CIRCHI E STADI DI ROMA GUIDA TURISTICA ROMA INFORMAZIONI STORICHE ARTISTICHE TURISTICHE FOTO CURA ANNA ZELLI www.annazelli.com
|
|||||||||||||||||
|
circhi e stadi di roma guida turistica di roma informazioni storiche artistiche turistiche foto di anna zelli Guida Turistica di Roma Informazioni Storiche Artistiche Turistiche Culturali Foto di Roma Arte Cultura Novità Idee sito web di informazione culturale artistico turistica di Roma Circhi e Stadi di Roma Gli antichi Circhi di Roma, i Circhi, nella Roma antica, erano una sorta di ippodromi monumentali per le corse con gli animali, a Roma in origine le gare con i carri si svolgevano in luoghi idonei che per loro natura si prestavano a queste gare, come delle valli strette e lunghe circondate da colline sulle quali potevano stare gli spettatori. Il luogo prendeva il nome dal giro che i carri facevano intorno al suo perimetro, e la parola "intorno" in latino era detta "circum", pertanto alla fine con il termine Circo veniva definito quel luogo nel quale le persone si riunivano per assistere e parteggiare per le aurighe che correvano in questa area. In media i circhi erano lunghi 600 metri e larghi 110 metri. La facciata esterna del Circo somigliava a un anfiteatro o ad un teatro, perchè era come questi costituito da due o 3 ordini di arcate sovrapposte, mentre l'interno era costituito da una "cavea" nella quale corrispondevano gli ordini dei posti in forma di gradinate, spesso al di sopra dell'ultimo ordine era posto un portico di legno. I fornici dell'ingresso del Circo erano adibiti a botteghe o lupanari (luoghi ove vi erano cortigiane ben disposte). All'interno degli ambulacri, ovvero dei corridoi interni e paralleli al perimetro del circo , vi erano ad intervalli regolari delle scale che permettevano l'accesso a tutti i settori ed ai vari piani. A quattro metri dall'arena vi era una piattaforma sulla quale erano dei sedili in legno, più comodi, riservati ai magistrati, questo settore era chiamato "podium". Poichè le gare potevano durare dall'alba al tramonto, gli spettatori potevano avere un ristoro usufruendo dei servizi delle botteghe annesse al Circo. Spesso però lo spettatore per paura di perdere il posto si portava le vivande da casa. Uomini e donne potevano assistere insieme agli spettacoli. Al centro dell'arena sulla linea dell'asse maggiore vi era una sottile opera n muratura o in pietra, detta "spina" che serviva a dividere il campo delle corse nel senso della lunghezza. Per ogni lato della porta del circo vi erano 12 rimesse, 6 per ogni lato per i carri dette "carceres", le quali alle estremità erano fiancheggiate da due alte torri, sulle quali prendeva posto il magistrato del gioco. Sul lato convesso vi era la porta principale di ingresso, mentre al centro del lato curvo vi era la Porta trionfale, dalla quale sfilavano i simulacri degli dei, e i carri. La pista dell'arena era coperta di sabbia gialla. La spina era spesso rivestita di marmo, decorata di colonne, statue, altari, trofei, edicole, tempietti ed obelischi egizi. Questi elementi avevano un carattere religioso, collegato ai giochi del circo. Alle due estremità della "spina" vi erano due piattaforme semicircolari chiamate "metae" erano una sorta di segnalazione delle curve del circo. All'inizio della gara si aprivano i cancelli dei "carceres" ed i carri si lanciavano nell'arena. Sulla spina c'erano anche 7 uova di bronzo disposte su una piccola edicola o su una trave sorretta da due colonne, erano dedicate ai Dioscuri che ad ogni giro di gara segnalavano a che punto fosse la competizione. La divinità che presiedeva alle corse del Circo era la "Magna Mater", rappresentata seduta su di un Leone in corsa, le corse dei carri erano legate al culto religioso e dedicate al Dio Sole, al suo nascere e morire, al suo girare. Tutte le gare circensi si aprivano con una grande "pompa" una processione simile al trionfo, e a capo della processione era il Magistrato, su una biga, un carro trainato da due cavalli. I Circhi di Roma antica
Il Circo
Massimo,
è a via del Circo Massimo, a Roma, a
Rione XII Ripa, in antico era
il più grande stadio di Roma, oggi è pressappoco una lunga spianata
di terra coperta di erba. Il Circo Massimo è collocato tra il
colle
Palatino e il colle Aventino. Fu abbellito ed ampliato dal IV secolo
a.C. e rimase in attivo fino al 549 quando vi si tennero le ultime
corse. Le gradinate potevano contenere 250 mila spettatori, e qui i
romani assistevano alle corse dei cavalli e delle bighe, alle
competizioni atletiche, ai combattimenti di animali, qui si tifava e
si facevano scommesse. Il Circo Massimo aveva una spina centrale con
sette blocchi tondi usati per contare i giri di pista a cui si
aggiunsero nel 33 a.C. sette delfini di bronzo. Nel 10 a.C. Augusto
fece erigere il palco imperiale sotto il Palatino
e decorò la spina
con un obelisco, obelisco che oggi si trova a
piazza del Popolo. Fu
successivamente messo un secondo obelisco, nel IV secolo, da
Costantino II, che oggi è detto obelisco Lateranense e si trova a
piazza
San Giovanni in Laterano. Il Circo Massimo, venne detto anche Circo
