Piazza del Plebiscito Viterbo informazioni turistiche e fotografie a cura di Anna Zelli sito ufficiale web www.annazelli.com
Piazza del Plebiscito |
piazza del plebiscito o piazza del comune viterbo centro storico | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
PIAZZA DEL PLEBISCITO |
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Archi piazza Plebiscito
Antica sede Magistratura
Archi Valentino Pagnotta
Confraternita San Leonardo
Terme
del Bacucco Non sono terme:
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Piazza del Plebiscito Viterbo centro storico : è meglio conosciuta dai viterbesi come "Piazza del Comune" sede del Municipio e della Prefettura. Qui si insediarono dal 1264 le sedi istituzionali e sociali di Viterbo, anno in cui i viterbesi decisero di dare una sede fissa alle istituzioni civiche e ai loro rappresentanti, che in precedenza si riunivano nelle antiche chiese di Santa Maria Nuova e di San Silvestro, oggi chiesa del Gesù. Questa ampia spianata era chiamata Prato Cavalluccalo e l’edificio più importante era la vecchia chiesa di Sant’Angelo in Spatha. In antico di fronte alla chiesa di Sant’Angelo in Spatha vi era un cimitero ed oltre il colonnato si svolgeva il mercato. La piazza venne edificata nella seconda metà del 1200 e da allora il centro della vita amministrativa fu spostato qui. Nel 1264 iniziò la costruzione del palazzo del Podestà e, di fronte, del primo palazzo dei Priori oggi sede della Prefettura. Nel 1470 si edificò un nuovo palazzo che avrebbe determinato la chiusura della piazza verso la valle di Faul. L'edificio era destinato alla residenza del Rettore del Patrimonio, oggi è il Palazzo dei Priori, sede storica del comune di Viterbo. Il quarto lato della piazza, rimasto sempre chiuso, fu aperto da papa Paolo III con la creazione della via Farnesia, oggi via Cavour,per collegare la piazza con porta Romana e piazza Fontana Grande. Qui possiamo ammirare: il Palazzo dei Priori, al cui interno c’è la Sala Regia. Sotto il colonnato c’è una porta che da accesso ad un magnifico cortile con una bella fontana, da questa terrazza si ammira uno dei panorami più belli della città verso Valle Faul con la vista della imponente chiesa della Trinità dei Pellegrini sullo sfondo e del quartiere di San Faustino. Il cortile è decorato con lapidi e stemmi. Sulla piazza del Plebiscito sono da vedere il palazzo del Capitano del Popolo, il palazzo del Podestà, che erano al tempo come due piccole fortezze, oggi trasformate nei nuovi palazzi, il palazzo dei Priori e la chiesa di Sant’Angelo in Spatha. Andando verso la via San Lorenzo, sulla destra si ammira una grande colonna proveniente da un antico centro termale di età romana sovrastato da un leone, simbolo di Viterbo, e tutto intorno stemmi, sulla sinistra rispetto a via San Lorenzo la bella torre, la Torre dei Priori, sulla cui cima si ammirano un orologio ed una campana. La piazza del Plebiscito, oggi, ha una forma rettangolare, vi si accede da via Ascenzi, da via San Lorenzo, da via Cavour e da via Roma;. La via Cavour un tempo era chiamata via Farnesina perché aperta per 1570 per volere di Alessandro Farnese, detta anche via Nova. Un tempo su un edificio posto alla destra della fine di Via Cavour, che si osserva, dando le spalle al palazzo dei Priori, c’erano le Carceri Vecchie, queste vennero demolite in parte quando venne aperta la via Farnesina, ne rimase una porzione di questo antico edificio che fu ristrutturata e che ospitò le carceri fino al 1842. Strade a piazza del Plebiscito strade da piazza del Plebiscito Strade che si dipartono da piazza del Plebiscito: Via Roma, via San Lorenzo, via Cavour, via Ascensi, via fontanella di Sant'Angelo (un piccolo vicolo con delle arcate accanto alla chiesa di Sant'Angelo in Spatha). Leoni Piazza del Plebiscito I Leoni a piazza del Plebiscito,Viterbo, qui si possono ammirare due grandi leoni scolpiti che sono il simbolo guelfo di Viterbo prima della conquista di Ferento, poggianti su colonne in granito. Uno è a sinistra all’angolo con via San Lorenzo e poggiante su una colonna di origine romana, l'altro è appoggiato all’angolo del palazzo della Prefettura su via Roma. L’altro leone è sulla destra sotto la torre del Podestà o dei Priori, all’angolo con via Roma, un tempo via Indipendenza, qui al Leone è stata aggiunta la palma simbolo di Ferento conquistata e distrutta da viterbesi nel 1172. Palazzo dei Priori piazza del Plebiscito Viterbo Palazzo dei Priori, o palazzo del Comune, piazza del Plebiscito, Viterbo, oggi sede del Comune di Viterbo; l’edificazione di questo palazzo ed i lavori di ampliamento della piazza iniziarono nel 1264 e comportarono la demolizione di alcuni degli edifici preesistenti e lo smantellamento di quello che un tempo era il grande cimitero di Sant’Angelo, che occupava gran parte dell’odierna superficie del Palazzo dei Priori, è rimasto dell’antico cimitero il porticato del 1460 voluto da Papa Pio II, ovvero Enea Silvio Piccolomini, portico ancora oggi esistente. Fu deciso di spostare qui la sede amministrativa di Viterbo quando i papi abbandonarono Roma per trasferirsi a Viterbo, e cosi il palazzo vescovile a piazza San Lorenzo, divenne il Palazzo dei Papi, e le istituzioni civiche ed amministrative vennero trasferite qui da piazza del Gesù, in precedenza chiamata piazza San Silvestro. Non si sa esattamente la data precisa della costruzione di questo palazzo, alcuni ritengono sia dello stesso periodo, il 1200, del palazzo del Podestà, e del palazzo del Capitano del Popolo, altri lo datano al 1460 ai tempi di Papa Pio II. In origine il palazzo del Comune doveva essere la sede del governatore Pontificio, ma nel 1510 il governatore si insediò nel palazzo del Capitano del Popolo sfrattando i priori che qui avevano la propria residenza. In epoca medioevale il palazzo era ad un solo piano, piuttosto severo e scarno, la facciata era in conci di peperino traforata da più finestre ad arco acuto, e decorata in cima da merlature. Al primo piano vi era solo una immensa sala per le riunioni consiliari affollate da consiglieri e giurati delle Arti. Tutti gli ambienti erano estremamente essenziali e austeri, anche al piano superiore, qui vi erano i magazzini militari dove si custodivano in tempo di pace, archi, lance, balestre e più avanti nel tempo anche cerbottane e colubrine, antichi pezzi d'artiglieria a canna lunga e sottile. Al pian terreno vi erano gli uffici del Comune, la cappella, e stanze per ospitare i Priori. La giustizia si amministrava all’ingresso del palazzo, dove i priori stavano seduti su appositi sedili in pietra. Sempre qui si riceveva il