COLLI E MONTI DI ROMA GUIDA TURISTICA DI ROMA INFORMAZIONI STORICHE ARTISTICHE TURISTICHE FOTO ANNA ZELLI www.annazelli.com
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colli e monti di roma guida turistica di roma informazioni storiche artistiche turistiche foto a cura di anna zelli Guida Turistica di Roma Informazioni Storiche Artistiche Turistiche Culturali Foto di Roma Arte Cultura Novitā Idee sito web di informazione culturale artistico turistica di Roma I 7 Colli e gli altri Colli e Monti di Roma I Sette Colli di Roma e gli altri colli e monti di Roma, 7 furono i colli di Roma di tufo e di argilla che si formarono e si unirono dai sollevamenti geologici del sottosuolo, dalle scorie dei vulcani albani e sabatini, dalle acque marine, fluviali e pluviali per formare la cittā destinata ad avere il predominio sul mondo e sono : il colle Palatino, il colle Esquilino, il colle Celio, il colle Campidoglio, il colle Aventino, il colle Quirinale ed il colle Viminale. Il "sette", č un numero magico per Roma, una sorta di perfezione che emerge dal caos, una costante del 7 nella tradizione, nella storia e nella cultura della Cittā Eterna, perchč 7 sono i Colli di Roma e 7 furono i Re di Roma, 7 i Magistrati incaricati nella distribuzione delle Terre, 7 le Coorti dei Vigiles, 7 le lucerne dell'Arco di Tito, 7 le meraviglie di Roma narrate da Polemio Silvio nel "Laterculus". I primi insediamenti di Roma si ebbero sul colle Palatino, e per la forma vagamente trapezoidale di questa altura venne definito questo primo insediamento come "Roma quadrata". I primi nuclei abitativi, per ragioni di sicurezza preferirono stabilirsi sulle alture piuttosto che sulle zone pianeggianti sottostanti, la difesa della primitiva cittā era affidata alla conformazione orografica del terreno, ed i rinforzi ed i muri erano edificati solo nei punti nei quali vi era un possibile accesso. All'esterno di questo muro veniva scavato anche un fossato chiamato "mundus" per rendere ancora pių difficile l'accesso ai nemici. Il pomerium era una sorta di confine sacro al solco tracciato secondo la leggenda da Romolo, al pomerium apparteneva il colle Palatino, mentre tutto il resto era considerato extra pomerium, il recinto sacro del pomerium definiva l'urbs che era la cittā consacrata agli dei, e Remo venne ucciso proprio perchč aveva violato questo confine. Al primo confine ne veniva tracciato un secondo parallelo al primo e nello spazio tra i due che definiva il pomerium vero e proprio non era possibile nč abitarvi, nč costruire. Festo e Properzio ci narrano che il termine "quadrata" o quadrato potesse essere il mondus, ovvero una fossa che veniva scavata al centro esatto del pomerium e riempita di tutti quegli oggetti sacrificali e beneauguranti che i sacerdoti utilizzavano durante la complessa cerimonia di inaugurazione della nuova cittā. La Roma Quadrata sul colle Palatino comprendeva il mons Cermalus ed il mons Palatium. Segue alla Roma Quadrata il Septimontium, la divisione del territorio in 7 monti, che non corrispondevano agli attuali 7 colli, e questa suddivisione chiamata appunto Septimontium era legata ad insediamenti antichi del territorio di Roma risalenti al IX secolo a.C. e successivi alla Roma Quadrata, che oltre ad indicare una divisione territoriale era anche una festivitā religiosa che si celebrava l'11 gennaio. Questa festivitā legata ai primi centri urbani romani, fu istituita da Numa Pompilio, ed in origine era riservata alle genti di sola stirpe latina che si erano stanziate sul colle Palatino dove era sorta la "Roma Quadrata" e poi estesa anche alle genti che abitavano le alture circostanti del colle Palatino, e quindi ai montes: Palatium, Cermalus, Velia (oggi scomparso per l'edificazione di via dei Fori Imperiali), Fagutal, Opius, Cispius, e alla Subura che non era e non č un mons ma una pianura. Il Septimontium era quindi formato da alture dette montes al colle Palatino appartenevano il mons Palatium e il mons Cermalus, la Velia che collegava il colle Palatino con le pendici del colle Esquilino, e al colle Esquilino appartenevano il mons Fagutal, il mons Opius e il mons Cispius ed in mezzo vi era la pianura della Subura. Successivamente il Septimontium che era una festivitā ed una divisione territoriale, e che era legato solo ai "montes" venne esteso da con Servio Tullio anche alle genti sabine che abitavano il colle Quirinale. Ma a Roma oltre ai 7 colli vi sono altre alture altrettanto importanti e comprese nell'Urbe. Il Gianicolo e il Vaticano sono i due colli al di lā del Tevere. I colli di Roma, quindi sono almeno 15 se ai 7 includiamo il Vaticano, il Gianicolo, il Pincio, Monte Mario, Monte Testaccio, Monte Sacro, Monte Antenne e i Monti Parioli anche se questi sono al di fuori e lontani dalla linea sacra del pomerio, la loro storia si intreccia con quella di Roma. Al di fuori della cerchia delle mura Aureliane, la Roma odierna si estende su un gran numero di altre alture, monti e colli, la maggior parte di dimensioni maggiori e di altezza superiori ai 7 colli storici della cittā, i quali nonostante abbiano avuto una parte importante nelle vicende dell'Urbe non hanno mai raggiunto la valenza simbolica dei 7 colli. I sette Colli di Roma e i montes
Colle Aventino : con le alture dell'Aventino Maggiore e dell'
Aventino Minore o collina San Saba. Gli altri colli e monti di Roma Monte Vaticano, mons Vaticanus, o colle Vaticano, fa parte della Cittā del Vaticano, si trova accanto al colle Gianicolo ed č di dimensioni molto pių piccole, č separato dal colle Gianicolo dalla piazza San Pietro ed isolato nel suo lato sud dalla valle del Gelsomino che oggi č attraversata da via Gregorio VII e a nord dalla valle dell'Inferno e dalla Balduina. Ad ovest il colle Vaticano si congiunge con le alture chiamate Monti di Creta la cui dorsale č percorsa dalla via Aurelia Nuova. I toponimi di valle dell'Inferno, Monti di Creta e via delle Fornaci si riferiscono alla attivitā di estrazione dell'argilla per ricavarne materiali da costruzione e mattoni, attivitā che si protrasse in questa zona per pių di 20 secoli. Fino al 1920 la zona era caratterizzata dai lunghi camini delle fornaci, e l'ultima fornace a chiudere fu la fornace Vieschi chiusa nel 1961 visibile sebbene abbandonata lungo la via Baldo degli Ubaldi. Il colle Vaticano č un colle poco visibile a causa degli enormi sbancamenti che sono stati eseguiti a partire dal XVI secolo per l'edificazione della Basilica di San Pietro. Il profilo del colle č stato mantenuto all'altezza dei palazzi Vaticani nella zona del complesso del Belvedere. Il nome di Vaticanus era in relazione a Vaticinum, in quanto questo, in epoca romana, era il monte dei vaticini. Il colle Vaticano, si trova alla destra del fiume Tevere a nord del colle Gianicolo e la basilica di San Pietro fu costruita proprio ai margini di questo colle e sulla piana alluvionale del Tevere chiamata ager Vaticanus. Come il Giancolo anche il Colle Vaticano fu considerato in epoca romana, come margine periferico e non integrato con la cittā di Roma. Nel 45 d.C. la zona intorno al Vaticano era considerata insalubre, tanto che Plinio il Vecchio la considerava un "postaccio" infestato di zanzare. La prima iniziativa di bonifica della zona si deve ad Agrippa Maggiore, e la sua integrazione con il tessuto urbano di Roma si deve a Caligola e a Nerone; Nerone vi edificō un circo privato circondato da ville e giardini chiamato Circo Vaticano o circo di Caligola e Nerone. Il colle Vaticano era il colle sacro alla Cristianitā, per le molte vicende ad esso legate. Anticamente il nome della pianura che si estendeva sotto il colle Vaticano, detto anche mons Vaticanus, era l'ager Vaticanus, successivamente con il solo nome di Vaticanus si designō anche il colle Vaticano, e il nome fu esteso anche al Gianicolo fino alla Porta San Pancrazio e a Monte Mario, tutti questi colli vennero indistintamente chiamati Mons Vaticani. Oggi con i nomi Mons Vaticanus ed Ager Vaticanus si designano per il primo la zona dove sorge la Basilica di San Pietro e la Cittā del Vaticano e per il secondo la via della Conciliazione e il rione Borgo. Secondo