Palazzo Grispigni Teloni Pace, via San Lorenzo, Viterbo, info e foto a cura di Anna Zelli sito ufficiale web www.annazelli.com
Via San Lorenzo |
palazzo o casa grispigni palazzo teloni già pace via san lorenzo viterbo centro storico | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
PALAZZO
GRISPIGNI |
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Famiglia Grispigni
Antica sede Magistratura
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Via San Lorenzo
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Antica sede della Magistratura
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Palazzo o Casa Grispigni, palazzo Teloni già Pace via San Lorenzo 85 di fronte a piazza della Morte, Viterbo, tra le cui mura vide la luce l’impareggiabile oratore e sacerdote Pietro La fontaine, che divenne poi Cardinale e Patriarca di Venezia, e sempre questo palazzo per 3 anni ospitò la Beata Lucia da Narni. La facciata del palazzo è stata restaurata nel 1984. All’interno del palazzo Teloni, in Via san Lorenzo 85, di fronte alla fontana della Morte, c’è una cappella che si trova nella stanza che fu residenza della Beata Lucia da Narni con un bell’altare a colonne tortili con l’immagine della beata che sostiene il Bambino poggiato sopra un libro aperto. In questa cappella vi è una epigrafe del 1661: A.M.D.G. B. Luciae virginis Narniensis huijus hospitae domus sacellum hoc ante ejus. cellulam sac. religionis et grati animi argumentum Dominicus Pacius canonicus S. Angeli patronae optimae erexit ornavit et dicavit. Anno Dom. MDCLXI. Fuori a destra del palazzo è l’altra epigrafe del 1661: D.O.M. / Siste viator ad contubernium coelitum / ubi B. Virgo Narniensis Lucia / sacro D. Dominici gynaeceo satis extructo / passi numinis meruit stigmata / espressa virtutum insignia / mox ferrariae iussu Alex. VI P.O.M. / religionis antistita pietatem auxit / familia Pacia Viterbien(sis) / tutelari optimae amoris obsequium pos. / anno Domini MDCLXI. Sopra è lo stemma della famiglia Pace raffigurante una colomba con la palma al becco. Sopra alla porta d’ingresso del Palazzo Teloni, detto anche Grispigni perché una Emma Teloni, nata a Treia il 18 Novembre 1852, sposò Filippo Grispigni, vi è uno stemma in ferro: troncato dalla fascia ondata con al 1° un uccello (forse una colomba) al 2° un giglio. . In questo stesso palazzo ebbe nel 1860 i natali e vi rimase fino ai 14 anni il Cardinale Pietro La Fontaine, patriarca di Venezia vi sono alcune lapidi che ne ricordano la sua presenza, l’epigrafe: In questa casa / nacque e lungamente visse / il card. Pietro La Fontaine / patriarca amatissimo di Venezia / lustro e vanto / di questa sua sempre cara / Viterbo / N. 29.11.1860 / M. a Fietta - Venezia 9.7.1935. Sopra è lo stemma dei La Fontaine partito, al 1° all’agnello sul monte con rivoli d’acqua che disseta due pecore sulla pianura, al 2° alla cometa in capo e tre gigli. Famiglia Teloni
Famiglia Teloni originaria delle Marche e fu aggregata alla nobiltà viterbese nel 1702 nella persona del dottor Orso Vincenzo di Pietro Paolo che nel 1735 si fregerà del titolo di Conte per diploma rilasciato da Augusto III di Polonia. In Città erano già presenti da un cinquantennio sia Giovanni Teloni di Ansaldo, che era commerciante e abitava in Santa Maria in Poggio con bottega in Piazza delle Erbe, che Pietro Paolo il cui figlio Orso Vincenzo era medico fisico e dimorando a Viterbo nel 1682 aveva preso possesso dei beni lasciatigli dallo zio. Anche lui esercitava il commercio e fu magistrato comunale nel 1724 ed era proprietario terriero con una tenuta a Monteliberto nel territorio di Viterbo; aveva sposato prima Maria Olimpia Ricci di