via Sant'Antonio, Viterbo, informazioni storiche e turistiche foto a cura di Anna Zelli sito ufficiale web www.annazelli.com
Viterbo |
via sant'antonio viterbo centro storico | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
VIA SANT'ANTONIO VITERBO CENTRO STORICO |
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Archi Via Sant'Antonio
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Via San Lorenzo
Antica sede Magistratura
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Via Sant'Antonio, Viterbo, centro storico, la via va da via San Clemente a via di Valle Piatta, nel suo percorso incrocia la via del Paradosso che porta al quartiere di Pianoscarano, via della Discesa, via San Lorenzo, cui si accede tramite una scalinata, e si è anche a piazza della Morte, via Chigi, e continuando il percorso si dirama a sinistra verso via Faul, e valle Faul, dove c'è un grande parcheggio gratuito , e l'ascensore che porta a piazza San Lorenzo, poi andando diritti arriva a via di Valle Piatta, in questo punto si trova anche una piazza Largo Cavalieri Costantiniani, dove c'è un altro più piccolo, parcheggio gratuito. Lungo la via Sant'Antonio, si trova la Chiesa di Santa Maria in Carbonara, esternamente alla chiesa ci sono alcuni stemmi e il campanile, superato un arco, sotto il quale c'è lo stemma del Tau, nelle immediate vicinanze c'è un fabbricato che un tempo era la Chiesa di Sant'Antonio, fino a poco tempo fa ospitava un ristorante la Taverna dei Templari, oggi nel 2020 il locale è chiuso ed è in vendita. Sant'Antonio Abate Sant’Antonio Abate,vita opere storia, Viterbo, a lui era dedicata la scomparsa chiesa di Sant’Antonio sulla omonima via,a Viterbo, nel centro storico, fu chiamato anche Antonio il Grande o Sant’Antonio d’Egitto o del deserto, o l’Anacoreta. Nacque il 12 gennaio 251 e morì il 17 gennaio del 356. Egiziano, fu abate ed eremita, ed è considerato il fondatore del monachesimo ed il primo degli abati. Fu lui a fondare la prima comunità di monaci, consacrati al servizio di Dio, con a capo una guida spirituale. La vita di Sant’Antonio ci è stata tramandata dal suo discepolo Anastasio di Alessandria d’Egitto. Lo si festeggia il 17 gennaio, lottò contro l’arianesimo e contro le tentazioni del demonio. Nacque a Coma in Egitto, oggi Qumans, presumibilmente nel 251, era il figlio di una famiglia facoltosa dedita all’agricoltura e di fede cristiana, prima dei 20 anni rimase orfano, con un patrimonio da amministrare e di una sorella minore da crescere, e fu allora che seguì l’esortazione evangelica che diceva che per raggiungere la perfezione occorreva vendere tutto ciò che si possedeva e donarlo ai poveri. Quindi mise in atto questo precetto ed affidò la sorella ad una comunità femminile. Si ritirò nel deserto insieme ad altri anacoreti, vivendo in povertà, preghiera e castità. Ebbe una visione di un eremita che pregava e nel contempo intrecciava una corda, e fu allora che dedusse che oltre alla preghiera doveva dedicarsi ad una attività concreta, si dedicò all’agricoltura per sostentarsi e per distribuire il cibo ai poveri. Fu nei primi anni oppresso dalle tentazioni e dai dubbi ma i suoi compagni lo spinsero a perseverare nella via intrapresa. Quindi si ritirò in una tomba scavata nella roccia coperto da un panno, fu in questo luogo che venne percosso dal demonio e privo di sensi venne portato via dai compagni che lo trasportarono nella chiesa del villaggio. Ripresosi, andò verso il mar Rosso sul monte Pispir, qui c’era una fortezza romana abbandonata ed una fonte di acqua, vi rimase per 20 anni nutrendosi di pane che gli veniva portato due volte l’anno, cercando la purificazione ma