Palazzi via San Lorenzo,
Viterbo,
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Palazzi di Viterbo centro |
palazzi a via san lorenzo palazzi di viterbo centro info turistiche e storiche foto di anna zelli | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
PALAZZI A VIA SAN LORENZO VITERBO |
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Palazzo Zelli Pazzaglia Palazzo Farnese Palazzo Battista del Drago Palazzo Grispigni Teloni Pace Ex Palazzo Oddi Palazzo Tignosi loggia Ospedale Grande degli Infermi Palazzo Seminario Diocesano Palazzo Chigi ex Caetani Palazzo di Vico
Archi di Viterbo centro
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Palazzi a via San Lorenzo e dintorni Viterbo, lungo la via sono da ammirare, la antica sede della Magistratura, che di trova tra via San Lorenzo e piazza del Gesù; il Palazzo Zelli Pazzaglia, che si trova di fronte alla sconsacrata chiesa di San Biagio, adibita oggi (2021) a ristorante pizzeria; Palazzo Farnese, si ammira dal ponte e dalla via San Lorenzo, una volta superata la piazza della Morte; Palazzo Battista del Drago, è alla sinistra del Ponte San Lorenzo, affaccia su via San Lorenzo, su via Sant'Antonio e su piazza del Ginnasio; Palazzo Grispigni Teloni Pace, è su via San Lorenzo,di fronte c'è la piazza della Morte; Ex palazzo Oddi, oggi sede del Seminario Diocesano, è alla sinistra di via San Lorenzo, superato il ponte, di fronte a palazzo Farnese; palazzo dei Tignosi, visibile da via San Lorenzo che ad un certo punto fiancheggia la piazza della Morte, detto anche Loggia di San Tommaso, una parte affaccia sulla via San Tommaso; Ospedale Grande degli Infermi, oggi dismesso, è un enorme complesso che affaccia su via San Lorenzo, piazza San Lorenzo, via dell'Ospedale e via di Sant'Antonio; Palazzo del Seminario Diocesano, affaccia sia su via San Lorenzo che su piazza San Lorenzo; Palazzo Chigi si trova a via Chigi, una traversa di via San Lorenzo; Palazzo di Vico, si trova su via Sant'Antonio, visibile dal ponte San Lorenzo, su via San Lorenzo. Palazzi a via San Lorenzo e dintorni Viterbo Palazzo ex Antica sede della Magistratura, via San Lorenzo,Viterbo, il palazzo si trovava tra la piazza del Gesù e via San Lorenzo. Per tutta la prima metà del secolo XIII il centro politico e urbanistico della città di Viterbo era rappresentato dalla piazza di San Silvestro, oggi piazza del Gesù, dove avevano sede i palazzi delle magistrature cittadine, mentre, a partire dal 1251, il baricentro del tessuto urbano fu spostato verso la nuova piazza, corrispondente all'odierna piazza del Plebiscito, la cui costruzione venne decisa dal nuovo Statuto per ospitare in maniera più degna i palazzi dei Consoli e del capitano del popolo. Tale Statuto, pur favorendo di fatto la fazione ghibellina, provocò un rafforzamento della parte guelfa e un'intensificazione dei rapporti con la Santa Sede. Viterbo fu suddivisa in quartieri, secondo la seguente disposizione:quartiere di San Lorenzo, che comprendeva le contrade del Castello dove oggi c’è la cattedrale, quartiere di San Tommaso dove oggi c’è la piazza della Morte e quartiere di Pianoscarano; quartiere di San Pietro, che abbracciava le contrade di San Silvestro odierna chiesa del Gesù, di Santa Maria Nuova e di San Pellegrino; quartiere di San Sisto che racchiudeva le contrade di San Sisto, di San Giovanni in Zoccoli e di San Simeone; quartiere di San Matteo e di Sonza, che si estendeva alle contrade di San Marco, San Faustino, Sant’ Angelo, San Quirico odierna chiesa del Suffragio, di Santa Maria in Poggio e di Sant’ Egidio.Nello Statuto, molta importanza assunsero tutti gli argomenti relativi alla manutenzione e al controllo degli spazi interni alla città.