Roma dalla quale aveva avuto quindici figli e poi Franca Calabresi. Tra i suoi figli si ricorda Luigi che aveva sposato in seconde nozze Caterina Andosilla, nobile romana dalla quale aveva avuto i figli Vincenzo e Giuseppe che nonostante i matrimoni contratti con esponenti di famiglie nobili, non seppero gestire oculatamente il patrimonio accumulato dagli avi che progressivamente dovettero vendere per ripianare i debiti contratti. Alla fine del Settecento questo ramo della famiglia Teloni era in una condizione socio economica mediocre e i loro eredi si mantenevano con i proventi della loro professione (un Fedele di Giuseppe nel 1824 era sarto in contrada San Giovanni in Zoccoli). Giuseppe, Luigi e il canonico Vincenzo, figli di Fedele, erano ancora presenti a Viterbo nel 1860 e dopo questa data probabilmente si trasferirono a Roma dove questo ramo dei Teloni è presente ancora oggi. Un altro ramo della famiglia Teloni deve aver avuto origine dai fratelli di Giovanni Teloni di Ansaldo che erano Francesco, Claudio, Pietro Paolo. In tempi recenti si ha memoria di un Giuseppe Teloni (1824-1888) sposato con Teresa Costa di Macerata dal quale nacque anche Emma che sposò l’avvocato Filippo Grispigni di Viterbo. Sul finire dell’Ottocento Emma e il fratello Filippo risiedevano nel Palazzo Grispigni in Via San Lorenzo-Piazza della Morte pervenuto alla donna per eredità. Da un altro figlio di Giuseppe, Claudio, era nato Gaetano poi emigrato in Argentina dove vive il figlio Claudio. Da vedere:il Palazzo Grispigni Teloni Pace e gli Stemmi Palazzo Grispigni Bibliografia www.gentedituscia.it . – N. Angeli, Famiglie viterbesi. Storia e cronaca. Genealogie e stemmi, Viterbo 2003, pp. 517-519. Scheda di Luciano Osbat – Cersal. Famiglia Pace Famiglia Pace o Paci è una famiglia nobile viterbese, forse d’origine pistoiese, che dalla Toscana si stabilì a Tuscania, e poi a Viterbo, dove è presente nei secc. XV-XVII, si può ammirare ancora oggi il loro palazzo a via San Lorenzo, altezza piazza della Morte, nella zona un tempo chiamata contrada San Simeone. I rappresentanti di questa famiglia sono sepolti alla Cattedrale di San Lorenzo nella cappella gentilizia intitolata ai santi Giacomo e Cristoforo; altre sepolture sono nella chiesa di Santa Maria in Gradi e di San Francesco. Di loro proprietà era un fondo con casino sulla strada che va a Santa Maria della Quercia, poi passato in possesso dei Liberati nel 705. Nel palazzo a via San Lorenzo dimorò negli anni 1496-1499 la beata Lucia Broccadelli da Narni che, giunta con il solo compito di riformare il convento domenicano di San Tommaso, divenne in breve quasi l’emblema religioso e civile di Viterbo; perciò il canonico Domenico fece porre nel 1661 una iscrizione commemorativa nella camera dove la beata aveva soggiornato e due anni dopo curò la riedizione della Vita della beata Lucia da Narni di Giacomo Marcianese, dedicandola alla duchessa Francesca Orsini Brancaccio. Altre iscrizioni commemorative sono all’esterno del palazzo. I Pace. esercitarono attività artigianali e commerciali: un Cesare nel sec. XVI, fu fabbro ferraio e suo figlio Domenico è detto lapicida, il figlio di Domenico, Girolamo era ortolano, ma doveva essere ricco, come suggerisce il suo soprannome Mancanulla. Suo figlio Domenico,fu canonico della collegiata di Sant’Angelo in Spatha, altri suoi figli furono Isidoro e Pietro Antonio furono speziali. Dopo l’epidemia di peste del 1657 si disse che i due fratelli si erano fatti ricchi vendendo miscele farmaceutiche spacciate come antidoto. Sta di fatto che la positiva esperienza li spinse ad acquistare da Caterina Nibby vedova Musacchi l’esercizio di speziale con