Festo il nome "Vaticano" ebbe origine dai Vati che incitarono i Romani a cacciare gli Etruschi dal colle, mentre secondo Varrone era la sede del dio dei Vagiti, mentre per Gellio il nome derivava dai vaticini che si ricavavano all'osservazione del volo degli uccelli. sorgeva nella zona dove oggi si trovano la Basilica di San Pietro e la Cittā del Vaticano, detto Circo di Caligola e poi Circo di Nerone fu fatto edificare da Caligola, della gens Giulio Claudia, nel 37 d..C. ,il quale si fece costruire un circo all'interno dei giardini ereditati dalla madre Agrippina, gli Horti Agrippinae; posti sulla riva destra del Tevere, nell'Ager Vaticanus, vasta pianura oggi occupata dalla basilica di San Pietro, dal rione Borgo, dal rione Prati e da via della Conciliazione. Il circo era ornato dallo stesso obelisco che oggi si trova a piazza San Pietro e chiamato Obelisco Vaticano. Si deve a Caio Papilio Eraclea il primo contributo alla esatta localizzazione del Circo di Caligola che si desumeva da una iscrizione posta sul sepolcro del Vaticano, in quanto proprio Caio Papilio Eraclea istruiva gli esecutori testamentari di porre il sepolcro Vaticano presso il circo, ed il suo sepolcro venne alla luce nella parte pių orientale del sepolcreto. In passato si pensava che il Circo di Caligola, poi Circo di Nerone, fosse tutto sotto la Basilica di San Pietro, ma studi pių recenti ne hanno individuato l'esatta collocazione. Si vide infatti che sul lato nord del circo le sepolture erano contemporanee al circo stesso, mentre le sepolture su lato sud sorsero quando ormai il circo era in disuso. Si č inoltre desunta la lunghezza del circo di quasi 500 metri, il che lo colloca come circo pių grande dei Circhi esistenti a Roma e la curva del circo era posta orientativamente nel punto dove sorgeva la Chiesa di Santo Stefano degli Abissini, dato che dietro la chiesa il terreno saliva con una certa pendenza. L'esame stratigrafico dell'arena ha rivelato sul fondo la presenza di una massiccia base seguita da uno strato assorbente di ceneri e carbone e poi uno strato di drenaggio di ghiaia e argilla infine un manto sottile di sabbia gialla. Questa composizione stratigrafica dell'arena si č rivelata essere simile a quella del Ludus Magnus, per cui si stabilė che questo doveva essere per i Romani lo standard per preparare l'arena di un circo o l'arena di un anfiteatro senza ipogei ovvero sotterranei. Il ritrovamento pių significativo fu la scoperta del muro delle "carceres" che era il lato orientale pių corto del Circo e trovato sotto la via del Sant'Uffizio oltre il colonnato del Bernini, muro che risulta essere maggiore del Circo di Massenzio. Questo muro venne rinvenuto con esattezza tra la via del Sant'Uffizio e piazza Pio XII, il muro era fatto in laterizio e la parte convessa rivolta verso l'attuale via della Conciliazione. Sembra che benchč il Circo di Caligola fosse di dimensioni enormi, in realtā non era di uso pubblico, in quanto come narrano Seneca e Burro sembra che il Senato avesse vietato a Nerone di esibirsi in pubblico e di esternare la sua passione circense solo nel Circo Vaticano. Tali notizie sono state confermate dal fatto che non sono stati mai rinvenuti resti di gradinate nella zona, che di solito erano presenti nei circhi pubblici di etā imperiale dove i posti erano anche numerati, pertanto i sedili degli spettatori occasionali nelle esibizioni private presumibilmente erano dei sedili di legno solo per pochi spettatori che sono andati distrutti nel tempo. Colle Gianicolo, mons Janiculus o mons Janiculensis, sembra sia stato il luogo dei primi insediamenti i quali da qui si spostarono sul Palatino per fondare Roma. Il nome č legato al culto di Giano, dio degli inizi che qui avrebbe regnato insieme alla alla ninfa Camese o Camesene per accogliervi Saturno fuggiasco e assegnargli poi il Capitolium. Il Gianicolo č il colle pių alto dei sette colli tradizionali di Roma, e segnava il confine della cittā oltre il quale iniziava l'ager Etruscus, territorio dominato da Veio, colle occupato dagli etruschi giā a partire dal V secolo a.C. Roma considerava il Gianicolo lontano ed estraneo alla cittā, solo intorno al I secolo a.C. in etā tardo repubblicana iniziarono a sorgervi alcune ville suburbane e tra queste gli Horti di Cesare e la villa di Marziale, villa di Marziale che in realtā era sulla dorsale di Monte Mario, in quanto in etā classica si intendeva per Janiculum tutta la dorsale occidentale dei colli di Roma compresa da Monteverde a Monte Mario. Il Gianicolo č definito ad ovest dalla valle in cui scorre la via delle Fornaci, a nord dal Borgo Santo Spirito, a est da via della Lungara, dalla parte in piano dell'Orto Botanico, dalla salita di San Pancrazio che in antico conduceva alle regioni dell'Etruria. Le pendici del colle Gianicolo sono delimitate da via Goffredo Mameli e da via Dandolo che si trovano alle spalle del Ministero della Pubblica Istruzione, ed č qui che si intravedono le mura di Urbano VIII e da qui si dirama nella zona che si chiama Monteverde tra Porta San Pancrazio e l'Arco dei Quattro Venti di Villa Doria Pamphili dove si biforcano la antica via Aurelia e la antica via Vitellia, punti di congiunzione tra il colle e le altre alture di Roma. In epoca imperiale il colle Gianicolo fu attraversato dagli acquedotti Alsietino e Traiano. L'acquedotto Traiano sarā fondamentale per la zona in epoca medioevale, quando dopo la distruzione degli acquedotti di Roma ad opera di Totila, nella guerra greco gotica del 547, il condotto venne pių volte riadattato dai pontefici divenendo essenziale per il rifornimento idrico con varie diramazioni per l'area del Vaticano e la Basilica di San Pietro. Giā in etā Traianea, dall'alto colle vi era la discesa dell'acqua attraverso un lungo percorso prossimo alla attuale via Garibaldi che alimentava numerosi molini che furono ripristinati nel 1612 quando venne istallato il nuovo acquedotto dell'Acqua Paola che riprendeva l'antico tracciato dell'Acquedotto di Traiano. Il colle anche in epoca Medioevale rimane poco abitato incluso alla cittā solo da una piccola parte della cinta muraria Aureliana nella parte compresa tra porta San Pancrazio, Villa Sciarra e Sant'Onofrio e la chiesa di San Pietro in Montorio, luogo quest'ultimo nel quale si vuole sia avvenuta la crocefissione dell'Apostolo Pietro che le fonti ci dicono sia stata martirizzato"inter duas metas", cioč tra le due metae a forma di piramide che delimitavano gli estremi della spina del circo di Nerone ai Prata Neronis in Vaticano, una era la metae a piramide di Caio Cestio detta Meta Remi, e l'altra era la Meta Romuli, che fino al Cinquecento sorgeva su via della Conciliazione all'altezza dell'Auditorium. Questo punto del Gianicolo, posto tra le due piramidi divenne meta di pellegrinaggi, ed č in questo periodo che si perde la memoria dell'antico nome originario del colle come Janiculum e si diffonde il nome di Montorio, da Mons Aureus a Monte D'Oro, sembra dovuto al colore giallo della sabbia e della argilla di cui sarebbe composto il monte. In epoca rinascimentale Baldassarre Turini si fa edificare una villa destinata agli otia su progetto di Giulio Romano che passerā poi alla famiglia Lante, č una piccola villa, molto bella e che oggi ospita la sede dell'Institutum Romanorum Finlandiae. Il Gianicolo avrā il suo splendore solo dopo l'insediamento dell'Acqua Paola nel 1612, con l'edificazione di ville che sorgeranno non lontane dalla spettacolare fontana mostra dell'Acqua Paola che č l'emblema del colle Gianicolo insieme alla statua equestre di Giuseppe Garibaldi. Qui sorgeranno numerose ville, tra queste villa Spada, villa Riario poi villa Corsini, villa Sciarra, villa Giraud. Nel 1642 papa Urbano VII nel timore che la guerra dei Trent'anni potesse coinvolgere Roma, fece erigere delle mura anche sul colle Gianicolo ma escludendo dalla cinta muraria la parte di Monteverde. Al di fuori di Porta San Pancrazio furono edificate la villa dei Corsini, la villa del Vascello e la villa Pamphili, quest'ultima destinata a diventare nell'Ottocento la pių grande villa suburbana di Roma, a confermare il carattere agreste e di otia