di Tarquinio Prisco, rispettando la tradizione che lo vuole
costruito in questo luogo dove avvenne il ratto delle Sabine, ma in
realtà la costruzione è più tarda non prima del II secolo a.C. Fu più
volte ampliato e restaurato. Nel 1289 tutta la zona veniva chiamata
"in circulo", successivamente verrà chiamata
piazza della Madonna de
Cerchi, poi piazza dei Cerchi e infine
ai Cerchi. Qui ai Cerchi si
tennero le ultime esecuzioni capitali del governo pontificio, Lucatelli fu ghigliottinato nel 1861 e Monti e Tognetti gli ultimi
due nel 1868. L'area che faceva parte in epoca romana della XI regione
Augustea, era destinata al mercato degli ortaggi, poi trasferito a
viale Manzoni, e nei capannoni trovarono alloggio come dormitorio
pubblico i barboni romani che ogni sera venivano perquisiti per
togliere loro coltelli . Qui vi erano anche i grandi magazzini Pantanella, e sempre qui ci fu la sede del
primo Museo di Roma e
Ostiense poi demolito nel 1943, e la demolizione fece emergere un
vasto ed interessante Mitreo (via dei Cerchi). Nel 1942 si pensò di
ripristinare il Circo per quanto era possibile, e per questo motivo
vennero demolite le casette dei Frangipane all'estremità verso
porta Capena, ma si era in guerra e tutto fu sospeso, oggi il circo è un
enorme spiazzo erboso con una esedra al centro che sta ad indicare
l'antica spina. E visibile in fondo al Circo Massimo una Torre, è la
"Torre dell'arco". Vedi
anche obelisco Flaminio innalzato a
piazza del Popolo e l'obelisco
Lateranense innalzato a piazza San
Giovanni in Laterano alla sezione "Obelischi
di Roma". Circo Flaminio, (scomparso) purtroppo uno dei problemi è la difficoltà di dare una giusta localizzazione del Circo Flaminio, in quanto non ne restano tracce visibili. Secondo lo storico Festo il Circo Flaminio fu costruito nel Campo Marzio nel 221 ad opera di Caio Flaminio Nepote, che aprì anche la via Flaminia. Il Circo sorse sui terreni di proprietà della Famiglia Flaminia detti Prata Flaminia o Campus Flaminius. Il Circo era un omaggio alla plebe la quale vi tenne i suoi Concilia Plebis, i templi edificati in questa zona erano i duplicati di quelli esistenti nella zona abitata dalla plebe di Roma, ovvero dell'Aventino, e della zona del Foro Boario. Nel circo Flaminio si tenevano i Ludi Plebei, alle idi di Novembre e ed erano dedicati a Giove Ottimo Massimo, sembra che furono indetti dopo la secessione della plebe all'Aventino e per suggellare l'accordo tra patrizi e plebei. I Ludi plebei duravano 14 giorni e si dividevano in Ludi scenici e Ludi circensi che duravano 3 giorni, quando questi furono aboliti, i ludi scenici durarono tutto il periodo. I giochi iniziavano con l'Epulum Iovis in cui si offriva da mangiare al Dio in ciotole di legno, vasi di creta e canestri. Nel Circo Flaminio si celebravano anche i giochi sacri agli Dei dell'oltretomba, che non potevano essere tenuti all'interno delle Mura di Roma. Questi si chiamavo Ludi Tauri che si credeva fossero stati introdotti a Roma da Tarquinio il Superbo, per invocare la fine di una epidemia mortale che colpiva le donne incinte. Nel 158 a.C. nel Circo Flaminio si tennero i Ludi saecolari, che risalivano a Valerio Publicola, e si tenevano nel Campo Marzio, presso il Tarentum un altare sotterraneo dedicato alle divinità degli inferi Dite e Proserpina, questo altare veniva portato fuori nel periodo dei giochi e dopo veniva di nuovo interrato. Questi ludi duravano 3 giorni e 3 notti, le feste iniziavano alla vigilia delle calende di Giugno, e alle persone venivano distribuite fiaccole, zolfo e bitume per purificarsi e dopo orzo, frumento e fave. Nella prima notte si immolavano 3 agnelli e 3 capre, nella seconda notte dedicata alle nascite si offrivano agli Dei sugli altari le facacce, nell'ultima notte dedicata alla Dea Madre si sacrificava una scrofa incinta. Nei sacrifici divini delle stesse feste si offrivano a Giove e a Giunone Regina tori e vacche di colore bianco. In una di queste celebrazioni ve ne fu una che per volere di Augusto si concluse con la recitazione del Camen Saeculare di Ovidio. Il circo Flaminio faceva parte dell'itinerario del corteo trionfale, il trionfo era una vera e propria apoteosi il Generale veniva vestito come Giove e ascendeva al tempio capitolino. Qui nel Circo Flaminio si esponevano anche i trofei di guerra e si tenevano anche gli elogi funebri prima che Augusto facesse costruire il suo Foro. Nel Circo Flaminio si distribuivano premi ai soldati e ai vincitori delle gare teatrali ed atletiche prima che Domiziano facesse erigere il proprio Stadio. Qui Augusto nel 9 a.C. tenne la Laudatio di Druso, una orazione funebre in onore di Druso morto nel 9 a.C., nel 2.a.C. giorno dell'inaugurazione del Foro di Augusto, lo stesso Augusto fece allagare il Circo Flaminio e vi fece svolgere una venatio, con 36 coccodrilli. Il Circo era cosi importante che dava il nome alla regione in cui sorgeva. Forse il Circo ebbe vita fino ai tempi di Domiziano, e che successivamente venne abbandonato forse perchè venuto meno il ruolo della plebe nella vita della città o forse perchè divenuto piccolo per la città. Alla