Cardinale Pietro La Fontaine, Famiglie illustri e nobili di Viterbo,Viterbo, info Anna Zelli ufficiale web www.annazelli.com
Famiglie illustri Viterbo |
cardinale pietro la fontaine e le famiglie nobili e illustri di Viterbo | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
CARDINALE PIETRO LA FONTAINE VITERBO |
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Palazzo Grispigni Teloni Pace
Chiesa del Gonfalone Piazza della Morte Piazza Don Mario Gargiuli Piazza Santa Maria Nuova Piazza San Carluccio Vie da Via La Fontaine Via San Pietro Via Annio Via delle Fabbriche Via del Lauro Via del Macel Maggiore Via del Gonfalone Via San Carluccio Via San Vito Via Ottusa Via Grotti Via Madonna del Riposo Via del Riccio Via dell'Ortaccio Via San Carluccio Via San Lorenzo Via San Leonardo Via San Pellegrino Quartiere San Pellegrino
Antica sede Magistratura
Archi di Viterbo centro
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Cardinale Pietro La Fontaine nacque a Viterbo il 29 novembre 1860, e morì a Paderno del Grappa il 9 Luglio 1935, fu cardinale consacrato da Papa Benedetto XV e patriarca di Venezia dal 1915 fino alla morte. Di lui si ammira il palazzo a via San Lorenzo altezza piazza della Morte, e sempre a lui è dedicata una via. Era secondogenito di 5 figli, di Francesco La Fontaine e di Maria Bianchini, figlia di Giuseppe Bianchini nobile di Albano e amministratore generale delle proprietà dei Principi Doria Pamphili Landi. Nel 1874 entrò in seminario e ordinato presbiterio nel 1883 rimase a Viterbo per oltre 20 anni come docente e direttore spirituale nel locale seminario diocesano divenne canonico capitolare della cattedrale di Viterbo e cappellano del carcere di Santa Maria in Gradi. Il 13 settembre 1906 fu consacrato vescovo di Cassano allo Ionio, in Calabria, dal cardinale Pietro Respighi. Il 28 dicembre 1908 un terribile terremoto che distrusse le città di Reggio Calabria e Messina con oltre 800.000 morti. Monsignor La Fontaine aprì le porte del palazzo vescovile per accogliere 50 piccoli orfani che vi rimasero per due mesi, poi la popolazione fece a gara per soccorrere i bambini.Il 1º aprile 1910 fu nominato vescovo della sede titolare di Caristo, si trasferì a Roma dove fu nominato vicario del cardinale arciprete della basilica lateranense e segretario della congregazione dei Riti, ufficio che lo portò a prendere parte alle riforme volute da Papa Pio X in ambito liturgico, in particolare alla riforma del breviario. Il 5 marzo 1915 Papa Benedetto XV lo promosse patriarca di Venezia e il 4 dicembre 1916 lo nominò cardinale con il titolo di Cardinale presbitero dei Santi Nereo e Achilleo. Visse il periodo drammatico della Prima Guerra Mondiale e subito dopo la fine della guerra si impegnò attivamente presso le autorità pubbliche cittadine e i governi per ottenere interventi per il rilancio dell'occupazione, la regolamentazione dei prezzi degli affitti, la costruzione di case popolari e la riduzione delle tasse. Nel contempo sviluppò il suo spirito caritatevole e sollecitò le diocesi del Veneto ad aiutare i meno abbienti e a tale fine destinò loro gran parte delle proprie rendite. Dopo l'avvento del fascismo, nei cui confronti non nascosele sue iniziali simpatie, convinto che il regime mussoliniano potesse favorire un'adesione piena al cattolicesimo, il La Fontaine assunse una linea di collaborazione con le pubbliche autorità. Non rinunciò tuttavia a denunciare in via riservata, ma con forza, i maggiori episodi di violenza fascista contro esponenti e sedi dell'associazionismo cattolico veneziano negli anni Venti e si premurò di pubblicare integralmente nel 1931 l'enciclica “Non abbiamo bisogno”, emanata da Pio XI nel contesto della crisi che investì l'Azione cattolica nell'ambito del contrasto sorto fra