(estratto dalla Enciclopedia Treccani on line). (non è visitabile) Palazzo Zelli Pazzaglia, oggi nel 2020, palazzo Arcangeli, è via san Lorenzo, Viterbo, venendo da piazza del Plebiscito sulla sinistra, di fronte alla sconsacrata chiesa di San Biagio, nel cortile di ingresso vi sono lastre marmoree che ricordano il passaggio ed il soggiorno del re Carlo IV di Spagna che qui si fermò nel 1812 con la moglie Maria Luisa di Borbone. Nel 1821 ospitò Maria Luisa Regina d’Etruria, e nel 1829 il re di Napoli. Il cortile è abbellito da una fontana del XVII secolo. Il palazzo oggi restaurato è diviso in appartamenti privati. Nei secoli XVII e meta del XVIII , questa era una abitazione più modesta di proprietà della Famiglia Massinaghi, nel 1700 venne ceduta in enfiteusi perpetua dalla famiglia Chigi ad Antonio Massinaghi, poi passò in eredità a Giovanni Battista Massinaghi, il quale nel 1723 chiese alla Congregazione Vescovile di poter acquistare la casa, con annessa bottega, per accorparla ad un’altra abitazione adiacente, poi nel 1753 la proprietà venne acquistata da Biagio Pazaglia figlio di Pietro Felice Zelli, corrispondendo ai Chigi un canone mensile. Nel 1918 il dominio diretto apparteneva alla Marchesa Laura Patrizi Naro Fu Filippo, la quale cedette la proprietà all’Avvocato Giuseppe Ferdinando Egidi fu Salvatore il quale ebbe il diritto di esigere il canone. Poi nel 1926, la proprietà passò dalla famiglia Zelli Pazzaglia alla famiglia Arcangeli In questo palazzo ebbe sede nel Ventennio il Partito nazionale fascista, Federazione provinciale dei Fasci di Combattimento, ne è testimone una scritta sbiadita, pitturata sulla facciata, e ancora prima fu la residenza della Banca Popolare Cooperativa. Nell’atrio vi è una lapide posta da Giulio Zelli Pazzaglia, che ricorda le personalità illustri che dimorarono in questo palazzo. Tra questi L’imperatore Francesco I d’Austra, Leopoldo Ferdinando III. Il palazzo, essendo di proprietà privata della Famiglia Arcangeli, non è visitabile. Palazzo Farnese, via San Lorenzo, Viterbo, si trova nel cuore della città, subito dopo il Ponte del Duomo che conduce a piazza S. Lorenzo. L’origine del palazzo è legata alla famiglia dei Tignosi mentre il nome alla potente famiglia Farnese, che se ne impossessò in occasione degli stretti rapporti intercorsi tra questa e Viterbo, quando nel 1431 Ranuccio Farnese venne incaricato di difendere la città dagli attacchi di Fortebraccio e Giacomo Di Vico. Il palazzo in ogni caso si deve alla famiglia dei Tignosi, e si vedono i particolari architettonici di epoca medioevale nel portone di ingresso e nel cortile. L’edificio si articola su tre livelli, si notano le bifore del primo piano in stile gotico, e lo stile romanico al secondo piano con finestre ad archi a tutto sesto. E’ probabile che la famiglia Farnese abbia lasciato questo palazzo durante il pontificato di Paolo III. La tradizione, non suffragata in realtà da documenti attendibili, vuole che qui sia nato Alessandro, potente cardinale poi asceso al soglio pontificio con il nome di Paolo III, al soglio dal 1534 al 1549, ricordato in molte fonti come “cittadino viterbese”, che probabilmente vi abitò con Giulia, bella ed influente sorella. Giulia detta la Bella divenne l’amante di Papa Alessandro VI, Rodrigo Borgia, al soglio pontificio dal 1492 al 1503. I Farnese abbandonarono il palazzo durante il pontificato di Paolo III e nel 1561 l’edificio passò nelle mani di Ludovico Chigi che fece elevare un muro ed una sorta di tramezzo sulla facciata rivolta su via San Lorenzo. Per le caratteristiche architettoniche del portone d’ingresso e del cortile interno, la fondazione di Palazzo Farnese può essere collocata cronologicamente nella seconda metà del XIII secolo caratterizzata dalla presenza del profferlo, tipica scala d’accesso, assai frequente nell’edilizia civile del quartiere San Pellegrino. La facciata mostra la contrapposizione tra lo stile gotico delle bifore del primo livello e quello romanico del secondo, caratterizzato da finestre con arco a tutto sesto finemente traforate che manifestano un tardo richiamo all’architettura duecentesca. L’abbassamento del