Chiesa S.Angelo in Spatha
,Piazza
del Plebiscito,
Viterbo,
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Viterbo |
chiesa san'angelo in spatha piazza del plebiscito o piazza del comune viterbo centro storico | |||||||||||||||||||||||||||||||||
CHIESA SANT'ANGELO IN SPATHA VITERBO |
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Archi piazza Plebiscito
Antica sede Magistratura
Archi Casa Valentino Pagnotta
Confraternita San Leonardo
Terme
del Bacucco Non sono terme:
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Guida Turistica Viterbo
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Chiesa di Sant'Angelo in Spatha piazza del Plebiscito, Viterbo, deve il suo nome alla famiglia Spatha che la ebbe in proprietà a partire dall’XI secolo. A quest’epoca risale la prima documentazione che attesta l’esistenza della chiesa, una lapide interna alla chiesa riporta la data della sua consacrazione ad opera di papa Eugenio III l’8 maggio del 1145. Nei secoli successivi la chiesa subì diversi restauri e rifacimenti: in particolare, a causa del crollo del campanile. Nel 1560 fu rifatta la facciata, eliminando l'originario portico antistante. Nel XVIII secolo si operò un totale rifacimento dell’edificio, che portò di fatto alla sostituzione della vecchia struttura con una nuova: scomparvero in questo modo le tre navate, le tre absidi e il tetto a capriate; fu aggiunto in questo periodo il nuovo campanile. L'abside settecentesca venne ricostruita dopo le distruzioni dovute ai bombardamenti del 1944. Recenti restauri si sono conclusi nel 2006. La facciata è a forma di capanna, con portale sormontato da una lunetta, e tre finestre disposte a triangolo; perpendicolarmente alle tre finestre vi sono tre stemmi: quello di papa Pio IV, e i due laterali di Piccolomini Baldini e del comune di Viterbo. Nella finestra centrale vi è una vetrata che raffigura san Michele Arcangelo, titolare della chiesa. A destra del portale d’ingresso vi è una copia di un sarcofago di epoca romana, del II secolo d.C. con scolpita in bassorilievo la scena di una caccia al cinghiale riutilizzato come sepolcro della “bella Galliana”, figura leggendaria viterbese la cui storia è narrata da due lapidi, risalenti al XVI secolo e poste sopra il sarcofago stesso. La leggenda narra che fosse una ragazza di eccezionale bellezza che morì trafitta da una freccia scagliatele contro da un innamorato da lei respinto, un nobile romano, che per poterla rivedere un’ultima volta, prima di lasciare la città, pose Viterbo sotto assedio, il sepolcro originale è al Museo Civico. Nello statuto municipale è contenuto un brano che riporta un fatto storico importante legato alla chiesa di Sant'Angelo. Nel 1387 vi fu una sollevazione popolare contro il tiranno Francesco di Vico ed era in corso una furiosa battaglia nella piazza del comune. Nella battaglia i rivoltosi stavano per avere la peggio quando dal campanile della chiesa cadde un vessillo con l'immagine di San Michele, vessillo che era stato lassù issato per la festività del santo. Il fatto fu interpretato dai rivoltosi come un segnale del sostegno divino alla loro lotta e ne trassero la forza per contrastare le milizie del Vico che furono messe in fuga. A ricordo di tale avvenimento il Comune diede disposizione di festeggiare ogni anno la ricorrenza con una solenne processione, luminarie e una corsa denominata della quintana da tenersi nei pressi della chiesa. Alcuni segni di questi festeggiamenti sopravvissero fino al 1870 quando, sull'onda emotiva dell'unità d'Italia e della breccia di porta Pia a Roma, in un eccesso di furia iconoclasta, si credette bene di cancellare tutto ciò che si poteva ricollegare al passato. Il fianco destro della chiesa conserva resti dell’antica chiesa medievale. La chiesa ad un’unica navata ha la volta a botte ed è illuminata da cinque finestre; presenta un transetto ed un presbiterio a pianta quadrata con abside; sulla navata si aprono tre cappelle per lato. Di epoca romana è la tazza marmorea, a sinistra appena entrati, utilizzata oggi come fonte battesimale. Un grande capitello romanico funge da basamento all’altare maggiore, su cui si trova una grande tela di Filippo Caparozzi raffigurante la Madonna in trono col Bambino, angeli che la incoronano e santi. La chiesa inoltre conserva opere di pittori viterbesi del XVII-XVIII secolo, una tavola