giuramento dei Podestà. In epoca rinascimentale, si volle ingentilire il palazzo ed ampliarlo, pertanto nel 1448 si diede l’avvio ai nuovi lavori, rimase dell’antico palazzo solo il porticato. La facciata che vediamo oggi è di tipo rinascimentale, con due ordini di finestre a , quello inferiore a croce guelfa e quello superiore ad arco; al centro lo stemma di papa Sisto IV Della Rovere,1481, che finanziò i lavori, infatti il suo nome è inciso anche sull'architrave delle finestre. Da una delle finestre, quella che guarda dritto verso la via Cavour, da la migliore visione del passaggio della macchina di Santa Rosa, che avviene ogni anno il 3 settembre a sera, però questa finestra si apre solo per visitatori illustri, l’ultima volta è stata aperta nel 1986 in occasione della visita a Viterbo di Papa Giovanni Paolo II nel 1986. Su un lato della piazza corre un portico esterno a nove archi, al centro del quale troviamo un ingresso che conduce al giardino interno: da ammirare la bella balaustra in peperino che delimita il giardino verso valle Faul, l'elegante fontana del 1626 realizzata su disegno di Filippo Caparozzi ,artista viterbese, e sei coperchi di sepolcri etruschi con sopra statue giacenti. Il portico interno risalirebbe al 1541, mentre il loggiato che lo sovrasta è databile 1632. Qui troviamo, sulla sinistra per chi entra nel giardino, uno scalone che conduce al piano nobile dove si possono visitare quattro sale che occupano tutta la facciata del palazzo. Lo stile del palazzo è quattrocentesco, sulla facciata è visibile il grande stemma di papa Sisto IV della Rovere che finanziò i lavori, ed un altro stemma, sempre di Papa Sisto IV è visibile sull’ingresso. Intorno alla fine del ‘500 si procedette alla decorazione pittorica del palazzo : dalla Sala dell’Aurora il cui soffitto è stato dipinto da Felice Ludovisi, alla sala con gli affreschi interamente dedicati alla Madonna della Quercia e alla storia del suo santuario, dalla Sala del Consiglio, dove oggi si riunisce il Consiglio comunale di Viterbo, fino alla seicentesca Cappella Palatina. Il cuore dell’edificio è la Sala Regia, un salone di rappresentanza con pitture dedicate al mito di Ercole, ed affrescato dall’artista Baldassarre Croce; il soffitto invece è opera del pittore Tarquinio Ligustri, che in sedici riquadri ha raffigurato i trentatré castelli che si trovavano al tempo sotto l’influenza della città di Viterbo. Tutti questi lavori di abbellimento vennero conclusi nel ‘600, con la sistemazione del cortile interno e dello scalone che dava l’accesso alle sale del Comune. Il cortile presenta un bel loggiato mentre il portico inferiore del cortile venne costruito nella metà del ‘500. La sala del Consiglio, fin dalla metà del XVI secolo fu destinata al corpo consiliare della città. Nel 1558 fu affrescata da maestro Teodoro, siciliano: i riquadri alle pareti sono ispirati ad avvenimenti storici locali ed alle mitiche origini che il frate domenicano Giovanni Nanni attribuì a Viterbo per darle lustro. Il soffitto a cassettoni è quello originale del XV secolo, mentre gli stemmi dipinti sono di epoca più recente ed appartengono ai pontefici Paolo V e Alessandro VII, le cui famiglie rispettivamente i Borghese e i Chigi godevano della cittadinanza viterbese .La Sala dei Paesaggi, o Sala delle Bandiere, è attribuita a Giuseppe Torriani (1789) e sulle pareti presenta paesaggi della Tuscia. Il Palazzo dei Priori è collegato al Palazzo del Podestà dalla Pinacoteca, dove troviamo opere di Rolando di Gaetani, artista viterbese che dipinse la necropoli di Castel d'Asso, la storia leggendaria di Viterbo in cui Ercole lotta contro il leone Nemeo, e l'emblema con la scritta Favl acronimo di Fanum, Arbanum, Vetulonia e Longula, castelli fondati nientemeno che da Noè e poi riuniti da re Desiderio fino a formare la città.Qui ci sono altre quattro sale, le più notevoli delle quali sono quella dell'Aurora, che prende il nome dal dipinto del soffitto, rifatto nel dopoguerra, e la Sala Rossa, caratterizzata da mobili di notevole pregio e da due quadri, lo "Sposalizio della Vergine" di Pietro Vanni copia del XIX secolo,e il "Sacrificio di Polissena" di Domenico Corvi fine '800. Visita al Palazzo dei Priori, piazza del Plebiscito Viterbo, oggi sede del Comune di Viterbo, si accede al palazzo dei Priori entrando a sinistra del cortile dove c’è una scalinata a due rampe che porta al primo piano. Sotto una grande finestra si può vedere un sarcofago etrusco del III secolo a.C. con coperchio e cassa scolpiti. Il coperchio mostra un giovane semidisteso, mentre sulla parte sottostante scene di lotta., incisa sulla gamba della figura c’è una croce detta scaccia diavoli, incisa per mandare via tutte le eventuali energie negative provenienti dal sarcofago. C’è anche un leone in peperino posto su un basso capitello e sopra incassati nel muro due leoni con in mezzo la scritta Favl risalente al XVI secolo. C’è anche uno stemma medioevale con il leone e la palma. Inoltre si vedono gli stemmi sia della Famiglia Gatti : un gatto posto su due fasce orizzontali; sia della Famiglia Di Vico : l’aquila imperiale tedesca con sei piccoli pezzi di pane. Il pane era il tributo che la famiglia Di Vico riscuoteva dai fornai di Roma ogni giorno; sia lo stemma dei Tignosi : il giglio e la falcetta. La porta è scolpita in bassorilievo con decorazioni dorate e lo stemma della città e due statue di profeti, di cui una mancante. Sopra l’altare un quadro di Bartolomeo Cavarozzi del 1622 che raffigura la vergine Maria e Santa Elisabetta. Sull’architrave della porta di sinistra c’è lo stemma di Papa Giulio II della Rovere e da qui si entra nelle sale comunali affrescate. La prima sala detta della Madonna della Quercia, illustra la nascita e la storia della devozione della città verso questa Madonna, con un grande affresco che raffigura la processione con le autorità cittadine, il clero, e tutta la cittadinanza, che in questo modo vollero ringraziare per il miracolo contro la invasione delle cavallette del 13 maggio 1581, e come ex voto venne offerto alla Madonna una riproduzione in argento della Viterbo turrita. Vi è anche una carrozza, unica superstite di tre, che furono acquistate dal Comune nell’800 per dare maggiore decoro alle cerimonie pubbliche e per dare il benvenuto agli ospiti più illustri. Sopra la porta un affresco del ‘500 legato anche questo al culto della Madonna della Quercia, con ai lati San Lorenzo e San Giovannino. Nell’architrave in peperino un rilievo, un dipinto e lo stemma di Papa Giulio II. La seconda sala è la Sala Regia, qui sono illustrate la leggenda e la storia della