davanzale di queste ultime alterò l’originaria articolazione della facciata mentre le bifore, sottoposte anch’esse ad una serie di manomissioni, vennero ripristinate nel loro aspetto originale nel 1925. La balaustra della facciata, sorretta da un’alta colonna in legno, presenta forme piuttosto originali rispetto al gusto architettonico viterbese, dove le balconate sono esclusivamente in peperino, con arcate in muratura. Sembra che il palazzo sia stato costruito nel 1431 ad opera di Ranuccio Farnese, e probabilmente fu edificato sui resti delle altiche mura del Castrum Viterbii che vennero smantellate nel 1244. L’aspetto odierno si deve ai restauri del 1933, quando si provvide anche all’abbassamento del livello stradale. All’interno del palazzo vi è una corte interna con un elegante profferlo che porta ad un balcone che si affaccia sulla via ed al ballatoio che unisce i vari ambienti del piano nobile. L’arco d’ingresso è sormontato dallo stemma più antico dei Farnese, sono visibili i gigli e l’unicorno o liocorno animale simbolo araldico della famiglia. Su un lato si nota un arco a tutto sesto ribassato che crea un piccolo portico ed in alto gli stemmi della famiglia ghibellina dei Tignosi, con giglio e falcetta, signori e padroni di numerose case in questa zona di Viterbo. Sempre qui c’era l’officina di Sante delle Campane, un valente fonditore viterbese della metà del ‘400 al quale si deve la campana posta sulla torre civica in piazza del Comune. Quasi di fronte c’è il Seminario Vescovile. (peccato, ma il palazzo è chiuso al pubblico e nel 2021 versa in situazione di abbandono). Palazzo Battista del Drago, via San Lorenzo, Viterbo, si trova sul lato sinistro del ponte San Lorenzo, venendo da piazza della Morte, fu edificato alla fine del ‘400 da Giovanni Battista del Drago, tesoriere del Patrimonio di San Pietro in Tuscia, c’è anche lo stemma. Nei secoli il palazzo ha subito varie destinazioni, da seminario, ad ospizio, a orfanatrofio, a scuola e poi come sede degli uffici comunali. (non è visitabile) Palazzo o Casa Grispigni, palazzo Teloni già Pace via San Lorenzo 85 di fronte a piazza della Morte, Viterbo, tra le cui mura vide la luce l’impareggiabile oratore e sacerdote Pietro La fontaine, che divenne poi Cardinale e Patriarca di Venezia, e sempre questo palazzo per 3 anni ospitò la Beata Lucia da Narni. La facciata del palazzo è stata restaurata nel 1984. All’interno del palazzo Teloni, in Via san Lorenzo 85, di fronte alla fontana della Morte, c’è una cappella che si trova nella stanza che fu residenza della Beata Lucia da Narni con un bell’altare a colonne tortili con l’immagine della beata che sostiene il Bambino poggiato sopra un libro aperto. In questa cappella vi è una epigrafe del 1661: A.M.D.G. B. Luciae virginis Narniensis huijus hospitae domus sacellum hoc ante ejus. cellulam sac. religionis et grati animi argumentum Dominicus Pacius canonicus S. Angeli patronae optimae erexit ornavit et dicavit. Anno Dom. MDCLXI. Fuori a destra del palazzo è l’altra epigrafe del 1661: D.O.M. / Siste viator ad contubernium coelitum / ubi B. Virgo Narniensis Lucia / sacro D. Dominici gynaeceo satis extructo / passi numinis meruit stigmata / espressa virtutum insignia / mox ferrariae iussu Alex. VI P.O.M. / religionis antistita pietatem auxit / familia Pacia Viterbien(sis) / tutelari optimae amoris obsequium pos. / anno Domini MDCLXI. Sopra è lo stemma della famiglia Pace raffigurante una colomba con la palma al becco. Sopra alla porta d’ingresso del Palazzo Teloni, detto anche Grispigni perché una Emma Teloni, nata a Treia il 18 Novembre 1852, sposò Filippo Grispigni, vi è uno stemma in ferro: troncato dalla fascia ondata con al 1° un uccello (forse una colomba) al 2° un giglio. . In questo stesso palazzo ebbe nel 1860 i natali e vi rimase fino ai 14 anni il Cardinale Pietro La Fontaine, patriarca di Venezia vi sono alcune lapidi che ne ricordano la sua