bottega in piazza Santo Stefano, sotto palazzo Gatti e qui ebbero anche l’esclusiva per la vendita dell’allume di Tolfa. Ma Isidoro ebbe solo figlie femmine e Pietro Antonio molte femmine e il solo maschio Domenico, che ereditando nel 1697 si trovò l’obbligo di completare la cappella gentilizia in cattedrale. Pochi mesi dopo la morte del padre, Domenico vendeva il negozio di spezieria al giovane di bottega Lorenzo Speranza; qualche anno dopo, probabilmente alla fine del 1706 o inizio dell’anno successivo. Domenico venne assassinato da un Michelangelo De Vecchi, invano perseguito dalle sue sorelle. Così questa linea si estinse nel Settecento, l’ultima figlia di Pietro Antonio, Agnese, morì nel 1762; sembra però che in altre linee la famiglia Pace proseguisse, e forse da essa discendono gli attuali Pace di Viterbo, noti per personaggi attivi nel campo dell’informazione e dei pubblici servizi. da vedere il Palazzo Grispigni Teloni Pace e gli Stemmi Palazzo Grispigni Bibliografia: Dal sito www.gentedituscia.it – Marocco, XIV, pp. 42-43; Scriattoli 1915-20, pp. 118, 119, 246; Signorelli 1968, p. 146; Carosi 1990, pp. 145-146; Angeli 2003, pp. 371-372, 787. Scheda di Saverio Franchi – Ibimus. Famiglia Grispigni presenti a Viterbo nei secoli XVI e XX Viterbo,si ritiene capostipite di questa famiglia Pier Angelo, alias Crispigno, che era barbiere, la maggior parte dei discendenti furono calzolai. Tra di loro Girolamo Grispigni fu canonico della Cattedrale di Viterbo, e il fratello Francesco Grispigni fu ministro dei beni del conte Pietro Giraud, che era allora appaltatore dello spaccio del tabacco nello Stato pontificio, e nel 1741 aveva avuto da Patrizio Patrizi, allora Tenente generale delle Poste dello Stato pontificio, il subappalto delle stesse. Da Francesco discese Domenico che fu canonico nella Collegiata di S. Angelo in Spatha a Viternbo e Bartolomeo che fu pizzicagnolo in piazza delle erbe nel 1786 e poi a Ronciglione, nel 1787, poi nuovamente a Viterbo in Piazza Fontana Grande dove, nel 1795, aveva un negozio di calzoleria. Dal matrimonio di Bartolomeo e Giulia Giovannini nacque Francesco che continuò il commercio paterno e dal suo matrimonio con Ottavia Chiucchiulini e poi con Caterina Martelli derivarono, tra gli altri, Luigi che fu Gesuita e Nicola che fu insegnante nel Seminario di Viterbo, poi Rettore e, nel 1845, Vescovo di Poggio Mirteto e successivamente di Foligno dove morì nel 1879. Loro fratello fu Giovan Domenico che si trasferì a Roma dove sposò Olimpia Guglielmi: un suo figlio, Francesco, fu Consigliere provinciale e facente funzioni di Sindaco di Roma (tra il 1871 e il 1872). Da Giovan Lorenzo era nato Agostino che, come il nipote Giuseppe, era stato orefice e argentiere nella prima metà del Settecento a Viterbo. Da Giacoma Grispigni di Pietrangelo che aveva sposato Giacomo Couzza nel 1569 derivò un ramo che si distinse sia per la professione di calzolaio sia per essere alcuni rappresentanti assurti al rango di notaio come Francesco (1707) e Nicola (1748-1776). Nell’Ottocento troviamo Pietro che fu perito agronomo e deputato nell’Ospedale Grande degli Infermi negli anni 1879-1891; si sposò con Rosa Venturini di Bagnoregio ed ebbe tra i figli Luigi che fu Commissario prefettizio del Comune di Viterbo tra il 1944 e il 1946 e Filippo, giurista, scrittore, docente universitario di diritto penale e autore di numerose pubblicazioni lungo tutto il periodo fascista (ma alcuni suoi testi sono stati riediti anche negli anni successivi). Da Vincenzo di Liborio e da Maria De Alexandris è disceso Luigi che fu insegnante nel Seminario di Viterbo; Gaetano che fu ufficiale nell’esercito regio; Giuseppe