fine del XII secolo nella Roma medioevale il Circo o la zona ove sorgeva fu detta "Castello Aureo", ed in una bolla di Papa Celestino III vengono menzionate le chiese di San Lorenzo in Castello Aureo e di Santa Maria de Castro Aureo. Si sa da testimonianze storiche che il circo Flaminio era circondato da Portici e Templi, tra questi il Tempio di Bellona, il Tempio di Apollo, il tempio di Vulcano, il tempio di Nettuno, il Tempio di Ercole e delle Muse, il tempio di Ercole custode, il Tempio della Pietà, il Tempio di Giunone Regina, il tempo di Giove statore, il Tempio di Diana, il tempio di Marte, il tempio dei Dioscuri, da cui provengono le due statue colossali che ornano la cordonata del Campidoglio .Vi era anche il portico di Metello quello di Filippo e quello di Ottavia. Sembra che il circo Flaminio partisse dal Teatro Marcello e andasse in direzione della via Arenula nell'area di via del Portico d'Ottavia e di piazza Cairoli. E' probabile che per la sua vicinanza al Tevere il circo subisse le inondazioni del fiume Tevere. E' probabile anche che la zona fosse circolare e non simile agli altri circhi di Roma, non si ha menzione di elementi posti a decorazione della sua spina come gli obelischi, mentre si sa che la sua arena serviva a scopi civici e politici, come assemblee, orazioni funebri, riunioni militari, ed è probabile che queste riunioni avvenissero qui nel circo Flaminio e non nel circo Massimo, proprio per la forma particolare del circo Flaminio, sembra che gli unici giochi che si tenessero ogni 5 anni ed erano i Lauda Tori, un pò poco per un luogo che aveva la funzione di Circo. Quindi è probabile che il circo Flaminio fosse un luogo aperto e senza spina, nè carceres, nè gradinate, e forse aveva solo dei sedili provvisori disposti in circolo. I resti dei templi rinvenuti intorno al Circo hanno la disposizione intorno al Cerchio e non intorno ad un rettangolo. Questo campo probabilmente era tra il Portico d'Ottavia e il Teatro Marcello. Il Circo Vaticano, (scomparso) detto anche di Gaio, o Circo di Caligola e poi Circo di Nerone fu fatto edificare da Caligola, nel 37 d.C.,il quale si fece costruire un circo all'interno dei giardini ereditati dalla madre Agrippina, gli Horti Agrippinae, posti sulla riva destra del Tevere, nell'Ager Vaticanus, il circo era ornato dallo stesso obelisco che oggi si trova a piazza San Pietro e chiamato obelisco Vaticano. Si deve a Caio Papilio Eraclea il primo contributo alla esatta localizzazione del Circo di Caligola che si desumeva da una iscrizione posta sul sepolcro del Vaticano, in quanto proprio Caio Papilio Eraclea istruiva gli esecutori testamentari di porre il sepolcro Vaticano presso il circo, ed il suo sepolcro venne alla luce nella parte più orientale del sepolcreto. In passato si pensava che il Circo di Caligola, poi Circo di Nerone, fosse tutto sotto la Basilica di San Pietro, ma studi più recenti ne hanno individuato l'esatta collocazione. Si vide infatti che sul lato nord del circo le sepolture erano contemporanee al circo stesso, mentre le sepolture su lato sud sorsero quando ormai il circo era in disuso. Si è inoltre desunta la lunghezza del circo di quasi 500 metri, il che lo colloca come circo più grande dei circhi esistenti a Roma e la curva del circo era posta orientativamente nel punto dove sorgeva la chiesa di Santo Stefano degli Abissini, dato che dietro la chiesa il terreno saliva con una certa pendenza. L'esame stratigrafico dell'arena ha rivelato sul fondo la presenza di una massiccia base seguita da uno strato assorbente di ceneri e carbone e poi uno strato di drenaggio di ghiaia e argilla infine un manto sottile di sabbia gialla. Questa composizione stratigrafica dell'arena si è rivelata essere simile a quella del Ludus Magnus, per cui si stabilì che questo doveva essere per i Romani lo standard per preparare l'arena di un circo o l'arena di un anfiteatro senza ipogei ovvero sotterranei. Il ritrovamento più significativo fu la scoperta del muro delle "carceres" che era il lato orientale più corto del circo e trovato sotto la via del Sant'Uffizio oltre il colonnato del Bernini, muro che risulta essere maggiore del Circo di Massenzio. Questo muro venne rinvenuto con esattezza tra la via del Sant'Uffizio e piazza Pio XII, il muro era fatto in laterizio e la parte convessa rivolta verso l'attuale via della Conciliazione. Sembra che benchè il circo di Caligola fosse di dimensioni enormi, in realtà non era di uso pubblico, in quanto come narrano Seneca e Burro sembra che il Senato avesse vietato a Nerone di esibirsi in pubblico e di esternare la sua passione circense solo nel Circo Vaticano. Tali notizie sono state confermate dal fatto che non sono stati mai rinvenuti resti di gradinate nella zona, che di solito erano presenti nei circhi pubblici di età imperiale dove i posti erano anche numerati, pertanto i sedili degli spettatori occasionali nelle esibizioni private presumibilmente erano dei sedili di legno solo per pochi spettatori che sono andato distrutti nel tempo. Vedi anche obelisco Vaticano, che si trova innalzato a piazza San Pietro, Città del