presenza, l’epigrafe: In questa casa / nacque e lungamente visse / il card. Pietro La Fontaine / patriarca amatissimo di Venezia / lustro e vanto / di questa sua sempre cara / Viterbo / N. 29.11.1860 / M. a Fietta - Venezia 9.7.1935. Sopra è lo stemma dei La Fontaine partito, al 1° all’agnello sul monte con rivoli d’acqua che disseta due pecore sulla pianura, al 2° alla cometa in capo e tre gigli. (è una proprietà privata, non è visitabile). Palazzo Oddi, oggi appartiene alla Diocesi di Viterbo, insiste sul ponte San Lorenzo, Viterbo, il palazzo Oddi si congiunge al ponte San Lorenzo e da qui si osserva la torre Bramante o di Messer Braimando che insiste sulla sottostante via Sant'Antonio. La famiglia Oddi, divenne proprietaria di questi beni, la torre , e il palazzo, nella seconda metà dell'800. provvide ad abbattere l'antico palazzo , lo fece ricostruire, mantenendo la torre di Braimante nel suo assetto originario. (non è visitabile). Palazzo dei Tignosi, ex palazzo Loggia di San Tommaso, si trova a piazza della Morte angolo via del Ginnasio,visibile da via San Loenzo , è all'angolo dove si trova la chiesa di San Tommaso, Viterbo, probabilmente venne edificato dalla potente famiglia dei Tignosi, i quali iniziarono a costruire abitazioni private fuori dal’antico castrum per avere un maggiore controllo del territorio. Poi il palazzo prese il nome di San Tommaso per via della vicina chiesa citata già nel XII secolo, che cosi si chiamava.. In questo palazzo, c'era un tempo la loggia (porticato) era aperta e sembra fosse destinata alle riunioni degli abitanti della zona,poi la loggia venne chiusa per ricavare un ambiente per la Sacrestia della Chiesa di San Tommaso su via del Ginnasio. Nel 1936 vi fu la ristrutturazione del palazzo e la riapertura del porticato detto loggia di San Tommaso, venne abbassato il piano della loggia in modo che fossero ben visibili le arcate . Di fronte alla loggia di San Tomaso, o porticato del palazzo San Tommaso o dei Tignosi, c’è il palazzo del Drago che affaccia sul ponte San Lorenzo a via San Lorenzo. La piazza subì gravi danni in seguito ai bombardamenti del 1944. Sono visibili due stemmi sul lato destro della prima arcataino interno e l'altro esterno su via del Ginnasio.(al piano terra c'è un bar, il palazzo non è visitabile). Complesso dell’Ospedale Grande degli Infermi,è un vecchio ospedale di Viterbo, occupa un’ampia area del colle tra via San Lorenzo e la piazza San Lorenzo e via Sant'Antonio, ormai è dismesso a parte un’area adibita all’accoglienza e al recupero di persone affette da disabilità mentali. L’ingresso principale dell’Ospedale era su via Sant’Antonio qui c’è lo stemma dell’ospedale, un trimonzio sormontato da tre croci. L’attuale facciata risale al 1878. La data di inizio per la costruzione di questo complesso risale al 1573, su disegni dell’architetto Messer Domenico Poggi che era anche un Priore, le spese per la costruzione furono a carico sia del Comune, che del Cardinale Farnese e del cardinale Gambara. L’impianto idrico dell’ospedale si approvvigionava alla Fonte di San Lorenzo. Nel 1578 per l’ampliamento dell’ospedale, venne acquistato l’orto dei Tignosi, nel 1582, la chiesa di Sant’Anna, mentre nel 1583 venne edificata nella parte principale dell’ospedale, la cappella su disegno del viterbese Francesco Monaldi, questa cappella nel 1844 a causa di ulteriori ampliamenti venne distrutta. Una nuova cappella venne edificata nel 1950, in stile barocco. Nel 1596 per ulteriori ampliamenti vennero acquistati la casa ed il giardino dei Tignosini che confinavano con via della Cella, la chiesa di San Gregorio ed i possedimenti dei Marsciano. Nel 1747 venne chiuso l’Ospedale dei Convalescenti e ceduti i beni all’Ospedale Grande. Durante il periodo Napoleonico l’Ospedale venne saccheggiato di tutto anche dei medicinali. Nel 1807 per volere di Papa Pio VII, venne concesso all’ospedale la carica di prima Scuola Clinica dei domini