che fu generale della Guardia di finanza; Liborio che dal 1886 fu a Castel Sant’Elia come Segretario comunale e dove sposò Augusta Cardarelli di Nepi da cui nacque Augusto che fu combattente nella Prima guerra mondiale e poi per oltre trent’anni fu sindaco e poi podestà del suo paese natale e autore del saggio su Il Castello di Sant’Elia de Pentoma pubblicato postumo nel 1997 (Bassano del Grappa, Grafiche Tassotti; lui era morto nel 1959). Si era sposato nel 1908 con Augusta Manetti di Ronciglione, matrimonio che aveva dato vita al ramo Grispigni-Manetti. da vedere il Palazzo Grispigni Teloni Pace e gli Stemmi Palazzo Grispigni Bibliografia: Dal sito www.gentedituscia.it – N. Angeli, Famiglie viterbesi. Storia e cronaca. Genealogie e stemmi, Viterbo, 2003, pp. 255-259; G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, Vol. III, Parte I, Viterbo 1964, p. 30, 57,205; Parte II, Viterbo, 1969, p. 378, 518; N. Angeli, Orafi e argentieri a Viterbo, Viterbo, 2015, p. 63. Scheda di Luciano Osbat – Cersal. Beata Lucia da Narni Beata Lucia da Narni, Lucia Broccadelli, nota anche come Beata Lucia da Narni nasce a Narni, il 13 dicembre 1476 e muore a Ferrara, il 15 novembre 1544. Decise di rimanere vergine ed anche dopo il matrimonio imposto dai genitori con il Conte Pietro Alessio, visse un matrimonio platonico. Visse una vita di patimenti e sofferenze ed anche il marito la tenne incarcerata perché mal sopportava il suo rifiuto. Nel 1494 il conte Pietro morì e lei entrò nel convento del Terz’Ordine Domenicano e andò a Roma.. Nel Gennaio del 1496 venne a Viterbo, per dirigere altre terziarie, dove vi rimase per tre anni e tre mesi. In una stanza del Palazzo Teloni, la beata Lucia da Narni, ricevette da Dio il dono delle sante stimmate, era la notte del 25 Febbraio 1496. L’evento dello straordinario miracolo giunse sino a Roma, Il papa Alessandro VI Borgia, nel Gennaio 149 volle far eseguire un controllo. Dalle verifiche fatte si dedusse che si trattava di un fenomeno soprannaturale, perciò di un miracolo. Fu fondatrice e superiora dei monasteri di san Domenico a Viterbo (1496) e di santa Caterina da Siena a Ferrara (1501) Fu tanta l’ammirazione che i Viterbesi ebbero per Lucia che oltre a chiamarla suor Lucia da Viterbo impedirono a chiunque di condurla via dalla città. Uno dei meno rassegnati ad accettare la volontà dei Viterbesi fu il duca Ercole I d’Este, signore di Ferrara, che volle suor Lucia nella sua città. I Viterbesi sventarono un tentativo di rapimento organizzato dal duca stesso nella vicina La Quercia. Come accade in ogni disputa anche allora alcuni erano con i Viterbesi, altri con il duca. Il papa dapprima ordinò ai viterbesi, nel Febbraio del 1498, di rendere libera suor Lucia, poi, incerto sul da farsi, anche perché i Viterbesi avevano provato a disubbidire,non insistette più di tanto. Ma la volontà del duca non ebbe limiti e fece rapire Lucia facendola trasportare fuori della Città di Viterbo grazie ad una capiente cesta. Fu fatta uscire da una delle porte di Viterbo, eludendo la sorveglianza dei soldati. La Beata Lucia a Ferrara,entrò in un monastero eretto apposta per lei e dalla stessa diretto, non ebbe però vita facile essendo addirittura accusata di arti diaboliche. Morì a Ferrara il 15 Novembre 1544. A Viterbo c’è Una Cappella dedicata alla beata Lucia da Narni era nella Chiesa di santa Maria in Gradi, ove erano i frati Domenicani. Il 18 Maggio 1710, il cardinale Santa Croce intervenne in Gradi per solennizzare il riconoscimento del culto dovuto alla beata Lucia da Narni, il cui quadro era nella Cappella dedicata a santa Caterina, altro quadro fu posto sull’altare maggiore. Poi