Vaticano, di fronte alla basilica di San Pietro, nella sezione "Obelischi di Roma". Circo Variano o Eliogabalo, agli horti Variani, prende il nome dall'imperatore Vario Avito Bassiano più noto con il nome di Eliogabalo che lo fece costruire; il circo Variano si trovava vicino e in comunicazione diretta con l'Anfiteatro Castrense ed in prossimità del palazzo Sessorio, che fu la nuova residenza imperiale, e che Sant'Elena, madre di Costantino, poi lo trasformò in parte, per edificare la basilica di Santa Croce in Gerusalemme. E' stato possibile desumere la pianta del circo in quanto furono ritrovati nel giardino della ex caserma dei granatieri delle murature in opera laterizia che delimitavano due file di camere disposte in due piani con scale e tubazioni. Antonio Maria Colini ha ricostruito le dimensioni dell'edificio che probabilmente doveva essere di circa 600 metri di lunghezza con le carceres in prossimità del palazzo Sessorio, probabilmente aveva anche una spina. Nel 1570 Curzio e Marcello Saccoccio ritrovarono un obelisco nella loro vigna che era dove oggi è la via Nuoro, probabilmente questo obelisco era in prossimità del circo, ma al di fuori del lato curvo. Questo obelisco nel 1632 venne trasportato e portato al palazzo Barberini, dove rimase inutilizzato fino al 1773 quando donna Cornelia Barberini decise di donarlo a papa Clemente XIV, che lo trasferì nel cortile della Pigna a Città del Vaticano, e venne sistemato alla passeggiata del Pincio nel 1882 ad opera dell'architetto Giuseppe Marini. Non è sicuro se questo obelisco che fu portato a Roma da Adriano per ricordare la morte di Antinoo nelle acque del Nilo fosse poi stato collocato da Eliogabalo nel circo Variano. Il circo di Eliogabalo fu probabilmente un circo privato, per le corse dei cocchi, che faceva parte del complesso imperiale con il palazzo Sessorio, l'anfiteatro Castrenze, i giardini e le terme. Gli horti Variani erano dei giardini di proprietà della famiglia dei Vari detti anche ad Spem Veterem che divennero di proprietà imperiale quando Eliogabalo venne eletto imperatore. Nella zona nord vi erano le terme Variane alimentate da una grande cisterna rifornita dall'Acquedotto Alessandrino che in onore di Sant'Elena madre di Costantino, vennero poi chiamate Terme Eleniane, (thermae Helenianae), da una iscrizione si desume che Sant'Elena provvide al restauro di queste terme, l'iscrizione dice "la nostra Signora Sant'Elena madre del venerabile imperatore Costantino Augusto e ava dei nostri beatissimi e fiorentissimi Cesari queste terme distrutte dal fuoco ricostruì". Vedi anche anfiteatro Castrense alla sezione "Anfiteatri di Roma", vedi anche "Obelisco di Antinoo o Aureliano", obelisco che oggi si trova innalzato nei giardini del parco del Pincio, alla sezione "0belischi di Roma", e vedi anche Terme Eleniane alla sezione "Terme di Roma". Circo di Flora, (scomparso) agli horti Salustiani, si deve al nipote di Caio Sallustio Crispo che ebbe in eredità nel 34 a.C. questi giardini dallo zio dal quale ne ereditò anche il nome. Il ragazzo divenne ben presto bravo amministratore e persona influente alla corte dell'imperatore Augusto. Muore nel 20 d.C. sotto il regno di Tiberio e non avendo figli lascò il suo patrimonio allo Stato romano, inclusi i vasti giardini detti Sallustiani. Si sa dalla "Storia Romana" di Dione Cassio, che Vespasiano e Nerva abitarono i palazzi che erano in questi giardini preferendoli a quelli del Palatino. Anche Aureliano preferì i giardini Sallustiani e i giardini di Domizia, e proprio nei giardini Sallustiani edificò un portico dove ogni giorno si allenava con i suoi cavalli, dopo Aureliano gli horti Sallustiani caddero in disuso e furono definitivamente devastati e incendiati dalle orde di Alarico nel 410. Non è certa la presenza di un circo in questa zona, presumibilmente si pensa che fosse tra il colle Quirinale e il Pincio, unica testimonianza dei muri enormi a margine della vallata con terrazze e stanze poste a livelli diversi di età augustea con aggiunte in laterizio di epoche successive e un obelisco portato qui probabilmente da Nerone come si desume dalle "Res Gestae" di Marcellino. L'obelisco Sallustiano è in granito rosso con le stesse iscrizioni di Seti I e di Ramses II incise a Roma dell'obelisco Flaminio, proveniente dal Circo Massimo collocato a piazza del Popolo, ma di dimensioni più piccole. Probabilmente anche questo fu portato a Roma da Augusto. Un'altra ipotesi è che negli horti Sallustiani vi fosse un ippodromo e che qui si svolgessero i Floralia, le feste in onore di Flora, divinità comune ai romani e ai Sabini, e probabilmente sul colle Quirinale vi era un tempio dedicato alla dea, sostitutivo di un antico altare sabino. Per altri studiosi però sembra che le Floralia fossero celebrate non qui ma al Circo Massimo. I giochi floreali cui forse erano legate le "cacce" si svolgevano dal 28 aprile al 3 maggio, l'estinzione della festa risale al 513, le persone vi accorrevano vestite di vari colori per simulare i colori dei fiori e le donne cortigiane erano obbligate a spogliarsi e la festa prendeva pieghe di licenze