papali, l’inaugurazione avvenne nella sala Regia del Palazzo dei Priori, e rimase attiva fino al 1835. Nel 1824 il Vaticano nella persone di Papa Leone II stabilì che la laurea in medicina poteva essere rilasciata solo dalle università di Bologna e di Roma, Viterbo venne considerata come una succursale di Roma e alla fine la sua funzione didattica venne chiusa. L’Ospedale Grande curava tutti gratuitamente, i malati erano collocati in corsie separate per uomini e donne, le quali erano diverse a seconda del tipo di malattia, e come personale c’erano dei Governatori speciali, un Priore come amministratore, Medici, Chirurghi, giovani assistenti, apprendisti e donne inservienti. Qui già c’era un reparto chiamato Reclusorio de’ Pazzi. Nel 1850 per l’edificazione di una nuova corsia venne chiuso un vicolo adiacente all’ospedale. Nel 1855 ci fu un ulteriore ampliamento, posti i cancelli, e come assistenti ai malati vennero collocate le suore della Carità. Nel 1860 venne realizzata la camera mortuaria ed un ambiente per le autopsie sui cadaveri, che in precedenza venivano eseguite sulla strada e alla vista di tutti. Nel 1944 l’ospedale a causa della guerra e dei bombardamenti venne notevolmente danneggiato, venne restaurato nel 1950 e assunse il nome di Ospedale Grande degli Infermi. Sempre nel 1950, l’Ospedale entrò in pieno possesso dei beni della famiglia Calabresi, una importante eredità, per volere di Angela Bevilacqua. Infatti fin dal 1933, la signora Angela Bevilacqua, vedova Calabresi Vanni, aveva lasciato erede di tutti i suoi beni immobili l’Ospedale di Viterbo, solo se il suo unico figlio, Renato Vanni, psichicamente minorato, non avesse messo al mondo figli legittimi. Renato non ebbe figli e quindi alla sua morte l’Ospedale si trovò proprietario di sette poderi di circa centoventi ettari, unitamente ad altri fabbricati in Viterbo, tra i quali il Palazzo Calabresi. Oggi l'Ospedale attivo di Viterbo è al Belcolle, in una vasta area tra Viterbo e San Martino al Cimino.(è in uno stato di abbandono e non è visitabile). Palazzo del Seminario Diocesano, piazza San Lorenzo,via San Lorenzo, Viterbo, si trova accanto alla Casa di Valentino della Pagnotta, guardando, sul lato sinistro, questo palazzo dopo i bombardamenti del 1944 venne ricostruito, durante i bombardamenti furono distrutte le chiese medioevali del 1207 di San Sebastiano e di Santa Lucia dei Fabbri, in basso ci sono i blocchi in peperino , opus quadratum, e su questi poggiano le fondamenta del palazzo, mentre i blocchi sulla parte opposta sono riferibili a resti di antiche mura etrusche di Surina che sono emersi dopo lavori di restauro e di abbassamento della strada e della piazza San Lorenzo avvenuta nel 1933. A seguito di questi lavori al Duomo venne aggiunta l’attuale gradinata di accesso. All'interno del giardino, addossata al muro del Palazzo Casa di Valentino della Pagnotta, c'è una edicola raffigurante la madonna. Proseguendo su via San Lorenzo, di fronte al palazzo Farnese che insiste sul ponte San Lorenzo c'è l'ex Palazzo Oddi, che oggi è sede del Seminario Diocesano. (non è visitabile). Palazzo Chigi, già Caetani, via Chigi 17, Viterbo il palazzo affaccia su via Chigi mentre il prospetto posteriore da su via del Ganfione, oltre al palazzo qui vi era anche un giardino, Il palazzo risale alla seconda metà del XV secolo, accanto ha una possente torre, lo stile è del tipo rinascimentale toscano, fu edificato, riadattandolo su strutture medioevali precendenti, per volere della Famiglia Caetani o Gaetani di Pisa, i loro stemmi sono ancora presenti, il palazzo fu poi acquistato dalla Famiglia Chigi nel 1510, che non ne modificò la struttura e che a tutt’oggi appare integra. I Caetani ottennero la cittadinanza viterbese nel 1473, e come si usava a quel tempo dovevano avere una proprietà in città per essere dichiarati cittadini a tutti gli effetti. Carlo d’Antonio Caetani era un mercante toscano e svolgeva