del XIV secolo raffigurante una Madonna col Bambino attribuita a Andrea di Giovanni, ed un Crocifisso ligneo anch’esso del Trecento. Nella terza cappella è conservato un bel crocifisso ligneo del '300 anche se la leggenda vuole che fosse stato trafugato dalla città di Ferento all'epoca della sua distruzione da parte di Viterbo nel 1172. Cinque gradini dal piano stradale danno accesso all'interno della Chiesa.Arcangelo Michele, a questo Arcangelo è dedicata a Viterbo, la chiesa di Sant'Angelo in Spatha a piazza del Plebiscito, il nome significa chi è ? Come Dio ? lo si trova menzionato nell'Ebraismo, nel Cristianesimo, e nell'Islam. Nella tradizione delle chiese Cattolica Romana e Ortodossa, e di quelle Anglicana e Luterana, è chiamato San Michele l'Arcangelo, ovvero l'Arcangelo per antonomasia, o più brevemente San Michele. Nella tradizione delle Chiese ortodosse orientali e ortodossa, è chiamato brevemente Arcangelo Michele. L'attribuzione nel nome dell’Arcangelo Michele del titolo di santo, che pure ha origine nell'Antico Testamento, non è universalmente accettata da tutte le confessioni religiose. Invece, il nome proprio Michele è tra quelli a cui la Bibbia attribuisce espressamente il titolo di arcangelo, così come anche nei passi biblici che si riferiscono agli altri due ultimi arcangeli riconosciuti: Gabriele e Raffaele. Per la Chiesa cattolica, la solennità liturgica dei tre santi arcangeli ricorre il 29 settembre: in ordine, san Michele Arcangelo, san Gabriele Arcangelo, san Raffaele Arcangelo. L’Arcangelo Michele il Celeste Protettore dell'Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola, è ricordato per aver difeso la fede in Dio contro le orde di Satana. Michele, comandante delle milizie celesti, dapprima accanto a Lucifero (Satana) nel rappresentare la coppia angelica, si separa poi da Satana e dagli angeli che operano la scissione da Dio, rimanendo invece fedele a Dio, mentre Satana e le sue schiere precipitano negli Inferi. L'arcangelo Michele è rappresentato in forma di guerriero, infatti porta una spada. Secondo la liturgia cristiana, Michele è l'angelo che rivelò l'apocalisse a San Giovanni. Il culto a San Michele riveste grande importanza per la Chiesa cattolica, infatti, Papa Leone XIII, ad scrisse alcune preghiere all'Arcangelo e, in atti ufficiali dichiarò ai fedeli che la preghiera a San Michele Arcangelo fu a lui dettata lettera per lettera direttamente dal “Principe delle milizie celesti» in una visione diurna e consapevole” Dal 1884, anno della sua introduzione, fino al 1965, prima della riforma del Vaticano II, alla fine di ogni Messa non cantata era obbligatorio che il sacerdote celebrante e i fedeli si mettessero in ginocchio davanti ai piedi dell'altare per pronunciare una preghiera alla "Santa Madre di Gesù Cristo Dio", e a seguire, la forma abbreviata delle Preci Leonine al Principe degli Angeli. Un regolamento preso durante il Concilio dalla Congregazione per la dottrina della fede ha abolito le preci leonine nella Forma Ordinaria del Rito Romano. Esse, tuttavia, rimangono obbligatorie nella Forma Straordinaria e possono facoltativamente essere aggiunte al Nuovo Ordo come pratica devozionale al termine della Messa. Oltre alle preci da recitarsi al termine della Messa, Leone XIII stabilì anche un rito esorcistico (l'Exorcismus in Satanam et Angelos Apostaticos) in cui, nella prima parte, “principe gloriosissimo delle milizie celesti” e “custode e patrono della Santa Chiesa” viene invocato perché venga in difesa dei cristiani contro il demonio.Lo stesso Pontefice fece pubblicare tutte queste preghiere nell'edizione (rivista più di una volta) del Messale Romano del 1884, insieme alle Messe dei Santi. Era quindi chiara e primaria l'indicazione generale che tutti riprendessero la preghiera in devozione all'Arcangelo, per poi fare di nuovo ripartire anche la devozione agli altri Santi.. Nella Chiesa cattolica e in diverse altre confessioni la posizione di "Santo Principe" comporta la venerazione dell'Arcangelo come "Principe dei Santi" e "Principe degli Angeli" (e della Milizia Angelica). Tutti gli angeli rimasti a lui fedeli e obbedienti nella Gerarchia creata sono anch'essi Angeli Santi. La devozione a San Michele Arcangelo ha permesso la nascita di diversi luoghi di culto in tutto il mondo e, in particolare, in Europa, dov'è apparso in