del Gianicolo. Durante le lotte per l'Unitā d'Italia, il Gianicolo nel 1849 fu luogo degli scontri tra l'esercito dei Garibaldini e delle truppe francesi guidati dal generale Oudinot, che devastarono il colle e le sue ville. Dopo il 1870 Roma ormai liberata celebro gli eroi del Risorgimento con busti che li ricordano e che ornano i giardini e la passeggiata del Gianicolo, oltre al grande monumento equestre a Garibaldi, eroe dei due mondi e alla sua compagna Anita Galibaldi onorata in un altro monumento equestre. Sempre sul Gianicolo vi č anche un Mausoleo ossario. Nella zona di villa Sciarra vi sono dei bei villini, ed il colle Gianicolo ha mantenuto il suo aspetto verdeggiante da un lato affacciato sul Tevere e dall'altro sulla campagna romana. Monteverde, o Monte Verde, fa parte del quartiere Gianicolense, ed č una propaggine del colle Gianicolo, Roma. Le mura di Papa Urbano VIII erette nel Seicento, separano il colle Gianicolo dalla zona di Monteverde. In etā romana nella zona di Monteverde vi si estraeva tufo da costruzione, la zona era ricca di catacombe e il nome di Monte Verde gli derivava dal suo aspetto verdeggiante, qui si trovavano alberi e vigne e fino agli inizi del Novecento in questa zona si produceva del vino molto apprezzato, nel dopoguerra qui č sorto un quartiere residenziale ed elegante posto alla sommitā del colle. L'antico nome di mons aureus, č rimasto per il nome della chiesa di San Pietro in Montorio sul Gianicolo. Il quartiere Gianicolense č compreso tra la via Aurelia Antica e la via Portuense e si estende dalle mura gianicolensi, che cingono Trastevere, fino a via del Casaletto. Gli abitanti, perō, non percepiscono il Gianicolense come un unico quartiere, ma lo distinguono in Monteverde Vecchio, che comprende anche Ponte Bianco, poco prima di viale Trastevere, e Monteverde Nuovo che include anche i Colli Portuensi. Monteverde č una collina tufacea fa parte delle colline che si trovano sulla sponda destra del Tevere che sono: Monte Mario, il Vaticano e il Gianicolo, mentre i sette colli storici di Roma si trovano sulla sponda sinistra del fiume. Il toponimo "Monteverde", probabilmente deriva dalla presenza nella zona di tufo di colore verde giallognolo, tufo che un tempo veniva estratto nelle cave presenti in questa area di Roma. Altro toponino era Mons Aureus, che faceva riferimento al tufo di colore giallo, e che oltre a Monteverde includeva anche il colle Gianicolo. Colle Pincio, collis Hortolorum, si trova a nord del colle Quirinale, si affaccia sulla vasta pianura del Campo Marzio e su piazza del Popolo, detto colle dei giardini, per la presenza in questo colle di Roma delle antiche ville romane di etā repubblicana e imperiale e tra queste la pių nota fu la villa di Lucullo, che per i suoi giardini e le sue terrazze era detta horti Luculliani. Il colle Pincio ed i suoi horti, nel II e III secolo erano di proprietā della "Gens Acilia", č detto anche colle Pinciano e mons Pincius, le pendici del colle Pincio cominciarono a popolarsi di ville verso la fine dell'etā repubblicana romana, qui vi era la vasta villa di Lucullo, edificata dopo il suo trionfo nel 63 a.C. su Mitridate, pochi sono i resti di questa grandiosa villa di Lucullo alcuni sono visibili nei sotterranei del Convento del Sacro Cuore e sotto villa Medici. Sul Pincio vi era anche la villa di Sallustio scrittore e storico detta horti Sallustiani, che in epoca imperiale nel 46 venne unita agli horti Luculliani divenendo una unica proprietā imperiale chiamata "in Pincis". La parte settentrionale del colle Pincio era occupata dalle ville degli Acilii, e da quelle pių tarde degli Anicii e dei Poncii, che diedero il nome al colle: un resto delle loro costruzioni č il cosiddetto Muro Torto, eretto in etā repubblicana e poi incluso nella cinta delle Mura Aureliane. Fu chiamato anche Muro Malo perché vi venivano sepolti i defunti impenitenti e le prostitute di basso rango: era indicato anche come sepolcro di Nerone. Tra le ville che occupano il colle Pincio vi č anche la villa Borghese. La sistemazione radicale del Pincio si deve a Papa Pio VII nel 1811, su progetto del Valadier, qui possiamo ammirare l'obelisco di Antinoo detto Pinciano dedicato dall'imperatore Adriano al suo giovane amico Antinoo annegato nel Nilo nel 130 d.C. Vi č anche un idrocronometro, orologio ad acqua, ideato dal domenicano Giovanni Embriaco e la Casina Valadier, i viali sono costeggiati da alberi secolari che si snodano tra colonne, statue e fontane. I vari sentieri conducono alla piazza dedicata a Napoleone, da cui si ammira uno dei panorami pių belli di Roma. Monte Mario, mons Malus, č il rilievo pių alto dei Monti della Farnesina, č alto 139 metri nel punto in cui si trova l'Osservatorio Astronomico e dove passa il meridiano di Roma, qui avvenne l'uccisione da parte dell'imperatore Ottone III del patrizio romano Crescenzio, da cui il nome di mons Malus, oppure il nome Mario deriverebbe da Mario che qui giunse trionfatore dopo le lotte contro i Cimbri e i Teutoni, oppure il nome deriva da Mario Mellini che qui nel Quattrocento edificō la sua villa. Monte Mario era chiamato anche Mons Gaudius nel Medioevo perchč vi giungevano i pellegrini che arrivavano a Roma lungo la via Francigena e da qui potevano godere del bellissimo panorama di Roma. Questo colle a partire dal 1519 fu scelto come sede di ville suburbane, tra queste Villa Madama sede del Ministero degli Esteri. Lungo la via Trionfale, tra il Settecento e l'Ottocento sorsero numerose ville. La via Trionfale era collegata alla via Cassia e per la presenza qui di proprietā di Camillo Borghese la zona prese il nome di Camilluccia. La zona per la lontananza dal centro storico di Roma rimase spopolata, fino al 1923, quando venne aperta la via delle Medaglie d'Oro, e qui sorsero ville e villini de diedero il nome di Belsito alla zona, mentre dal 1959 tutto il versante occidentale del monte Mario fu occupato dal nuovo quartiere della Balduina. Monte Testaccio, detto anche monte dei Cocci, dal latino testae, e mons Testaceus, Roma, si č formato come discarica romana di cocci provenienti dalle anfore che contenevano olio e vino e che qui arrivavano rotte dall'antico porto dell'Emporio, questi cocci venivano ordinatamente disposti in strati, periodicamente irrorati di calce per sanare le decomposizioni organiche e nel tempo diedero origine al colle Testaccio. Nei secoli lungo la base della collina vennero scavate delle grotte, adibite a cantine e stalle i cosė detti "grottini", su questi furono edificate delle piccole case, che oggi, ospitano ristoranti e locali notturni, evoluzione delle antiche osterie romane meta di feste e scampagnate. In epoca medioevale nella zona di Testaccio si celebrava il Carnevale, con giochi crudeli e cruenti, tra questi delle tauromachie durante le quali carretti di maiali vivi venivano lanciati gių dalla collina e quando si sfracellavano in basso il popolo dava la caccia ai malconci animali. Dal XV secolo il Carnevale da Papa Pio II venne trasferito in via Lata ed il monte Testaccio divenne il punto di arrivo per la Via Crucis del Venerdė Santo, una croce č visibile ancora oggi sulla sommitā del colle. Il colle era sede di osterie e cantine e nel tempo della vendemmia si popolava di feste, giochi e balli in tutto innaffiato dal vino del Castelli Romani che si conservava nelle cantine scavate alle pendici di monte Testaccio. Monte Sacro, Roma, affacciato sull'Aniene, fu il luogo della secessio plebis durante la Repubblica Romana, secessio pių verosimilmente legata all'Aventino. Nell'area di Monte Sacro nel 1919 č sorta la Cittā Giardino Aniene, opera di Gustavo Giovannoni, primo esempio a Roma di quartiere suburbano anonimo che allora era separato dal centro cittadino. Monte Antenne, Roma, si trova al di sopra della confluenza del fiume Tevere con l'Aniene, qui vi era la antica cittā sabina di Antemnae che fu conquistata da Roma nel 456 a.C. i cui resti sono sepolti sotto il forte ottocentesco. Monti Parioli, che danno il nome al III quartiere di Roma, e che occupano buona parte del quartiere Pinciano. il nome č documentato come "Pariolo" dal XIII secolo probabilmente