Piazza Santa Maria Nuova, Viterbo, informazioni turistiche e fotografie a cura di Anna Zelli sito ufficiale web www.annazelli.com
Viterbo |
piazza santa maria nuova nuova viterbo centro storico | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
PIAZZA SANTA |
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Chiesa Santa Maria
Nuova
Archi via Santa
Maria Nuova
Antica sede Magistratura
Antica sede della Magistratura
Confraternita della
Morte
Archi Valentino Pagnotta
Archi piazza Plebiscito
Confraternita San Leonardo
Archi Via Sant'Antonio
Terme
del Bacucco Non sono terme:
Ruzzola D'Orlando
San Pellegrino in Fiore
Archi di Viterbo centro
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Piazza Santa Maria Nuova, Viterbo, la piazza è già nei pressi della medioevale zona di San Pellegrino, vi si accede da Via San Lorenzo,da via Santa Maria Nuova, oppure da via Fattungheri, da piazza Don Mario Gargiuli, oppure da via Zazzera che è una traversa di via San Lorenzo, oppure da via Cardinale La Fontaine, oppure da via Crochi, o da via Baciadonne che sboccano entrambe su piazza Padella e sulla piazza della Chiesa Nuova. In questa piazza sono da ammirare e visitare, la Chiesa di Santa Maria Nuova, il chiostro di Santa Maria Nuova e la Cripta, la Torre Zazzera, che da via Zazzera, la loggia del Palazzo Lomellini, e il pulpito di San Tommaso.
Chiesa di Santa Maria Nuova,
piazza Santa Maria Nuova, Viterbo, vicina al
quartiere di San
Pellegrino, è una chiesa romanica situata
nel centro storico della città e sede della parrocchia più
antica, risalente al 1217. Secondo
il fantasioso cronista del XIV secolo Niccolò
della Tuccia, sarebbe stata fondata addirittura
nel 380 dai discendenti di Ercole, a sua volta
mitico fondatore di Viterbo. Ovviamente una
congettura leggendaria in un periodo, quello
rinascimentale, in cui storici ed eruditi locali
cercavano di glorificare oltremisura la propria
città e Giovanni Nanni fu quello che più si
spinse in tal senso, facendo sfoggio delle sue
riscoperte conoscenze e degli studi classici e
umanistici. L'attuale chiesa,stando alla pergamena conservata nell’Archivio Comunale
degli Ardenti probabilmente risale a prima del
1080 infatti figura un atto di donazione
del1080i n cui il prete Biterbo
la donava
al vescovo Giselberto di Toscanella oggi
Tuscania. La chiesa, forse, sorgeva sul luogo di un
preesistente edificio sacro, del VI
secolo, intitolato alla Vergine, se non su di un
tempio pagano dedicato a Giove. La chiesa
Nuova era affiancata da un
ricovero per pellegrini
di cui sopravvivono in parte due arcate a destra
della facciata. L’importanza che Santa Maria
Nuova assunse nei secoli si deve al fatto che era
il luogo prediletto dal Comune per le
assemblee di maggior rilievo, almeno fino a
quando non fu edificato
il Palazzo dei Priori, nonché per la
conservazione di tesoro e archivio cittadini. La
chiesa era inoltre sede
dell’Arte dei Bifolchi e
sepoltura di nobili
casate, tra cui i
Monaldeschi. Dal
XVI secolo in poi conobbe un declino protrattosi
fino a tempi recenti. Anche qui la purezza del
suo stile romanico-lombardo venne contaminata
tra il XVII ed il XIX secolo da grossolane
aggiunte e modifiche con volte, intonaci,
altari, stucchi, cappelle al posto delle absidi
minori, sostituzione delle monofore della
facciata con un oculo e due lunette. Soltanto i
restauri effettuati dal 1907 al 1914 riportarono
la chiesa alla sua primitiva bellezza, cui
seguirono altri interventi intorno al 1960. Stele all’ interno della Chiesa di Santa Maria Nuova, Viterbo che ha incisa in latino l’atto di donazione avvenuto nel 1080 che tradotta dice: Nell’anno del Signore 1080, indizione III, al tempo di papa Gregorio VII, mentre l’imperatore Enrico assedia Roma. Questo atto fu scritto per ricordare in eterno che Biterbo, prete venerabile, e Leone, fratelli germani, a proprie spese costruirono questa canonica, detta di santa Maria Nuova, in onore di Dio onnipotente, della beata Maria sempre Vergine, e di tutti i santi e le sante di Dio, a vantaggio delle loro anime e di tutti i fedeli cristiani, per i servi di Dio che ivi si trovano e secondo le regole vivono, ad uso dei