sempre perseguitato dal demonio. Poiché molte persone volevano stargli accanto,abbatterono le mura del fortino e lo liberarono, quindi Antonio iniziò a dedicarsi ai sofferenti, a guarirli e a liberarli dal demonio. Le persone che lo seguivano si divisero in due gruppi, una andò ad oriente e l’altra ad occidente del fiume Nilo, avevano come padre spirituale Antonio e sempre sotto la guida di un eremita più anziano. Antonio contribuì al’espansione dell’anacoretismo, ovvero il dedicarsi alla vita ascetica, solitaria, da eremita, e lontana dagli uomini, in contrapposizione al cenobitismo, ovvero al monachesimo, dove si pratica una vita all’interno di una comunità. Nel 307 in seguito alla visita di Ilarione, Antonio gli dette i consigli su come fondare una prima comunità cristiana monastica che fu fondata a Majuma, una città marittima vicina a Gaza, in Palestina. Nel 311, durante la persecuzione dell’imperatore Massimino Daia, Antoniò andò ad Alessandria per sostenere e confortare i cristiani perseguitati, lui però non subì nessuna minaccia personale ed il suo amico Atanasio scrisse una lettera all’imperatore Costantino I affinchè intercedesse in favore di Antonio.Tornata la pace, Antonio pur restando in contatto con Atanasio lo sostenne nella lotta contro l’arianesimo, che negava la trinità e rifiutava che il figlio di Dio fosse pari a Dio. Antonio si ritirò di nuovo nel deserto coltivando un orto per il proprio sostentamento Morì a 105 anni forse nel 356 e venne sepolto dai discepoli in un luogo segreto.. Sant’Antonio fu essenzialmente il fondatore del Monachesimo, con Costantino infatti, i cristiani vennero raramente martirizzati e molti di loro decisero di dedicare la vita a Dio e di vivere in solitudine e nei secoli da vita solitaria questa scelta, si trasformò in vita comunitaria, da qui si poggia la Chiesa e la sua gerarchia apostolica.Nel 561 venne scoperto il luogo dove Antonio era stato sepolto, e le reliquie furono portate da Alessandria a Costantinopoli, fino ad arrivare in Francia, nell’XI secolo, a Motte-Saint-Didier, dove fu costruita una chiesa in suo onore. In questa chiesa affluivano a venerarne le reliquie folle di malati, soprattutto affetti da ergotismo canceroso, causato dall’avvelenamento di un fungo presente nella segale, usata per fare il pane. Il morbo, oggi scientificamente noto come herpes zoster, era conosciuto sin dall’antichità come “ignis sacer” (“fuoco sacro”) per il bruciore che provocava. Per ospitare tutti gli ammalati che giungevano, si costruì un ospedale e venne fondata una confraternita di religiosi, l’antico ordine ospedaliero degli ‘Antoniani’; il villaggio prese il nome di Saint-Antoine de Viennois. Il Papa accordò agli Antoniani il privilegio di allevare maiali per uso proprio e a spese della comunità, per cui i porcellini potevano circolare liberamente fra cortili e strade; nessuno li toccava se portavano una campanella di riconoscimento. Il loro grasso veniva usato per curare l’ergotismo, che venne chiamato il male di Sant'. Antonio e poi fuoco di Sant'Antonio. Per questo motivo, nella religiosità popolare, il maiale cominciò ad essere associato al grande eremita egiziano, poi considerato il santo patrono dei maiali e per estensione di tutti gli animali domestici e della stalla. Sempre per questa ragione, è invocato contro le malattie della pelle in genere. Nella sua iconografia compare oltre al maialino con la campanella, anche il bastone degli eremiti a forma di T, la TAU ultima lettera dell’alfabeto ebraico e quindi una allusione alle cose ultime e al destino. Il 17 gennaio, si benedicono le stalle e si portano a benedire gli animali domestici. Sant’Antonio viene venerato come patrono degli addetti alla lavorazione del maiale e di chi lavora con il fuoco, come i pompieri. Ancora oggi il 17 gennaio, specie nei paesi agricoli, si usa accendere i cosiddetti falò di sant’Antonio, che hanno una funzione purificatrice e le ceneri, raccolte nei bracieri. i quali un tempo, servivano a riscaldare la casa. Sant’Antonio da Padova derivò il suo nome da Sant’Antonio Abate. Ex Chiesa di Sant'Antonio