il 26 Marzo 1710 papa Clemente XI, confermò il decreto della Congregazione dei Riti elevando alla beatificazione suor Lucia. Alla morte della Beata, Narni voleva il suo corpo ma le resistenze furono molte e, nel Maggio del 1710, fu concessa dalle autorità ecclesiastiche una gamba che fu tagliata e portata a Narni. Il 26 maggio 1935, 391 anni dopo la sua morte, il suo corpo era stato solennemente restituito alla sua città natale di Narni. Resta tuttora famosa a Viterbo, Narni e Ferrara per la sua purezza d'animo e per la fede da lei dimostrata. Documento particolarmente significativo della sua storia personale e mistica, L'Autobiografia della Beata Lucia, composta otto mesi prima della sua morte nel 1544 e considerata perduta, è stata recentemente scoperta a Bologna con il titolo: Vita della Beata Lucia da Narni domenicana : copiata dall'Autografo della detta beata. È stata pubblicata a Roma nell'aprile 2011 da E. Ann Matter e Gabriella Zarri in un libro dal titolo: Una mistica contestata: la Vita di Lucia da Narni tra agiografia e biografia. Al n° 87 di Via san Lorenzo, vi è un’autorimessa privata nella quale all’interno sulla parete di sinistra, c’è un bell’affresco del XV secolo raffigurante la Madonna della Misericordia nel consueto atto di proteggere i fedeli col suo mantello. All’interno del palazzo Teloni anche Grispigni Pace,, in Via san Lorenzo 85, di fronte alla fontana della Morte, c’è una cappella che si trova nella stanza che fu residenza della beata Lucia con un bell’altare a colonne tortili con l’immagine della beata che sostiene il Bambino poggiato sopra un libro aperto. In questa cappella vi è una epigrafe : Nella cappellina è l’epigrafe del 1661: A.M.D.G. B. Luciae virginis Narniensis huijus hospitae domus sacellum hoc ante ejus. cellulam sac. religionis et grati animi argumentum Dominicus Pacius canonicus S. Angeli patronae optimae erexit ornavit et dicavit. Anno Dom. MDCLXI. A destra del palazzo è l’altra epigrafe del 1661: D.O.M. / Siste viator ad contubernium coelitum / ubi B. Virgo Narniensis Lucia / sacro D. Dominici gynaeceo satis extructo / passi numinis meruit stigmata / espressa virtutum insignia / mox ferrariae iussu Alex. VI P.O.M. / religionis antistita pietatem auxit / familia Pacia Viterbien(sis) / tutelari optimae amoris obsequium pos. / anno Domini MDCLXI. Sopra è lo stemma della famiglia Pace raffigurante una colomba con la palma al becco. Sopra alla porta d’ingresso del Palazzo Teloni, detto anche Grispigni perché una Emma Teloni, nata a Treia il 18 Novembre 1852, sposò Filippo Grispigni, vi è uno stemma in ferro: troncato dalla fascia ondata con al 1° un uccello (forse una colomba) al 2° un giglio Cardinale La Fontaine Cardinale Pietro La Fontaine nacque a Viterbo il 29 novembre 1860, e morì a Paderno del Grappa il 9 Luglio 1935, fu cardinale consacrato da Papa Benedetto XV e patriarca di Venezia dal 1915 fino alla morte. Di lui si ammira il palazzo a via San Lorenzo altezza piazza della Morte, e sempre a lui è dedicata una via. Era secondogenito di 5 figli, di Francesco La Fontaine e di Maria Bianchini, figlia di Giuseppe Bianchini nobile di Albano e amministratore generale delle proprietà dei Principi Doria Pamphili Landi. Nel 1874 entrò in seminario e ordinato presbiterio nel 1883 rimase a Viterbo per oltre 20 anni come docente e direttore spirituale nel locale seminario diocesano divenne canonico capitolare della cattedrale di Viterbo e cappellano del carcere di Santa Maria in Gradi. Il 13 settembre 1906 fu consacrato vescovo di Cassano allo Ionio, in Calabria, dal cardinale Pietro Respighi. Il 28 dicembre 1908 un terribile terremoto che distrusse le città