derivante dal ritrovamento di un antico rudere murario piuttosto grande, dal latino "paries", parete. I Parioli erano conosciuti anche come Monti di San Valentino, ed erano di proprietā della omonima basilica paleocristiana che era allora sotto il ciglio del monte verso il Tevere, lungo la via Flaminia. Qui vi erano delle catacombe tutt'ora esistenti, che si estendevano dalla via Flaminia fino alla via Ostiense formando un semicerchio di complessi sotterranei posti in tutte le colline suburbane della Roma antica. La struttura tufacea del terreno aveva in precedenza favorito l'estrazione della pozzolana su cui vi si insediarono spesso i complessi catacombali. I monti Parioli iniziarono a far parte della cittā quando intorno al 1890 fu tracciato l'omonimo viale insieme a viale Tiziano e al viale dell'Acqua Acetosa. I palazzi del quartiere Parioli separato dal centro di Roma dalla Villa Borghese, iniziarono ad essere edificati a partire dagli anni 1920-1925, da vedere i giardini di villa Balestra e il piazzale delle Muse con le loro terrazze che dai Pairoli offrono uno splendido panorama sulla cittā e sulla campagna romana. Monte delle Gioie, Roma, era l'altura prospiciente il fiume Aniene sulla quale si trovano la Villa Chigi ed il quartiere di piazza Vescovio, questa altura ha restituito resti paleontologici umani di etā preistorica. Monte Ciocci, č l'estremitā sud di monte Mario, che fa parte dei Monti della Farnesina, fa parte del quartiere Trionfale di Roma, č un'area demaniale che si snoda tra via delle Medaglie d'Oro, via Simone Simoni, via Anastasio II, via Baldo degli Ubaldi, via di Valle Aurelia, e la ferrovia Roma Viterbo, qui vi č l'omonimo parco di Monte Ciocci, il cui nome deriva probabilmente da un casale appartenuto alla famiglia Ciocchi Del Monte, qui č stato apportato un importante intervento di riqualificazione urbana, con un "continuum" di aree verdi fino al Pineto. Qui si trova anche una antenna della RAI. Monte Giordano, fa parte del rione Ponte, Roma, ed č una piccola altura che si č formata nei secoli dall'accumulo di detriti provenienti dall'antico scalo fluviale di Tor di Nona, la zona era conosciuta giā dal XII secolo come fortilizio di proprietā di Johannes Roncionis, signore di Raiano, oggi Riano, passō poi a Stefano Petri de Monte della famiglia Stefaneschi che qui possedeva la Turris Maior. Gli Orsini vennero in possesso di tutto il complesso fortificato posto su monte Giordano, tra il 1242 e il 1262 e prese quindi il nome di "Giordano", dal cardinale Giordano fratello di papa Niccolō III. La proprietā passō poi agli Odescalchi, e successivamente ai Gabrielli, nel 1888 passō ai conti Taverna per passare infine agli attuali eredi Gallarati Scotti. A monte Giordano in epoca medioevale vi era la via Papalis, oggi via del Governo Vecchio, e piazza Monte Giordano oggi piazza dell'Orologio, la via Papalis insieme alla via delle Pellegrino erano le vie medioevali che portavano al colle Vaticano e alla Basilica di San Pietro. A monte Giordano di interesso storico č il palazzo Taverna, fu eretto nel secolo XV sulle rovine della fortezza di Giordano Orsini da dove gli Orsini dominavano la zona fino alla riva del Tevere. Fu residenza di ambasciatori e passō agli inizi del 1600 ai Gabrielli che apportarono delle modifiche , l'aspetto attuale si deve alla famiglia Taverna. Monte Citorio, o Montecitorio, č una piccola altura formatasi da materiali di riporto che si trova tra le attuali piazza Montecitorio, piazza Colonna e via degli Uffici del Vicario, fa parte del rione Colonna, Roma, sembra che il nome derivi da Mons Septorius per la sua vicinanza ai septa, luogo di riunione dei romani per le votazioni dei comizi centuriati, o da Mons Acceptabilis o Mons Acceptorius, termini derivanti dal verbo citare e accettare. La piazza dove c'č la piccola altura, ospita il palazzo Montecitorio, sede della Camera dei deputati della Repubblica Italiana. L'imponente edificio,fu progettato da Gian Lorenzo Bernini, su commissione di papa Innocenzo X come residenza della famiglia Ludovisi, venne poi terminato dall'architetto Carlo Fontana. Al centro di questa piccola collinetta c'č l'obelisco di piazza Montecitorio, proveniente dalla cittā egiziana di Eliopoli, portato a Roma nel 10 a.C. dall'imperatore Augusto, e collocato come gnomone della meridiana in Campo Marzio. Crollato tra il IX e l'XI secolo, fu poi innalzato nella sede attuale dall'architetto Giovanni Antinori nel 1792, durante il pontificato di Pio VI. Monte De Cenci, č piccola altura artificiale formatasi da parte delle rovine del lato ricurvo del Circo Flaminio, fa parte del rione Regola, Roma, la via de Cenci ha un assetto medioevale ed ospita l'ingresso del complesso residenziale della famiglia romana De Cenci, la parte posteriore del palazzo affaccia su piazza de Cenci mentre la facciata č su via Monte De Cenci. Il palazzo č legato alle vicende tragiche di Beatrice Cenci. Appartiene al palazzo una torre, risalente al 1252 con il nome di Turris de Cintiis, di proprietā di Petrus Cinthii, dal quale venne acquistata da Giacomo Cenci il 15 settembre 1370. Di fronte al palazzo De Cenci c'č la chiesa di San Tommaso chiamata un tempo "in capite molarum", "a capo delle mole" per la sua vicinanza ai molini ancorati nel Tevere. Quando nel XIV secolo, la potente famiglia dei Cenci venne a stabilirsi in questo luogo, la chiesa era la cappella gentilizia della famiglia, oggi la chiesa appartiene alla Confraternita dei Vetturini, o Bottari i quali ogni anno vi fanno celebrare una messa l'11 settembre a ricordo del giorno del supplizio di Beatrice e Giacomo Cenci. Monte Savello, la piccola altura deriva dall'accumulo dei detriti provenienti dalle rovine del Teatro di Marcello, mentre il toponimo deriva dalla poderosa rocca dei Savelli costruita sui parte dei resti del Teatro Marcello. Il monte Savello si chiamava in origine monte Faffo o Faffi, per corruzione del nome della famiglia dei Fabi che per primi edificarono un fortilizio che passō ai Pierleoni e poi nel 1361 ai Savelli. I Savelli, nel 1519 abbattuto il fortilizio, edificarono un sontuoso palazzo su progetto di Baldassarre Peruzzi, che occupō gran parte del Teatro Marcello mentre il giardino del palazzo era sulla cavea del teatro. Nel 1712, alla morte di Giulio Savelli, il palazzo passō in ereditā agli Sforza Cesarini che lo vendettero alla Congregazione dei Baroni, e da questi passō a Domenico Orsini. L'edificio rimase di proprietā della famiglia Orsini fino all'Unitā d'Italia, poi, passō ai Caetani di Sermoneta. Sulla piazza di Monte Savello che č di fronte all'Isola Tiberina e al ponte Fabricio o Quattrocapi, via č la piccola chiesa di San Gregorio della Divina Pietā, la chiesa sorge nelle immediate vicinanze del Ghetto e per questo motivo, sullo spiazzo antistante, si tenevano le prediche che venivano imposte obbligatoriamente agli ebrei per tentare convertirli. Aventino Maggiore, fa parte del rione XII Ripa, Roma, č una parte del colle Aventino, la distinzione tra Aventino Maggiore, cioč Aventino vero e proprio e Aventino Minore durō fino all'epoca repubblicana, quando i due colli vennero designati entrambi come Aventinus ed inseriti all'interno delle mura Serviane, ma di nuovo la divisione si ebbe sotto Augusto del 7 a.C. in due regioni la Piscina Publica XII regio cui apparteneva l'Aventino Minore, ovvero l'attuale collina San Saba e in Aventinus XIII regio cui apparteneva l'Aventino Maggiore. La collina dell'Aventino maggiore era delimitata ad ovest dal Tevere e a nord dal Circo Massimo. L'Aventino Maggiore si affaccia con pareti molto ripide sul fiume Tevere, ed č stato da sempre un colle boscoso, ricco di pascoli e per la sua difficile accessibilitā poco abitato. Il colle ebbe vocazione agricola, e poi si trasformō in quartiere mercantile per la vicinanza sia con il sottostante porto dell'Emporio prima e porto di Ripa Grande poi, e sia per la presenza degli horrea, ovvero dei numerosi magazzini di derrate alimentari. Il Vicus Piscinae Publicae odierno viale Aventino segnava il confine tra le due Regio augustee del colle. Il suo prolungamento oltre le mura serviane si