Ex Chiesa Sant'Antonio, detta anche Chiesa di Sant'Antonio in Valle, via Sant'Antonio, Viterbo, la struttura della chiesa ancora esiste, ma è stata sconsacrata ed al suo posto c'era un ristorante chiamato La Taverna dei Templari, ad agosto del 2020 c' un cartello vendesi.Un tempo la struttura di questa antica chiesa apparteneva agli Antoniani, ospitava un ospedale, altri ambienti di servizio e le abitazioni dei frati. La via sant’Antonio, che prende il nome da questa antica chiesa ospitava altri edifici religiosi oggi scomparsi, o trasformati ed adibiti ad altro. Nel 2007 è stato rinvenuto un affresco lungo 3 metri, nello scantinato dell’attuale ristorante, che rappresenta la Madonna in trono col bambino tra sant’Antonio abate, riconoscibile dagli attributi iconografici del bastone a T e della campanella e san Lorenzo, con la dalmatica rossa, il libro e la graticola. Nella parte inferiore della tunica di San Lorenzo è presente un’ iscrizione di Johannes Doucel, datata 1473 che ricorda la morte del frate Amedeus Francigena avvenuta nel 1472. In questo affresco c’è anche un monogramma di San Bernardino con la data 1426 che ne testimonia la sua presenza a Viterbo, ed infatti è in questa data che San Bernardino tenne una predica presso l’attuale chiesa di San Francesco, in via San Francesco, nei pressi di piazza della Rocca, e sempre in questa data venne eretto in suo onore il pulpito oggi visibile all’esterno della chiesa stessa.. Nel ‘400 l’ordine Ospedaliero e canonico degli Antoniani di Vienne, Francia, aveva un ruolo rilevante a Viterbo. A Vienne già nel 1095 vi era una comunità laica che si occupava degli infermi, e che sorse a seguito della sepoltura a Bourg ST Antoinem delle spoglie di San Francesco Abate che erano state donate dall’Imperatore di Costantinopoli al nobile francese Jocelin de Catheau Neuf. Nel 1297 Papa Bonifacio VIII dette ufficialità all’ordine che seguiva la regola di Sant’Agostiino e lo pose alle dipendenze dirette della Santa Sede. Gli ospedalieri in origine erano dei nobili laici che seguivano la regola di Sant’Agostino, vestivano un abito dove c’era un distintivo su fondo celeste a forma di TAU, la gruccia, questo simbolo corrispondeva all’ultima lettera dell’alfabeto ebraico, ed era usato anche come amuleto per proteggersi dalle piaghe e dalle malattie della pelle, riconosciuto nel 1215 da papa Innocenzo III. Alla fine questo simbolo venne assunto anche dai Templari, che nel ‘300 furono condannati come eretici,dal re di Francia e per sfuggire alle persecuzioni, assunsero il nome di Antoniani. Gli Ospedalieri vivevano di elemosine e spesso si scontravano con i monaci del luogo. Questa comunità religiosa di Sant’Antonio eremita nel medioevo assisteva i lebbrosi, i malati di herpes zoster, detto fuoco di Sant’Antonio, ed i malati di ergotismo una malattia dovuta alla ingestione della segale cornuta.. Nel XV secolo ebbero il loro massimo sviluppo, avevano 370 ospedali sparsi in tutta Europa ed a Viterbo l’Ospedale di Sant’Antonio in Valle e l’ordine assunsero rilievo a Viterbo dopo essere stati collegali all’ordine di Vienne.. Nel 1776 l’ordine degli Antoniani venne soppresso ed unito all’Ordine di Malta. Chiesa S. Maria della Carbonara Chiesa Santa