città di Viterbo, in sei grandi quadri, alcuni di questi sono opera dei fratelli Zuccari a Caprarola e di Baldassarre Croce del bolognese che li ultimò nel 1589. Il primo quadro parte dalla storia di Noè che dopo il diluvio ripopola la terra con i figli Sem e Jafet, manca Cam perché considerato maledetto, e le terre sono quelle dell’Etruria, Roma non esiste ancora ma solo un modesto castello con la scritta Janiculum. Il secondo dipinto è una fantasiosa ricostruzione topografica di Viterbo durante il periodo etrusco, con i quattro centri abitati di Fano, Voltumna, che era sull’altura dove oggi c’è la chiesa della Santissima Trinità, Arbano che corrisponde al colle del Duomo, Longula che è l’attuale Pianoscarano. Un altro dipinto raffigura le terre e le città donate nel 1103 dalla Contessa Matilde di Canossa a Papa Pasquale II, al soglio dal 1099 al 1118, viterbese, nativo di Blera. Un altro quadro illustra il patrimonio di San Pietro in Tuscia. Dove si racconta la nascita leggendaria di Viterbo voluta dal re Longobardo Desiderio nel 773, che viene raffigurata racchiusa entro le mura con 3 dei 4 centri, e in un altro affresco la nuova città venne chiamata Viterbo. Il quarto dipinto raffigura Papa Celestino III che nel 1193 nomina il primo vescovo viterbese e la sua influenza sulle diocesi di Tuscania, Blera e Centocelle. Il quinto dipinto raffigura il Rettore del Patrimonio Bernardo Coucy che per riconoscenza alla città di Viterbo che lo aveva liberato dall’assedio a Montefiascone nel 1315, gli concede l’onore di avere la bandiera della Chiesa, venne inserita nello stemma ma non fu mai usata mantenendo fino al 1200 la propria bandiera con i colori giallo oro blu. Il sesto quadro raffigura Papa Paolo III Farnese che istituisce l’ordine dei Cavalieri del Giglio, una nuova milizia per la difesa del Patrimonio. Sopra la porta di accesso al loggiato che si apre su valle Faul, c’è la figura di Michele imperatore di Costantinopoli, che si riteneva appartenesse ad una famiglia originaria di Viterbo. Sulla stessa parete c’è l’immagine di Remigio Lelio fondatore dell’ultima dinastia regnante dell’Impero d’Oriente nel 1260. Nella sala altre figure esponenti della stessa famiglia, oltre a busti di vescovi ed abati di origine viterbese, e sulle porte due reali due finte, sopra, sono ritratti alcuni cardinali viterbesi : tra questi Egidio Antonini, vari dipinti adornano la sala, il soffitto è a cassettoni dipinto anche lui dove sono illustrati parte dei paesi e dei castelli dominati da Viterbo, gli esecutori, artisti viterbesi come Ludovico Nucci, Tarquinio Ligustri. C’è inoltre il leone dorato su fondo blu e la data di decorazione del soffitto. Dopo la Sala Regia, c’è la Sala del Consiglio ed è qui che si riunisce il comune dal XVI secolo. La parte centrale della sala è rivestita con pannelli in legno, sopraelevata, ed è qui che siedono la giunta ed il sindaco durante le riunioni, vi è raffigurata anche con una statua in legno la Giustizia. Anche il soffitto è dipinto, i personaggi che adornano le pareti sono opera di Teodoro Siciliano. Sulle porte laterali a sinistra c’è lo stemma del cardinale Alesandro Farnese nipote di papa Paolo III. Vi è anche l’omaggio ad Alessandro VII Chigi. Segue la Sala dei Paesaggi, con affreschi eseguiti nel 1789 da Giuseppe Torriani , ci sono varie poltrone risalenti al XVI secolo, bandiere di e Viterbo e di Roma, vi è anche un grande candeliere in legno intagliato e dorato. Qui si trova la “finestra del Papa”, perché è da questa finestra che il Papa può vedere la macchina di Santa Rosa. Segue la Sala dell’Aurora, dipinta nel 1953, dal viterbese Felice Ludovisi che si ispira alla omonima sala di Palazzo Farnese a Caprarola. Alle pareti i busti di Papa Gregorio XVI e Papa Pio VI. Vi sono anche dei modelli delle macchine di Santa Rosa. Segue la Sala dei Matrimoni, qui un tempo vi era conservato una copia del dipinto dello Sposalizio della Vergine eseguita da Pietro Vanni nel 1899, perché l’originale di Lorenzo da Viterbo venne in parte distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, sopra le porte dipinti di Angelo Canevari che rappresentano la Giustizia, la Fortezza, la Fedeltà e la Sapienza. Ultima è la Sala del Trono, o Sala rossa, per la tappezzeria che riveste le pareti, fino a qualche anno fa ospitava l’ufficio del Sindaco, vi sono mobili e consolle barocche , quadri e tele di epoche diverse, due bussole del settecento, e lo sposalizio della Vergine ma non visitabile. Il corridoio che unisce due edifici, un tempo una loggia, oggi ospita la pinacoteca con quadri raffiguranti pontefici, e amministratori del comune, In fondo vi è un dipinto con toni notturni di Castel D’Asso. Segue la Sala degli Uscieri, con maioliche moderne di Faenza e i busti di cinque pontefici, ed un dipinto del primo conclave con il tetto scoperchiato. La domenica ed il sabato si può visitare gratuitamente il palazzo dei Priori, ingresso su via Ascenzi, dalle 10 alle 16. Gli altri giorni durante gli orari di ufficio del Comune. Edicole Palazzo dei Priori Edicola al porticato palazzo dei Priori, Viterbo, guardando il palazzo, sul lato destro, c’è una lunetta dipinta di G. Antonio Marozio, raffigurante Cristo sorretto da due angeli del 1486. Sopra, il porticato c’è lo stemma dei Della Rovere e il nome di Papa Sisto IV. Il portale in peperino apre al cortile interno del palazzo dei Priori. Cortile Palazzo dei Priori Cortile Palazzo dei Priori, Viterbo, il cortile ha un bel porticato, scandito da 8 colonne di peperino che sorreggono una bella loggia, edificata tra il 1629 e il 1632. Sul lato sinistro c’è una scala che porta al giardino inferiore, sullo sfondo si ammira un meraviglioso panorama, da dove si vedono in lontananza la cupola e la Chiesa della Santissima Trinità, la vicina torre di Porta Bove. Nel cortile c’è una bella fontana in peperino costruita nel 1624 su disegno del pittore viterbese Filippo Caparozzi, poggia su una balaustra ed ha sui due lati altre due piccole fontane. All’interno del cortile vi sono dei sarcofagi etruschi in peperino risalenti al III secolo a.C. Sempre nel cortile lapidi e stemmi. Portici Palazzo dei Priori Portici interni ed esterni, Palazzo dei Priori, piazza del Plebiscito, Viterbo, il cortile all'interno del palazzo ha un bel porticato, scandito da 8 colonne di peperino che sorreggono una bella loggia, edificata tra il 1629 e il 1632. Il portico interno risalirebbe al 1541, mentre il loggiato che lo sovrasta è databile 1632. Qui troviamo, sulla sinistra per chi entra nel giardino, uno scalone che conduce al piano nobile dove si possono visitare quattro sale