chiamava Vicus Portae Raudusculanae oggi viale della Piramide Cestia. La prima strada carrozzabile che permise la salita sull'Aventino Maggiore fu il Clivus Publicius, oggi Clivo dei Publicii, che saliva dal Foro Boario e continuava lungo l'attuale via di Santa Prisca fino al Vicus Piscinae Publicae. Da esso si diramava un'altra strada antica, chiamata probabilmente Vicus Armilustri, attuale via di Santa Sabina, che andava verso sud fino alla Porta Lavernalis nelle mura. serviane. Inoltre un'altra via antica usciva dalla Porta Trigemina lungo una strettoia tra l'Aventino e il Tevere, per poi seguire il percorso dell'attuale via Marmorata e dare infine origine alla via Ostiense. Il lato del colle Aventino a picco sul Tevere ovvero dell'Aventino Maggiore, fa parte del rione storico XII di Ripa, mentre nel 1921 da Ripa fu scorporata la collina minore il piccolo Aventino, destinata ad edilizia popolare, creando il XXI rione san Saba. Aventino Minore, collina San Saba, č sul colle Aventino, fa parte del XXI rione San Saba, č su uno dei sette colli di Roma, posto pių a sud rispetto alla cittā ha una forma trapezoidale con pendici ripide che arrivano fino al fiume Tevere, il nome Aventinus deriverebbe o da "ab advectu", perché isolato dalle circostanti paludi dal resto della cittā, oppure "ab avibus", per gli uccelli che dal Tevere si levavano in volo in direzione del colle. Ad est il colle Aventino č delimitato da una sella che lo collega un altro piccolo colle detto Saxum e poi Piccolo Aventino o Aventino Minore, la collina San Saba, che č considerata pseudo Aventino, nota anche in etā Repubblicana e annessa all'Aventino Maggiore con l'unico nome di Aventinus all'interno delle mura Serviane, ma nella successiva divisione di Roma operata nel 7 a.C. da Augusto, che ridefinė questa zona, nuovamente divise il colle Aventino in due regioni, definendoli in Aventino Maggiore della XIII regio detta "Aventinus" e in collina San Saba Aventino Minore della lXII regio Augustea con il nome di "Piscina Publica". L'Aventino Maggiore, fa parte del rione storico XII di Ripa, mentre nel 1921 da Ripa fu scorporata la collina minore il piccolo Aventino, destinata ad edilizia popolare, creando il XXI il rione san Saba. Monti della Farnesina, si trovano affacciati sul Tevere e il lato nord-est č occupato da Monte Mario, e un altra diramazione č il Monte Vaticano, i Monti della Farnesina prendono il nome dalle proprietā della famiglia Farnese. Fa parte dei monti della Farnesina il Monte Mario che č il pių alto dei monti della Farnesina chiamato anche Mons Malus, che raggiunge un'altezza di circa 139 metri, monte Mario si trova nella zona nord-ovest di Roma, lungo la via Trionfale; dalla terrazza, sulla cima si gode un bellissimo panorama sul Tevere e Roma fino ai Colli Albani. La estremitā sud di Monte Mario, dei colli della Farnesina, prende il nome di Monte Ciocci mentre quella nord-est prende il nome di Monti della Farnesina tra le ville, importante č la Villa Madama, oggi sede di rappresentanza del Ministero degli Esteri, da qui i monti della Farnesina si esauriscono nella collina Fleming. A Monte Mario vi sono la Villa Mazzanti sede di Roma Natura e la Villa Mellini sede dell'Osservatorio Astronomico. Collina Fleming, č la collina che si trova verso la piana di Tor di Quinto, tra la via Flaminia e la via Cassia, si sale sulla collina da corso Francia, č una delle alture dei Monti della Farnesina, posta nella zona nord di Roma. La collina porta il nome di Alexander Fleming, premio Nobel per la Medicina nel 1945, famoso soprattutto per la scoperta della penicillina. Monte Cispio o colle Cispio, č una propaggine del colle Esquilino, Rione Monti, Roma, e proprio su questa propaggine sorge la Basilica di Santa Maria Maggiore e sul lato dell'abside a piazza dell'Esquilino, sorge l'obelisco Liberiano o dell'Esquilino. L'obelisco di S. Maria Maggiore, poggia sul terreno spianato che un tempo era il mons Cipsius, portato a quel livello da Sisto V, infatti la via Cavour, all'incrocio con la via Urbana, e che si trova a solo 75 metri pių a sud rispetto a piazza dell'Esquilino, poggia sopra un avvallamento nascosto dal manto stradale, che va dai 13 ai 17 metri, infatti le case che si trovano su via Urbana hanno cantine molto profonde, molte delle quali insistono su volte romane di etā imperiale, che testimoniano l'altezza della modificata altura del mons Cispius. Il colle Esquilino era formato da 3 propaggini del colle Cispio, del colle Oppio e del Colle Fagutale oltre alla zona pių bassa della Suburra che guardavano al Germalo, al Palatino e alla Velia e tutti formavano l'antico Settimonzio. Non si deve confondere l'entitā orografica del colle Esquilino con quella amministrativa del Rione Esquilino. Quest'ultimo occupa il colle nella sua parte nordorientale, mentre la parte sudoccidentale del colle č occupata dal Rione Monti, uno dei pių antichi di Roma. I due rioni sono separati dalla via Merulana, una lunga via che collega tra loro le basiliche patriarcali di S. Maria Maggiore e di S. Giovanni in Laterano. Monte Fagutale o colle Fagutale, Rione Monti, Roma, dal Latino "fagutal" era uno dei colli del Septimontium di Roma, prendeva il nome da un bosco di faggi sul quale sorgeva il Tempio dedicato a Giove Fagutale, corrispondeva alla parte del colle Esquilino, vicina al colle Oppio, nella zona dove oggi sorge la Basilica di San Pietro in Vincoli, si trova nell'attuale area del Rione Monti. Monte Oppio o Colle Oppio, che fa parte del Rione Monti, e che si estende attualmente per 11 ettari, insieme alle antiche alture del Fagutalis e del Cispius dava forma al colle Esquilino. Che il colle Oppio un tempo, potesse essere chiamato un monte, ci appare oggi strano, ma bisogna tener presente che la ridente spianata dei moderni giardini del parco Oppio fu il risultato dello sbancamento artificiale voluto da Nerone prima, per l'edificazione della sua Domus Aurea e da Traiano, poi per edificarvi sopra le terme, la Domus Aurea, si conserva quasi intatta al di sotto delle terme. Inoltre, la pianura ove sorge il Colosseo fu portata a quel livello da Vespasiano, riempiendo il bacino di un lago artificiale, la cui profonditā arrivava fino a 18 metri al di sotto del piano odierno, dove sono stati osservati avanzi di costruzioni di etā repubblicana durante i lavori del grande collettore urbano. Se si sommano 18 metri sotto e pių di 20 metri sopra, ecco che riappare il monte Oppio nella sua configurazione dell'etā storica, quando giā aveva subito vari cambiamenti durante quella proto e preistorica. Sembra che il nome "Oppio", derivi da Opita Oppio, un condottiero che alla testa di un presidio di Tuscolani entrō a Roma ai tempi di Tullio Ostilio. Si accede al Colle Oppio attraverso viale del Monte Oppio, via delle Terme di Traiano, via Mecenate, via Labicana, via Nicola Salvi, e via delle Terme di Tito. Al di lā dell'antico "Vicus Suburanus", attuale via in Selci, un tempo vi era il grande pianoro del "mons Oppius" che finiva a strapiombo lungo la parte bassa della "Subura", mentre il "mons Fagutal" era la zona dove oggi si trova la Basilica di San Pietro in Vincoli, successivamente inglobato nell'unica denominazione di colle Oppio, mentre il Cispio era il mons corrispondente attualmente alla zona di piazza Esquilino e piazza Santa Maria Maggiore. Il nome del mons Fagutalis derivava da un antico culto a Giove Fagutale, ovvero ad un culto pagano dedicato a Giove presso l'albero di faggio, fagus, in latino, da cui Fagutalis, poi mons Fagutalis. La parte del colle Oppio definita "Fagutalis" č quella parte a nord-ovest che arrivava alla Suburra e che oggi a via Cavour č delimitata da dei muraglioni che sostengono il colle. Mentre la parte a sud-ovest scendeva pių delicatamente fino alla zona delle "Carinae" attuale via del Colosseo, la percezione del mons attualmente č modificata per la presenza della via degli Annibaldi. Il Colle Oppio un tempo, su lato sud si affacciava sulla valle occupata dall'antico "stagnum" dove poi sorgerā l'anfiteatro Flavio, ovvero l' attuale Colosseo, da qui vi era una separazione con l'altro mons Coelius da una valle acquitrinosa