Via Aurelio Saffi, Viterbo, info e foto a cura di Anna Zelli sito ufficiale web www.annazelli.com
via Aurelio Saffi Viterbo |
via aurelio saffi via cavour viterbo centro storico | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
VIA AURELIO SAFFI |
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Ex Chiesa San Leonardo
Palazzo Nini
Maidalchini
Archi piazza Plebiscito
Antica sede Magistratura
Archi Casa V. Pagnotta
Terme
del Bacucco Non sono terme:
Ruzzola D'Orlando
San Pellegrino in Fiore
Guida Turistica Viterbo
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Via Aurelio Saffi, Viterbo centro storico, la via è dedicata ad Aurelio Saffi che è stato un patriota e politico italiano, del Risorgimento italiano, appartenente all’area repubblicana radicale incarnata da Giuseppe Mazzini, di cui è considerato l'erede politico.La via va da piazza Fontana Grande a piazza Mario Fani a piazza delle Erbe, attraverso una scalinata si va a via Cavour, da qui si è a via Saffi, le vie che incrocia sono : via della Pace, via del Collegio, via della Fontanella Sant'Angelo,via San Martino, via San Giacomo, via San Cristoforo, e il vicolo Sant'Angelo. Arrivati a piazza delle Erbe si è vicini a via Roma e a piazza del Plebiscito e a Corso Italia. Molte sono le cose da ammirare a via Saffi, la Ex Chiesa di San Martino, la casa Poscia con il suo splendido profferlo, la Chiesa di Santa Croce dei Mercanti, la ex chiesa dei SS Giacomo e Martino,la chiesa di Sant'ignazio, la torre che fa angolo con via della Pace, l'imponente palazzo Gentili sede della Provincia di Viterbo.La via Saffi prende il nome da un triumviro della Repubblica Romana, in precedenza si chiamava via del Melangolo, probabilmente per la presenza di un esemplare di questa pianta.Si chiamò anche via del Macel Minore, per la presenza di botteghe di macellai, botteghe che furono chiuse nel 1448. In origine il tratto della via che va da piazza delle Erbe a piazza Mario Fani, si chiamava via Santa Croce dei Mercanti, dal nome della chiesa che ancora oggi, sia pure sconsacrata, si trova su via Saffi. AURELIO SAFFI Aurelio Saffi
Marco Aurelio Saffi vita opere storia, uomo politico e scrittore, a lui è dedicata una via a Viterbo nel centro storico, nacque a Forlì, il 13 ottobre 1819 – morì a San Varano in provincia di Forlì, il 10 aprile 1890, è stato un patriota italiano, importante figura del Risorgimento italiano, appartenente all’area repubblicana radicale incarnata da Giuseppe Mazzini, di cui è considerato l'erede politico. Avvocato, di idee liberali, accolse con entusiasmo le prime iniziative riformatrici di Pio IX ma, deluse le aspettative riposte nel pontefice, si avvicinò a G. Mazzini. Divenuto sostenitore della causa repubblicana, fu l'estensore del manifesto, volto a rivendicare la Costituzione, approvato dai circoli popolari e patriottici della Romagna, nel dic. 1848. Deputato alla Costituente (genn. 1849), allorché fu proclamata la Repubblica romana fu nominato ministro degli Interni e, il 29 marzo, entrò nel triunvirato con G. Mazzini e C. Armellini. Caduta la Repubblica, si rifugiò in Svizzera poi in Francia e a Londra, ma nel 1853 tornò in Italia per organizzare l'insurrezione in Romagna. Esule nuovamente in Inghilterra (1853-60), al suo ritorno in patria fu nominato direttore del Popolo d'Italia, fondato nel 1860 da Mazzini. Deputato dal 1861, si dimise dopo lo scontro di Aspromonte e tornò a Londra (1862). Rientrato definitivamente in Italia nel 1867, si dedicò agli studî storici, pur mantenendo il proprio impegno politico: nel 1874 subì un breve arresto per i fatti di villa Ruffi. Dal 1877 insegnò diplomazia e storia dei trattati all'univ. di Bologna. Ebbe una formazione universitaria giuridica a Ferrara, ma iniziò l'attività politica nella sua città natale, mettendosi a disposizione per l'amministrazione delle istituzioni locali. Nel suo bagaglio culturale, oltre a Mazzini, figura anche l'abate Antonio Rosmini, filosofo e propugnatore dell'idea neoguelfa che prevedeva l'Italia organizzata come una federazione di Stati, governata dal Papa. Forlì allora era retta da un Cardinal legato, in quanto parte dello Stato Pontificio; Aurelio Saffi fu consigliere comunale e segretario della Provincia nel biennio 1844-1845. Si accostò presto alle posizioni mazziniane, tanto che nel turbolento anno 1849 partecipò alla principale operazione politica che coinvolse Mazzini: la nascita della Repubblica Romana. Nella capitale il potere fu abbandonato da Pio IX, fuggito a Gaeta dopo violente proteste popolari nel novembre 1848, e affidato ad un'Assemblea costituente che, secondo Mazzini, avrebbe dovuto ricalcare le teorie politiche democratiche più avanzate, all'epoca rappresentate dagli Stati Uniti d'America. Alla vicenda romana, Saffi prese parte prima come deputato all'Assemblea costituente (eletto a Forlì) e come ministro degli Interni, poi come componente del Triumvirato a capo del potere esecutivo, assieme a Carlo Armellini e allo stesso Mazzini. Tale esperienza politica fu di breve durata, poiché la nuova Repubblica cadde nel luglio 1849. Ritiratosi in esilio a Civezza, in Liguria, raggiunse successivamente Mazzini in Svizzera, per poi trasferirsi con lui di nuovo a Londra. Bologna: la casa dove abitò Aurelio Saffi, oggi parte della cittadella universitari Ritornò in patria solo nel 1852, per pianificare una serie di moti rivoluzionari che ebbero luogo a Milano l'anno successivo. Fallito il progetto e condannato in contumacia a vent'anni di carcere, riparò ancora in Inghilterra. A Londra Aurelio sposò, nel 1857, Giorgina Janet Craufurd, da allora nota come Giorgina Saffi (Firenze, 1827 - San Varano di Forlì, 1911) figlia dello scozzese Sir John Craufurd e della nobile Sophia Churchill, ardente mazziniana ed esponente del movimento femminista risorgimentale italiano. Ebbero quattro figli, tutti maschi: Giuseppe Attilio (nato a Londra, 1858 - 1923), Giovanni Emilio (nato a Napoli, 1861 - 1930), Carlo Balilla Luigi (nato a Genova, 1863 - 1896) e Rinaldo Arturo (nato a San Varano di Forlì, 1868 - 1929). Nel 1860, fu a Napoli, per ricongiungersi nuovamente con Mazzini. Nel 1861 venne eletto deputato al parlamento del nuovo Regno d'Italia nel collegio di Acerenza. Dopo