la Chiesa e il regime. Assertore della necessità di giungere a una rapida soluzione della questione romana, per la quale si era attivato in diverse occasioni favorendo, tra l'altro, un incontro tra don Luigi Sturzo e il duce nel giugno 1921, accolse con soddisfazione i Patti lateranensi dell'11 febbraio 1929. Negli ultimi anni di vita il cardinale mostrò un graduale affiorare di crescenti perplessità nei confronti del fascismo, specie per l'indisponibilità da questo manifestata a sostenere quella evoluzione in chiave cattolica della società italiana per la quale, in sintonia con Pio XI e l'episcopato italiano, aveva operato costantemente. Negli ultimi tempi le sue condizioni fisiche, aggravate dal diabete, peggiorarono rapidamente. Morì nel seminario minore di Fietta di Paderno del Grappa, Treviso il 9 luglio 1935. I solenni funerali si svolsero il 12 luglio nella Basilica di San Marco.Il 22 febbraio 1960 il patriarca di Venezia card. Giovanni Urbani ne aprì la causa di beatificazione. Palazzo o Casa Grispigni, palazzo Teloni già Pace via San Lorenzo 85 di fronte a piazza della Morte, Viterbo, tra le cui mura vide la luce l’impareggiabile oratore e sacerdote Pietro La fontaine, che divenne poi Cardinale e Patriarca di Venezia, e sempre questo palazzo per 3 anni ospitò la Beata Lucia da Narni. La facciata del palazzo è stata restaurata nel 1984. All’interno del palazzo Teloni, in Via san Lorenzo 85, di fronte alla fontana della Morte, c’è una cappella che si trova nella stanza che fu residenza della Beata Lucia da Narni con un bell’altare a colonne tortili con l’immagine della beata che sostiene il Bambino poggiato sopra un libro aperto. In questa cappella vi è una epigrafe del 1661: A.M.D.G. B. Luciae virginis Narniensis huijus hospitae domus sacellum hoc ante ejus. cellulam sac. religionis et grati animi argumentum Dominicus Pacius canonicus S. Angeli patronae optimae erexit ornavit et dicavit. Anno Dom. MDCLXI. Fuori a destra del palazzo è l’altra epigrafe del 1661: D.O.M. / Siste viator ad contubernium coelitum / ubi B. Virgo Narniensis Lucia / sacro D. Dominici gynaeceo satis extructo / passi numinis meruit stigmata / espressa virtutum insignia / mox ferrariae iussu Alex. VI P.O.M. / religionis antistita pietatem auxit / familia Pacia Viterbien(sis) / tutelari optimae amoris obsequium pos. / anno Domini MDCLXI. Sopra è lo stemma della famiglia Pace raffigurante una colomba con la palma al becco. Sopra alla porta d’ingresso del Palazzo Teloni, detto anche Grispigni perché una Emma Teloni, nata a Treia il 18 Novembre 1852, sposò Filippo Grispigni, vi è uno stemma in ferro: troncato dalla fascia ondata con al 1° un uccello (forse una colomba) al 2° un giglio. . In questo stesso palazzo ebbe nel 1860 i natali e vi rimase fino ai 14 anni il Cardinale Pietro La Fontaine, patriarca di Venezia vi sono alcune lapidi che ne ricordano la sua presenza, l’epigrafe: In questa casa / nacque e lungamente visse / il card. Pietro La Fontaine / patriarca amatissimo di Venezia / lustro e vanto / di questa sua sempre cara / Viterbo / N. 29.11.1860 / M. a Fietta - Venezia 9.7.1935. Sopra è lo stemma dei La Fontaine partito, al 1° all’agnello sul monte con rivoli d’acqua che disseta due pecore sulla pianura, al 2° alla cometa in capo e tre gigli. Cardinale Pietro La Fontaine Viterbo Cardinale Pietro La Fontaine, vita opere storia, info e foto Anna Zelli palazzo Grispigni Teloni Pace dove è nato il Cardinale Pietro La Fontaine Viterbo Palazzo Grispigni dove è nato il Cardinale Pietro La Fontaine Stemma dei La Fontaine a palazzo Grispigni Teloni già Pace via San Lorenzo 85 Viterbo
Stemmi Palazzo Grispigni,
via San Lorenzo,
Viterbo, info e foto a cura di Anna Zelli
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aggiornato febbraio 2024