forestieri pellegrini, come si legge nella Regola dei Santi Padri, quarto e quarantaduesimo capitolo, nei quali sono raccolti i criteri per il trattamento dei pellegrini. E così, per maggiore precisione, io Biterbo prete e Leone, mio fratello, presi gli accordi con Giselberto, vescovo della santa chiesa di Tuscania, vogliamo che la nostra donazione abbia valore a questa condizione, che nessun vescovo, o priore, o laico, osi eleggere qualcuno, se non abbiano in precedenza eletto coloro che ne abbiano facoltà, e persona tale venga eletta che sia capace di bene amministrare la chiesa e ben disposto verso i pellegrini. Se qualcuno vorrà infrangere questa disposizione, o con frode asportare qualcosa dei beni di questa chiesa, e il priore della stessa chiesa non prenderà provvedimenti, allora egli cada principalmente sotto il castigo di Dio onnipotente, della beata Maria sempre Vergine e di tutti i santi, come Anania e Saffira e Giuda che tradì il Signore davanti al tribunale di Cristo. Io, Giselberto, vescovo di Tuscania, confermo questo privilegio .E noi, che abbiamo dato vita a questa chiesa, impresa tanto gradita, indichiamo qui sotto i nostri nomi: Biterbo, prete venerabile, Leone, Sassa, madre nostra, Carabona moglie di Leone. Perciò con tutta la forza chiediamo riconoscenza fraterna a voi tutti addetti a questo, affinché teniate a mente il giorno della nostra morte, perché è cosa degna che coloro i quali dettero inizio a così meravigliosa opera, abbiano sempre ricordata la loro morte nelle messe, nei salmi, nelle abbondanti elemosine. Che se questo anniversario non dovesse essere trattato con dignità, certamente dai Santi Padri non sarebbe stato stabilito. Rendiamo grazie a Dio! 6 Novembre morte di Sassa; 18 Dicembre morte di Leone, che amò questa Canonica, più che i figli e le figlie ed il 5 Gennaio morte di Prezia, sua figlia. (La traduzione è di Attilio Carosi). Le lapidi sepolcrali, alla Chiesa di Santa Maria Nuova, sono fissate sui muri alla sinistra dell’ingresso, qui collocati dopo i restauri della chiesa tra il 1912 e il 1918 ad opera della Società per la conservazione dei monumenti. Questi sono i nomi dei defunti riportati sulle epigrafi: Orsola Ferrari del 1854; Pietro Paolo Lucchesi del 1860; Teresa Marescotti del 1791; Bartolomeo Bonanni del 1849; Angelae Matris del 1848; Francesco Guerra del 1861; Filippo Pinto del 1855; Alfredo Marzetti del 1859; Marianna Carnevalini del 1825; Pietro Marzetti del 1827; Antonio Ruggeri del 1842; Giacomo Lorenzo F. Piervitali del 1861; Crispino Narducci del 1856; Orazio Carnevalini del 1823 Sepolture alla Chiesa di Santa Maria Nuova,piazza della Chiesa Nuova, Viterbo, In questa chiesa ebbero sepolcro e memoria .Teresa Marescotti marchesa Especo y Vera 1791 ; Giovanni Petroso dei baroni Pullicarini 1795 ;Orazio Carnevalini 1823 ; Marianna Carnevalini in Mangani 1825 ; Pietro Marzetti 1827 ; Colomba Galloni in Lucchesi 1828 ; Francesco Guerra 1841 in realtà 1861; Antonio Ruggeri 1842 ;Angela Arnolfi 1844 ; Giuseppe Arnolfi 1848 ; Bartolomeo Bonanni 1849 ; Orsola Ferrari in Lucchesi 1854 ; Filippo Pinto 1855 ; Crispino Narducci 1856 ; Alfredo Marzetti 1859 ; Francesco e Silvestro Calcagnini 1860 ; Pietro Paolo Lucchesi 1860 ; Vincenzo e Leopoldo Lucchesi ; Giacomo Piervitali 1861 ; Livia Galani in Giusti 1865 ; Elisa Angelini Rota 1870. Sulle pareti, vi sono varie pietre tombali, che un tempo erano sul pavimento, la prima in peperino presenta uno stemma con una balena nell’atto di spruzzare acqua dall’alto, segue un’altra pietra , una epigrafe, con su scritto: D.O.M. Liberato Liberati antiquae probitatis viro exemplis magis quam opibus aucta familia aetatis suae anno LXX(...)V / die XXII septembris virtutibus et vita funct(o) / hoc familiae sepulcrum moesti gratique haeredes / poni curarunt eodem quo i (l)e obiit anno, poi, in un ovale che serviva da portello, è lo stemma e in basso è la data MDCCIX . Lo stemma in araldica è: d’azzurro al monte di tre cime d’oro dal quale si eleva un olivo sormontato da una stella ad otto raggi argentei. Segue un’altra pietra tombale con sulla quale è riportato lo stemma riproducente una capra con