la sua attività lungo la via San Lorenzo, a piazza del Comune e la sede delle attività era presso San Biagio. Carlo d’Antonio Caetani era un ricco commerciante di allume, e scelse Viterbo come base del suo commercio tra la Toscana e la Tolfa, il figlio Alfonso, continuò l’attività del padre, e alla sua morte avvenuta nel 1495, il figlio Carlo fu messo sotto la tutela del nonno Ludovico Margani, poi nel 1497, la tutela passò alla madre Crisofora, che per un certo tempo tentò di portare avanti l’attività del marito. Alfonso aveva lasciato i suoi beni in eredità alle due figlie Emilia e Lucrezia, sposate, e al figlio Carlo nato dal matrimonio con Cristofora Ludovica Margani, la quale ebbe in seconde nozze un altro figlio Ludovico. A seguito di contrasti sull’eredità, nel 1509 e non essendoci accordi sulla divisione dei beni di Afonso Caetani, tra Civitavecchia, la Tolfa e Viterbo, decisero di vendere la proprietà di Viterbo ai Chigi. Scrive Simonetta Valtieri che il 23 Agosto 1509 il palazzo, “appresso ad torre farolfo”, con due piccole case poste di fronte, fu diviso tra i figli di Alfonso Caetani, Emilia, Lucrezia e Carlo nato dal matrimonio con Cristofora di Ludovico Margani, alle figlie andò il piano nobile del palazzo, una casetta di fronte ed “una cantina sotto allo tinello” posta a piano terreno entrando a destra. Cristofora ebbe il piano terra più due cantine e la casa davanti al palazzo utilizzata da Pietro Paolo Barbieri. Passò poi, con atto del 5 Febbraio 1510, in proprietà di Francesco di Mariano Chigi, venuto a Viterbo nel 1501, ma la cui famiglia era già dimorante a Viterbo nel 1438. Il palazzo fu acquistato dal Chigi, per metà dagli eredi di Alfonso Caetani, figlio di Carlo, e l’altra metà da Cristofora di Ludovico Margani di Roma. I Chigi erano banchieri senesi e gestivano un banco all’inizio di via San Lorenzo, sono visibili i due portoni con due stemmi a via San Lorenzo di questi due banchi, ed un altro al pian terreno del Palazzo a via Chigi, si notano gli ingressi murati sotto alle finestre del piano terreno. Con la loro attività finanziavano l’industria di armentizia, ovvero il commercio di bovini ed ovini. Ebbero nel 1537, avendo prestato al Comune dei soldi in uso un terreno per il pascolo di migliaia di pecore di loro proprietà. Guardando frontalmente il palazzo, sul lato destro della facciata c’è lo stemma Chigi Della Rrovere che ha sostituito quello più antico. Il portale è bugnato piatto e decentrato rispetto alla facciata, sul lato sinistro in alto c’è lo stemma Caetani, i precedenti proprietari. L’edificio si articola su tre livelli, scanditi da semplici cornici marcapiano prive di decorazioni. Il primo piano ha uno sviluppo in altezza maggiore rispetto al terzo piano destinato alle soffitte, le finestre sono essenziali, ad arco, le finestre del primo piano sono ornate dalle bugne simili al portale d’ingresso, mentre quadrate e semplici sono le finestre del piano terra. Le finestre del primo piano sono bugnate e quelle al piano presentano eleganti ferri da tendone o da stendardo, su uno dei quali è la stella, facente parte dello stemma dei Chigi. L’insieme della struttura del palazzo, quattrocentesco, richiama l’architettura del Rinascimento fiorentino, l’interno è irregolare dovuto a dei lavori che però mantennero le antiche murature. Il cortile interno è di stile rinascimentale, si sviluppa su due lati asimmetrici, con un colonnato a due livelli, che rimanda al giardino di Palazzo Medici Riccardi, soprattutto nel capitello che a Viterbo troviamo simile nel chiostro tardo quattrocentesco di Santa Maria in Gradi, e nel portico di Palazzo Lunense. All’interno del cortile è conservata la Madonna con Bambino di Antonio del Massaro. L’interno del Cinquecentesco palazzo Caetani Chigi, oggi è di proprietà della famiglia Egidi, ha le sale interne che furono affrescate dai grandi artisti dell’epoca, le sale al primo piano nobile sono una