Maria della Carbonara,o in Carbonara, Via Sant'Antonio Viterbo, questa chiesa la si può vedere anche dal ponte San Lorenzo,infatti se si proviene da piazza della Morte basta affacciarsi sul lato sinistro del ponte e la si intravede tra gli alberi Questa chiesa venne costruita ai margini di una ripida discesa che nel Medioevo attraversava, tagliandola in due, la popolosa contrada "La Valle" ,oggi Via Sant'Antonio.Da qui si nota il campanile della chiesa che è a vela con una croce a otto punte all’insegna dei Cavalieri di Malta. Il nome della chiesa ricorda i fossati di difesa detti carbonare, che nei primi tempi di Viterbo circondavano e difendevano il nascente borgo. La chiesta in stile romanico ha un aspetto severo, è del XIII secolo ed ha una unica aula ed un abside. La facciata era adornata da scodelle in ceramica decorate ed incastonate nelle mura, queste sono state eliminate in recenti lavori di restauro. Poco rimane del convento annesso e della residenza dei Cavalieri di Malta dei quali sono visibili alcuni stemmi. Di questa piccola chiesa si sa che appartenne ai Templari nel 1309, e nel 1312 all’Ordine dei Gerosolimitani, da un documento del 1344 vi fu una commenda dello stesso ordine che nel 1524 la assegnò a Papa Clemente VII come sede provvisoria dopo il suo abbandono dall’isola di Rodi a seguito di un duro assedio da parte dei Turchi, ed è proprio a Viterbo che questo ordine assunse il nome di Malta. Da questa chiesa proviene una venerata immagine della Vergine con il Bambino detta della Carbonara, la cui riproduzione fedele è nell’abside sinistro del Duomo di Viterbo, mentre l’originale è conservato nel Museo del Colle del Duomo. Nel 1841 la chiesa è data in commenda ai Fratelli delle scuole cristiane detti gli “Ignorantelli”, e per l’edificio inizia la sua decadenza. Nel 1879, a seguito dell’Unità d’Italia, vennero soppressi tutti gli ordini religiosi, ed anche l’ultimo custode della Carbonara viene richiamato dai superiori e, nel 1925, la chiesa viene chiusa al culto Oggi la chiesa è ufficiata per concessione dell’Episcopato viterbese, dalla Comunità Ortodossa di San Callinico a vantaggio degli immigrati che seguono tale rito.L'interno della chiesa consiste in un unico ambiente di forma rettangolare dalle pareti in pietra ed il tetto a capriate. Alla sinistra dell'altare maggiore si apre una piccola porta che conduce nella sacrestia, comunicante con il giardino e l'orto. Accanto alla porta d'accesso della chiesa è situato l'ingresso della parte conventuale, oggi trasformata in appartamenti privati. Ordine dei Templari Ordine dei Templari a Viterbo. La città di Viterbo era una tappa fondamentale della Via Francigena e costituiva una sosta obbligata per coloro che si recavano a Roma o nel Gargano. I Templari, pertanto, avevano a Viterbo un loro un presidio. La vicinanza della Chiesa di Santa Maria in Carbonara, sulla via Sant’Antonio, era il luogo ideale, in quanto vicina alle mura della città ed alla porta di Valle, e perché vicina anche all'antico Ospedale Grande degli Infermi, oggi dismesso e che si trova presso l’attuale piazza San Lorenzo, il che consentiva ai Templari di fornire l'assistenza necessaria ai viandanti che lasciavano la strada consolare Cassia per entrare in città. Inoltre la posizione di Santa Maria della Carbonara si prestava alle esigenze di luogo di rappresentanza dei cavalieri templari in quanto non distava troppo dai due principali centri di potere di Viterbo dell'epoca: la piazza San Silvestro,oggi piazza del Gesù, luogo di riunione delle prime magistrature comunali, ed il Palazzo dei Papi, a piazza San Lorenzo, con la sua splendida Loggia, sede dell'episcopio