di costume senza limite Quindi la divinità di Flora era associata alla agricoltura, alla fecondità e alla sessualità. Probabilmente ai ludi religiosi di Flora si associavano i ludi scenici e circensi, le venationes, ovvero le cacce, di animali domestici, corse e lotte gladiatorie. Con i riti alla dea Flora, si festeggiava il risveglio della primavera e della natura. Vedi anche Obelisco Sallustiano a piazza Trinità dei Monti alla sezione "Obelischi di Roma". Circo di Massenzio, detto anche circo di Romolo e impropriamente nel Medioevo circo di Caracalla, fu fatto edificare nel 311 da Marco Aurelio Valerio Massenzio, sulla via Appia, in un complesso che includeva il palazzo imperiale, il Mausoleo di Romolo, dove erano le spoglie del figlio dell'imperatore, morto all'età di 9 anni e che nonostante la giovane età come voleva il costume dell'epoca, era stato insignito dei più alti gradi dello Stato, a lui il circo fu dedicato, vi era anche nel complesso di Massenzio, una cinta muraria che rendeva inaccessibile la villa imperiale. Nel 1825 durante gli scavi fu ritrovata la lapide dedicatoria a Romolo figlio di Massenzio, che recita : "al Divo Romolo uomo di nobilissima memoria console ordinario per la seconda volta, figlio del nostro Signore Massenzio, invitto e perpetuo Augusto, nipote del divino Massimiano Seniore e del divino Massimiano Iunione per due volte Augusto". Il complesso di Massenzio venne edificato su edifici di età repubblicana, restaurati e ampliati in età augustea appartenuti a Erode Attico e alla consorte Annia Regilla che in parte vennero incorporati nelle nuove costruzioni di Massenzio. Massenzio fu antagonista di Costantino che lo sconfisse nel 312 nella battaglia di Saxa Rubra sulla via Flaminia più nota come battaglia di ponte Milvio. La porta trionfale si apriva sulla via Appia Pignatelli, questa era anche la porta di ingresso del circo, ed era situata al centro del lato breve curvo che volgeva ad est. Le parti del circo erano in opera laterizia e presentavano anfore di terracotta inserite in alcune murature per renderle più leggere. La spina, il pulvinar e il tribunal iudicum avevano rivestimenti decorativi in marmo, le carceres avevano colonne e trabeazioni marmoree, mentre le torri alte 16 metri poste ai loro estremi erano rivestite in semplice intonaco. Il circo misurava 528 metri di lunghezza, era di 92 metri di larghezza. La pista misurava 400 metri di lunghezza e con ampiezze diverse di larghezza che era un accorgimento per la selezione dei concorrenti che alla partenza essendo allineati avevano tutti a disposizione uno spazio uguale, mentre nel corso della gara lo spazio era ridotto perchè di meno erano i gareggianti che prevalevano. La spina conservata ancora oggi, misurava 283 di lunghezza e 7 metri di larghezza, qui vi era una impalcatura che sorreggeva le 7 uova e i 7 delfini indicatori dei giri completi di pista compiti dai carri. Vi erano anche 10 vasche decorative utilizzate dai servitori per attingere l'acqua necessaria a bagnare la pista e le ruote dei carri in corsa. Ornavamo il circo statue raffiguranti le divinità, i trofei ed un obelisco proveniente da Assuan che fu prelevato dall'Iseo Campense, o dallo Stadio di Domiziano, questo obelisco, venne poi collocato dal Bernini nel 1649 sulla fontana dei Quattro Fiumi a piazza Navona. Alle due estremità della spina vi erano le mete intorno alle quali i carri compivano il giro, rasentandone, e con questa manovra mettevano alla prova la capacità degli aurighi, perchè anche un piccolo errore poteva determinare il rovesciamento del carro che poteva essere investito anche dagli altri carri, determinando feriti e morti. La cavea del circo era formata da 10 gradinate separate nella parte inferiore dal podio per mezzo di un muretto a sua volta protetto verso l'arena da un alto e lungo muro. Le gradinate erano divise nei loca, con una altezza variabile dai 37 ai 40 ai 50 centimetri e 30 centimetri di profondità, con la caratteristica di avere uno spazio per i piedi. Il pulvinar era il luogo dove erano raccolti i simulacri delle divinità e dove prendeva posto l'imperatore per assistere alle gare, era di fronte alla seconda metà sul lato lungo a nord del circo ed era in comunicazione con il palazzo imperiale tramite un corridoio, sul lato opposto, c'era il tribunal iudicum, che era la porta dalla quale uscivano gli aurighi feriti o i corpi di quelli che erano deceduti durante gli scontri chiamati naufragi. I carceres erano sul lato ovest ed erano 12, divisi in gruppi di sei con una porta centrale. Altre due porte erano tra le torri e la parte iniziale della cavea, su ciascun lato. Sopra le carceres c'era una terrazza dalla quale l'editor spectaculorum dava il via alle gare gettando un panno bianco chiamato mappa, e subito dopo gli inservienti contemporaneamente e rapidamente aprivano i cancelli e gli aurughi lanciavano i loro cavalli in pista cercando di conquistarsi le prime posizioni. Intorno al mausoleo c'era un quadriportico dove venivano ricoverati i cavalli, i carri e tutte le attrezzature, era chiamata stalla. Nello spazio libero tra il quadriportico ed il circo era l'area nella quale avvenivano i preparativi finali prima dell'ingresso nei carceres. Il circo poteva contenere 10 mila persone sedute, era un circo privato e pertanto potevano partecipare agli spettacoli solo persone espressamente invitate che solo nell'occasione delle gare potevano vedere e applaudire l'imperatore che viveva al di fuori della città. Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, iniziano anche per il circo di Massenzio le spoliazioni, di statue, cornici, marmi e poi di blocchi di tufo, mattoni, tegole. Nel Medioevo il circo divenne di proprietà di un ente religioso, poi nel corso dei secoli passa attraverso varie proprietà ma tutta l'area sarà impiegata come pascolo e il Mausoleo di Romolo, utilizzata come abitazione, e un casale venne edificato nella parte rimasta del pronao, alla fine il Mausoleo venne usato anche come deposito di formaggio prodotto dalle pecore che pascolavano nell'area. Vedi anche Obelisco Agonale di piazza Navona alla sezione "Obelischi di Roma". Circo dei Fratelli Arvali, è nominato nelle epigrafi, ma non se ne ha traccia, i Fratelli Arvali erano dei sacerdoti romani riuniti in un collegio di 12 membri. La leggenda narra che il collegio sia stato istituito da Romolo in ricordo dei 12 figli della sua nutrice Acca Larenzia, c'era il loro tempio sul Palatino prima e sulla via Portuense dopo, le loro insegne erano una fascia di lana bianca e una corona di spighe con le quali si cingevano il capo. Erano devoti a Cerere, il 29 maggio era il giorno degli Ambarvali, e venivano offerti sacrifici per propiziare la fertilità dei campi. Il culto degli Arvali era associato anche alla triade capitolina rappresentata da Giove, Giunone e Minerva. Cerere in epoca Augustea viene sostituita dalla dea Dia. Il capo degli Arvali fin dalle idi di Gennaio con la testa coperta da un velo annunciava la data delle messi, che non era mai la stessa ma sempre nel mese di maggio. Il rito si svolgeva in modo solenne in 3 giorni con offerte alla dea, incenso e vino, con pani adornati di lauro, di spighe secche, di spighe fresche, con sacrifici e una processione solenne attraverso un bosco sacro e con atti di adorazione ad antichissimi vasi di terra anneriti dal fuoco. Su dei tavoli di legno erano posti dei piatti in creta contenenti focacce d'orzo, farro e primizie di frutta. Dopo di che si procedeva alla lettura della antica preghiera degli Arvali seguita poi da banchetti e giochi. I ludi Cereali dedicati a Cerere consistevano essenzialmente in giochi circensi, perchè la festa non aveva un carattere espiatorio. Venivano poi liberate nei campi, durante la notte delle volpi con una fiaccola accesa sulla coda, per scongiurare la ruggine del raccolto dei cereali, dell'orzo e del grano, e della biada, dovuta alla nebbia e all'umidità, dove il manto rosso della volpe simbolizzava la ruggine e la fiaccola il sole antagonista della ruggine stessa. Quindi anche se non ne abbiamo traccia è molto probabile che vi fosse un Circo degli Arvali. Circo di Boville, era tra la via Appia Nuova e la via Anziate, nei pressi della via dei Due Santi, qui si trovava l'antica Boville, e si trovano oggi alcuni resti dell'antico circo romano che sorgeva in una lieve depressione del terreno. Il circo di Boville era di forma rettangolare allungata con due lati lunghi paralleli e rettilinei congiunti all'estremità da un lato breve, curvo, aperto al centro dalla porta trionfale, la sede delle carceres era all'estremità opposta su un lato lievemente incurvato e obliquo. Questa obliquità era dovuta dalla lunghezza maggiore del lato lungo occidentale. La lunghezza del circo di Boville dalla porta centrale trionfale alle carceres era di 328,50 metri, e largo 60 metri. La cavea che poggiava su delle murature era più bassa sul lato orientale, e più alta e in blocchi di peperino sul lato occidentale. Il muro di sostegno aveva una larghezza di 4,30 metri, e più o meno ad una distanza di 13 metri si aprivano delle cavità con volte a tutto sesto nella loro lunghezza di circa 2 metri, dove si trovavano le scale che servivano da accesso alle gradinate della cavea, distribuite probabilmente su un unico piano. La larghezza delle carceres era più o meno di 2,95 metri, la porta centrale larga 4,65 metri, divideva le carceres in due gruppi di 6. Le carceres, che erano delle barriere dalle quali al via partiva la corsa, erano profondi 4 metri e delimitati da 4 pilastri in blocchi di peperino che sorreggevano una volta a crociera. Ogni pilastro era decorato con semicolonne in peperino e capitelli. La parte superiore dello spazio rivolto all'arena, era chiuso da una lastra di marmo a forma di semiluna traforata e decorata. Sopra i carceres vi era una terrazza delimitata alle due estremità da una torre. La spina era larga più o meno 2,50 metri e lunga 240 metri. Il pulvinar, il palco imperiale, era probabilmente situato sul lato lungo occidentale, mentre sul lato orientale vi era verosimilmente una traversa di quella che oggi è la via Appia. Forse il circo di Boville venne edificato ai tempi di Augusto per via di una iscrizione