di Reggio Calabria e Messina con oltre 800.000 morti. Monsignor La Fontaine aprì le porte del palazzo vescovile per accogliere 50 piccoli orfani che vi rimasero per due mesi, poi la popolazione fece a gara per soccorrere i bambini.Il 1º aprile 1910 fu nominato vescovo della sede titolare di Caristo, si trasferì a Roma dove fu nominato vicario del cardinale arciprete della basilica lateranense e segretario della congregazione dei Riti, ufficio che lo portò a prendere parte alle riforme volute da Papa Pio X in ambito liturgico, in particolare alla riforma del breviario. Il 5 marzo 1915 Papa Benedetto XV lo promosse patriarca di Venezia e il 4 dicembre 1916 lo nominò cardinale con il titolo di Cardinale presbitero dei Santi Nereo e Achilleo. Visse il periodo drammatico della Prima Guerra Mondiale e subito dopo la fine della guerra si impegnò attivamente presso le autorità pubbliche cittadine e i governi per ottenere interventi per il rilancio dell'occupazione, la regolamentazione dei prezzi degli affitti, la costruzione di case popolari e la riduzione delle tasse. Nel contempo sviluppò il suo spirito caritatevole e sollecitò le diocesi del Veneto ad aiutare i meno abbienti e a tale fine destinò loro gran parte delle proprie rendite. Dopo l'avvento del fascismo, nei cui confronti non nascose le sue iniziali simpatie, convinto che il regime mussoliniano potesse favorire un'adesione piena al cattolicesimo, il La Fontaine assunse una linea di collaborazione con le pubbliche autorità. Non rinunciò tuttavia a denunciare in via riservata, ma con forza, i maggiori episodi di violenza fascista contro esponenti e sedi dell'associazionismo cattolico veneziano negli anni Venti e si premurò di pubblicare integralmente nel 1931 l'enciclica “Non abbiamo bisogno”, emanata da Pio XI nel contesto della crisi che investì l'Azione cattolica nell'ambito del contrasto sorto fra la Chiesa e il regime. Assertore della necessità di giungere a una rapida soluzione della questione romana, per la quale si era attivato in diverse occasioni favorendo, tra l'altro, un incontro tra don Luigi Sturzo e il duce nel giugno 1921, accolse con soddisfazione i Patti lateranensi dell'11 febbraio 1929. Negli ultimi anni di vita il cardinale mostrò un graduale affiorare di crescenti perplessità nei confronti del fascismo, specie per l'indisponibilità da questo manifestata a sostenere quella evoluzione in chiave cattolica della società italiana per la quale, in sintonia con Pio XI e l'episcopato italiano, aveva operato costantemente. Negli ultimi tempi le sue condizioni fisiche, aggravate dal diabete, peggiorarono rapidamente. Morì nel seminario minore di Fietta di Paderno del Grappa, Treviso il 9 luglio 1935. I solenni funerali si svolsero il 12 luglio nella Basilica di San Marco.Il 22 febbraio 1960 il patriarca di Venezia card. Giovanni Urbani ne aprì la causa di beatificazione. Stemma Famiglia La Fontaine - Stemma Famiglia Pace Stemmi al palazzo Grspigni già Teloni e Pace Stemmi Palazzo Grispigni Teloni già Pace, via San Lorenzo 85 altezza piazza della Morte, sopra è lo stemma della famiglia Pace raffigurante una colomba con la palma al becco. Sopra alla porta d’ingresso del Palazzo Teloni, detto anche Grispigni perché una Emma Teloni, nata a Treia il 18 Novembre 1852, sposò Filippo Grispigni, vi è uno stemma in ferro: troncato dalla fascia ondata con al 1° un uccello (forse una colomba) al 2° un giglio. . In questo stesso palazzo ebbe nel 1860 i natali e vi rimase fino ai 14 anni il Cardinale Pietro La Fontaine, patriarca di Venezia. Gli Stemmi : vi è l’ingresso a bugne del Palazzo Grispigni Teloni, già Pace, le due lapidi affiancate sono