pochi anni, nel 1864, tornò a vivere a Londra dove rimase fino al 1867, quando si stabilì definitivamente nella villa della campagna di San Varano (una frazione di Forlì). Nell'agosto del 1874 fu arrestato a Rimini insieme con altri esponenti repubblicani con l'accusa di partecipazione ad un'insurrezione di stampo antimonarchico. Fu prosciolto nel dicembre dello stesso anno. Saffi, in realtà, è costantemente stato sostenitore di una concezione municipalista della vita politica.A Forlì promosse la fondazione del Circolo Giuseppe Mazzini, di cui fu anche il primo presidente. Il Circolo poi divenne un centro di iniziativa politica noto a livello nazionale. Nel 1877, si trasferì a Bologna, dove cominciò la carriera di docente di Diritto pubblico presso la locale Università. Nel frattempo si occupò della memoria storica dell'amico Mazzini, morto il 10 marzo 1872, curandone gli scritti e la loro pubblicazione. Morì nella sua casa a 70 anni Massone, fu iniziato il primo marzo 1862 nella loggia Dante Alighieri di Torino, il 25 dicembre 1885 fu affiliato alla loggia romana Propaganda massonica del Grande Oriente d'Italia. Bibliografia .tratto da wikipedia e dalla Treccani CASA POSCIA Casa Poscia via Saffi Viterbo Casa Poscia palazzo e proferlo, via Saffi, Viterbo, ci si arriva dalla scalinata a via Cavour, di fronte al palazzo Brugiotti. La casa prende il nome dalla famiglia Poscia,di origine orvietana, che fu una delle ultime famiglie illustri che ne ebbe il possesso nei primi dell'ottocento., oggi è una proprietà privata, e nel 2020 è anche in vendita. Ha un magnifico e ben conservato profferlo, il palazzo risale al XIV secolo ed è un tipico esempio dell'architettura viterbese. Il profferlo di origine medioevale e caratteristico dell'antica edilizia viterbese ha una scala esterna con una unica rampa di gradini, impostata su un semiarco, al di sopra del quale c'è un ballatoio con il parapetto. Lo scopo di questa scala era quello di dare accesso alla casa e nel contempo di ridurre lo spazio sulla via già abbastanza stretta, oltre a questo, aveva anche uno scopo difensivo, nel caso ci fossero state delle indesiderate intrusioni, un modo per difendere la proprietà, infatti la persona era in alto, ed aveva la situazione sotto controllo, ed aveva, inoltre, a sinistra la protezione del muro e con la mano destra poteva liberamente maneggiare un'arma. La parte sottostante all'arco, era costituita da un ambiente di solito utilizzato o come magazzino o come bottega. Se usato per scopi commerciali poteva esporre esternamente la mercanzia ed essere protetto in caso di pioggia. Il profferlo della casa Poscia è realizzato a sbalzo con una decorazione ad intaglio. Probabilmente l'assetto architettonico derivava dalla vicina città di San Martino al Cimino, mentre le decorazioni sono viterbesi. In origine la casa era a due piani, Non si sa chi sia stato il primo proprietario, ad ogni modo nei paraggi c'erano delle proprietà dei Colonna di Roma . Lo stemma è in peperino ma è illeggibile, forse della famiglia dei prefetti di Vico, famiglia odiata dai viterbesi, in quanto si vede un'aquila con otto pani. Secondo lo Scriattoli, la casa appartenne probabilmente a Pietro Paolo Braca, capitano viterbese, molto famoso, guerriero e vicerè del reame di Napoli, onorato nel 1404 dal re Ladislao.Un'altra ipotesi è che la casa sia appartenuta alla famiglia della Bella Galliana moglie di Veraldo dei Brettoni, i futuri Gatti che avevano delle proprietà nella contrada San Lorenzo , nella parrocchia di San Giacomo e nei pressi della attuale via Cavour, consistente in case, mulini ed orti. Secondo la leggenda la bella Galliana si sarebbe affacciata al balcone ed essendo molto belle ricevette i complimenti da quei cavalieri che la riconoscevano come consorte ideale, di lei si invaghi un barone romano che non potendola avere in sposa, la uccise. Nel 1903 vi furono dei restauri commissionati a spese del Comune ed eseguiti dallo scalpellino Giovanni Nottola. Stemma casa Poscia Stemma della casa Poscia, via Saffi, Viterbo, lo stemma è in peperino ma è illeggibile, forse della famiglia dei prefetti di Vico, famiglia odiata dai viterbesi, in quanto si intravede un'aquila con otto pani. CHIESE VIA SAFFI Ex Chiesa San Martino (scomparsa) Ex Chiesa di San Martino, era tra via Cavour, via Saffi, Viterbo. alcune testimonianze di questa chiesa che fu distrutta per l'apertura della via Nova, o Farnesiana, oggi via Cavour, sono sulla facciata di un edificio di fronte alla casa Poscia che si trova su via Saffi, prendendo la scalinata che porta da via Cavour a via Saffi, questo edificio è sul lato sinistro. Qui un tempo sorgeva la Chiesa di San Martino, le cui prime testimonianze risalgono al 1160. Al complesso di San Martin, appartenevano la Chiesa, un antistante portico, un chiostro, che risaliva al 1218, la casa parrocchiale e un vasto orto. Dal 1326 era tenuta dall'Arte degli ortolani. Oltre ad essere una chiesa era anche una Collegiata, retta da un priore e da alcuni canonici. Si ricorda di questa chiesa un soffitto dipinto nel 1490 da Sebastiano di Valentino Pica. All'interno della chiesa vi era la cappella di San Paolo, di cui si ha menzione dal 1465 ed un'altra cappella era dedicata ai Santissimi Sebastiano e Rocco, nominata nel 1542. Nel 1573 la chiesa era ancora attiva, e si ricorda la Sacra Visita che vi fece il Cardinale Alfonso Binnarino, il 7 gennaio 1573 che qui celebrò anche una messa. Purtroppo questa chiesa si trovava nel nuovo asse stradale, e pertanto nel 1576, dopo l'autorizzazione del Cardinal Gambara, venne demolita. Nel 1577 quindi, vennero demoliti la chiesa, il chiostro ed una parte della casa parrocchiale, venne acquistato anche l'orto e venduta la campana alla compagnia della Misericordia.. Oggi rimane una parte della casa parrocchiale con ingresso su via Saffi, uno stemma, le finestre , gli architravi con le due scritte del Priore Luca che nel 1487 eseguì i restauri, al numero civico 93 di via Saffi c'è un altorilievo che rappresenta San Martino a cavallo che dona il suo mantello al povero. Stemmi lapidi Ex Chiesa San Martino Stemmi lapidi ex Chiesa di San Martino, via Cavour e via Saffi, Viterbo, rimangono di questa antica chiesa, una parte