sovrastante crescente montante. Più in alto è una scritta in caratteri gotici. Sulla controfacciata è anche, fissata sul muro con grappe, l’epigrafe: † Franciscus Monaldi cimator (de) Viterbio struxit hanc cape am pro se suorumq(ue) salute ad honore(m) De(i) et Virginis Marie MCCCCI.Ovvero in italiano: Il viterbese cardatore di panni Francesco di Monaldo costruì per la salvezza sua e dei suoi questa cappella nell’anno 1401, in onore di Dio e di Maria Vergine. Fu ritrovata durante i restauri del 1906 - 1914 e posta sul muro vicino alla sacrestia con un una pietra riproducente le cesoie, le classiche forbici del cimatore. Dal 1984 l’epigrafe è dove si vede oggi. Storia della Chiesa di Santa Maria Nuova : non ci sono documenti che lo provino, ma è certo che la chiesa venne eretta prima del 1080, quando i proprietari, i fratelli prete Biterbo, o Viterbo, e Leone, assieme a Sassa loro madre e Carabona moglie di Leone, il 13 Dicembre (Giontella dice 6 Dicembre) donarono la chiesa e l’annesso ospedale a Giselberto (…1059 - 1080…), vescovo di Toscanella, attuale Tuscania, affinché vi ospitasse i pellegrini di passaggio e vi istituisse i canonici regolari. La chiesa era officiata da sei canonici della regola di sant’Agostino, i quali erano fuori della giurisdizione episcopale, secondo un privilegio confermato nella Bolla di papa Alessandro III, Bandinelli, del Giugno - Agosto 1181. Nel 1192, da un documento del Liber censuum, Libro dei Censi, compilato dal cardinale Cencio, camerario della Chiesa Romana, si rileva la conferma alla canonica della Chiesa di santa Maria in Castiglione unitamente alle sue rendite. Nel 1204 il priore del Monastero di Farfa conferì ai preposti di Viterbo e di Tarquinia, di contrattare in merito ad una vertenza per un terreno di proprietà di santa Maria Nova, posto presso la Chiesa di san Michele, ove erano altri orti e mulini di proprietà della chiesa stessa. Anche se lo Statuto di Viterbo del 1237 riconosce l’esistenza delle Arti, dell’anno seguente è un atto su pergamena (Margherita vol. IV), redatto in santa Maria Nova, da cui si ha la prima notizia documentata delle Arti a Viterbo. Papa Niccolò IV nel 1289 concesse indulgenze alla chiesa ove si conservava, tra le reliquie, la testa di santa Candida. Nel 1310 venne donata una vigna dal vescovo Consilio Gatti e nel 1348 il canonico Ventura Iacobi, Ventura di Giacomo, lasciò una somma di danaro per la realizzazione di un reliquiario in argento, a forma di testa, per il capo di santa Candida. Il reliquiario si trova ancora nominato in un elenco delle reliquie della chiesa redatto nei primi del XVI secolo, assieme all’altro reliquiario con la testa di san Biagio. La sera del 13 Settembre 1459 Alessio Tignosini, essendo stato giudicato traditore per aver iniziato la rivolta contro i Gatti, fu decapitato in piazza del Plebiscito e fu sepolto nella chiesa. Fu tumulato, scrive il Bussi, che riprende la notizia dal della Tuccia, nella «sepoltura de’ Monaldeschi, co’ quali egli passava strettissima parentela».Lo Statuto di Viterbo del 1469 prescriveva che le quattro chiavi delle casse, che contenevano i documenti comunali, dovevano essere conservate nella chiesa da altrettanti quattro officiali eletti, uno per ogni rione della città, dai priori e dal gonfaloniere del popolo. Quindi, oltre alla Chiesa di san Sisto, che già poco prima della metà del XIII secolo assolveva a tale servizio, si aggiunse anche santa Maria Nova. I documenti del Comune, verso la metà del Duecento, vennero in parte copiati in tre esemplari, per essere destinati in tre differenti luoghi di conservazione. Il fine era quello di preservarli da possibili deterioramenti o dispersioni. I luoghi erano san Sisto, come visto, poi, assai probabilmente, la Cancelleria nella sede del Comune ed infine un’altra chiesa che Cristina Carbonetti Vendittelli individua in san Matteo in Sonsa. Tutto questo è attestato da «una nota apposta su uno dei fascicoli ancor oggi conservati (M4 [Margherita IV volume] fascicolo 10: “hic est liber communis Viterbii qui est in ecclesia Sancti Mathei de porta Sunse”)». Fino all’8 Novembre 1574 la chiesa ebbe in custodia, assieme