliere i resti
mortali degli innominati, delle meretrici e dei
condannati a morte.