della casa parrocchiale con ingresso su via Saffi, uno stemma, le finestre , gli architravi con le due scritte del Priore Luca che nel 1487 eseguì i restauri, mentre al numero civico 93 di via Saffi c'è un altorilievo che rappresenta San Martino a cavallo che dona il suo mantello al povero. Stemmi ed immagine S.Martino Altorilievo di San Martino, via Saffi, Viterbo, è raffigurato San Martino che dona il suo mantello ad un povero, e si notano anche 2 stemmi. San Martino di Tours San Martino di Tours vita,opere,storia,Viterbo, nacque a Sabaria, Pannonia, attuale Ungheria, all’incirca nel 316 e morì a Candes l’8 novembre 397. Fu vescovo nel IV secolo. Esecitò il suo ministero in Gallia durante il periodo del tardo impero romano e fu uno dei primi non martiri cristiani ad essere proclamato santo dalla Chiesa Cattolica e fondatore del monachesimo. Il suo culto è venerato anche dalla chiesa Ortodossa e copta, lo si ricorda, l’11 novembre, data in cui si svolsero nel 397 i suoi funerali nell’odierna Tours. Il padre di San Martino era un tribuno romano militare e diede al figlio il nome di Martino in onore al dio pagano Marte, dio della guerra. Era ancora un bambino quando la famiglia si trasferì a Pavia dove il padre ormai veterano aveva ricevuto un podere, ed è a Pavia che trascorse la sua infanzia. A dieci anni fuggì di casa per due giorni per rifugiarsi in una chiesa. Giovanissimo si arruola nella cavalleria imperiale in quanto un editto del 311 ordinava ai figli dei veterani di arruolarsi nell’esercito romano e pertanto venne reclutato nelle Scholae imperiali ed inviato successivamente in Gallia, presso la città di Amiens; fu qui che passò la maggior parte della sua vita come soldato della guardia imperiale che garantiva l’ordine pubblico, la protezione della posta imperiale, il trasferimento dei prigionieri e la sicurezza di personaggi importanti. Martino svolgeva la sua attività come soldato della ronda notturna, che si occupava anche dell’ispezione dei posti di guardia oltre alla sorveglianza notturna delle guarnigioni. Fu proprio durante una di queste ronde che avvenne la sua conversione al Cristianesimo. Era il 335, l’inverno era particolarmente rigido e Martino vide un mendicante seminudo e sofferente, vedendolo tagliò in due il suo mantello militare e condivise la metà con il mendicante, il giorno seguente durante il sonno, vide Gesù indossare la metà del suo mantello, e dire “Ecco qui Martino,soldato romano, che benché non battezzato, mi ha rivestito”. Al risveglio Martino vide che il suo mantello militare era integro, fu allora che si convertì al Cristianesimo, e venne battezzato la Pasqua seguente. Martino per altri venti anni continuò nella sua carriera militare, rimase nell’esercito, sempre come non combattente, finchè raggiunse il grado di ufficiale nelle alae scholare, che era un corpo militare scelto. A 50 anni in seguito ad un contrasto con Giuliano che era il Cesare dei Galli, conosciuto come l’Apostata, Martino lasciò l’esercito ed iniziò una nuova vita. Si impegnò molto nella lotta contro l’eresia ariana, che fu condannata al Primo Concilio di Nicea del 325. A causa di questo suo impegno venne frustato nella sua nativa Pannonia, cacciato dalla Francia, e da Milano, dove erano stati eletti dei vescovi ariani. Nel 357 andò nell’isola Gallinara ad Albenga in provincia di Savona, e per quattro anni condusse una vita da semi eremita, in quanto le cronache narrano che fu in compagnia di un prete. In quest’isola Martino credendola commestibile, mangiò le foglie di una pianta chiamata elleboro, che essendo velenosa, lo intossicò si trovò in punto di morte, ma pregò e si salvò. Tornò quindi a Poitiers, quando nel frattempo era stato eletto un vescovo cattolico. Divenne monaco e fu seguito da altri compagni, decise quindi di fondare uno dei primi monasteri d’occidente a Ligugè, avendo la protezione del vescovo Ilario. Nel 371, per volere dei cittadini di Tours, Martino venne istituito vescovo della città. Nonostante l’importante carica, continuò ad abitare in una casa modesta, si fece promotore della divulgazione della fede cristiana, e creò nuove comunità di monaci. Continuò anche la lotta contro l’eresia ariana ed il paganesimo rurale, fece chiudere i cortei funebri in quanto sospettati di paganesimo. Nel suo peregrinare, predicava la fede, battezzava persone, fece distruggere i templi , gli alberi e gli idoli pagani, dimostrando però sempre misericordia e compassione con chiunque. Divenne ben presto noto per le sue qualità di taumaturgo e di cristiano caritatevole, giusto e sobrio. Martino a differenza di altri vescovi del tempo aveva una buona conoscenza della vita di campagna, ed era un uomo di preghiera e di azione. La sua attenzione era rivolta soprattutto all’evangelizzazione delle campagne. Nel 375, fondò a Tours un monastero, dove non c’erano regole particolari e la vita monastica era incentrata sulla condivisione, la preghiera e l’ evangelizzazione. Martino morì nel 397, l’8 novembre a Candes Saint Martin, dove si era recato per pacificare il clero locale. Gli sono attribuiti molti miracoli, tra questi tre casi di “resurrezione”, ed è ricordato come “colui che resuscitò tre morti”. Il mantello militare di San Martino è conservato nella collezione delle reliquie dei re Merovingi dei Franchi. Il termine medioevale che designava il mantello corto era “cappella”, e questo termine, di cappella, venne esteso a coloro che erano incaricate della sua conservazione designandoli come “cappellani”, ed il luogo preposto a tale tutela venne chiamato cappella. Fin dal Medioevo in Europa ed in Italia gli furono dedicate molte chiese, a Viterbo una di queste era nei pressi delle attuali via Cavour e via Saffi, ma venne demolita per l’apertura della via Nova o Farnesiana oggi via Cavour. Alcune testimonianze sono sula facciata di una casa posta alla sinistra della scalinata che da via Cavour porta a via Saffi. Ex Chiesa Santa Croce dei Mercanti Ex Chiesa di Santa Croce dei Mercanti, via Saffi, Viterbo, già esistente nel 1073, venne rifatta da Angelo Tavernini, Tesoriere del Patrimonio, è stata sede della Biblioteca Provinciale Anselmi. Il portale ha un arco tondo elegantemente decorato da elementi geometrici e