alla Chiesa di san Sisto, le predette casse ferree del Comune, contenenti appunto finanze, documenti, franchigie, diplomi, privilegi, bolle, statuti e confini. Dopo quella data i documenti furono rimossi e locati in una cassa da conservarsi nella Cancelleria del Palazzo del Comune. Furono i priori a stabilirlo constatato che la città non era in quel momento più soggetta a pericoli di attacchi nemici. Nelle Riforme è scritto: «Per li antichi tempi sospetti si sole a tenere la cassa grande del Comune nella Chiesa di Santa Maria Nova con tutte le sue antiche scritture di privilegi di confini et altre cose pertinenti alla Comunità di Viterbo». Infatti, nei tempi passati (secolo XV), vi si svolgevano le votazioni per l’elezione degli officiali e dei magistrati cittadini, inoltre vi veniva conservato il bossolo per effettuare le votazioni. Questo era chiuso in una appropriata cassa di ferro, serrata con tre chiavi tenute una dai priori del Comune, una dal priore della chiesa e una dal podestà. Avvenuta la votazione, prima dello spoglio, il bossolo veniva trasportato, con grande seguito, dalla Chiesa di santa Maria Nova alla sala grande del Palazzo dei priori, dai banditori a cavallo seguiti dai priori, dal corteo dei giudici e dai famigli del Podestà.Tutto questo avveniva alla presenza del Consiglio e dei cittadini, poi si procedeva, finalmente, all’estrazione dei nomi. La sera del 14 Agosto veniva celebrata la festività della Madonna e vi partecipavano, in ordine di precedenza a seconda del loro ruolo, tutte le Arti con i rispettivi rettori. Per l’occasione i forestieri, che partecipavano alla festa, venivano esentati dal pagamento del pedagium. Il 4 Novembre 1567, quando era priore Paolo Ciosi, la Collegiata di santa Maria Nova, con Bolla di papa Pio V, fu soppressa e aggregata alla Cattedrale di san Lorenzo. La chiesa nel 1591 fu quindi concessa ai frati Carmelitani, perché il rettore Giulio Tignosini aveva rimesso il suo ufficio nelle mani della Curia e parte delle rendite della chiesa furono acquisite dal Seminario.Dal secolo XVII fino al XIX la chiesa subì trasformazioni che deturparono il suo originale stile romanico, infatti fu distrutta l’abside di sinistra, istituendovi la Cappella del ss. Salvatore (secolo XVII), restaurata e abbellita poi, nel 1663, dall’Arte dei Bifolchi che ivi aveva la propria sede e che vi costruì l’altare. Il priore Bartolomeo Bonanni ricorda che «Nell’anno 1824 fu fatta restaurare e dipingere la Cappella e volta del SS. Salvatore e vi furono spesi ducati 12». Fu poi innalzata la Cappella dei santi Giuseppe e Donato, creata distruggendo l’abside destra, che nel 1638 risulta della famiglia Spadensi, passata poi in possesso della famiglia Zazzera. Nel 1690 al titolo di san Donato si unì quello di san Carlo, inoltre, in quel tempo vi furono eseguiti dei lavori da Sebastiano Fani, il quale dovrebbe aver fatto fare una statua di san Carlo in marmo, essendo la cappella ritornata di proprietà agli Spadensi. Nel 1675, nel seppellire il priore don Bartolomeo Neri, furono ritrovate nell’abside destra le ossa dei santi Eutizio e Dionisio di Ferento delle quali il 5 Dicembre 1676 fu eseguita solenne ricognizione, con conferma della stessa in data 13 Gennaio 1686.Nel 1696 il priore fece istanza per ottenere un contributo per le spese di manutenzione della cappella. Le ossa di cui sopra erano in un’urna di peperino con una lapide di marmo con la scritta: «Hic requiescunt corpora sanctorum videlicet Dionysii episcopi et Euticii presbiteri ima tenet unum summa alterum est positum». Don Mario Gargiuli, sacerdote e parroco della Chiesa di Santa Maria Nuova, a Viterbo nacque a Tuscania il 12 gennaio 1923 e morì il 19 febbraio del 1966 in un grave incidente stradale mentre tornava da una delle sue missioni di bontà. Era una persona dalla profonda spiritualità e preparazione culturale,infatti nel 1963 venne nominato Priore del Collegio dei Parroci di Viterbo.Fu anche insegnante all’istituto magistrale santa Rosa, ed in poco tempo si conquistò la stima e l’affetto di alunni e docenti. Fu predicatore, profondo nei contenuti. Si distinse soprattutto per la sua generosità e la