sovrastate due stemmi : Sopra è lo stemma dei La Fontaine: partito, al 1° all’agnello sul monte con rivoli d’acqua che disseta due pecore sulla pianura, al 2° alla cometa in capo e tre gigli 2, 1.Sopra è lo stemma della famiglia Pace raffigurante una colomba con la palma al becco. Lapide Beata Lucia di Narni - Lapide Cardinal La fontaine Lapidi palazzo Grispigni Teloni Pace Lapidi Palazzo Grispigni Teloni già Pace, al n° civico 85 di via San Lorenzo di fronte a piazza della Morte, è l’ingresso a bugne del palazzo affiancato da due lapidi commemorative. A sinistra, di chi guarda, è l’epigrafe: In questa casa / nacque e lungamente visse / il card. Pietro La Fontaine / patriarca amatissimo di Venezia / lustro e vanto / di questa sua sempre cara / Viterbo / N. 29.11.1860 / M. a Fietta - Venezia 9.7.1935.Sopra è lo stemma dei La Fontaine:partito, al 1° all’agnello sul monte con rivoli d’acqua che disseta due pecore sulla pianura, al 2° alla cometa in capo e tre gigli 2, 1. vedi Stemmi Palazzo Grispigni A destra del palazzo è l’altra epigrafe del 1661: D.O.M. / Siste viator ad contubernium coelitum / ubi B. Virgo Narniensis Lucia / sacro D. Dominici gynaeceo satis extructo / passi numinis meruit stigmata / espressa virtutum insignia / mox ferrariae iussu Alex. VI P.O.M. / religionis antistita pietatem auxit / familia Pacia Viterbien(sis) / tutelari optimae amoris obsequium pos. / anno Domini MDCLXI. Sopra è lo stemma della famiglia Pace raffigurante una colomba con la palma al becco. Vedi Stemmi Palazzo Grispigni Nella cappellina all'interno del palazzo è l’epigrafe del 1661: A.M.D.G. B. Luciae virginis Narniensis huijus hospitae domus sacellum hoc ante ejus. cellulam sac. religionis et grati animi argumentum Dominicus Pacius canonicus S. Angeli patronae optimae erexit ornavit et dicavit. Anno Dom. MDCLXI Sopra alla porta d’ingresso del Palazzo Teloni, detto anche Grispigni perché una Emma Teloni, nata a Treia il 18 Novembre 1852, sposò Filippo Grispigni, è uno stemma in ferro: troncato dalla fascia ondata con al 1° un uccello (forse una colomba) al 2° un giglio. Fotografie Palazzo Grispigni Teloni già Pace via San Lorenzo Viterbo Palazzo Grispigni Teloni Pace, via San Lorenzo, Viterbo, info e foto a cura di Anna Zelli
Palazzo Grispigni Teloni Pace, via San Lorenzo, Viterbo, info e foto a cura di Anna Zelli
Palazzo Grispigni Teloni Pace, via San Lorenzo, Viterbo, info e foto a cura di Anna Zelli Cardinale La Fontaine Viterbo nato a via San Lorenzo 85 palazzo Grispigni Viterbo Cardinale Pietro La Fontaine vita opere storia Beata Lucia da Narni Beata Lucia da Narni vita opere storia Stemma Cardinale La Fontaine palazzo Grispigni via San Lorenzo 85 Viterbo
Stemma sopra
lapide S.Lucia da Narni
Stemma Famiglia Pace al palazzo Grispigni Teloni Pace Viterbo Stemma Famiglia Pace sopra la lapide di Beata Lucia da Narni palazzo Grispigni Viterbi Stemma simbolo San Bernardino facciata palazzo Grispigni via san Lorenzo 85 Viterbo Lapide Cardinal La Fontaine a palazzo Grispigni via S. Lorenzo Viterbo Lapidi Palazzo Grispigni, via San Lorenzo, altezza piazza della Morte Viterbo Lapide Beata Lucia di Narni Palazzo Grispigni via San Lorenzo Viterbo
Lapidi Palazzo Grispigni, via San Lorenzo, altezza piazza della Morte Viterbo Stemmi Palazzo Grispigni già Pace - Lapidi Palazzo Grispigni Teloni già Pace Lapidi Palazzo Grispigni - Stemmi Palazzo Grispigni Via San Lorenzo - Piazza della Morte - Via Cardinal La Fontaine via San Lorenzo - piazza della Morte - via Cardinal la Fontaine Famiglie di Viterbo centro - Palazzi Viterbo - Torri Viterbo centro storico
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Aggiornato Marzo 2024