floreali, con tralci di vite, con una esile colonna a torciglione. In alto vi è una lunetta senza decorazioni. Questo portale dovrebbe risalire al 1371, in quanto è simile a quello di Santa Maria della Salute a via Ascenzi. Sul lato del vicolo, c'è il lato esterno sinistro della chiesa, dove si vedono resti di strutture duecentesche, delle finestre a feritoia, pietre basilari che derivano da un antico ponte etrusco-romano, che ci da l'idea di come doveva essere la preesistente chiesa. Oggi, questa chiesa, sconsacrata è adibita dalla Provincia di Viterbo a sede di eventi culturali Nel '600 questa chiesa ospitò il Collegio dei Gesuiti. poi nel 1774 con la soppressione di questo ordine fu destinata a sede del Seminario Diocesano. Dopo l'unità d'Italia, ci fu l'esproprio degli immobili ecclesiastici, ma la comunità religiosa si oppose e alla fine nel 1933 questa chiesa venne acquistata dalla Provincia e qui vi sistemò gli uffici della Questura. Chiesa Sant'Ignazio Chiesa di Sant'Ignazio, piazza Mario Fani, questa chiera già della Compagnia di Gesù, fu iniziata la sua costruzione nel 1662, sotto il patrocinio della Famiglia Bussi, poi riedificata su disegno di Federici nel 1882. La facciata molto severa ha un bellissimo ingresso di ispirazione rinascimentale, ha in alto, una grande lunetta. L'interno è in uno stile barocco molto sobrio, i pilastri sono ornati da stucchi colorati In alto si ammira la cupola. Appena entrati, sulla destra c'è il quadro raffigurante Angeli Ascendenti, del quale si ignora l'autore. L'altare maggiore posto tra due ordini di colonne, in alto è decorato dalla scena della Gloria Celeste e l'Apparizione del Cristo con la Croce vi è un elemento marmoreo a ricordo di Papa Leone XIII, a sinistra, un'epigrafe a ricordo della consacrazione della chiesa avvenuta nel 1672 presente il Vescovo Brancaccio. Qui vi è il quadro raffigurante Sant'Ignazio opera di Mazzanti. Sul lato sinistro c'è la Cappella Calabresi, con una Madonna attribuita al Mazzanti. Su un lato vi è un dipinto dell'apparizione del Cristo ad un malato sofferente nel suo letto di dolore.In Sacrestia, c'è un prezioso piccolo quadro della crocefissione attribuito allo stesso Michelangelo, lasciato in dono alla chiesa da Paolo Brunamonti affinchè fosse posto sul tabernacolo dell'Altare Maggiore. Lla chiesa di Sant'Ignazio fino alla metà del '900 era il ritrovo della Viterbo bene, che partecipava alla messa domenicale, ma ormai è chiusa al culto da anni. Oggi nel 2020 la chiesa è la sede del Patriarcato Romeno che qui ha la sede della Diocesi d'Italia, ha assunto il nome di Parrocchia Ortodossa Romena di San Callinico di Cernica. Il campanile è visibile da via del Collegio. Ex chiesa San Giacomo e Martino
Ex Chiesa San Giacomo Ex chiesa di San Giacomo e Martino, via Saffi, Viterbo, è nota nel 1236 ed è annoverata tra le chiese minori della città di Viterbo. Venne elevata a parrocchia, nel XV secolo ed era tra le chiese più ricche di suppellettili e di dipinti. Tra il 1429 e il 1473 nella chiesa sono documentate sei cappelle, alcune delle quali erano appannaggio delle maggiori corporazioni di arti e professioni presenti e attive nella Città, numerose erano anche le cappelle: tra queste, la cappella di S. Anna, era sotto la cura dell’Arte degli Speziali, le cappelle di San Giovanni Battista, di San Gregorio erano nel portico della chiesa, la cappella dell’Annunziata, la cappella di S. Caterina e la cappella dei Santisimi Pietro e Paolo, quest’ultima apparteneva all’Arte dei Falegnami. Nel 1470 venne costruito il campanile, mentre al 1494 risale un inventario delle suppellettili che attestava la ricchezza di questa Chiesa,tra le sue proprietà c’era un tabernacolo d’argento ed una statuetta di legno dorato. Nel 1569 le rendite della chiesa divennero meno consistenti e la parrocchia venne unita a quella di San Martino. Ma poco dopo, la chiesa di San Martino venne demolita per l’apertura della Via Farnesiana oggi via Cavour; il ricavato dell’espropriazione venne impiegato per il restauro della chiesa di San Giacomo che, venne ricostruita su disegno di Giovanni Malanca, e quindi, tornò ad essere sede della parrocchia sotto il duplice titolo dei Santissimi Giacomo e Martino. La ricostruzione di San Giacomo si protrasse per lungo tempo, essendo necessario demolirla dalle fondamenta. Nelle operazioni di restauro vi fu la ristrutturazione di una parte del campanile e la sistemazione dell’area competente ad una casa limitrofa. Ai lavori parteciparono: papa Gregorio XIII che, nel 1581, autorizzò l’affrancazione di canoni e censi per ricavarne le risorse necessarie all’esecuzione dei lavori; Onorato di Ser Mattia, notaio e cancelliere del Comune, nel 1587 donò una somma per dipingere la cappella dedicata alla Madre di Dio; e lo stesso Comune nel 1624, contribuì con 300 scudi alla ricostruzione della facciata. La chiesa era tra le preferite della popolazione, e qui si annovera anche la presenza di molte confraternite, ma a seguito della peste questa chiesa subì una battuta d’arresto. Vi furono vari interventi di restauro, uno nel 1828, ed un altro nel 1904, e si ebbe la riapertura della chiesa nel 1950. Successivamente, però la chiesa è stata chiusa al culto. Oggi , è sede di importanti iniziative culturali della città. San Giacomo Apostolo San Giacomo Apostolo il Maggiore San Giacomo Apostolo, detto “Il Maggiore”, vita opere storia,, a lui era dedicata insieme a San Martino, la ex Chiesa dei Santi Giacomo e Martino, a via Saffi, Viterbo. Era un apostolo, uno che fu accanto a Gesù, assistette con Pietro alla Trasfigurazione, alla resurrezione della figlia di Giairo e alla notte del Getsemani. Morì martire nel 42. La sua popolarità è dovuta alle spoglie, traslate da Gerusalemme in Spagna, e scoperte al tempo di Carlomagno divenute meta di grandi pellegrinaggi medioevali. Il “Cammino di Santiago” ancora oggi è battuto da milioni di pellegrini ed è Patrimonio dell’Umanità Unesco. È protettore di pellegrini, viandanti, cavalieri e soldati. Il sepolcro contenente le sue spoglie, traslate da Gerusalemme dopo il martirio, sarebbe stato scoperto al tempo di Carlomagno nell’814. La tomba divenne meta di grandi pellegrinaggi medioevali, tanto che il luogo prese il nome di Santiago (da Sancti Jacobi, in spagnolo Sant-Yago) e nel 1075 fu iniziata la costruzione della grandiosa basilica a lui dedicata in Galizia, nel Nord della Spagna. Ancora oggi il Cammino di Santiago è una delle mete europee e internazionali più frequentate dai pellegrini. È detto “Maggiore” per distinguerlo dall’apostolo omonimo, Giacomo di Alfeo. Lui e suo fratello Giovanni sono figli di Zebedeo, pescatore in Betsaida, sul lago di Tiberiade. Chiamati da Gesù (che ha già con sé i fratelli Simone e Andrea) anch’essi lo seguono (Matteo cap. 4). Nasce poi il collegio apostolico: "(Gesù) ne costituì Dodici che stessero con lui: (...) Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo di Zebedeo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanerghes, cioè figli del tuono" (Marco cap. 3). Con Pietro saranno testimoni della Trasfigurazione, della risurrezione della figlia di Giairo e della notte al Getsemani. Conosciamo anche la loro madre Salomè, tra le cui virtù non sovrabbonda il tatto. Chiede infatti a Gesù posti speciali nel suo regno per i figli, che si dicono pronti a bere il calice che egli berrà. Così, ecco l’incidente: "Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono". E Gesù spiega che il Figlio dell’uomo "è venuto non per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti" (Matteo cap. 20). E Giacomo berrà quel calice: è il primo apostolo martire, nella primavera dell’anno 42. "Il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni" (Atti cap. 12). Questo Erode è Agrippa I, a cui suo nonno Erode il Grande ha fatto uccidere il padre (e anche la nonna). A Roma è poi compagno di baldorie del giovane Caligola, che nel 37 sale al trono e lo manda in Palestina come re. Un re detestato, perché straniero e corrotto, che cerca popolarità colpendo i cristiani. L’ultima notizia del Nuovo Testamento su Giacomo il Maggiore è appunto questa: il suo martirio. Dopo la decapitazione, secondo la Legenda Aurea, i suoi discepoli trafugarono il suo corpo e riuscirono a portarlo sulle coste della Galizia. Il sepolcro contenente le sue spoglie sarebbe stato scoperto nell'anno 830 dall'anacoreta Pelagio in seguito ad una visione luminosa. Il vescovo Teodomiro, avvisato di tale prodigio, giunse sul posto e scoprì i resti dell'Apostolo. Dopo questo evento miracoloso il luogo venne denominato campus stellae ("campo della stella") dal quale deriva l'attuale nome di Santiago de Compostela, il capoluogo della Galizia. Eventi miracolosi avrebbero segnato la scoperta dell'Apostolo, come la sua apparizione alla guida delle truppe cristiane della reconquista nell'840, durante la battaglia di Clavijo e in altre imprese belliche successive, le cui vittorie sui musulmani gli meritarono nella fantasia popolare altomedievale il soprannome di Matamoros (Ammazzamori), che comunque perdurò e rimane. La tomba divenne meta di grandi pellegrinaggi nel Medioevo, tanto che il luogo prese il nome di Santiago e nel 1075 fu iniziata la costruzione della grandiosa basilica a lui dedicata, meta ogni anno di milioni di pellegrini provenienti da ogni parte d'Europa e del mondo. Tratto da : https://www.famigliacristiana.it/articolo/san-giacomo-l-apostolo-che-ha-messo-in-moto-l-europa.aspx. PALAZZO GENTILI Palazzo Gentili Viterbo
Palazzo Gentili, tra via Cavour 18, via Fontanella Sant'Angelo e via Saffi, Viterbo, qui su via Cavour,si trova l'ingresso secondario del palazzo che fu della famiglia Costaguti, poi dei Galeotti, poi dei Gentili, oggi è la sede dell'Amministrazione Provinciale Sul grande portale di via Cavour c'è lo stemma della Provincia. A seguito dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, l'edificio è stato interamente ricostruito. Il vecchio impianto, fu nel seicento unito alla proprietà della famiglia ghibellina degli Amfanelli o Lamfanelli, i quali seguirono le stesse sorti dei Vico, obbligati dalla cittadinanza e da Papa Bonifacio IX Tomacelli sul finire del XIV secolo, ad abbandonare Viterbo e a ritirarsi a Vetralla.In quel periodo venne tolta la carica di prefetto a Giovanni Sciarra Di Vico. Nel 1439, Giovanni Pietruccio detto il Crocifisso donò il Palazzo al Convento degli Agostiniani della Trinità e a un gruppo di monache della Penitenza diede la possibilità di stabilirsi in una parte del palazzo, senza limiti di tempo, tra esse vi era donna Caledonia di Viterbo,le quali vi rimasero per 40 anni, fino al 1479 quando Papa Sisto IV concesse loro il monastero di San Simeone. Quindi i frati Agostiniani assunsero il totale possesso del palazzo, quando però gli Agostiniani vendettero il palazzo, contravvenendo ad una precisa disposizione di Giovanni di Pietruccio, ne persero il possesso e la proprietà tornò agli eredi.. Al tempo l'unica erede era Caterina, moglie di Alessandro Filippeschi, di origine orvietana, e proprietaria del Castello dI Carnajuola. da Caterina, il palazzo passò al figlio Cuccio e poi ai figli Paride e Felice, i quali saputo della vendita da parte dei frati Agostiniani, ottennero di rientrare in possesso del bene. Diedero allora, la procura a vendere a Piergentile dei Conti di Pitigliano, e nel 1479 la proprietà passò a De Benignis. In seguito venne dagli eredi venduto a Giovanni Mancini e poi nel 1654 al Cardinale Francesco Maidalchini, nipote di Donna Olimpia, moglie di Camillo Panfili, fratello di Papa Innocenzo X. Probabilmente fu in questo periodo che si ebbero degli ampliamenti, con il prolungamento della facciata verso il confinante palazzo del Marchese Giovan Giorgio Costaguti, poi Galeotti, ad imitazione dell'altra metà. Nel 1677, il cardinale vendette il palazzo al viterbese Paolo Bruni de Franceschini, da lui passò alla vedova Angela Vittori, la quale voleva che la proprietà fosse destinata ad un pio monastero.Ma benchè il palazzo fosse destinato a brefotrofio, il Caracciolo lo alienò ad Alessandro Tozzi, e successivamente le figlie Angela, Arcangela e Mariangela, lo rivendettero al nobile Stefano Cancelli, ma questi non pagò il dovuto, fu messo all'asta e nel 1772 Monsignor Pietro di Lignè, capo dei cursori papali, aggiudicava a Roma, il palazzo tanto conteso a Giunio e Cesare Gentili, figli di Innocenzo, un nobile viterbese e Conte del Sacro Romano Impero Da Giunio passò a