che corrispondeva all'attuale primo tratto di via Labicana e di via San Giovanni in Laterano. Dal fondovalle di via Labicana vi era un altro avvallamento corrispondente al tratto basso di via Merulana che arrivava fino all'altezza dell'attuale giardino del palazzo Brancaccio. I tre colli : l'Oppio, il Fagutale ed il Cipsio inclusi in una unica denominazione di Colle Esquilino, fin dal VI secolo a.C. parteciparono alle vicende di Roma e qui per tutta l'epoca repubblicana vi furono edificati tempi, boschetti sacri (luci), edifici pubblici, domus signorili specie nella zona delle Carinae, ed edifici popolari, insulae, sui fianchi delle vallate. L'incendio di Nerone nel 64 d.C. sarā decisivo per il colle Oppio, in quanto l'incendio lo devastō quasi completamente, e quindi quasi interamente sarā coinvolto nella nuova ricostruzione come nucleo principale della meravigliosa Domus Aurea, che Nerone volle edificare per se, e che era collegata oltre le mura serviane agli orti di Mecenate, i cui resti sono a via Merulana, nel lato destro che appartiene al Rione Esquilino, e agli Horti Lamiani, divenute residenze imperiali. Alla morte di Nerone il colle Oppio venne riconvertito in zona pubblica e ad opera degli imperatori Flavi verranno edificate prima le Terme di Tito e successivamente le Terme di Traiano, con ulteriori modificazioni della zona che in precedenza era adibita a sede di templi ed edifici pubblici. A causa delle varie invasioni, del taglio degli acquedotti, la zona cadde in disuso, le terme chiuse, ed i nuclei abitativi rimasti solo sul fondo valle e attorno ad alcune domus patrizie tardo-antiche che poi furono trasformate in chiese e in conventi. Nel XVI secolo il colle Esquilino rimase fuori dalle zone abitate della cittā, ad eccezione del Cispio , la zona di Santa Maria Maggiore, dove con l'arrivo dell'Acqua Felice nel 1589 nel Quirinale, portō alla edificazione di ville nella zona dell'Esquilino. Ma il Colle Oppio rimarrā a lungo una zona dedicata ad orti e vigne, e via via che si scoprivano gli ambienti superstiti della Domus Aurea che per 14 secoli erano rimaste interrate a mo di grotte, e che i pittori del Rinascimento da queste pitture traevano ispirazione le definirono "grottesche", nel 1506 fu ritrovato il Laocoonte, che trionfalmente fu portato per le vie di Roma, oggi č ai Musei Vaticani, e successivamente l'Esquilino sarā sede di importanti ritrovamenti archeologici che in passato avevano adornato le antiche domus. Il Colle Oppio rimase a lungo una zona adibita ad orti e vigne, fino agli anni Venti e Trenta quando venne risistemato a giardino, nel nucleo della Domus Aurea, delle Terme di Traiano e delle Terme di Tito. Il parco del Colle Oppio fu creato nel 1928 per dare una degna cornice alle imponenti rovine delle Terme e della Domus Aurea, l'incarico fu affidato all'architetto Raffaele de Vico che realizzō i portali di accesso in travertino, fontane e fece piantare circa 2500 rose. Tra le fontane da vedere : La Fontana delle Anfore, e le due fontanine delle Maschere, il Ninfeo, a via Fortunato Mizzi, le fontane dei petali a viale S. Telemaco, qua e lā nel giardino di colle Oppio vi sono le Fontanelle dei Fasci, a viale Cesare Ceradini, a viale Luigi Cremona, a viale Antonio Fibonacci, e a via degli Orti di Mecenate. Nel viale della Domus Aurea si puō ammirare la statua di Alfredo Oriani. Monte Velia, o la Velia, č un'altura scomparsa, era una propaggine del colle Esquilino, Rione Monti, Roma, fu completamente rasa al suolo durante gli anni trenta, in epoca fascista, era una piccola altura di forma rettangolare che faceva parte del colle Esquilino, e sorgeva tra il colle Palatino e il colle Oppio e raggiungeva il suo punto pių alto dove oggi si trova la Basilica di Massenzio, praticamente la parte rimasta č quella all'altezza del clivo di Acilio, del Belvedere Cederna, il punto dove sorge la villa Rivaldi Sivestri su via del Colosseo. Gli sbancamenti furono dovuti alla apertura della via dei Fori Imperiali che collega piazza Venezia al Colosseo. Probabilmente in antico la Velia era un colle a carattere residenziale, che si affacciava sul Foro Romano e il Palatino, avendo ai lati la depressione dell'area dei Pantani ove sorgevano i Fori Imperiali e sul lato pių interno la depressione della Suburra e dall'altro lato la valle del Colosseo. Confinava con la Velia la zona delle Carinae, c'č una via sul versante del colle Fagutale, che la ricorda, in realtā il vicus ad Carinas era in un tratto del foro Romano tra il Templum Pacis e gli Horrea Piperataria, poi sostituiti dalla Basilica di Massenzio. Collis Salutaris era una delle alture che insieme al collis Latiaris, al collis Sanqualis o Mucialis e al collis Quirinali, che formava (tutti e quattro i colles) il colle Quirinale, (erano prima di Servio Tullio, 4 montes separati e distinti dai colles, ma poi sempre con Servio Tullio, questa bipartizione di montes e colles, venne superata), pertanto il Collis Salutaris era tra via delle Quattro Fontane e via della Dataria la porta corrispondente era la porta Salutaris. Corrispondeva oltre all'avvallamento di via della Dataria, al Palazzo del Quirinale, e ai giardini del Quirinale. Il Collis Quirinalis, invece corrispondeva alla sua estremitā nord oltre la via delle Quattro Fontane dove doveva sorgere il tempio dedicato al Dio Quirino e che forse era nell'area in cui oggi sorge il Palazzo Barberini su via delle Quattro Fontane. Il Colle Quirinale il Colle Viminale verranno integrati da Servio Tullio nella Regio IV Collina. Collis Latiaris, era insieme al collis Sanqualis o Mucialis, al collis Salutaris e al collis Quirinalis, una delle alture del colle Quirinale, alture che formavano tutte e quattro il colle Quirinale, (erano prima di Servio Tullio, 4 montes separati e distinti dai colles, ma poi sempre con Servio Tullio, questa bipartizione di montes e colles, venne superata). Il Collis Latiaris era tra largo Magnanapoli e la sella che collegava in origine il colle Quirinale con il colle Campidoglio, sella tagliata poi per volere dellimperatore Traiano per la costruzione del suo foro di Traiano e dei Mercati Traianei. Il Colle Latiaris era l'"Acropoli" del colle Quirinale corrispondente pių o meno alla sommmitā dove oggi sorge la chiesa dei Santi Domenico e Sisto, dominante sulle sottostanti paludi, e da etā arcaica consacrato a Giove Laziare, geminazione del suo tempio sul monte Albano. Il Collis Quirinalis, invece corrispondeva alla sua estremitā nord oltre la via delle Quattro Fontane dove doveva sorgere il tempio dedicato al Dio Quirino e che forse era nell'area in cui oggi sorge il Palazzo Barberini su via delle Quattro Fontane. Il Colle Quirinale il Colle Viminale verranno integrati da Servio Tullio nella Regio IV Collina. Collis Sanqualis o Mucialis, era una delle alture che formavano il colle Qurinale, ėnsieme al Salutaris e al Latiaris e al collis Quirinalis, che formavano tutti e quattro il colle Quirinale, (erano prima di Servio Tullio, 4 montes separati e distinti dai colles, ma poi sempre con Servio Tullio, questa bipartizione di montes e colles, venne superata), il collis Sanqualis o Mucialis era tra via della Dataria e Largo Magnanapoli dove era la porta Sanqualis. Corrispondeva al pianoro dei giardini Colonna e di Palazzo Pallavicini Rospigliosi e di piazza del Quirinale. Il Collis Quirinalis, invece corrispondeva alla sua estremitā nord oltre la via delle Quattro Fontane dove doveva sorgere il tempio dedicato al Dio Quirino e che forse era nell'area in cui oggi sorge il Palazzo Barberini su via delle Quattro Fontane.Il Colle Quirinale il Colle Viminale verranno integrati da Servio Tullio nella Regio IV Collina. Monte Cavallo, colle Quirinale, Rione Monti, Rione Trevi, Roma, č uno dei 7 colli di Roma ed era giā abitato nel VIII secolo a.C., il nome deriva dal un tempio, che qui sorgeva, dedicato al Dio Quirino, Dio dell'agricoltura e della Pace, ancora prima era la roccaforte della tribų sabina. Nel III secolo d.C. fu edificato un altro tempio dedicato alla divinitā Egizia Serapide, e nella prima metā del IV secolo vi sorsero le Terme di Costantino. In epoca romana la zona era