datata 35 nella quale si parla di corse nel circo di Boville, anche Tacito nei suoi annali parla di giochi bantici nel 63 in occasione della nascita della figlia di Nerone e Poppea. Gli Stadi di Roma antica Gli Stadi di Roma antica, erano i luoghi nei quali si svolgevano le gare di atletica, di norma la pista dove si svolgevano le competizioni aveva una lunghezza di 178 metri, o di più se lo stadio era più importante, gli stadi ebbero la loro origine in Grecia ed erano all'inizio delle semplici spianate di terra, anche in epoca romana si ebbero degli stadi edificati su un terreno pianeggiante con la pista circondata da gradinate sorrette da volte e da archi lungo i lati lunghi e sul lato breve curvo. La pista era in terra battuta e delimitata da una soglia di pietra o da un parapetto, poteva anche essere circondata da un canale chiamato euripus nel quale erano disposte equidistanti tra loro delle vaschette, la lunghezza della pista sebbene variabile era all'incirca di trenta metri. Il punto dal quale iniziavano le gare era segnato o con una linea tracciata sul terreno, o da blocchi in pietra o da una soglia in pietra. Oppure il punto di partenza era segnato da un filo posto sul un palo infisso nel terreno che veniva lasciato cadere all'inizio della gara. Tra le gare quella più completa era il pentathlon, nella quale l'atleta doveva affrontare cinque prove, i lancio del disco e del giavellotto, il salto in lungo da fermo, una gara di corsa sulla distanza di 200 metri ed un incontro di lotta. Il pancrazio introdotto a Roma da Caligola, era un insieme di lotta e pugilato, e nella gara tutto era permesso, poichè le gare di atletica non erano considerate infamanti come le lotte gladiatorie vi poteva partecipare ogni cittadino libero che una volta ottenuta la vittoria poteva aspirare al successo e alla ricchezza. Gli atleti, durante le gare erano completamente nudi. Stadio di Cesare e
Stadio di Augusto, a Roma le gare di atletica non raggiunsero
mai quell'interesse che invece ebbero i giochi gladiatori ed i
giochi circensi, infatti fu solo nel 46 a.C. che Giulio Cesare fece costruire uno stadio
nel Campo Marzio per celebrare anche con le gare di atletica il suo
trionfo, solo che una volta compiuta, la manifestazione, lo stadio
venne rimosso. Anche Augusto nel 31 a.C. in occasione della
vittoria riportata nella battaglia di Anzio fece costruire uno
stadio temporaneo in legno a Campo Marzio, che terminati i
festeggiamenti venne smontato. Purtroppo non si sa nemmeno la zona
precisa nella quale i due stadi vennero edificati. Gli Ippodromi di Roma antica
Ippodromo Villa dei Sette Bassi, era sulla via Tuscolana, nei
pressi dell'attuale Capannelle, ed era all'interno di una villa
detta dei Sette Bassi, posta in uno dei sobborghi romani,
grande quasi come la villa dei Quintili, probabilmente il nome
derivava da Settimio Basso prefetto sotto l'imperatore Settimio
Severo negli anni 193-211 La villa risaliva all'epoca di Antonino
Pio, vi erano 3 costruzioni residenziali oltre ad un ippodromo lungo
all'incirca 320 metri, con un fronte di 95 metri e delimitato
dall'ultimo edificio che qui venne costruito. Vi era un
criptoportico chiuso all'esterno da un muro e sul lato interno da
una parete, sulle estremità del muro lungo e del muro breve vi erano
3 edifici di forma circolare di 13 metri circa di diametro. L'area
rettangolare dell'ippodromo era ad un livello più basso degli
edifici che la fiancheggiavano e forse qui vi era anche un giardino
ed un bacino idrico, mentre probabilmente sulla fascia anulare
periferica si sviluppava la pista dove i proprietari si esercitavano
nell'equitazione, negli esercizi ginnici e dove si facevano eseguire
le gare ginniche, la villa probabilmente fu abitata fino al V
secolo, per poi essere adibita al pascolo degli animali e delle
greggi della campagna romana. Le Naumachie di Roma antica Naumachie di Roma Antica erano note anche con il nome di Navalia Proelia, erano dei combattimenti navali che si svolgevano in bacini artificiali, con delle navi di dimensioni ridotte ma fornite di mezzi, uomini ed armi come le navi da battaglia. Tutto era svolto come in un vero assalto da guerra incluso l'arrembaggio e i combattimenti all'arma bianca. Anche se queste non erano guerre vere, purtroppo provocavano feriti e morti. Le navi erano manovrate con i remi e con le vele e venivano predisposte con gli stessi tatticismi di battaglie famose. I bacini, una sorta di laghi artificiali, erano formati da una vasca di grandi dimensioni circondata da una muratura e da una cavea per gli spettatori. Non essendoci testimonianze, sulle naumachie ci si riferisce ai racconti degli scrittori latini, Svetonio narra che la prima naumachia si svolse nel 46 a.C. e che fu voluta da Giulio Cesare in un bacino fatto scavare nel Campo Marzio in occasione del suo trionfo. Le navi utilizzate erano delle biremi, triremi, o quadriremi, distinte con i colori della flotta fenicia e della flotta egiziana, questa naumachia però alla morte di Cesare venne interrata perchè a causa di uno scarso drenaggio verso il Tevere provocò una pestilenza di malaria.