nonché residenza occasionale dei pontefici durante i secoli XII e XIII. Proprio vicino alla Chiesa sul sottostante fosso Caldano, i templari edificarono un piccolo convento ed ambienti di servizio, oggi in questi antichi locli c’è un ristorante chiamato Taverna dei Templari. All’esterno, si può notare uno scudo di pietra recante, il simbolo del Tau, uno dei tanti che l’ordine aveva adottato insieme alla croce. Mentre sulla porta d’ingresso è visibile lo stemma in pietra del commendatore giovannita Fra Vincenzo Ginori di Firenze che resse la commenda verso la fine del XVI secolo. Madonna della Carbonara La Madonna della Carbonara, via Sant’Antonio Viterbo, chiesa Santa Maria della Carbonara, qui per lungo tempo fu conservata una tela raffigurante la Madonna Odigitria. La Madonna Odigitria, Odighítria, deriva il nome dal greco bizantino che significa colei che conduce, mostrando la direzione, altrimenti nota anche come Vergine Odigitria, è un tipo di iconografia cristiana diffusa in particolare nell'arte bizantina e russa del periodo medioevale. L'iconografia è costituita dalla Madonna con in braccio il Bambino Gesù, seduto in atto benedicente, che tiene in mano una pergamena arrotolata e che la Vergine indica con la mano destra, da qui l’origine dl nome Odigitria. Questo tema figurativo trae origine da una icona della Madonna che fu rappresentata a partire dal V secolo, era uno dei maggiori oggetti di culto a Costantinopoli. Secondo l'agiografia, infatti sarebbe derivata da una delle icone mariane dipinte dall'evangelista Luca che Elia o Aelia Eudocia ritrovò, all’incirca tra il 401e il 460, e che la moglie dell'imperatore Teodosio II, avrebbe ritrovato in Terra Santa, portando poi l’originale a Bisanzio. L'icona originaria, che veniva trasportata durante le processioni religiose e durante i trionfi, fu perduta o distrutta, quando Costantinopoli cadde in mano agli ottomani nel 1453. In questa chiesa, per molto tempo c’era una tela di stile bizantino ma di scuola romana, nota come la Madonna della Carbonara. Il nome le derivava dalle carbonare, che erano dei larghi fossati costruiti a scopo difensivo e muniti di una robusta palizzata posta su uno dei cigli del fossato e riempiti di carbone; numerose di queste carbonare vennero scavate in varie zone della città di Viterbo, durante l’assedio della città da parte di Federico II, tra il 1243 e il 1244, ed anche in questa zona dove si erge la chiesa ve ne era una. La tela della Madonna di Santa Maria in Carbonara rappresentata la Madre di Dio a mezzo busto, con il Bambino in braccio che regge un libro con le Sacre Scritture. L'autore della sacra icona ha aggiunto, in calce al dipinto, la frase "Alma Virgo parit quem falsa sofia negavit" (La Vergine generò colui ha negato la falsa sapienza), un'allusione all'eresia nestoriana che non riconosceva la maternità divina di Maria negando l'incarnazione di Dio in Cristo. Tale eresia si diffuse in Italia soprattutto ad opera dei Patarini, movimento ereticale sorto in seno alla chiesa di Milano agli inizi del XI sec., che ebbe diffusione anche a Viterbo. La tavola fu dunque con tutta probabilità la reazione dei credenti viterbesi alla diffusione della corrente ereticale. Nel 1911, a seguito della decadenza della chiesa di Santa Maria, la Curia decise di spostare la collocazione dell'icona, che giunse così presso la Cattedrale di San Lorenzo. Nel 1986 il dipinto venne trafugato ad opera di ignoti. Ritrovato successivamente grazie all'operato dei Carabinieri, oggi si trova esposto presso il Museo del Colle del Duomo, mentre una sua copia si trova ancora presso la Cattedrale. Sulla chiesa vi era una iscrizione contro l’eresia nestoriana, e la croce chiamata Tau simbolo dell’Ordine dei Templari Campanile S. M. Carbonara Campanile S..Maria in Carbonara Campanile chiesa Santa Maria in Carbonara, via Sant'Antonio,Viterbo,il campanile della chiesa è a vela con una croce a otto punte all’insegna dei Cavalieri di Malta Stemmi S.M. Carbonara