che occupano tutta la facciata del palazzo.. Nel cortile sono da ammirare la bella balaustra in peperino che delimita il giardino verso valle Faul, l'elegante fontana del 1626 realizzata su disegno di Filippo Caparozzi ,artista viterbese, e sei coperchi di sepolcri etruschi con sopra statue giacenti. Su un lato della piazza corre un portico esterno a nove archi, al centro del quale troviamo un ingresso che conduce al giardino interno: sulla facciata è visibile il grande stemma di papa Sisto IV della Rovere che finanziò i lavori, ed un altro stemmasempre di Papa Sisto IV è visibile sull’ingresso. Sotto questo portico esterno possiamo ammirare una lunetta che raffigura il Cristo sorretto da due angeli. Fontane palazzo dei Priori Fontana e fontanelle palazzo dei Priori Fontana Palazzo dei Priori, piazza del Plebiscito, Viterbo, si trova nel cortile di un palazzo che un tempo era il palazzo del governatore divenuto poi, sede dei Priori ed oggi sede del Comune di Viterbo. La fontana venne realizzata nel 1624 per decisione del Consiglio Comunale, che ne affidò la realizzazione del bozzetto al pittore viterbese Filippo Caparozzi, oltre alla fontana disegnò anche l’elegante balaustra, ornata da due nicchie laterali a forma di conchiglia dove ci sono due vasche semicircolari. Sulla sommità di queste due fontanelle laterali ci sono due vasi che un tempo ospitavano piante di agave. La fontana al centro ha tre gradini che sorreggono la prima grande vasca, qui si può notare lo stemma del vescovo Girolamo Grimaldi, genovese, che alla morte del cardinale Alessandro Farnese divenne dal 1625 al 1628 governatore di Viterbo.Quattro delfini sorreggono con la coda la sovrastante coppa ovale, sul bordo della quale ci sono 4 teste di leone che lasciano fuoriuscire l’acqua , sopra a questa una terza vasca, più piccola delle altre due, dove si ergono leoni con la testa rivolta verso chi guarda, e la palma di Ferento, simboli dello stemma di Viterbo. Stemmi a Palazzo dei Priori Stemmi Palazzo dei Priori, Viterbo, sull’architrave del palazzo dei Priori spicca lo stemma di Papa Sisto IV. Mentre all’interno del cortile, ci sono vari stemmi recuperati da edifici che oggi non ci sono più, tra questi lo stemma del cardinale Alessandro Farnese divenuto Papa con il nome Paolo III, del cardinale Rodolfo Pio di Carpi con il nome di Papa Paolo II, di papa Innocenzo XII, e del comune di Viterbo. Lapidi Palazzo dei Priori Lapidi Palazzo dei Priori, Viterbo, vi sono numerose lapidi all’interno del cortile del Palazzo dei Priori. Scalinate Palazzo dei Priori Scalinate Palazzo dei Priori, Viterbo, all’interno del cortile del palazzo c’è una scalea che dal portico interno porta al primo piano. A metà della scala c’è un sepolcro proveniente dalla antica città di Musarna, Una volta saliti si aprono quattro grandi sale che occupano la parte frontale del palazzo dei Priori. Nel cortile ci sono delle scale che portano ai giardini comunali sottostanti. Loggia Palazzo dei Priori Loggia Palazzo dei Priori all’interno del cortile, Viterbo, una bella loggia rinascimentale sovrasta il piano terra ed è visibile dal cortile del palazzo dei Priori. Giardino Palazzo dei Priori Giardino Comunale al Palazzo dei Priori, Viterbo, dal cortile sulla sinistrac'è una scala che da accesso al sottostante piccolo giardino comunale. Panorama Palazzo dei Priori Panorama dal cortile palazzo dei Priori, Viterbo, da qui si ha una bella veduta sui tetti di Viterbo, e sullo sfondo la chiesa della Santissima Trinità e di valle Faul. Palazzo del Podestà Palazzo del Podestà, Viterbo, lo si vede superando l’arco di via Ascenzi, sulla sinistra, questo è sovrastato dalla torre civica alta 44 metri, girando per via Roma, il palazzo non ha più il suo antico aspetto medioevale, i rifacimenti sono testimoniati da delle lapidi. Rimane solo una finestra romanica che si può notare sul muro a destra, che ne testimonia l’antica architettura.. Al centro del palazzo vi è una piccola loggia o balcone, di peperino traforata con leoni e la palma al centro, simboli di Viterbo. Sotto il balcone vi sono delle lunette affrescate, una rappresenta Dio padre del 1854, la seconda lunetta la Madonna con il bambino con accanto San Francesco, San Girolamo e Sant’Antonio Abate. Dove sono oggi i negozi un tempo c’era l’archivio. All’angolo del palazzo, su via Roma, vi è il leone che poggia su una colonna di granito di epoca romana, con la palma proveniente da Ferento distrutta nel 1172. I numerosi stemmi fanno riferimento al Cardinale Ippolito D’Este, e al vescovo Luigi Ardunghelli. Torre del Podestà Torre del Podestà o torre dei Priori, o dei Monaldeschi, o Comunale o dell’Orologio, piazza del Plebiscito, Viterbo Nel 1487 la caduta improvvisa dell’antico torrione meridionale causò il danneggiamento degli appartamenti e la distruzione del porticato esterno, pertanto la torre, come la vediamo oggi, fu ricostruita nel 1489 sulle fondamenta di quella precedente, è alta 44 metri. Nel 1549 ci fu un altro crollo, quello della torre campanaria di Sant’ Angelo, il quale comportò nuovi restauri ad opera di Ippolito d’Este, gli stemmi araldici degli Este, oggi sono visibili all’angolo tra piazza del Plebiscito e Via Roma. Radicali rifacimenti furono apportati nei tre secoli successivi. Nel 1816 sulla sommità fu posto un elegante ornamento in ferro, opera del maestro Vincenzo Celestini di Viterbo del 1817, che al suo interno ospita una campana, che era a Santa Maria della Verità, fusa nel 1452 dal maestro Sante delle Campane, di Viterbo. Il grande orologio fu collocato qui nel 1424, fu il primo orologio pubblico che battesse le ore, l’opera è di Giacomo del Vecchio di Benevento. A Roma il primo orologio pubblico fu posto sulla facciata dell’Aracoeli nel 1412. I grandi quadranti in maiolica vennero restaurati nel 1982. Orologio del Podestà Orologio Torre del Podestà, Viterbo questo grande orologio fu collocato qui nel 1424, fu il primo orologio pubblico che battesse le ore, l’opera è di Giacomo del Vecchio di Benevento; mentre a Roma il primo orologio pubblico fu posto sulla facciata dell’Aracoeli nel 1412. I grandi quadranti in maiolica vennero restaurati nel 1982.Campana Torre del Podestà Campana Torre Podestà Campanile Campana Torre del Podestà, Viterbo, Nel 1816 sulla sommità della torre del Podestà, fu posto un elegante ornamento in ferro, opera del maestro Vincenzo Celestini di Viterbo del 1817, che al suo interno ospita una campana, che era a Santa Maria della Verità, fusa nel 1452 dal maestro Sante delle Campane, di Viterbo. Stemmi Palazzo del Podestà Stemmi al Palazzo del Podestà, piazza del plebiscito e