dentro l’altra il tutto è decorato ed affrescato, sono presenti stemmi, ed un monumentale camino, Vi sono varie sale, la Sala di Afrodite con vedute paesaggistiche, vi è una piccola cappella, vi è poi, la sala di San Paolo con soffitti decorati e grottesche, uno studio detto del Pappagallo, riccamente affrescato, scene di caccia di Antonio Tempesta, e figure bibliche. (non è visitabile). Palazzo di Vico, via Sant’Antonio, Viterbo, vi dimorò fino al 1366 il ghibellino, prefetto di Roma, signore di Viterbo, Civitavecchia, Orvieto, Terni, Narni e Tuscania, Giovanni di Vico. Di lui si conoscono i continui contrasti con la Chiesa, seguiti da altrettanto frequenti riappacificazioni salvo poi tornare subito dopo alle armi. Il palazzo di Vico sorge in un punto nevralgico della Viterbo medievale: la Piazza Nuova originariamente Platea Nova, era una vera e propria cerniera tra il centro del potere civile di Viterbo, l'attuale piazza del Gesù, che fu la prima sede del Comune e quello del potere religioso. al Colle del Duomo, con la Cattedrale e il complesso del Palazzo Papale. Distrutto nel 1243 insieme alla fontana, nel corso di uno dei numerosi conflitti che opponevano le fazioni cittadine, il palazzo sarebbe stato ricostruito pochi anni dopo. I sotterranei furono utilizzati come rifugio antiaereo durante la seconda guerra mondiale. I prospetti sono tra via Sant’Antonio e via dei Pellegrini, Viterbo,centro storico, dell’originaria struttura risalente al Duecento o al Trecento poco rimane, nel XVI secolo l’edificio subì radicali rimaneggiamenti, e fu destinato sia a residenza signorile, che ad orfanotrofio, poi a caserma ed anche a sede di un istituto femminile. Di questo palazzo particolarmente interessanti sono gli elementi architettonici venuti casualmente alla luce una decina d’anni fa e recentemente oggetto di una parziale sistemazione. Si tratta di una pavimentazione quattrocentesca e del livello più basso del muro settentrionale dell’edificio, in blocchi di peperino, che presenta un’antica porta d’acceso, i resti di una fontanella e, soprattutto, gli avanzi di un imponente arco a tutto sesto murato, probabile componente di un loggiato della metà del Duecento. Un prospetto affaccia su via del Pellegrini, dopo la Chiesa del Gesù. Qui a via dei Pellegrini in alto sul muro sotto il tetto, si vede lo stemma della Famiglia Di Vico. La zona, di via Sant’Antonio, dove sorge questo palazzo , in antico fu abitata dagli etruschi, mentre durante il Medioevo fu palcoscenico dei feroci scontri tra guelfi e ghibellini, e durante la seconda Guerra Mondiale i sotterranei furono impiegati come rifugi antiarei. Nel 2006 si è dato l’avvio ad una indagine più approfondita di quest’area, che sarebbe dovuta diventare un parcheggio, ma durante gli scavi, furono trovate delle testimonianze e la zona è stata sottoposta a tutela archeologica. Da qui attraverso rilevamenti sofisticati si sono visti una serie di cunicoli che da via Sant’Antonio andavano verso piazza del Gesù per ricollegarsi poi ad altri punti della città. Prima dell’edificazione del Palazzo nel XIII secolo, da parte dei Vico, qui c’era una strada sotterranea scavata nel tufo ad opera degli Etruschi. Scavando, poi, sotto quattro metri di materiale di demolizione, è stato disseppellito un cortile esterno, un tempo pavimentato in peperino, adiacente al lato posteriore del palazzo e ad altre strutture. All’angolo sinistro è stata rinvenuta una lastra sulla quale vi è scolpita una testa di leone, con molta probabilità facente parte di una antica fontana. Inoltre è stato trovato anche un basamento circolare con 3 gradini in peperino che probabilmente era la base di una fontana monumentale di circa 6 metri che era in un luogo definito Platea Nova, una grande piazza, sede delle prime difese del Castrum Viterbii, demolita in epoca Medioevale in seguito agli scontri fra le fazioni cittadine ed i resti recuperati e riutilizzati in altre