dedizione al ministero al quale aveva consacrato tutta la sua vita. La città di Viterbo che lo ricorda gli ha dedicato la piazza, sulla facciata del palazzo c'è un suo ritratto in terracotta. Confraternita dei Bifolchi, chiesa Santa Maria Nuova, Viterbo: in epoca antica dove non esistevano ancora ospedali, assistenti sociali, Caritas, agli ultimi ci pensavano le Confraternite, formate da persone che si autotassavano per dare loro assistenza, preghiere e lavoro. Erano associazioni para-religiose sempre affiancate dall’autorità ecclesiastiche, tra queste a Viterbo, c’era quella dei Bifolchi, con sede alla Chiesa di Santa Maria Nuova, che oltre alla chiesa, avevano un Ospizio per i Pellegrini ed un Ospedale ed erano talmente tenuti in grande considerazione che rivestirono anche cariche pubbliche importanti. Il mestiere del Bifolco, era tenuto in grande considerazione, ma oggi con l’industrializzazione selvaggia e l’avvento della chimica senza regole,se ne è perso il valore. Anzi il temine ha assunto una valenza negativa e dispregiativa. Per appartenere a questa confraternita bisognava almeno possedere un bue ed una mucca in genere di razza maremmana con le corna. I buoi venivano addomesticati e abituati sotto il giogo. Purtroppo i contadini e gli allevatori lavoravano per pochi introiti all’anno e le ragazze non potevano sposarsi perché non avevano i soldi per la dote, la Confraternita si faceva carico dei loro bisogni. La facciata della Chiesa di Santa Maria Nuova che si conclude con un tetto a capanna, è semplice e lineare, aperta da tre monofore, tre lunghe finestre, il portale che affaccia su piazza della Chiesa Nuova presenta, negli stipiti, semicolonne con capitelli a foglie arcaiche, la lunetta, un tempo affrescata reca tracce non più visibili di antiche pitture al di sopra del quale spicca una testa forse di Giove Cimino. Pulpito di San Tommaso D'Aquino Chiesa Santa Maria Nuova, Viterbo, All’angolo sinistro, guardando la facciata, si erge un pulpito sorretto da una colonna dedicato a San Tommaso D’Aquino, il quale su richiesta di Papa Clemente IV nel 1266 predicò spesso ai Viterbesi esortandoli alla pace con Orvieto. Il piccolo pulpito è in peperino sul lato del parapetto, rivolto verso la facciata della chiesa, è inciso An(no) D(omini) MCCLXVII / D(ominus) Thomas Aq(uinas); ossia Nell’anno del Signore 1267 [qui predicò] padre Tommaso d’Aquino, a ricordo della venuta del santo aquinate. Giuseppe Signorelli dimostra che san Tommaso venne a Viterbo nel 1266, ma l’epigrafe ne riporta la data un anno dopo. Sembra sia stata scolpita più tardi, forse nella seconda metà secolo XV, quando il Santo aveva raggiunto la sua fama di predicatore. Il pulpito venne riparato nel 1974, perché urtato da un autocarro e gravemente danneggiato, poi nel Dicembre del 1976 è stato di nuovo restaurato Qui sempre sul lato esterno della chiesa c’è un portale laterale, che affaccia su via Santa Maria Nuova, ed in alto un frammento di marmo del VI secolo. San Tommaso, vita opere storia, vedi : San Tommaso D'Aquino. Lapide esterna alla Chiesa di Santa Maria Nuova, piazza Santa Maria Nuova, Viterbo, che così recita : “La pietà religiosa di Prete Biterbo e dei suoi familiari costruì questa chiesa di S. Maria Nuova consacrata e donata con solenne rito al clero viterbese il 19 dicembre 1080. Per più secoli affidati alla protezione della Vergine. Ed ai piedi delle colonne che nei capitelli tramandano l’arte antica degli Etruschi. Essa custodì gli archivi cittadini ed il bussolo per le pubbliche cariche. Dal pulpito esterno la voce di Tommaso D’Aquino esortò il popolo al bene e alla preghiera. (A cura dell’Associazione Amici dei Monumenti) Testa marmorea forse di Giove, alla facciata della Chiesa Santa Maria Nuova, Viterbo, si dice che questa scultura rappresenti Giove. Gradini di accesso alle Chiesa di Santa Maria Nuova, piazza Santa Maria Nuova, Viterbo,per accedere alla Chiesa di Santa Maria nuova ci sono 3 gradini in peperino. Archi fuori della Chiesa di santa Maria Nuova, piazza Santa Maria Nuova, Viterbo, si notano a destra guardando la chiesa; sono due arcate che erano il resto di un portico, che