San Biagio,Santi a Viterbo vita opere storiai, Viterbo, info e foto a cura di Anna Zelli sito ufficiale web www.annazelli.com
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SAN BIAGIO |
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Guida Turistica Viterbo
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San Biagio, a lui era dedicata una chiesa in via San Lorenzo, oggi, sconsacrata, la Chiesa di San Biagio. Nacque a Sebaste in Armenia, Asia Minore, nel IV secolo, da giovane studiò medicina, e nella sua opera di medico, curava sia le malattie fisiche che le infermità spirituali. Avrebbe desiderato entrare in un monastero, ma alla morte del vescovo di Sebaste, venne nominato a succedergli, e da allora la sua vita fu spesa per il bene dei suoi fedeli. In Armenia, a causa dei contrasti tra Costantino e l’Impero Romano, venne scatenata dai romani, una persecuzione contro i cristiani. Persecuzione, iniziata da Diocleziano e proseguita poi da Licinio, ad opera dei presidii Lisia ed Agricola. E fu proprio Agricola, una volta insediato nella sua sede, che si mise alla ricerca di Biagio. Biagio per evitare che venisse catturato e per non abbandonare i suoi fedeli si eclissò in una caverna del monte Argeo. A lungo rimase in questa condizione di eremita, vivendo in solitudine e preghiera, tutte le bestie dei boschi erano mansuete con il Santo. Un giorno dei soldati mandati alla ricerca di belve feroci per i giochi dell’anfiteatro, seguendo le orme delle fiere, giunsero alla grotta di Biagio, e saputo che era il vescovo di Sebaste, lo arrestarono immediatamente. Durante il viaggio i popolo sfidando le autorità romane salutarono colui che avevano in grande venerazione. Fra le tante persone, accorse a vederlo, c’era una donna che aveva il suo bambino moribondo tra le braccia, e scongiurò il Santo di chiedere a Dio la guarigione del figlio. Una spina di pesce gli si era fermata in gola e sembrava dovesse soffocare da un momento all’altro. Biagio, mosso a compassione, sollevò gli occhi al cielo e fece il segno della croce sul bambino, che si salvò. Durante il processo rifiutò di rinnegare la fede cristiana, e per punizione fu torturato con i pettini di ferro, che si usano per cardare la lana, fu scorticato vivo, e alla fine venne decapitato. Nell’VIII secolo, alcuni armeni, portarono le sue reliquie a Maratea in provincia di Potenza, ne divenne il Patrono, e venne edificata sul Monte San Biagio una basilica in suo onore. Per la guarigione del bimbo, San Biagio è riconosciuto come santo protettore della gola. San Biagio è conosciuto e venerato sia in oriente che in occidente, ed il suo culto è diffuso sia nella Chiesa Cattolica, che in quella Ortodossa. Oltre al miracolo della gola, sembra che abbia operato anche molti altri miracoli. San Biagio morì martire, tre anni dopo la concessione della libertà di culto nell’Impero Romano, e la spiegazione plausibile sul suo martirio può essere trovata nel dissidio tra Costantino I e Licinio, i due imperatori-cognati (314), che portò a persecuzioni locali, con distruzione di chiese, condanne ai lavori forzati per i cristiani e condanne a morte per i vescovi. Chiesa San Biagio, sconsacrata via San Lorenzo Viterbo, e le vicende della antica e scomparsa comunità Ebraica di Viterbo. La chiesa di San Biagio si trova sul lato destro venendo da piazza del Plebiscito, risale al 1142, ed è una delle più antiche chiese di Viterbo, sede nel 1450 dell’Arte dei Mercanti, poi dell’Arte dei Calzolai, poi della Confraternita della Trinità e dello Spirito Santo, chiusa nel 1927, ha ospitato anche negozi, oggi nel 2020 c’è un ristorante pizzeria. Sulla facciata sono visibili due piccole finestre romaniche e lo stemma dello Spirito Santo. Questa zona era chiamata anche contrada di San Biagio, fino al 1492, qui c’erano case, scuole, negozi e la Sinagoga degli Ebrei di Viterbo. Dalla fine del '200 alla metà del XVI secolo la zona di San Biagio e tutta questa contrada era abitata da una fiorente comunità ebraica di commercianti e di persone che prestavano denaro, vi erano anche talmudisti e medici illustri tra questi il medico Eliezer Cohen che fu medico personale di Papa Giulio II. Purtroppo dal '600 in poi vi furono episodi di intolleranza contro gli ebrei scatenati soprattutto dalla predicazione dei francescani contro l'usura. Nel 1555 fu proprio Papa Paolo IV che impose la segregazione degli ebrei in luoghi delimitati e li concentrò a Viterbo in un ghetto che si trovava tra via di Valle Piatta e la chiesa di Santa Maria della Salute. Poi, nel 1562 le autorità comunali permisero a questa comunità ebraica di tornare nella contrada di San Biagio. Nello stesso anno ci furono da parte di Papa Pio V nuove disposizioni antigiudaiche che decretarono il loro allontanamento dallo stato Pontificio e il confino di tutta la comunità ebraica nei due ghetti ammessi uno a Roma e l'altro ad Ancona. In quel periodo l'Università ebraica di Viterbo vendette la Sinagoga che era appunto nella contrada San Biagio. Solo nel 1586 con Papa Sisto V più tollerante, poterono alcuni di loro far ritorno a Viterbo, ma ancora nel 1593 con Papa Clemente III ricominciarono le oppressioni e le espulsioni che segnarono la completa estinzione della comunità ebraica a Viterbo. Solo alcune famiglie ebraiche italiane hanno mantenuto il cognome Viterbo. 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Aggiornato Marzo 2024