Francesco, poi a Giuseppe e infine al Conte Francesco De' Gentili. L'ultimo proprietario fu il Conte Giuseppe Siciliano de' Gentili, il quale intono al 1950 vendette la proprietà alla Deputazione Provinciale, E dopo la Seconda Guerra Mondiale, ricostruito, divenne sede dell'Amministrazione Provinciale. Forse della antica costruzione resta uno spigolo su via Fontanella di Sant'Angelo, dove vi è fissato un grifo in ferro battuto. Le finestre del primo piano sono riccamente decorate ed uniche nel loro genere a Viterbo. Nella parte che affaccia su piazza Mario Fani c'è una bella loggia con tre archi a tutto sesto ed un portale sul cui architrave c'è la scritta " Franciscus Galeottus". All'interno del palazzo, vi è un cortile ed una fontana, che proviene dal palazzo Macchi, che si trova in piazza Luigi Concetti, una famiglia originaria di Capodimonte che si stabilì a Viterbo nei primi dell'ottocento. La fontana risale al XIX secolo,è posta in una nicchia con una vasca ellittica ed una coppa su una balaustra., nella coppa è collocato un gruppo marmoreo raffigurante due tritoni le cui code intrecciandosi sostengono lo stemma della Famiglia Macchi.Sul lato destro del portale che affaccia su via Cavour c'è una lapide,che ricorda come la sera del 3 settembre 1967 il trasporto della Macchina di S. Rosa, all’epoca intitolata Volo d’Angeli, fu interrotto su Via Cavour dopo un pericoloso sbandamento della struttura prodigiosamente contenuto dai facchini. Per ricordare quell’evento e e commemorarne lo scampato pericolo, il costruttore, Giuseppe Zucchi, della Macchina fece realizzare un’epigrafe da incastonare all’altezza della fermata. Stemmi Palazzo Gentili Stemmi e lapide a palazzo Gentile, Viterbo, tra via Cavour, via Fontanella Sant'Angelo e via Saffi, su via Cavour c'è lo stemma della Provincia di Viterbo, mentre su via Saffi, all'terno del cortile dove c'è la fontana del '900 c'è lo stemma della famiglia Macchi. Sul lato che affaccia su piazza Mario Fani, vi è lo stemma di Viterbo. Sul lato sinistro su un architrave è inciso il nome dei vecchi proprietari, i Galeotti. Cortile e fontana del palazzo Gentili, Viterbo, non visitabile, La fontana risale al XIX secolo,è posta in una nicchia con una vasca ellittica ed una coppa su una balaustra., nella coppa è collocato un gruppo marmoreo raffigurante due tritoni le cui code intrecciandosi sostengono lo stemma della Famiglia Macchi TORRE SPIGAGLIA O DEL MERANGOLO Torre Spigaglia via Saffi Torre Spigaglia Merangolo via Saffi Torre Spigaglia o del Melangolo via Saffi, Viterbo, centro storico,è una torre ben conservata, fa angolo con via della Pace.E' al civico 132, Il prospetto è a mattoni a faccia vista, solo una finestra al primo piano ha una sottile cornice, non ci sono stemmi ma poichè la zona era dominata dalla potente famiglia Gatti, è probabile appartenesse a loro.Si ha notizia dai documenti storici che nel 1604 la torre appartenesse a Senso Galera. Nella seconda metà del seicento fu di proprietà di Lorenzo Genovese dopo la sua morte passò nel 1695 alla famiglia Spigaglia. Ci furono vari passaggi, nel 1842 la torre su tre livelli ed otto piani, passò a Giuseppe Granati fu Clemente ,gioielliere ed orefice viterbese, inclusa la bottega al piano terra Nel 1875 passò all'avvocato Giuseppe Contucci fu Luigi. Nel 1985 gli attuali proprietari hanno dovuto restaurare la torre, per evitare che alcuni sassi cadessero sui passanti e sulla via . Una finesta che affaccia su via Saffi reca la scritta IHS Deus Fortitudo. EDICOLE SACRE A VIA SAFFI E DINTORNI VITERBO Edicole Sacre via Saffi dintorni Edicole Sacre a via Saffi : è presente un affresco lungo la via, e una madonna con bambino è alla facciata della ex chiesa dei santi Giacomo e Martino.A via San Crristoforo traversa senza uscita di via Saffi c'è una effige, un affresco del Santo. Archi a Via Saffi Viterbo Archi a via Saffi Viterbo, alcuni archi sono visibili all'inizio di via Saffi, se si arriva da piazza Fontana Grande, tra questi un arco immette nella Via S. Cristoforo. strada senza uscita, ed è traversa di via Saffi. Arco al profferlo della Casa Poscia. Immagine Giuseppe Foti Immagine di Giuseppe Foti a piazza Mario Fani : che fu storico preside della scuola media Pietro Vanni e presidente onorario dell'Unicef. Per tutta la sua carriera è stato sempre coinvolto in progetti legati all'educazione e all'inserimento di iniziative culturali e di volontariato. Scalinate a via Saffi Scalinate a via Saffi : Scalinata che da via Cavour porta a via Saffi, Viterbo, in cima, e di fronte, si vede proprio la Casa Poscia, che ha un bellissimo profferlo. La scalinata è di fronte al palazzo Brugiotti. Alcuni gradini immettono alla chiesa di Sant'Ignazio a piazza Mario Fani, ed altre scalinate, dei profferli presenti su via Saffi. Profferli a via Saffi Profferli a via Saffi : uno della Casa Poscia, su via Saffi un'altro su via Saffi, e ne vediamo due altri che sono alla traversa di via San Gristoforo. ATRE INFORMAZIONI VIA SAFFI VITERBO Vicolo Sant'Angelo Viterbo Via cieca a via Saffi, vicolo di Sant'Angelo, Viterbo, centro storico, Sul lato del vicolo, c'è il lato esterno sinistro della chiesa di Santa Ccroce dei Mercanti, dove si vedono resti di strutture duecentesche, delle finestre a feritoia, pietre basilari che derivano da un antico ponte etrusco-romano, che ci da l'idea di come doveva essere la preesistente chiesa. Oggi, questa chiesa, sconsacrata è adibita dalla Provincia di Viterbo a sede di eventi culturali. STEMMI VIA SAFFI VITERBO Stemmi via Saffi Viterbo Stemmi e palazzi via Aurelio Saffi Stemmi e Palazzi a via Aurelio Saffi, oltre al Palazzo Gentili sede della Provincia di Viterbo, la via ha una serie di palazzi molto interessanti dal punto di vista architettonico, e molti hanno degli stemmi dei quali non ne conosco però l'attribuzione. Palazzo a via Saffi 61,63,65, vi è una abitazione privata, rsale al XVI secolo, ha un portale bugnato ad arco, con uno stemma, le finestre del primo piano sono riquadrate da ricche cornici ornate con ovuli e perline ed architravate con inciso il motto : "Sapietia Edificat. Dom. Et Prudetia Roborat" le aperture dei piani superiori sono ad arco scorniciato semplice. Palazzo a via Aurelio Saffi 68, sembra