via Roma, Viterbo, qui si possono ammirare numerosi stemmi dei quali però non so dire a chi siano riferiti, alcuni sono degli Este. Lapidi Palazzo Podestà Lapidi al Palazzo del Podestà, piazza del Plebiscito,Viterbo, due lapidi sono visibili sul lato di piazza del Plebisicito. Edicole sacre Palazzo Podestà Edicole sacre al palazzo del Podestà, via Roma e piazza del Plebiscito, Viterbo,una si vede in un angolo del lungo balcone del palazzo che affaccia su via Roma, raffigura la Madonna con il bambino Gesù. Sotto il balcone che affaccia su piazza del Plebiscito, vi sono delle lunette affrescate, una rappresenta Dio padre del 1854, la seconda lunetta la Madonna con il bambino con accanto San Francesco, San Girolamo e Sant’Antonio Abate. Balcone Loggia Palazzo del Podestà Balcone Loggia Palazzo del Podestà Balcone Loggia Palazzo del Podestà, Viterbo, sotto questa loggia nel 1459 per decreto comunale venivano pubblicamente pesati il grano e la farina, mentre al tempo di Papa Pio VI il palazzo divenne dispensa di Sali e Tabacchi e Archivio Pubblico. Su questo lato ci sono stemmi, due edicole sacre, ed una edicola. Palazzo della Prefettura Palazzo della Prefettura ex del Capitano del Popolo, un tempo era il Palazzo Apostolico, poi divenne il palazzo da Capitano del Popolo poi palazzo dei Priori, poi palazzo del Rettore, poi palazzo del Governatore del Patrimonio, oggi è il Palazzo della Prefettura di Viterbo, si trova di fronte al palazzo del Podestà, L’aspetto originario medioevale ormai non si vede quasi più, per via di tutti i cambiamenti che ci sono stati nei secoli, l’aspetto attuale si deve al Cardinale Pallotta, nel 1771, come si legge nella fascia marmorea che circonda il marcapiano. All’angolo tra questo palazzo e la via San Lorenzo c’è il leone di Viterbo che poggia su una colonna di origine romana, con la testa rivola verso il colle del Duomo. In origine il leone era davanti alla scalea del palazzo dei Priori. Guardando all’interno si nota una antica fontana posta nel cortile. Questo è il palazzo che ha subito nei secoli maggiori rifacimenti, in quanto fu in un primo momento la sede dei Priori, poi quella del Governatore e nel Settecento divenne Palazzo Apostolico. Forse in origine questo palazzo aveva una scala di accesso che lo collegava alla piazza. Il palazzo venne radicalmente ricostruito nel Settecento, durate il papato di Pio VI Braschi che commissionò il lavoro all'architetto Francesco Navone. I lavori durarono fino al 1782, la facciata è classica, articolata su più livelli, al cui centro campeggia un enorme stemma. Stemmi Palazzo Prefettura Stemmi Palazzo della Prefettura piazza del Plebiscito, Viterbo, un grande stemma si staglia nella parte alta del palazzo della Prefettura. Balcone Palazzo Prefettura Balcone del Palazzo della Prefettura, piazza del Plebiscito, Viterbo, un grande portale di ingresso in peperino si staglia sulla facciata del palazzo con al di sopra un balcone, alla cui base sul marcapiano vi è una fascia marmorea dove viene menzionata l'opera voluta dal Cardinale Pallotta. All'angolo del palazzo, tra piazza del Plebiscito e via San Lorenzo, vi è il Leone simbolo guelfo di Viterbo, senza la palma eretto su una colonna in granito che guarda al colle del Duomo, un tempo centro amministrativo della città. Fontana Palazzo Prefettura Fontana nel cortile palazzo della Prefettura, Viterbo,la fontana a vasca ovale fu probabilmente realizzata nel XVII secolo. L'acqua fuoriesce dalla testa di un leone che ha un bocchettone, sulla parte sovrastante c'è lo stemma della Provincia di Viterbo. Chiesa di Sant'Angelo in Spatha Chiesa di Sant'Angelo in Spatha piazza del Plebiscito, Viterbo, deve il suo nome alla famiglia Spatha che la ebbe in proprietà a partire dall’XI secolo. A quest’epoca risale la prima documentazione che attesta l’esistenza della chiesa, una lapide interna alla chiesa riporta la data della sua consacrazione ad opera di papa Eugenio III l’8 maggio del 1145. Nei secoli successivi la chiesa subì diversi restauri e rifacimenti: in particolare, a causa del crollo del campanile. Nel 1560 fu rifatta la facciata, eliminando l'originario portico antistante. Nel XVIII secolo si operò un totale rifacimento dell’edificio, che portò di fatto alla sostituzione della vecchia struttura con una nuova: scomparvero in questo modo le tre navate, le tre absidi e il tetto a capriate; fu aggiunto in questo periodo il nuovo campanile. L'abside settecentesca venne ricostruita dopo le distruzioni dovute ai bombardamenti del 1944. Recenti restauri si sono conclusi nel 2006. La facciata è a forma di capanna, con portale sormontato da una lunetta, e tre finestre disposte a triangolo; perpendicolarmente alle tre finestre vi sono tre stemmi: quello di papa Pio IV, e i due laterali di Piccolomini Baldini e del comune di Viterbo. Nella finestra centrale vi è una vetrata che raffigura san Michele Arcangelo, titolare della chiesa. A destra del portale d’ingresso vi è una copia di un sarcofago di epoca romana, del II secolo d.C. con scolpita in bassorilievo la scena di una caccia al cinghiale riutilizzato come sepolcro della “bella Galliana”, figura leggendaria viterbese la cui storia è narrata da due lapidi, risalenti al XVI secolo e poste sopra il sarcofago stesso. La leggenda narra che fosse una ragazza di eccezionale bellezza che morì trafitta da una freccia scagliatele contro da un innamorato da lei respinto, un nobile romano, che per poterla rivedere un’ultima volta, prima di lasciare la città, pose Viterbo sotto assedio, il sepolcro originale è al Museo Civico. Nello statuto municipale è contenuto un brano che riporta un fatto storico importante legato alla chiesa di Sant'Angelo. Nel 1387 vi fu una sollevazione popolare contro il tiranno Francesco di Vico ed era in corso una furiosa battaglia nella piazza del comune. Nella battaglia i rivoltosi stavano per avere la peggio quando dal campanile della chiesa cadde un vessillo con l'immagine di San Michele, vessillo che era stato lassù issato per la festività del santo. Il fatto fu interpretato dai rivoltosi come un segnale del sostegno divino alla loro lotta e ne trassero la forza per contrastare le milizie del Vico che furono messe in fuga. A ricordo di tale avvenimento il Comune diede disposizione di festeggiare ogni anno la ricorrenza con una solenne processione, luminarie e una corsa denominata della quintana da tenersi nei pressi della chiesa. Alcuni segni di questi festeggiamenti sopravvissero fino al 1870 quando, sull'onda emotiva dell'unità d'Italia e della breccia di porta Pia a Roma, in un eccesso di furia iconoclasta, si credette bene