apparteneva ad una casa di ricovero per i pellegrini che poi fu trasformato in Ospedale. Per il mantenimento di questo ospedale i canonici dovevano riservare la decima parte delle rendite della Chiesa di Santa Maria Nuova, ma ebbe vita breve e nel 1345 se ne ha l’ultimo ricordo. Nel 1349 il Cardinale Johanne Tiburiense cercò di di far risorgere l’Ospedale elargendo indulgenze per attivare le elemosine da parte dei fedeli, ma il risultato fu nullo. Tra il 1569 e il 1571 vennero eseguiti dei lavori di restauro sia alla Chiesa che alla Casa parrocchiale Campanile a vela, chiesa Santa Maria Nuova, piazza Santa Maria Nuova, Viterbo, il campanile è visibile dalla via di Santa Maria Nuova, i lavori per la sua costruzione iniziarono nel 1375, e Ser Monaldo Monaldeschi donò i suoi beni in eredità affinchè si procedesse alla sua costruzione. Nel 1729 venne benedetta la prima campana, mentre l’altra alla quale venne dato il nome di Scolastica venne battezzata nel 1756 presso il Duomo di San Lorenzo. Le due campane sono visibili ancora oggi. Abside della Chiesa di Santa Maria Nuova,visibile da via Santa Maria Nuova, l’abside maggiore è dell’XI secolo, ed è l’unica a Viterbo che ha conservato lo stile romanico, possiamo ammirare decorazioni a ruota dentata con piccole arcate pensili le cui mensole presentano decorazioni con foglie, figure umane, teste di animali, volute e simboli degli evangelisti. Cancello che da accesso a Chiostro di Santa Maria Nuova, via Santa Maria Nuova, Viterbo, Il cancello, con la sfera recante le lettere F.A.V.L., e la cancellata superiore che immettono al chiostro provengono dalla fontana di Piazza delle Erbe. La cancellata, infatti, era collocata intorno alla fontana e venne tolta nel 1911 sistemandone una parte a Prato Giardino a destra dell’ingresso ed una parte alla Chiesa di Santa Maria Nuova. Il restauro del chiostro iniziato nel 1972 è stato completato nel 1979. Chiostro Chiesa Santa Maria Nuova, Viterbo, l’ingresso è su via Santa Maria Nuova, definito longobardo perchè ritenuto parte di un edificio paleocristiano preesistente alla chiesa attuale, tesi che può essere giustificata dal fatto che alcuni elementi strutturali del chiostro richiamano fortemente le forme di altri due monumenti di epoca longobarda della città: il campanile di Santa Maria della Cella e il più antico dei due campanili della chiesa di San Sisto. Del chiostro rettangolare, scoperto soltanto nel 1954 e riportato alla luce grazie a un lungo restauro protrattosi fino al1980, sono rimasti solo due degli originari quattro lati. Quello più lungo è composto da tre gruppi di cinque piccole arcate intervallati da pilastrini. Gli archetti, in laterizi, sono sorretti da esili colonne terminanti in capitelli a forma di stampella. Il lato minore, opposto all’ingresso, presenta invece tre ampi e massicci archi romanici sostenuti da pilastri. Nel corso dei secoli l’area fu usata addirittura come fossa comune, come risultò dai numerosi scheletri rinvenuti durante i restauri: questo e altri usi impropri fecero andare in malora anche la sagrestia e la vecchia casa canonica. Soltanto con una provvidenziale ristrutturazione ad opera della parrocchia locale negli anni sessanta e settanta, parallela a quella del chiostro, si riuscì a salvare e a rimodernare il complesso, che oggi comprende anche il piccolo teatro intitolato a don Mario Gargiuli (1923-1966). Scalinate al Chiostro di Santa Maria Nuova, Viterbo, per accedere al Chiostro della Chiesa di Santa Maria Nuova a via Santa Maria Nuova, c'è una breve gradinata La Cripta al chiostro della Chiesa di Santa Maria Nuova, via di Santa Maria Nuova, scoperta durante i restauri eseguiti agli inizi del XIX secolo, è di forma semicircolare ed è una delle più antiche di Viterbo, probabilmente risale all’XI secolo. E’ sostenuta da due pilastri tozzi ed irregolari , anche lo spazio interno è irregolare Loggia e torre di palazzo Lomellino D’Aragona a piazza Santa Maria Nuova, Viterbo, il palazzo di impronta rinascimentale, ha la sua loggia, e torre, visibili dalla facciata della chiesa di santa Maria Nuova, infatti alzando lo sguardo si ammirano un bel loggiato con soprastante