sia appartenuto alla Famiglia Cordelli, ormai estinta, ha un portale bugnato ad arco con lo stemma della famiglia Cordelli, un leone nascente su pali ondati, le finestre del primo piano sono riccamente decorate.Palazzo a via Aurelio Saffi 71,73, ha il prospetto su via Aurelio Saffi ha al primo piano finestre a croce guelfa di stile quattrocentesco simili a quelle della casa della Pace a piazza delle Erbe, sull'architrave c'è la scritta Iulius Marci. Antonii, presenta un bel portale in pietra bugnata sormontato da uno stemma nobiliare raffigurante il profilo di un uomo. Palazzo a via Aurelio Saffi 91,93,95, qui un tempo c'era la ex chiesa di San Martino, sull'architrave della porta di ingresso c'è un altorilievo che rappresenta San Martino che dona la metà del suo mantello ad un mendicante, sembra che l'edificio sia appartenuto alla Famiglia Vico, ma non esistono documenti a sostegno di questa tesi, sulla finestra ai piani superiori c'è la scritta T(Em)P(O)R(e) S(anctissimi) D(omini) Innoc(enti) Octavi Lucas P(r)ior D(ominus) L(ucas) Prior 1487.Palazzo a via Aurelio Saffi 98,100,102,101, detta la casa Poscia, è in stile medioevale del '300, ha un bellissimo profferlo, non si conosce chi l'abbia costruita e prende il nome dall'ultimo proprietario, gli stemmi sono fortementi abrasi, è stata restaurata e consolidata nel 1903, la rampa sottostante raccorda via Saffi con via Cavour, questa scalinata sostituì nel 1898 una salita in lastre di peperino. Palazzo via Aurelio Saffi, 120, è in posizione a gomito, ha un importante balcone sorretto da mensole, con una lavorazione floreale, il portone di ingresso ha un arco a tutto sesto in conci di pietra, sulla chiave di volta vi sono le iniziali di un antico proprietario S.R., ed il rilievo di una rosa, dall'arco si va alla via di San Cristoforo, questa via un tempo si raccordava con via del Collegio.Palazzo a via Aurelio Saffi 122,124, risale probabilmente al tardo medioevo, ma presenta notevoli rimaneggiamenti, risalenti al quindicesimo secolo, la facciata presenta due grandi archi in conci di pietra e mattoni, finestre diversamente incorniciate ed un piccolo profferlo, con una bella balaustra, al cui lato c'è uno stemma.Palazzo Torre a via Saffi 132, angolo con via della Pace, è una poderosa torre ben conservata, i prospetti sono eseguiti in mattoni faccia vista senza alcuna decorazione, tranne una sottile cornice alla finestra del primo livello, non ci sono stemmi, ma bisogna ricordare che questa era la zona della potente Famiglia Gatti. CHIESE VIA SAFFI E DINTORNI Chiese a via Saffi e dintorni Viterbo Chiese via Aurelio SaffiChiese a via Aurelio Saffi, Viterbo, ex chiesa di San Martino, scomparsa per l'edificazione della via Nova oggi via Cavour, chiese sconsacrate adibite a sede di eventi culturali, come la ex chiesa di Santa Croce dei Mercanti e la ex Chiesa dei Santissimi Giacomo e Martino, e a piazza Mario Fani, che è nel mezzo di via Saffi la Chiesa di Sant'Ignazio oggi con culto Ortodosso Romeno e sede del Patriarcato ortodosso Romeno. VIE E PIAZZE DA VIA SAFFI E DINTORNI VITERBO Vie a Piazze via Saffi e dintorni Viterbo Vie e piazze via Saffi e dintorni Piazze da via Aurelio Saffi, Viterbo, da qui si arriva a piazza delle Erbe, a piazza Fontana Grande e nel mezzo della via c'è piazza Mario Fani. Vie da via Aurelio Saffi, Viterbo, via cieca il vicolo Sant'Angelo, via della Fontanella Sant'Angelo, via della Pace, Via San Girolamo,Via San Giacomo, via del Collegio,Via San Martino e Via Cavour COME ARRIVARE A VIA SAFFI VITERBO Come arrivare a via Saffi Viterbo
Mappa via Saffi e Mappa via Cavour Mappa via Cavour e dintorniVIA SAFFI VITERBO Via Saffi da piazza Fontana Grande Viterbo centro storico Via Saffi da Piazza Fontana Grande - Viterbo - Vie di Viterbo centro Via Saffi verso piazza delle Erbe Viterbo Via Saffi da Piazza Fontana Grande - Viterbo - Vie di Viterbo centro Via Saffi verso Piazza delle Erbe- Viterbo - Vie di Viterbo centro Via Saffi - Viterbo - Vie di Viterbo centro Via Saffi - Viterbo - Vie di Viterbo centro Via Saffi - Viterbo - Vie di Viterbo centro TORRE SPIGAGLIA O DEL MERANGOLO VITERBO Torre Spigaglia o del Merangolo via Saffi Viterbo Torre Spigaglia o del Merangolo - Via Saffi - Torri di Viterbo centro CHIESE VIA SAFFI VITERBO Ex Chiesa di San Martino via Saffi Viterbo Ex Chiesa San Martino - Via Saffi - Chiese di Viterbo centro Immagine San Martino via Saffi Viterbo immagine San Martino via Saffi Viterbo - Edicole sacre a Viterbo Ex Chiesa Santi Giacomo e Martino via Saffi Viterbo Ex Chiesa San Giacomo e San Martino - Via Saffi - Chiese di Viterbo centro Ex Chiesa Santa Croce dei Mercanti via Saffi Viterbo Ex Chiesa Santa Croce dei Mercanti - Via Saffi - Chiese di Viterbo centro Chiesa di Sant'Ignazio piazza Mario Fani Viterbo Chiesa di Sant'Ignazio - Piazza Mario Fani - Chiese di Viterbo centro PROFFERLI VIA SAFFI VITERBO Quel che resta di un Profferlo a via Saffi Viterbo quel che resta di un profferlo a via Saffi Viterbo - Profferli di Viterbo centro Profferlo Casa Poscia via Saffi Viterbo Profferlo Casa Poscia via Saffi - Casa Poscia - via Saffi -Profferli di Viterbo centro Viterbo Profferlo via Saffi 124 Viterbo Profferlo via Saffi 124 Viterbo - Profferli e case ponte di Viterbo centro Profferlo via San Cristoforo Viterbo profferlo via San Cristoforo Viterbo - Profferli di Viterbo centro Profferlo via San Cristoforo trasformato in ristorante l'Archetto Viterbo Profferlo via San Cristoforo trasformato in ristorante l'Archetto Viterbo Casa Ponte via San Cristoforo Viterbo Casa Ponte via San Cristoforo - Profferli di Viterbo centro - Archi Case Ponte di Viterbo centro SCALINATE VIA SAFFI VITERBO Scalinata da via Saffi a via Cavour Scalinata da via Cavour a Via Saffi Scalinata via Saffi - da via Cavour a via Saffi - Scalinate Viterbo centroScalinata profferlo Casa Poscia via Saffi Scalinata profferlo Casa Poscia via Saffi - Scalinate Viterbo centro Scalinata profferlo via Saffi Viterbo Scalinata profferlo via Saffi - Viterbo - Scalinate Viterbo centro Breve scalinata ingresso casa a via Saffi Viterbo Scalinata casa a via Saffi - Scalinate Viterbo centro Scalinate a piazza Fani Chiesa Sant'Ignazio e CPIA Giuseppe Foti Scalinate a piazza Fani, di