Naumachia di Augusto, fu fatta costruire
dall'imperatore nel 2 a.C. sulla riva destra del
Tevere a sud dei giardini di
Cesare in occasione della dedica del
Tempio di Marte Ultore.
Il bacino era di forma rettangolare, delimitato da una
banchina lungo tutto il perimetro e misurava 533 metri, ed
era largo 355 metri, era rifornito dall'acquedotto Alsetino
e vi era certamente un canale di drenaggio con il
Tevere, al centro vi era
un'isola collegata con un ponte mobile necessario per
portarvi i materiali utili agli spettacoli. Nello
spettacolo inaugurale vi parteciparono trenta navi rostrate.
Il ponte venne distrutto da un incendio e venne fatto
ricostruire da Tiberio, intorno al bacino c'era un bosco
fatto piantare da Augusto. Nella naumachia di Augusto anche
Nerone e Tito lo utilizzarono per dare spettacoli. Tito fece
allagare anche l'arena dell'anfiteatro
Flavio per farvi svolgere le naumachie. Poi alla
naumachia di Augusto venne preferita quella del Vaticano.
Naumachia di Domiziano, forse nel
Campo Marzio c'era la
naumachia di Domiziano ma le
notizie sono davvero scarse ed incerte. Forse la necessità
di edificare un'altra naumachia era dovuta sia dalla volontà
dell'imperatore di ingraziarsi le folle che da una sua
gratificazione nella costruzione di edifici sempre più
maestosi, e forse fu per questo che Domiziano pensò di
edificare una sua naumachia come aveva fatto Augusto, perchè
l'anfiteatro Flavio, il Colosseo,
dopo la costruzione degli ipogei al di sotto dell'arena non
poteva più essere allagato, quindi fece scavare un enorme
bacino nei pressi del Tevere
per farne la vasca della sua naumachia, ma ebbe vita breve,
per la necessità di restaurare il
circo Massimo danneggiato vent'anni prima durante
l'impero di Nerone, dall'incendio del 64, e le pietre che
servivano alla sua di naumachia vennero impiegate per i
lavori di restauro del circo.
Naumachia di
Adriano, forse era nei pressi del
Mausoleo di Adriano, nella valle a ridosso del
Tevere chiamata
ager Vaticanus, nella quale vi
erano i giardini di Domizia, ma
purtroppo non se ne hanno tracce. Elenco dei Circhi di Roma antica :
Circo Massimo Circo dei Fratelli Arvali Circo di Boville Elenco Stadi di Roma antica :
Stadio di Cesare e
stadio di Augusto Elenco Ippodromi di Roma antica :
Ippodromo
Villa dei Sette Bassi Elenco Naumachie di Roma Antica :
Naumachia di Augusto Naumachia di Adriano
Circo Massimo Circhi e Stadi di Roma
antica
Circo Massimo Circhi e Stadi di Roma Antica, foto Anna Zelli Circhi : Circhi e Stadi di Roma antica Circhi, circhi e stadi di Roma antica, foto Anna Zelli Stadi : Circhi e Stadi di Roma Antica Stadi, Circhi e Stadi di Roma antica, foto Anna Zelli Ippodromi : Circhi e Stadi di Roma antica Ippodromi di Roma antica, Circhi e Stadi, Roma, foto Anna Zelli Naumachie : Circhi e Stadi di Roma Antica
Naumachie,
Circhi e Stadi di Roma Antica, foto Anna Zelli
Anfiteatri Circhi e Stadi Obelischi Teatri a Roma : foto e informazioni Circhi e Stadi di Roma - Obelischi di Roma Circhi e Stadi di Roma, Obelischi di Roma, foto Anna Zelli torna Circhi e Stadi di Roma - Guida Turistica Roma Circhi e Stadi di Roma - Guida turistica di Roma
Tutte le Foto sono di proprietà di
Anna Zelli
|
|
|||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
Anna Zelli A.Z. Arte Cultura Novità Idee
potete contribuire gratuitamente con le vostre idee : mandate una mail |
Copyright dal 2011
tutte le foto e i
contenuti del sito sono di proprietà esclusiva
è vietata qualsiasi riproduzione e copia del sito e delle immagini
torna
Guida di Roma - Itinerari Turistici di Roma - Guida Turistica del Vaticano - Home Page
Guida turistica di Roma - Itinerari Turistici Roma - Guida turistica Città del Vaticano - Home Page