costruzioni. In questa zona che era il fulcro tra la vita amministrativa della città tra piazza San Silvestro oggi del Gesù, e la vita religiosa al colle del Duomo del complesso dei Papi, si innesta il palazzo dei Di Vico ch furono i Signor di Viterbo tra il XIV ed il XV secolo. Nel 2016 il Comune di Viterbo dette inizio ai lavori di valorizzazione ma nel 2020 nonostante gli evidenti restauri la zona versa in uno stato pietoso, piena di erbacce e sporcizia. Il palazzo venne edificato tra il duecento ed il trecento e si lega anche alla leggenda della Bella Galliana, che le cronache ricordano come Giovanni Di Vico, innamorato di questa bella donna viterbese, mosse il suo esercito contro Viterbo, pur di ottenere il suo amore, ma la donna fedele al marito rifiutò queste attenzioni, e mentre era affacciata ad una finestra di porta Faul venne uccisa da una freccia scagliata da un soldato di Giovanni Di Vico. Comunque, alla fine, la feroce dominazione dei Vico terminò nel 1319 ad opera di Silvestro Gatti. Dopo di che, questo antico palazzo venne demolito e ricostruito, fu sede dei frati padri della penitenza, fu poi gestito dal Cardinale Antonio Gabriele Severoli, che ne fece un istituto per orfani e per le donne in difficoltà, divenne Scuola della Divina Provvidenza, poi nel 1828, venne ceduto al Comune, e divenne sede di una caserma. Questo sito archeologico è visitabile solo nelle giornate del FAI. Altri palazzi su via San Lorenzo Casa via San Lorenzo, 2,4,6,Viterbo,centro,storico, è una casa medioevale contigua alle ex Carceri di San Leonardo, ha subito dei rifacimenti posteriori, al piano strada ha due portali simmetrici su mensole gotiche che hanno al centro lo stemma nobiliare dei Chigi monti posti a piramide e sopra una stella ad 8 punte, gli stemmi sono incisi in posizione centrale e posti all'interno dell'arco che sovrasta il portale. In queste due botteghe, a via San Lorenzo, un tempo via della Mercanzia, la Famiglia Chigi aveva dei Banchi nei quali esercitava la sua attività di banchieri. Semplici cornici squadrate litiche, decorano le finestre dei piani superiori, Casa via San Lorenzo, 8, 10, Viterbo, centro storico, questo edificio medioevale è stato la sede della Confraternita di San Leonardo, che con le rendite provvedeva alla tutela e alla sorveglianza delle pubbliche carceri e al sostentamento dei reclusi. Poi questa confraternita si spostò a via Cavour. Sull'architrave c'è una immagine in pietra di San Leonardo che tiene in mano le catene. Immagini simili in pietra, di San Leonardo, sono presenti in altre proprietà che questo pio sodalizio aveva in Viterbo. Palazzo a via San Lorenzo 67, Viterbo, portale sovrastato dal monogramma di San Bernardino, il portale è formato da due semicolonne bombate di fattura cinquecentesca, la stessa architettura del portale è presente in un palazzo a via Crochi. L'edificio è a due piani su cui poggiano finestre architravate ed una scritta incisa FRANCESCO STERPARELLA, su una porta al pian terreno, probabilmente un precedente proprietario dell'immobile. Palazzo via San Lorenzo 105, Viterbo, edificio del XIII secolo, architettura duecentesca con grande arco a tutto sesto depresso, ed anche le finestre ad arco, sul fronte ha lo stemma dei Tignosi, fa parte del complesso del Grande Ospedale degli Infermi oggi dismesso. Palazzi a via San Lorenzo e dintorni Viterbo
Palazzi a Via San Lorenzo e dintorni Viterbo centro storico Palazzi via S. Lorenzo Viterbo centro storico Colle San Lorenzo - Valle Faul Palazzi di Viterbo centro storico Palazzi di Viterbo centro storico, Viterbo, info e foto a cura di Anna Zelli Palazzi Viterbo centro - Famiglie di Viterbo centro - Torri Viterbo centro storico
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Città di Viterbo |
Informazioni storiche turistiche e fotografie della città di viterbo a cura di anna zelli |
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Aggiornato Marzo 2023