abitata da poeti come Marziale, Pomponio Attico,Virgilio. In questo colle vi furono anche dei circoli letterari ed uno di questi, fu presieduto dalla poetessa e principessa Vittoria Colonna, vi prese parte anche Michelangelo. Il gruppo dei Dioscuri, domatori di cavalli, c'era giā in Epoca medioevale, tanto che alla piazza del Quirinale venne dato anche il nome di Monte Cavallo. Nel 1400, si insediarono sul colle numerose ville, che furono ricostruite e modificate in tempi diversi a partire dal 1500. Mons Cermalus o germalus, germalo, era una delle alture delle colle Palatino, uno dei 7 colli di Roma. Il colle Palatino che č situato tra il Foro Romano, il Velabro e il Circo Massimo presentava in antico due sommitā separate da un avvallamento, detto intermontium, la sommitā centrale pių elevata era detta mons Palatium, mentre l'altra altura che degradava verso il Foro Boario e il Tevere era chiamata mons Germalus o Cermalus. Il Palatino era anche collegato al colle Esquilino con l'altura della Velia, altura dell'Esquilino che era tra il colle Palatino e il monte Oppio scomparsa perché sbancata durate il periodo fascista per l'edificazione della via dei Fori Imperiali. Giā nel 1000 a.C. circa il Palatino era abitato, come ci viene testimoniato da recenti scavi, era un piccolo villaggio circondato dalle sottostanti paludi del Velabro e del Foro Boario, dalla cui sommitā era possibile controllare anche il corso del fiume Tevere, da questo primo agglomerato umano si formō la "Roma Quadrata" che fu centrale per il successivo sviluppo della cittā. Il mons Palatium e il mons Cermalus erano inclusi nel Septimontium, gli originari 7 monti di Roma. Il nome del colle Palatino sembra derivare dalla radice del nome della dea Pales, dea alla quale era dedicata l'antica festa delle Palilia o Parilia, che si tenevano il 21 aprile e che coincidevano col giorno della fondazione della cittā di Roma. Per altri studiosi il nome Palatino deriverebbe da Palus, palafitte, in quanto molte delle costruzioni antiche erano su palafitte, ma forse la designazione pių logica del nome Palatino deriva da Palus che significa altura. Successivamente gli imperatori romani edificarono i loro palazzi sul colle Palatino, e il termine "palazzo" deriva proprio dal termine latino "palatium" derivante da Palatino. Prima della cosiddetta fondazione ufficiale di Roma dovevano quindi esistere giā sul Palatino pių insediamenti umani sicuramente due che erano posti sulle due alture del colle Palatino, un insediamento era sul mons Germalo o Germalus, in latino arcaico Cermalus, e l'altro era sul mons Palatium. Ai due villaggi del colle Palatino, che dovevano avere secondo luso etrusco, un capo o un re sicuramente con compiti sacerdotali, facevano riferimento anche gli altri agglomerati umani insediati sugli altri colli circostanti il colle Palatino: sul colle Esquilino, che era il colle pių ed esteso della zona vi erano probabilmente degli insediamenti sulle alture del mons Cispius a nord, del mons Oppius a sud (il nome che gli verrā dato pių tardi, dal tuscolano Opiter Oppius, che difenderā Roma dagli attacchi nemici mentre Tullo Ostilio assedierā Vejo), e del mons Fagutalis ad ovest (a ridosso del futuro Colosseo, confinante con Velia e Cispio), sul colle Celio in origine chiamato Querquetulanus per il suo querceto, e poi Caelius dall'eroe etrusco Celio Vibenna), e da ultimo insediamenti sulla Subura o Suburra che era la pianura posta alle pendici del colle Quirinale e del colle Viminale che in seguito sarā inclusa al colle Esquilino. Tutti questi nuclei divennero con il tempo interdipendenti tra di loro e per assicurarsi sopravvivenza e protezione reciproche si costituirono in una lega con vincoli federali dando origine al Settimonzio o Saeptimontium, ovvero alla Federazione "dei Sette Monti". Mons Palatium, era una delle alture pių alte del colle Palatino, il Palatino che č uno dei 7 colli storici di Roma č situato tra il Foro Romano, il Velabro e il Circo Massimo presentava in antico due sommitā separate da un avvallamento, detto intermontium, la sommitā centrale pių elevata era detta mons Palatium, mentre l'altra altura che degradava verso il Foro Boario e il Tevere era chiamata mons Germalus o Cermalus. Il Palatino era anche collegato al colle Esquilino con l'altura della Velia, scomparsa perché sbancata durate il periodo fascista per l'edificazione della via dei Fori Imperiali. Giā nel 1000 a.C. circa il Palatino era abitato, come ci viene testimoniato da recenti scavi, era un piccolo villaggio circondato dalle sottostanti paludi del Velabro e del Foro Boario, dalla cui sommitā era possibile controllare anche il corso del fiume Tevere, da questo primo agglomerato umano si formō la "Roma Quadrata" che fu centrale per il successivo sviluppo della cittā. Il Palatium e il Cermalus erano inclusi nel Septimontium, gli originari 7 monti di Roma. Il nome del colle Palatino sembra derivare dalla radice del nome della dea Pales, dea alla quale era dedicata l'antica festa delle Palilia o Parilia, che si tenevano il 21 aprile e che coincidevano col giorno della fondazione della cittā di Roma. Per altri studiosi il nome Palatino deriverebbe da Palus, palafitte, in quanto molte delle costruzioni antiche erano su palafitte, ma forse la designazione pių logica del nome Palatino deriva da Palus che significa altura. Successivamente gli imperatori romani edificarono i loro palazzi sul colle Palatino, e il termine "palazzo" deriva proprio dal termine latino "palatium" derivante da Palatino. Prima della cosiddetta fondazione ufficiale di Roma dovevano quindi esistere giā sul Palatino pių insediamenti umani sicuramente due che erano posti sulle due alture del colle Palatino, un insediamento era sul mons Germalo o Germalus, in latino arcaico Cermalus, e l'altro era sul mons Palatium. Ai due villaggi del colle Palatino, che dovevano avere secondo luso etrusco, un capo o un re sicuramente con compiti sacerdotali, facevano riferimento anche gli altri agglomerati umani insediati sugli altri colli circostanti il colle Palatino: sul colle Esquilino, che era il colle pių ed esteso della zona vi erano probabilmente degli insediamenti sulle alture del mons Cispius a nord, del mons Oppius a sud (il nome che gli verrā dato pių tardi, dal tuscolano Opiter Oppius, che difenderā Roma dagli attacchi nemici mentre Tullo Ostilio assedierā Vejo), e del mons Fagutalis ad ovest (a ridosso del futuro Colosseo, confinante con Velia e Cispio), sul colle Celio in origine chiamato Querquetulanus per il suo querceto, e poi Caelius dall'eroe etrusco Celio Vibenna), e da ultimo insediamenti sulla Subura o Suburra che era la pianura posta alle pendici del colle Quirinale e del colle Viminale che in seguito sarā inclusa al colle Esquilino. Tutti questi nuclei divennero con il tempo interdipendenti tra di loro e per assicurarsi sopravvivenza e protezione reciproche si costituirono in una lega con vincoli federali dando origine al Settimonzio o Saeptimontium, ovvero alla Federazione "dei Sette Monti". Asylum, sella del colle Campidoglio, Roma, corrispondeva alla attuale piazza del Campidoglio, Romolo avrebbe creato una sorta di zona franca nella depressione tra le due sommitā del colle, che proprio da questa funzione avrebbe preso il nome di Asylum. Il colle che ha ripidi pendii tufacei che arrivavano alla pianura acquitrinosa del Velabro, fino al Tevere, qui vi era una sella, l'Asylum, che divideva la cima settentrionale l'Arx, da quella meridionale il Capitolium, con una propaggine, che era la Rupe Tarpea, da dove venivano fatti precipitare i traditori. Per la sua collocazione tra la pianura del Foro Romano e il fiume Tevere, e per essere il colle Campidoglio in prossimitā del guado dell'isola Tiberina, divenne il centro pių importante della cittā di Roma. Nella sella tra le due cime Asylum o inter duos locus, l'attuale piazza del Campidoglio si trovava il tempio di Veiove terminato nel 192 a.C i cui resti sono tuttora visibili nei sotterranei dei Musei Capitolini. Arx, cima settentrionale del colle Campidoglio, Roma, era sul versante dove oggi c'č la basilica di Santa Maria in Aracoeli, il