torre appartenente ai Marchesi Lomellino.L’ingresso al palazzo si trova in Via Cardinale La Fontaine di fronte alla Chiesa del Gonfalone e risale al XVI secolo, presenta al suo interno delle sale riccamente affrescate ma che non sono visitabili. Deve il suo nome ad una famiglia di origine ligure i cui membri furono tra i protagonisti del Risorgimento. In particolare il marchese Giacomo Lomellini d’Aragona fu uno degli artefici dell'Unità d'Italia e della caduta dello stato Pontificio, sembra che qui su richiesta del Marchese Lomellino, vi abbia soggiornato Garibaldi. Palazzo Lomellino D’Aragona Carnevalini via Cardinal La Fontaine, Viterbo, l’entrata è di fronte alla chiesa del Gonfalone sul portone spicca uno stemma, l’interno anche se non visitabile è riccamente decorato da affreschi, da piazza Santa Maria Nuova è possibile ammirare il bel loggiato. Appartiene al palazzo anche una torre visibile da via La Fontaine. Giacomo Carlo Lomellino, viterbese, il Marchese Giacomo Carlo Lomellino D’Aragona fu un personaggio importante del Risorgimento Italiano e dell’Unità d’Italia. Nasce a Viterbo da don Alfonso d’Aragona, di Venafro appartenente a un ramo della casa reale aragonese del Regno di Napoli e da Anna Maria Piccolomini Lomellino, ultima rappresentate ed erede dei Lomellino patrizi genovesi che si stabilirono a Viterbo fin dal XVII secolo. Giacomo Lomellino fu guardia civica viterbese e partecipò ai moti del Risorgimento della Seconda Repubblica Romana, che ne determinano in seguito l’autoesilio a Genova, dove viene accolto da una discendente dei Lomellini, Bianca, vedova del cavaliere Mario Bajlo di Serravalle Scrivia ed erede del proprio fratello, il marchese Costantino Lomellini. La nobildonna lo crea erede delle proprie cospicue sostanze, garantendogli così una nuova vita a Genova patria degli avi materni. Il 4 settembre 1861, a pochi mesi dalla promulgazione della legge che ha sancito la nascita del Regno d’Italia (17 marzo 1861), Giacomo sposa una giovane della più alta aristocrazia cittadina, Caterina Gavotti, figlia del marchese Gerolamo, uomo politico e di cultura, sindaco di Genova e di Albisola Superiore, e della baronessa Giovanna D’Aste, erede di un grande patrimonio. La giovane sposa sarebbe a sua volta destinata ad ereditare gli averi di due delle più illustri famiglie patrizie genovesi che si sono affermate nei secoli precedenti in Roma, i Gavotti di Savona e i D’Aste d’Albenga, ma muore prematuramente nella dimora genovese dei Lomellini, in piazza San Matteo, il 18 maggio 1867, lasciando i tre piccoli figli: Anna, Giovanna, e Alfonso,quest’ultimo morirà prematuramente suicida, mentre le figlie Anna e Giovanna saranno spose di due nobili piemontesi d’illustre stirpe, i fratelli Aimaro e Alberto dei conti Malingri di Bagnolo, garantendo cospicua discendenza alla famiglia in linea femminile. La caduta dello Stato Pontificio e l’annessione di Roma al Regno d’Italia pongono le basi per il rientro di Giacomo a Viterbo, nel 1871. Fu iscritto nella Confraternita del Gonfalone negli anni tra il 1861 e il 1868. Fu regio commissario della Città e dal 1872 al 1875, fu sindaco. La sua amministrazione, nonostante le contrapposizioni politiche lasciò un’impronta importante sulla città, stanco e malato, nell’agosto del 1876 rientra a Stazzano, affidò le figlie alle amorevoli cure del nonno materno e le sue proprietà di Genova, Voltri, Serravalle, il titolo passò alla sorella Maddalena insieme ai possedimenti viterbesi, nella notte del 13 ottobre 1876 morì. A Viterbo c’è una via a lui intitolata. Stemma palazzo Lomellino D’Aragona, Via Cardinal La Fontaine, Viterbo, lo stemma è sul portale del portone, che è di fronte alla Chiesa del Gonfalone. Stemma Arte dei Bifolchi, piazza Santa Maria Nuova, al civico 4, la facciata reca scolpito sull’architrave della finestra Ars. bubulcõ(rum), Arte dei Bifolchi, mentre sull’architrave della finestra al primo piano è [...]Lucid de Saxof aud, è poi, sull’architrave della porta murata, lo stemma dell’Arte dei Bifolchi, consistente in un vomere. Torre Zazzera ex torre degli Almadiani a via Zazzera, Viterbo, visibile anche da piazza Santa