fronte a via Saffi - Scalinate Viterbo centro PALAZZO GENTILI VITERBO Palazzo Gentili tra via Saffi e via Cavour Viterbo Palazzo Gentili, Viterbo tra via Saffi e via Cavour - Palazzi di Viterbo LOGGIA PALAZZO GENTILI VITERBO Loggia Palazzo Gentili Viterbo Loggia Palazzo Gentili, via Saffi, Logge di Viterbo ARCHI VIA SAFFI VITERBO Archi a via Saffi Viterbo Archi a via Saffi Viterbo - Archi di Viterbo centro Arco Profferlo Casa Poscia via Saffi Viterbo Arco Profferlo Casa Poscia via Saffi Viterbo - Archi di Viterbo centro Archi via San Cristoforo traversa senza uscita di via Saffi Viterbo Archi via San Cristoforo Viterbo - Archi di Viterbo centro Arco a vicolo Sant'Angelo traversa senza uscita di via Saffi Viterbo Archi vicolo Sant'Angelo traversa senza uscita di via Saffi - Archi di Viterbo centro Arco Profferlo Casa Poscia via Saffi Viterbo Arco Profferlo Casa Poscia via Saffi Viterbo - Archi di Viterbo centro Arco resti casa via Saffi Viterbo EFFIGE GIUSEPPE FOTI VITERBO Ritratto Giuseppe Foti a piazza Mario Fani su via Saffi Viterbo Effige a Giuseppe Foti a piazza Mario Fani Viterbo Targa Associazione Nazionale Bersaglieri piazza Mario Fani Viterbo Targa associazione nazionale Bersaglieri piazza Mario Fani Viterbo - Lapidi Viterbo centro EDICOLE SACRE VIA SAFFI VITERBO Madonna con Bambino alla ex Chiesa SS Giacomo e Martino Via Saffi Madonna con Bambino ex Chiesa SS Giacomo e Martino - Via Saffi - Edicole sacre a Viterbo Affresco a via Saffi Viterbo Affresco a via Saffi - Via Saffi - Edicole sacre a Viterbo Effige San Cristoforo via San Cristoforo traversa senza uscita via Saffi Viterbo effige San Cristoforo via San Cristoforo Viterbo - Edicole sacre a Viterbo Immagine San Martino via Saffi Viterbo immagine San Martino via Saffi Viterbo - Edicole sacre a Viterbo Immagine facciata Casa Poscia via Saffi Viterbo Immagine alla facciata della Casa Poscia via Saffi Viterbo PERSONAGGI ILLUSTRI E SANTI VIA SAFFI VITERBO Aurelio Saffi SANTI RIFERITI ALLE CHIESE DI VIA SAFFI VITERBO San Martino di Tours San Giacomo il Maggiore San Giacomo Apostolo il Maggiore Sant'Ignazio di Loyola vita opere storia Sant'Ignazio dI Loyola, vita opere e storia - Santi vita opere storia STEMMI A VIA SAFFI VITERBO Stemmi palazzo angolo tra via Cavour e via Saffi Viterbo stemmi palazzo angolo via Cavour e Via Saffi - Viterbo - Stemmi a Viterbo Stemmi ed immagine S.Martino ex Chiesa Sa Martino via Saffi Viterbo Stemmi ex Chiesa S. Martino - Stemmi a Viterbo Stemma casa Poscia via Saffi Viterbo Stemma casa Poscia, Viterbo Stemmi a Viterbo Stemma Famiglia Tavernini alla ex Chiesa Santa Croce dei Mercanti via Saffi Viterbo Ex Chiesa Santa Croce dei Mercanti, via Saffi, ,Chiese di Viterbo - Stemmi a Viterbo Stemma Chiesa Sant'Ignazio piazza Mario Fani Viterbo Stemma Chiesa Sant'Ignazio - via Saffi, - Chiese di Viterbo centro, Viterbo - Stemmi a Viterbo Stemma Profferlo via Saffi 26 Viterbo Stemma via Saffi 26, Stemmi a Viterbo - Viterbo - Stemmi a Viterbo Stemma via Saffi 150 Viterbo Stemmi via Saffi 150 - Stemmi a Viterbo Stemma via Saffi 100 Viterbo Stemma via saffi 100 - Stemmi a Viterbo Stemma via Saffi 80 Viterbo Stemma via Saffi 80 - Stemmi a Viterbo Stemma via Saffi Viterbo Stemma a via Saffi, Viterbo - Stemmi a Viterbo Stemma via Saffi Viterbo Stemma via Saffi Viterbo - Viterbo - Stemmi a Viterbo Stemma e Simbolo a via Saffi 71 Viterbo Stemma e Simbolo via Saffi 71 - Viterbo - Stemmi a Viterbo Stemma via Saffi 74 Viterbo Stemma via Saffi 74 - Viterbo - Stemmi a Viterbo Stemma e scritta via Saffi 63 Viterbo Stemma e scritta via Saffi 63 - Viterbo - Stemmi a Viterbo Stemma Finestra via Saffi Viterbo Stemma finestra via Saffi - Viterbo - Stemmi e palazzi via Saffi - Stemmi a Viterbo Stemma Palazzo Gentili via Cavour Viterbo Stemmi Palazzo Gentili, via Cavour - Stemmi a Viterbo Stemmi Palazzo Gentili, via Cavour - Stemmi a Viterbo Stemma via Saffi - Viterbo - Stemmi a Viterbo Stemma via Saffi 51 Viterbo - Stemmi a Viterbo Stemma via Saffi 8 Viterbo - Stemmi a Viterbo Stemma via Saffi 11 Viterbo - Stemmi a Viterbo Stemmi e scritta via Saffi Viterbo - Stemmi a Viterbo Stemma via Saffi 16 Viterbo - Stemmi a Viterbo Stemma via Saffi Viterbo - Stemmi a Viterbo SIMBOLI A VIA SAFFI VITERBO Simbolo palazzo via Saffi 84 Viterbo Simbolo via Saffi 84 - Viterbo - Stemmi e palazzi via Saffi - Stemmi a Viterbo Simbolo e scritte via Saffu 47 Viterbo Simbolo e scritta via Saffi 47 - Viterbo - Stemmi e palazzi via Saffi - Stemmi a Viterbo Simbolo via Saffi 78 Viterbo Simbolo via Saffi 78 - Viterbo - Stemmi e palazzi via Saffi - Stemmi a Viterbo Simbolo via Saffi 3 Viterbo Simbolo e scritta via Saffi 3 - Viterbo - Stemmi e palazzi via Saffi - Stemmi a Viterbo SIMBOLI SAN BERNARDINO A VIA SAFFI VITERBO Simbolo San Bernardino via Saffi 117 Viterbo Stemma simbolo San Bernardino via Saffi 117 - Stemmi San Bernardino Scritta e Stemma San Bernardino alla Torre Spigaglia o Merangolo via Saffi Viterbo Stemma simbolo San Bernardino Torre Spigaglia - Stemmi San Bernardino Stemma simbolo San Bernardino Torre Spigaglia - Stemmi San Bernardino Dettaglio Stemma simbolo San Bernardino Torre Spigaglia - Stemmi San Bernardino Simbolo San Bernardino via Saffi 120 - Stemmi San Bernardino
Palazzo Gentili simbolo di San Bernardino via Saffi Viterbo stemmi di San Bernardino a Viterbo, palazzo Gentili Stemmi San Bernardino TARGHE LAPIDI E SCRITTE A VIA SAFFI VITERBO Scritta Chiesa Sant'Ignazio piazza Mario Fani Viterbo Scritta Chiesa di Sant'Ignazio, Piazza Mario Fani,Via Aurelio Saffi, Viterbo - Stemmi a Viterbo Palazzo Gentili scritta Galeotti e stemma di San Bernardino via Saffi Viterbo
Scritta finestra via Saffi 95 Viterbo Scritta Finestra via Saffi 95,Via Aurelio Saffi, Viterbo - Stemmi a Viterbo Dettaglio Scritta ex chiesa San Martino via Saffi 95 - Lapidi Viterbo centro Scritta Finestra via Saffi 117 Scritta finestra via Saffi 117 Viterbo - Lapidi Viterbo centro Scritta portone via Saffi 45 Viterbo Scritta portone via Saffi 45 Viterbo - Lapidi Viterbo centro Targa a piazza Mario Fani a ricordo di Giordano Bruno Viterbo Targa a ricordo di Giordano Bruno a piazza Mario Fani - Lapidi Viterbo centro Da vedere a via Saffi Viterbo
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