di cancellare tutto ciò che si poteva ricollegare al passato. Il fianco destro della chiesa conserva resti dell’antica chiesa medievale. La chiesa ad un’unica navata ha la volta a botte ed è illuminata da cinque finestre; presenta un transetto ed un presbiterio a pianta quadrata con abside; sulla navata si aprono tre cappelle per lato. Di epoca romana è la tazza marmorea, a sinistra appena entrati, utilizzata oggi come fonte battesimale. Un grande capitello romanico funge da basamento all’altare maggiore, su cui si trova una grande tela di Filippo Caparozzi raffigurante la Madonna in trono col Bambino, angeli che la incoronano e santi. La chiesa inoltre conserva opere di pittori viterbesi del XVII-XVIII secolo, una tavola del XIV secolo raffigurante una Madonna col Bambino attribuita a Andrea di Giovanni, ed un Crocifisso ligneo anch’esso del Trecento. Nella terza cappella è conservato un bel crocifisso ligneo del '300 anche se la leggenda vuole che fosse stato trafugato dalla città di Ferento all'epoca della sua distruzione da parte di Viterbo nel 1172. Campana Chiesa S. Angelo Spatha Campana chiesa Sant'Angelo in Spatha Campana chiesa Sant'Angelo in Spatha, Il campanile originario subì un crollo che comportò il rifacimento della chiesa stessa, il nuovo companile e la campana della chiesa sono visibili dal vicolo accanto alla chiesa, ovvero addentrandosi su via della fontanella di Sant'Angelo in Spatha. Stemmi S. Angelo Spatha Stemmi alla Chiesa di Sant’Angelo in Spatha, Viterbo, perpendicolarmente alle tre finestre vi sono tre stemmi: quello di papa Pio IV Medici e i due laterali di Piccolomini Baldini e del comune di Viterbo. Lapidi Chiesa S. Angelo Spatha Lapidi Chiesa Sant'Angelo in Spatha Lapidi alla chiesa di Sant’Angelo in Spatha, Viterbo, alla destra della facciata vi sono due lapidi che ricordano la leggenda della bella Galliana. Edicola sacra S. Angelo Spatha Edicola sacra alla vetrata posta sulla facciata della Chiesa di Sant’Angelo in Spatha, Viterbo, raffigurante San Michele Arcangelo. Sepolcro Bella Galiana Sepolcro della Bella Galliana, alla destra della facciata della chiesa di Sant’Angelo in Spatha, Viterbo, è una copia di un sarcofago di epoca romana, riutilizzato come sepolcro della “bella Galliana”, figura leggendaria viterbese la cui storia è narrata da due lapidi, risalenti al XVI secolo e poste sopra il sarcofago stesso, la leggenda narra che fosse una ragazza di eccezionale bellezza che morì trafitta da una freccia scagliatele contro da un innamorato da lei respinto, un nobile romano, che per poterla rivedere un’ultima volta, prima di lasciare la città, pose Viterbo sotto assedio, il sepolcro originale è al Museo Civico. Carcere ex Chiesa di San Leonardo Ex Chiesa di San Leonardo e Carceri scomparsa, tra piazza del Plebiscito, via Cavour e via San Lorenzo, Viterbo,oggi c’è un teatro al posto del precedente carcere e chiesa, il Teatro San Leonardo, e la Fondazione Caffeina. Questa scomparsa chiesa, venne edificata nel 1636, nello stesso palazzo dove nel 1576 erano state trasferite le pubbliche carceri. La sua erezione si deve ai confratelli di San Leonardo e venne consacrata nel 1641, divenuta fatiscente il Sodalizio di San Leonardo di Viterbo la fece restaurare dall’architetto Paolo Oddi. Durante il periodo Napoleonico fu incorporata alle carceri. Venne poi, di nuovo benedetta nel 1816,dal Cardinale Severoli che consacrò l’altare maggiore, qui c’era un quadro opera di Anton Angelo Bonifazi dove è rappresentato San Leonardo protettore dei carcerati,in una tela si vede il Santo tra i carcerati, in un’altra San Leonardo in gloria. Oggi queste tele si trovano presso il Museo Civico di Viterbo. La chiesa al suo interno presentava 6 altari ricavati nel muro, coperti da un baldacchino, dedicati a San Leonardo, a Santo Stefano, a San Lazzaro a San Giuseppe e ai Santi Bernardino e Domenico. Confraternita San Leonardo Antica Confraternita di San Leonardo, via Cavour, via San Lorenzo, e piazza del Plebiscito, Viterbo, centro, storico, in epoca rinascimentale tra il XVI ed il XVII sorsero varie confraternite una tra queste la Confraternita di San Leonardo che si occupava dei carcerati e che venne istituita il 6 Novembre del 1541. La sede della fondazione di questa Congregazione, era inizialmente alla Chiesa di Santo Stefano in Valle, tra il 1541 ed il 1544, poi venne spostata alla Chiesa di Santa Maria della Salute tra il 1595 ed il 1613. poi alla Chiesa di San Giovanni Battista in Valle, ed infine dal 1636 al 1810, alla Chiesa di San Leonardo in via Cavour, dove oggi c’è il teatro Fondazione Caffeina. Durante l’occupazione Napoleonica fu trasferita alla chiesa di Santa Caterina, poi alla chiesa di Santa Croce dei Mercanti e poi alla Chiesa di San Biagio, per tornare nel 1816 alla chiesa di San Leonardo. La congregazione aveva lo scopo umanitario di assistenza ai carcerati, i quali dovevano pagare al Capitano una somma che serviva alla conduzione del carcere stesso. Il problema sorgeva per quei poveri detenuti che non erano in grado di pagare questo importo e quindi a loro ci pensava la Confraternita che aveva molte rendite. Il Carcere all’inizio era sotto i portici dell’attuale Palazzo dei Priori, nella sezione a destra rispetto all’attuale entrata, poi nel 1563 venne trasferito nel palazzo del Podestà, e poi in un edificio sulla via Farnesina, oggi via Cavour, angolo via San Lorenzo. La Confraternita si occupava affinchè i processi venissero svolti in tempi brevi e che i detenuti non restassero nelle segrete per più di 3 o 5 giorni e che venissero esaminati da un giudice. Inoltre il venerdì Santo avevano la possibilità di far liberare un carcerato anche se destinato alla pena di morte, eccetto quelli che si erano macchiati di furti o di delitti terribili. Gli adepti alla Confraternita erano vestiti con un sacco di tela rosso cupo, un cappuccio e un cordone dello stesso colore, in seguito, per distinguerli dalla Confraternita del Santissimo nome di Gesù nel 1786 venne aggiunta una mozzetta di lana celeste sulle spalle. La mozzetta era un mantellina con un piccolo cappuccio, chiusa al petto da una serie di bottoni, in genere era di colore rosso per i papi e di colore viola per i vescovi. Nel 1761 avvenne una circostanza eccezionale, le carceri erano vuote per mancanza di delinquenti, l’evento venne ricordato da una lapide posta dal Governatore Emerigo Bolognini sulla facciata del palazzo. Le Carceri rimasero a via Cavour fino al 1842, poi vennero trasferite a via Sallupara una strada nei pressi di piazza della Rocca, oggi sono al Mammagialla. Epigrafe Carcere San Leonardo Epigrafe