colle Campidoglio che ha ripidi pendii tufacei che arrivavano alla pianura acquitrinosa del Velabro, fino al Tevere, qui vi era una sella, l'Asylum, che divideva la cima settentrionale l'Arx, da quella meridionale il Capitolium, con una propaggine, che era la Rupe Tarpea, da dove venivano fatti precipitare i traditori. Per la sua collocazione tra la pianura del Foro Romano e il fiume Tevere, e per essere il colle Campidoglio in prossimitā del guado dell'isola Tiberina, divenne il centro pių importante della cittā di Roma. Probabilmente nel 343 a.C. fu costruito, sullArx, il tempio di Giunone Moneta (cioč ammonitrice), anche se il suo culto, come č testimoniato dai ritrovamenti archeologici, č molto pių antico. Esso sarebbe stato costruito, secondo la tradizione, dal figlio di Camillo a seguito di una vittoria sugli Aurunci. Presso questo edificio vi era la Zecca di Roma : proprio da questa vicinanza al tempio il denaro coniato, finė con lessere indicato con il termine moneta. Mons Capitolinum, era la altura meridionale del colle Campidoglio, Roma, il colle Campidoglio che ha ripidi pendii tufacei che arrivavano alla pianura acquitrinosa del Velabro, fino al Tevere, qui vi era una sella, l'Asylum, che divideva la cima settentrionale l'Arx, da quella meridionale il Capitolium, con una propaggine, che era la Rupe Tarpea, da dove venivano fatti precipitare i traditori. Per la sua collocazione tra la pianura del Foro Romano e il fiume Tevere, e per essere il colle Campidoglio in prossimitā del guado dell'isola Tiberina, divenne il centro pių importante della cittā di Roma. Dal nome del Mons Capitolinum, deriva la parola inglese "Capitol", cioč Palazzo del Governo, e la parola italiana "Capitale", come cittā di un paese dove risiede il governo, il Campidoglio č uno degli antichi Sette Colli su cui fu fondata Roma. Rupe Tarpea, a Roma, detta anche Mons Tarpeium o saxum Tarpeium č infatti il nome pių antico della collina del Campidoglio, si trova nella zona del Campidoglio, č una parete rocciosa posta sul lato meridionale del colle del Campidoglio, da qui venivano gettati i traditori condannati a morte, il toponimo, deriverebbe da "Tarpea" figlia di Spurio Tarpeo, custode e vestale dell'Arx Capitolina, che per cupidigia, e desiderosa di impossessarsi dei bracciali d'oro dei Sabini, disse a re Tito Tazio che in cambio dei monili d'oro, li avrebbe aiutati ad entrare a Roma, passando appunto per la rocca del Campidoglio, ma non appena i Sabini la passarono, uccisero Tarpea e la buttarono gių dalla rupe. Da allora la Rupe Tarpea divenne il luogo deputato alle condanne capitali per i traditori. Colle Pincetto al Verano, interno al recinto del cimitero del Verano, Roma, dove si trova la parte pių antica e monumentale nei pressi della basilica di San Lorenzo fuori le mura, e proprio per la costruzione di questa basilica il colle venne tagliato e rimodellato, al di sotto si trovano le Catacombe di San Ciriaco. Colle di Villa Glori, Roma, oggi ospita il Parco della Rimembranza, č una appendice dei monti Parioli. Monti di Creta, č una altura nella zona di Boccea e fa parte del Quartiere Aurelio, il toponimo risale al medioevo e fa riferimento alla natura argillosa del terreno. Qui si trova l'Idi, l'Istituto dermatologico dell'Immacolata che fu fondato da padre Ludovico Sala dei Concezionisti ai primi del Novecento in un casale di proprietā della congregazione posto tra la Madonna del Riposo e la Pineta Sacchetti. Monti di San Paolo, sono tra l'Ostiense e l'Ardeatina, ricchi di complessi di catacombe sul cui nome č prevalso quello della Garbatella, quartiere sorto nel 1920, che indica la cittā giardino simile a quella di Monte Sacro. Monte Caprino, fa riferimento al colle Campidoglio, nel periodo di degrado che il colle visse nell'anno 1000 quando sulla sua sommitā pascolavano le pecore e le capre e Roma era una cittā quasi del tutto abbandonata e disabitata. Monte Caprino č ricordato da una via che va da piazza della Consolazione a via del Teatro Marcello e al vico Jugario. Fa parte dei Rione X Campitelli. Subura, Suburra, che non č un colle ma una pianura, del colle Esquilino, Rione Monti, Roma, faceva parte del Septimontium, il nome "sub - Urbe", sotto la cittā, indicava un luogo basso, era ai tempi della antica Roma, la parte della cittā posta sotto il Palatino, ovvero sotto la cittā vera e propria, e probabilmente un'area sorta al di fuori delle mura serviane, ma era anche un luogo definito come bassifondo, malfamato, e di pessima reputazione, in quanto frequentato da persone dedite al vizio e al malaffare. La suburra era considerata la zona peggiore di Roma, la pių volgare e la pių dissoluta. Ad opera dei Papi, la zona del colle Oppio e dell'Esquilino, venne "ripulita" e trasformata in residenziale. Nei fori imperiali si puō ancora oggi notare un alto muro che separava la Suburra dal resto della cittā, in cui fu aperto un fornice, l'arco dei Pantani, privo di qualsiasi ornamento, che collegava la Suburra alla cittā. Nel 1084 ci fu a Roma l'invasione delle truppe di Enrico IV e sia l'assedio di Enrico IV che l'intervento dei Normanni, mise la cittā a ferro e fuoco, tra i danni e le morti ci fu anche l'ostruzione della Cloaca Massima, nella zona dell'argileto, fatto gravissimo, che mise a repentaglio il sistema fognario, con relativi danni igienici e malattie in una Roma giā stremata e decimata dall'assedio. L'Argileto era una via romana che in etā romana attraversava la valle settentrionale della Suburra, sdoppiandosi nel vicus Patricius, attuale via Urbana, e nel Clivus Suburanus, attuale via Santa Lucia in Selci. L'argileto doveva il suo nome alla natura argillosa del terreno. La attuale piazza della Suburra segna il punto di incontro di due nobili strade romane, il vicus Patricius, oggi via Urbana, e il vicus Cyprius, oggi via Leonina, delle due antiche strade romane, la prima ospitava in preferenza le case dei senatori, dei nobili e dei ricchi in genere, mentre dalla seconda via partiva la zona riservata ai librai, alle biblioteche, agli studiosi. Alla zona della antica Suburra, alle pendici dell'Esquilino, vi era un cimitero destinato ad accogliere i resti mortali degli innominati, delle meretrici e dei condannati a morte. Mons Caeliolus, Roma, era la propaggine orientale del colle Celio. Sella al Foro Traiano, scomparsa, Roma, collegava le pendici del colle Campidoglio con quella del colle Quirinale e venne asportata nel II secolo per poter edificare il complesso del Foro di Traiano: il mons che compare nell'iscrizione della Colonna di Traiano e di cui questa mostrerebbe l'altezza originaria, č stato interpretato come un riferimento a questa altura. Quindi, sotto l'imperatore Traiano scompare una altura di Roma che non ebbe un nome speciale, perchč appartenente per metā al colle Quirinale e per metā al colle Campidoglio; che fosse un vero monte ce lo dicono sia l'iscrizione della colonna Traiana che Dione Cassio. Traiano lo tagliō per tanta altezza, per quanta si eleva la colonna che fu appunto innalzata anche per commemorare il grandioso avvenimento dello sbancamento dell'altura. Carinae, rione Monti, Roma, era una zona del colle Esquilino confinante con la altura della Velia, scomparsa, la zona delle Carinae era nota alle fonti letterarie latine e tradizionalmente identificata alle pendici del monte Oppio, si estendeva dallarea occupata dalla basilica di San Pietro in Vincoli verso la attuale via del Colosseo. Recenti scavi archeologici hanno chiarito il percorso del Vicus ad Carinas, dalla via Sacra al quartiere delle Carinae; la strada, che correva a ovest della Velia, era racchiusa, nel tratto verso il Foro, tra il Templum Pacis e gli Horrea Piperataria, poi sostituiti dalla Basilica di Massenzio. Nel riassetto voluto da Augusto, la Velia, insieme con le Carinae, venne compresa nella IV Regione Templum Pacis, mentre nella divisione repubblicana le Carinae appartenevano alla Regione I Suburana e la Velia alla Regione IV Palatina. Negli strati inferiori, inoltre, si rinvennero resti di un teschio di Elephans antiquus e di altri animali preistorici. 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