alcune occasioni. La Chiesa ortodossa celebra l'8 novembre la festa degli Arcangeli Michele e Gabriele, e delle potenze divine. L'inno a San Michele per questa ricorrenza è composto di 24 strofe, lette da una guida:La prima basilica dedicata all'arcangelo in Occidente è quella che sorgeva su di un'altura al VII miglio della Via Salaria, ritrovata dalla Soprintendenza archeologica di Roma nel 1996; il giorno della sua dedica, officiata con ogni probabilità da un Papa prima del 450, è rimasto fino ad oggi quello in cui tutto il mondo cattolico festeggia "San Michele", ovvero il 29 settembre. La basilica in Septimo fu meta di pellegrinaggi fino al IX secolo, quando il riferimento geografico della festa del 29 settembre risulta trasferito al santuario garganico e alla chiesa di Castel Sant'Angelo a Roma. Alla fine del V secolo il culto si diffuse rapidamente in tutta Europa, anche in seguito all'apparizione dell'arcangelo sul Gargano in Puglia. Secondo la tradizione, l'arcangelo sarebbe apparso a san Lorenzo Maiorano, vescovo di Siponto l'8 maggio 490 e, indicatagli una grotta sul Gargano, lo invitò a dedicarla al culto cristiano. In quel luogo sorge tutt'oggi il santuario di San Michele Arcangelo - Celeste Basilica - (nel mezzo del nucleo cittadino di Monte Sant'Angelo), che nel Medioevo fu meta di ininterrotti flussi di pellegrini, i quali per giungervi percorrevano un percorso di purificazione lungo la Via Francigena. Fin dal VII secolo i pastori pugliesi che si recavano in transumanza sulla Majella portavano con loro il culto di San Michele Arcangelo. San Michele Arcangelo è infatti anche il patrono di Arielli, piccolo comune della provincia di Chieti attraversato interamente dal tratturo che da L'Aquila porta in Puglia e la sua festa viene celebrata il 29 settembre con grande partecipazione di popolo. A Lettomanoppello a circa 750 ms.l.m. c'è un'ampia grotta in cui è collocata una statua in pietra del santo particolarmente venerata nei secoli passati da tutti i lettesi (abitanti di Lettomanoppello) che, ogni anno, l'8 di maggio si recavano in processione dal paese fino alla grotta per celebrarvi messa. Pietro da Morrone, poi papa Celestino V, ai piedi della grotta costruì una piccola cappella. Attualmente nella grotta è collocata una copia della statua in quanto quella originale, poiché di notevole valore storico-artistico (nonché economico) dopo un tentativo di furto è custodita presso il Museo delle genti d'Abruzzo a Pescara, San Michele è inoltre il patrono di Città Sant'Angelo sempre in provincia di Pescara. Nella vita di papa Gregorio I, riportata dalla Leggenda aurea, si narra che durante una tremenda pestilenza, al termine di una processione con il canto delle litanie istituite dal papa intorno alla città di Roma, Gregorio vide apparire su Castel Sant'Angelo San Michele che deponeva la spada nel fodero, segno che le preghiere erano state ascoltate e che la terribile epidemia sarebbe cessata. Per commemorare l'episodio sul monumento fu eretta una statua raffigurante l'arcangelo. Il culto di San Michele fu assai caro ai Longobardi, e in Italia l'arcangelo Michele è patrono di molti paesi e alcune città, tra cui Gualdo Tadino, dove si svolge un Palio in suo onore. Sul monte Pirchiriano, nel territorio di Sant'Ambrogio di Torino, i Longobardi costruirono una piccola edicola dedicata all'Arcangelo Michele, che successivamente, nell'anno 986, divenne abbazia denominata sacra di San Michele. Il culto fu caro anche a san Colombano ed ai monaci colombiani di Bobbio, lo stesso santo monaco missionario irlandese fondò numerose chiese dedicati al santo nella sua opera evangelizzatrice in Europa ed eresse nel 615 l'eremo di San Michele di Coli poco distante da Bobbion Vaticano, in occasione dell'inaugurazione di una statua di San Michele Arcangelo nei Giardini Vaticani il 5 luglio 2013, Papa Francesco ha consacrato lo Stato della Città del Vaticano a San Giuseppe e a San Michele Arcangelo, principale difensore della fede. Altro luogo di venerazione dell'Arcangelo Michele è l'isolotto francese di Mont Saint-Michel. Qui, secondo la leggenda, l'arcangelo Michele apparve nel 709 a Auberto di Avranches, vescovo di Avranches, chiedendo che gli fosse costruita una chiesa sulla roccia. Il vescovo ignorò tuttavia per due volte la richiesta finché San Michele non gli bruciò il cranio con un foro