Carcere di San Leonardo, tra via San Lorenzo e piazza del Plebisicito, Viterbo, che ricorda un avvenimento eccezionale: l’apertura delle porte del carcere per mancanza di carcerati : l’epigrafe recita: “in onore di Emerico Bolognini Governatore, solerte integro impareggiabile perché queste carceri costruite per reprimere la sfrenatezza dei malvagi, ha potuto testé, in mezzo al plauso universale, mostrare vuote e aperte, spettacolo raro pei cittadini e pei forestieri, la Confraternita di S. Leonardo, con grato animo, pose questa memoria l’anno 1761” ( da : Scriattoli, 1915-20, p. 84). Effige smbolo di San Leonardo Stemma di San Leonardo a via San Lorenzo. Raffigurato con le catene. San Leonardo di Noblac, la cui etimologia significa forte come un leone, fu abate francese e molto venerato in Europa, durante il periodo medioevale, è noto come San Leonardo abate di Limoges del Limosino o confessore, nacque ad Orléans,nel periodo storico in cui regnava l’Imperatore Anastasio I Dicoro, presumibilmente nel 496 e morì a Noblac il 6 novembre del 545 o del 559. vedi e leggi la vita di San Leonardo. Da vedere a piazza del Plebiscito Viterbo Archi piazza del Plebiscito Archi piazza del Plebiscito, Viterbo, sulla piazza ci sono gli archi del portico del Palazzo dei Priori, l'arco di via Ascenzi , e l'arco della via della Fontanella di Sant'Angelo in Spatha . Vedi Archi piazza del Plebiscito Balconi e Logge Plebiscito
Balconi e Logge Balconi e Logge, piazza del Plebiscito, Viterbo, sulla piazza sono visibili il balcone del palazzo della Prefettura, il balcone loggia del palazzo del Podestà, una loggia è all'interno del Cortile del Palazzo dei Priori, ed un balcone del palazzo del podestà visibile su via Roma. Vedi Balconi e Logge di piazza del Plebiscito. Campane e Campanili Plebiscito
Campane e e Campanili Campane e Campanili piazza del Plebiscito Viterbo, sulla piazza è visibile la campana della Torre del Podestà o dell'orologio, il campanile della Chiesa di Sant'Angelo in Spatha, visibile dalla via della Fontanella di Sant'Angelo in Spatha.. Vedi Campane e e Campanili di piazza del Plebisicito. Cortili piazza Plebiscito Cortili di piazza del Plebiscito Cortili piazza del Plebisicito, Viterbo, da ammirare il cortile del Palazzo dei Priori e il cortile del palazzo della Prefettura.Vedi Cortili di piazza del Plebiscito. Edicole sacre piazza Plebiscito Edicole sacre a piazza del Plebiscito, Viterbo, una si trova in una lunetta all’interno del porticato del palazzo del Comune sul lato sinistro, un’altra è sopra il balcone del palazzo del Podestà e un’altra più grande al di sotto in una lunetta, mentre su via Roma addossata al palazzo del Podestà c’è un altro dipinto sul lato destro del balcone. Vedi Edicole piazza del Plebiscito. Palazzi a piazza del Plebiscito Palazzi di piazza del Plebiscito. Palazzi di piazza del Plebiscito, Viterbo, palazzo dei Priori, Palazzo del Podestà, Palazzo della Prefettura: Vedi Palazzi di piazza del Plebiscito. Statue e Sculture piazza Plebiscito
Statue sculture bassorilievi Statue e sculture di piazza del Plebiscito, Viterbo, vedi il sepolcro della Bella Galliana. Leoni piazza del Plebiscito Leoni di piazza del Plebiscito Leoni di piazza del Plebisicito vedi Leoni di piazza del Plebiscito Stemmi piazza del Plebiscito Stemmi piazza del Plebiscito, Viterbo, numerosi sono gli stemmi, vedi gli stemmi di piazza del Plebiscito. Lapidi piazza del Plebiscito Lapidi, varie sono le lapidi di piazza del Plebiscito vedi : Lapidi a piazza del Plebiscito. Scalinate piazza del Plebiscito Scalinate piazza del Plebiscito Scale e Scalinate, a piazza del Plebiscito, possiamo notare i gradini di accesso alla chiesa di Sant'Angelo in Spatha, una scalinata al cortile di palazzo dei Priori porta al piani superiori del Comune di Viterbo dove si possono ammirare delle stupende sale, la fontana del cortile del palazzo dei Priori poggia su tre gradini, e una lunga scala sempre all'interno del cortile del palazzo dei Priori immette al sottostante giardino piazza del Plebiscito, Vedi Scale e Gradini a piazza del Plebiscito. Altre Informazioni Via Sant'Angelo in Spatha
Via di Sant'Angelo in Spatha,Viterbo, è un piccolo vicolo accanto alla omonima chiesa che affaccia su piazza del Plebiscito, La via di Sant'Angelo in Spatha porta a via della Fontanella di Sant'Angelo, che da una parte immette su via Saffi e dall'altra su via Cavour,parte da piazza del Plebiscito accanto alla omonima chiesa. da questa via è possibile vedere il campanile della Chiesa di Sant'Angelo in Spatha Via Ascenzi Via Filippo Ascenzi, Viterbo, collega piazza del Sacrario con piazza del Plebisicito, questa via ha subito delle trasformazioni negli anni '30. Porta il nome del sindaco fascista Filippo Ascenzi che governò la città dal 1931 al 1934. Per l'edificazione di questa via vennero demoliti alcuni gruppi di case antiche, e venne costruito il Palazzo delle Poste nel tipico stile dell'architettura Fascista. Sempre in questo periodo venne aperto l'ingresso agli uffici comunali. Sul lato opposto di via Ascenzi e ad un livello inferiore c'è il tempietto di Santa Maria della Salute. La via termina con un grande arco che immette sulla piazza del Plebiscito Via Cavour Via Cavour, Viterbo, è la continuazione di via Garibaldi che parte da piazza San Sisto si percorre appena oltrepassata la porta Romana, la sua apertura si deve al Cardinale Alessandro Farnese, infatti in origine si chiamava via Farnesina, mentre durante il periodo Napoleonico fu chiamata via Napoleone, ma per i viterbesi fu sempre chiama come Strada Nova. Per l'edificazione di questa strada vennero abbattute delle antiche case, e per risarcirne i proprietarie venne istituita una tassa per ogni soma di grano che veniva portata al mulino. Tra la via Garibaldi e la via Cavour si apre la piazza di Fontana Grande. Lungo la via Cavour si può ammirare il palazzo Brugiotti che si trova all'angolo con via Annio, via dedicata allo studioso domenicano Giovanni Annio. Al palazzo Brugiotti al pian terreno si trova il Museo della Ceramica Via Roma Via Roma, Viterbo,la via parte da piazza del Plebiscito e arriva su piazza delle Erbe. Qui sulla sinistra si può ammirare parte del palazzo del podestà, la torre del Podestà, con il suo orologio e campana, ed una edicola sacra posta su un balcone oltre a vari stemmi addossati al palazzo del Podestà angolo tra piazza del plebiscito e via Roma. Via San Lorenzo Via San Lorenzo Viterbo centro storico : la via intitolata al martire romano, va da piazza del Plebiscito fino a piazza della Morte, incrociando in fondo anche la via Cardinal La Fontaine.Via San