Maria Nuova, si trova tra via Zazzera e via Baciadonne, al civico 10. Nel seicento tutto questo complesso apparteneva alla famiglia Almadiani, i cui beni nel 1711 si estendevano fino a piazza Padella., questo risulta da un inventario dei beni ereditati da Giovanna Angela Della Puerta vedova Giovanni Almadiani, in cui si evidenzia che c'era una proprietà vicina alla parrocchia di Santa Maria Nuova, davanti al vicolo che portava fino a piazza Padella. Il patrimonio degli Almadiani fu oggetto di controversie tra la Nobile Famiglia e i Padri Carmelitani di San Giovanni Battista. Successivamente la dagli archivi storici, la torre risulta nel 1745 di proprietà Giovanni Battista Pettirossi, il quale cedette la torre al nobile Paolo Giuseppe Zazzara di Sebstiano che aveva sposato Maria Felice Mazzanti. La linea dei Zazzara si estinse nel 1804. Alla proprietà subentrò l'erede Maria Anna Grazia di Orbetello. Piazze da Santa Maria Nuova, da qui si accede a Piazza Don Mario Gargiuli, da qui si accede a Via Cardinal La Fontaine e al quartiere di San Pellegrino. Vie da piazza Santa Maria Nuova, da qui si accede a via Santa Maria Nuova, via Baciadonne, Via Crochi, Via Zazzera, Come arrivare a Santa Maria Nuova Viterbo
Mappa Colle San Lorenzo Viterbo centro storico Mappa Colle San Lorenzo, Viterbo centro storico,informazioni turistiche e foto Anna Zelli via Cardinal La Fontaine Viterbo - via San Lorenzo Viterbo via Cardinal la Fontaine - via San Lorenzo Fotografie Piazza Santa Maria Nuova Viterbo Piazza Santa Maria Nuova - Viterbo - Piazze di Viterbo centro Piazza Santa Maria Nuova - Viterbo - Piazze di Viterbo centro Piazza Santa Maria Nuova - Viterbo - Piazze di Viterbo centro Chiesa Santa Maria Nuova Viterbo Chiesa Santa Maria Nuova - Chiese di Viterbo centroCampanile Chiesa Santa Maria Nuova Viterbo Campanile Santa Maria Nuova - Campanili di Viterbo centroPulpito Chiesa Santa Maria Nuova Viterbo Pulpito Chiesa S. Maria NuovaArchi a piazza Santa Maria Nuova Viterbo Archi a piazza S. M. Nuova - Archi di Viterbo centroChiostro Santa Maria Nuova Viterbo Chiostro Santa Maria Nuova - Chiostri di Viterbo centroScalinata accesso Cripta chiesa Santa Maria Nuova ingresso via Santa Maria Nuova Scalinate accesso Cripta S. M. Nuova via Santa Maria Nuova - Scalinate Viterbo centro Testa di Giove a piazza Santa Maria Nuova Viterbo Testa di Giove Chiesa S.Maria Nuova - Monumenti di ViterboDon Mario Gargiuli parroco chiesa Santa Maria Nuova Viterbo Don Mario Gargiuli piazza omonima Viterbo Scalinata Chiesa Santa Maria Nuova Viterbo Scalinata Chiesa S.M.Nuova - Scalinate Santa Maria Nuova - Scalinate Viterbo centroLapide alla Chiesa di Santa Maria Nuova Viterbo Lapide a piazza S.Maria Nuova - Lapidi Viterbo centroSan Tommaso D'Aquino vita opere storia San Tommaso D'Aquino - Santi vita opere storia Scritta finestra a piazza Santa Maria Nuova Viterbo Scritta finestra a piazza di Santa Maria Nuova "Ars Bibulco" Viterbo Scritta Finestra piazza Santa Maria Nuova Viterbo Scritta finestra a piazza di Santa Maria Nuova "Ars Bibulco" Viterbo - Lapidi Viterbo centro Loggia e Torre Palazzo Lomellino veduta da piazza Santa Maria Nuova Loggia e torre palazzo Lomellino - piazza S.Maria Nuova - Logge di Viterbo centro Torre Zazzera o degli Almadiani - Via Zazzera Viterbo Torre Zazzera ex Almadiani - Torri di Viterbo centroDa vedere a Piazza Santa Maria Nuova e Via Santa Maria Nuova Viterbo centro storico piazza Santa Maria Nuova - via Santa Maria Nuova - Viterbo piazza Santa Maria Nuova - Via Santa Maria Nuova - Viterbo Via Cardinal La Fontaine- San Pellegrino quartiere medioevale - Viterbo via Cardinal la Fontaine, San Pellegrino Via San Lorenzo - Piazza della Morte via San Lorenzo, - piazza della Morte, Viterbo, info e foto a cura di Anna Zelli Piazza San Lorenzo - Piazza del Plebiscito piazza San Lorenzo - piazza del Plebiscito Viterbo Mappa Colle San Lorenzo Viterbo centro storico Mappa Colle San Lorenzo, Viterbo centro storico,informazioni turistiche e foto Anna Zelli S an Pellegrino - Pianoscarano - Via San Pietro - San Lorenzo - Valle Faul
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Aggiornato Marzo 2024