rotondo provocato dal tocco del suo dito, lasciandolo tuttavia in vita. Il cranio di Sant'Uberto con il foro è conservato nella Chiesa di Saint-Gervais. Più a sud, a Le Puy-en-Velay, nell'Alvernia, è dedicata a San Michele una cappella, sita sulla punta di un antico vulcano e meta di pellegrinaggi. Giovanna d'Arco identificò nell'Arcangelo Michele una delle "Voci" che la ispirarono e la prima che le si presentò. Nella tradizione cristiana è colui che combatte e sconfigge Satana. Ecco perché il Santo è stato proclamato protettore delle forze dell'ordine da Pio XII nel 1949 in omaggio alla “lotta” che il poliziotto combatte tutti i giorni al servizio dei cittadini. Nello stesso giorno la Chiesa festeggia anche gli Arcangeli Raffaele, soccorritore, e Gabriele, annunciatore. Giorno e notte essi servono Dio e, contemplando il suo volto, lo glorificano incessantemente. La devozione all’Arcangelo Michele a Viterbo e dintorni: A Vitorchiano lo si festeggia il 29 settembre, insieme ai Santissimi Arcangeli Raffaele e Michele, come patrono del paese dal 1319 quando venne deciso di sostituire la precedente Patrona che era la Madonna Assunta con San Michele Arcangelo. La tradizione racconta che il parroco dell’epoca andò in pellegrinaggio al santuario di San Michele Arcangelo che si trova sul Gargano, in Puglia; rimasto talmente colpito dalla bellezza del luogo, decise di portare a Vitorchiano la devozione all’arcangelo Michele. Tornato in paese ed ottenuti i dovuti permessi fece eleggere il santo a nuovo patrono e di celebrarne la festa ogni anno l’8 maggio, giorno della prima apparizione sul Gargano. Da allora i Vitorchianesi ne celebrano la memoria l’8 maggio con grandi festeggiamenti e con la tradizionale processione all’antico santuario del 1358 e il 29 settembre con la tradizionale ricorrenza di San Michele delle vendemmie. A Viterbo l’Arcangelo Michele viene festeggiato come il protettore della Polizia di Stato, e a piazza del Plebiscito la chiesa di Sant’Angelo in Spatha è dedicata proprio all’Arcangelo Michele, rappresentato in una vetrata visibile sulla facciata della Chiesa. Anche a Nepi il 29 settembre ci sono celebrazioni solenni per la festa di San Michele, e qui oltre ad essere il protettore della Polizia di Stato lo è anche della Congregazione di San Michele Arcangelo. A Sutri, lungo la via Cassia, che è anche la via Francigena c’è la Chiesa di Santa Maria del Parto ricavata da un antico Mitreo pagano, e trasformata in chiesa nel Medioevo, . Del culto originario di san Michele rimangono raffigurazioni sulla volta a botte, dove l’Arcangelo ha il volto sbalzato nel rilievo della roccia, indossa il loron in segno di appartenenza all’esercito celeste, protettore dei cavalieri cristiani, databile all’VIII-IX secolo; e sull’arco sopra la porta, datato agli inizi del 1300, che raffigura il miracolo del toro e del pastore sul Monte Gargano. Non lontano da Viterbo, su uno sperone tufaceo che domina la bellissima valle Suppentonia, Castel Sant’Elia ospita una delle basiliche più suggestive di tutta la regione. Dedicata a Sant’Elia, ed eretta secondo la tradizione sul Tempio di Diana Cacciatrice, la basilica è sovrastata da una parete tufacea sul bordo della quale sorge la Chiesa di San Michele Arcangelo ad Rupes dalla quale un lungo cunicolo con 144 gradini scavati nella roccia conduce al santuario di Maria Santissima ad Rupes. Qui si venera un’immagine della Vergine del XVI secolo, a testimonianza della trasformazione di molti santuari micaelici in mariani. Fotografie Chiesa di Sant'Angelo in Spatha Viterbo centro storico Chiesa di Sant'Angelo in Spatha foto Anna Zelli Chiesa di Sant'Angelo in Spatha foto Anna ZelliInterno Chiesa Sant'Angelo in Spatha piazza del Comune Viterbo Interno Chiesa Sant'Angelo in Spatha piazza del Comune Viterbo Interno Chiesa Sant'Angelo in Spatha piazza del Comune Viterbo Interno Chiesa Sant'Angelo in Spatha piazza del Comune Viterbo Interno Chiesa Sant'Angelo in Spatha piazza del Comune Viterbo Stemmi chiesa Sant'Angelo in Spatha Viterbo centro storico Stemmi Chiesa di Sant'Angelo in Spatha. piazza del Plebiscito ViterboSan Michele Arcangelo vita opere storia San Michele Arcangelo, vita opere storia, informazioni foto Anna ZelliDa vedere alla Chiesa di Sant'Angelo in Spatha piazza del Plebiscito Viterbo
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