Lorenzo è la zona di maggiore interesse storico ed architettonico di Viterbo, perchè porta fino alla piazza San Lorenzo dove troviamo la Cattedrale di San Lorenzo, il Palazzo dei Papi, la Loggia dei Papi. In epoca Medioevale i Prefetti eressero sulla attuale piazza del Plebiscito, detta anche del Comune, le loro sedi amministrative per arrivare salendo l'altura di via San Lorenzo al centro religioso della città. Su questo colle la cui sommità è a piazza San Lorenzo, era arroccato il nucleo primitivo urbano. Salendo lungo la via a sinistra troviamo il palazzo Zelli Pazzaglia, dimora di un antico casato Patrizio. In questo palazzo vennero ospitati nel 1812 Carlo I di Spagna, nel 1819 l'imperatore d'Austria Francesco I e la moglie Carolina di Baviera. Durante il ventennio fascista qui fu istituita la sede degli uffici della Federazione provinciale dei Fasci di Combattimento. Di fronte al Palazzo Zelli Pazzaglia si vede la facciata della antica Chiesa di San Biagio già esistente nel XII secolo era la chiesa dell'Arte dei calzolai, dalla metà del '400 fecero capo a questa chiesa anche molti mercanti che dalla Toscana si erano trasferiti a Viterbo, e in quell'epoca la via era detta via della Mercanzia. La chiesa venne espropriata dallo Stato italiano nel 1870 e subì un lento ed inesorabile degrado. Alcuni anni fa la facciata venne rifatta. La via San Lorenzo incrocia varie vie tra queste : sul lato sinistro venendo da piazza del Plebiscito : via Romanelli, via Zazzera, via Santa Maria Nuova, via Fattungheri, via Cardinale la Fontaine; sul lato destro : via del Ganfione, via Chigi, via del Gesù, piazza del Gesù, in fondo sempre sul lato destro c'è piazza della Morte. Via Chigi prende il nome dal maestoso palazzo della nobile famiglia che ne entrò i possesso nel 1510, acquistando la proprietà dalla famiglia Caetani, facoltosi commercianti di Pisa che qui avevano creato un centro di smistamento dell'allume, un sale usato per usi cosmetici e come deodorante, estratto dai monti della Tolfa e che veniva venduto ai mercanti toscani. All'interno del palazzo Chigi c'è una madonna del XV o XVI secolo attribuita al pittore viterbese Antonio del Masaro detto il Pastura. Accanto al palazzo Chigi c'è il palazzo dei Tignosi della famiglia Tignosini che in epoca medioevale faceva parte della fazione ghibellina. Vi è uno stemma visibile sull'arco di ingresso del palazzo. Sulla breve via del Gesù che porta alla piazza del Gesù un tempo chiamata piazza San Silvestro, come la chiesa che era anche questa dedicata al Santo, si può notare all'angolo tra via del Gesù e via San Lorenzo, un palazzo con degli archi chiusi al piano terra, qui c'era la sede della Magistratura, dove si amministrava la Giustizia, quando Viterbo alla fine dell'XI secolo divenne libero Comune. Si ricorda della chiesa del Gesù l'assassinio sull'altare alla fine del '200 di Enrico Cornovaglia ad opera di Guido e Simone Monfort nobili francesi che cosi si vendicarono della uccisione del loro padre ad opera di Edoardo I d'Inghilterra. La chiesa riaperta al culto da alcuni anni ospita anche eventi culturali. Affacciata sulla piazza del Gesù c'è la poderosa torre del Borgognone, al centro vi è una bella fontana risalente al XVI secolo, sovrastata dal giglio della famiglia Farnese. Un tempo questa fontana era all'interno di un monastero oggi scomparso, il monastero di San Domenico, che si trovava tra piazza Fontana Grande e Porta Romana. La fontana venne posta qui a piazza del Gesù nel 1922. Proseguendo lungo la via San Lorenzo possiamo ammirare anche la Torre di Vico. In fondo si arriva a piazza della Morte, che prende il nome dalla confraternita della Morte. La piazza in passato si chiamò anche della Carbonara per via di certe opere di difesa simili a fossati per il carbone e poste sul sottostante pendio. Si chiamò anche piazza San Bernardino (antico nome della attuale piazza della Morte), per il vicino convento dove soggiornò il Santo durante un suo passaggio nella città di Viterbo.Oggi questo convento è intitolato a Santa Giacinta Marescotti, il casato divenne poi Ruspoli. La santa costretta a forza dalla famiglia alla vita monastica con il tempo si convertì per vivere una vita di penitenza e apostolato Al centro c'è la fontana di piazza della Morte, tipica fontana viterbese a fuso. Altri monumenti di interesse da vedere Chiesa Santa Maria Nuova - Chiesa del Gesù - Chiesa della Trinità dei Pellegrini - Chiesa di Santa Maria della Verità - Valle Faul - Macchina di Santa Rosa - Museo Civico - Palazzo dei Papi - Piazza del Gesù - Quartiere San Faustino - Torre Porta Bove Come arrivare a Piazza del Plebiscito Viterbo
Mappa Piazza del Plebiscito Viterbo Mappa piazza del Plebiscito Viterbo, informazioni turistiche e foto Fotografie Piazza del Plebiscito o del Comune Viterbo centro storico Piazza del Plebiscito Viterbo o piazza del Comune Viterbo centro storico Piazza del Plebiscito Viterbo o piazza del Comune Viterbo centro storico
Piazza del Plebiscito Viterbo o piazza del Comune Viterbo centro storico Piazza del Plebiscito Viterbo o piazza del Comune Viterbo centro storico Piazza del Plebiscito Viterbo o piazza del Comune Viterbo centro storico Piazza del Plebiscito Viterbo o piazza del Comune Viterbo centro storico Piazza del Plebiscito Viterbo o piazza del Comune Viterbo centro storico Piazza del Plebiscito Viterbo o piazza del Comune Viterbo centro storico Stemmi tra via Roma e piazza del Plebiscito Viterbo centro storico stemmi tra via Roma e piazza del Plebiscito Viterbo stemmi tra piazza del Plebiscito via Cavour via San Lorenzo Viterbo stemmi tra piazza del Plebiscito via Cavour via San Lorenzo Viterbo Leone simbolo di Viterbo a piazza del Plebiscito Leone simbolo di Viterbo tra piazza del Plebiscito e via Roma Viterbo centro Leone simbolo di Viterbo tra piazza del Plebiscito e via San Lorenzo Viterbo centro Da vedere a piazza del Plebiscito o piazza del Comune Viterbo
Via San Lorenzo - Piazza San Lorenzo - Piazza del Plebiscito Viterbo via San Lorenzo - piazza San Lorenzo - piazza del Plebiscito Da vedere nei dintorni di piazza del Plebiscito Palazzo dei Papi - Chiesa S.Maria Nuova foto Anna Zelli Chiesa Santa Maria della Verità - Museo Civico Chiesa S. M. della Verità - Museo Civico foto Anna Zelli Piazza del Gesù - Chiesa del Gesù ex San Silvestro Piazza del Gesù - Chiesa del Gesù foto Anna Zelli Quartiere San Faustino - Chiesa della Trinità dei Pellegrini Quartiere San Faustino - Chiesa Trinità dei Pellegrini - foto Anna Zelli Torre Porta Bove - Macchina di Santa Rosa 2019
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Aggiornato Marzo 2024