Stemmi Chiesa Santa Stemmi alla chiesa Santa Maria in Carbonara,via Sant'Antonio, Viterbo, All’esterno, si può notare uno scudo di pietra recante, il simbolo del Tau, uno dei tanti che l’ordine aveva adottato insieme alla croce. Mentre sulla porta d’ingresso è visibile lo stemma in pietra del commendatore giovannita Fra Vincenzo Ginori di Firenze che resse la commenda verso la fine del XVI secolo. Un altro simbolo del Tau è sotto l'arco. Ex Chiesa Sant'Antonio Chiesa Sant'Antonio, detta anche Chiesa di Sant'Antonio in Valle, via Sant'Antonio, Viterbo, la struttura della chiesa ancora esiste, ma è stata sconsacrata ed al suo posto c'era un ristorante chiamato La Taverna dei Templari, ad agosto del 2020 c' un cartello vendesi.Un tempo la struttura di questa antica chiesa apparteneva agli Antoniani, ospitava un ospedale, altri ambienti di servizio e le abitazioni dei frati. La via sant’Antonio, che prende il nome da questa antica chiesa ospitava altri edifici religiosi oggi scomparsi, o trasformati ed adibiti ad altro. Nel 2007 è stato rinvenuto un affresco lungo 3 metri, nello scantinato dell’attuale ristorante, che rappresenta la Madonna in trono col bambino tra sant’Antonio abate, riconoscibile dagli attributi iconografici del bastone a T e della campanella e san Lorenzo, con la dalmatica rossa, il libro e la graticola. Nella parte inferiore della tunica di San Lorenzo è presente un’ iscrizione di Johannes Doucel, datata 1473 che ricorda la morte del frate Amedeus Francigena avvenuta nel 1472. In questo affresco c’è anche un monogramma di San Bernardino con la data 1426 che ne testimonia la sua presenza a Viterbo, ed infatti è in questa data che San Bernardino tenne una predica presso l’attuale chiesa di San Francesco, in via San Francesco, nei pressi di piazza della Rocca, e sempre in questa data venne eretto in suo onore il pulpito oggi visibile all’esterno della chiesa stessa.. Nel ‘400 l’ordine Ospedaliero e canonico degli Antoniani di Vienne, Francia, aveva un ruolo rilevante a Viterbo. A Vienne già nel 1095 vi era una comunità laica che si occupava degli infermi, e che sorse a seguito della sepoltura a Bourg ST Antoinem delle spoglie di San Francesco Abate che erano state donate dall’Imperatore di Costantinopoli al nobile francese Jocelin de Catheau Neuf. Nel 1297 Papa Bonifacio VIII dette ufficialità all’ordine che seguiva la regola di Sant’Agostiino e lo pose alle dipendenze dirette della Santa Sede. Gli ospedalieri in origine erano dei nobili laici che seguivano la regola di Sant’Agostino, vestivano un abito dove c’era un distintivo su fondo celeste a forma di TAU, la gruccia, questo simbolo corrispondeva all’ultima lettera dell’alfabeto ebraico, ed era usato anche come amuleto per proteggersi dalle piaghe e dalle malattie della pelle, riconosciuto nel 1215 da papa Innocenzo III. Alla fine questo simbolo venne assunto anche dai Templari, che nel ‘300 furono condannati come eretici,dal re di Francia e per sfuggire alle persecuzioni, assunsero il nome di Antoniani. Gli Ospedalieri vivevano di elemosine e spesso si scontravano con i monaci del luogo. Questa comunità religiosa di Sant’Antonio eremita nel medioevo assisteva i lebbrosi, i malati di herpes zoster, detto fuoco di Sant’Antonio, ed i malati di ergotismo una malattia dovuta alla ingestione della segale cornuta.. Nel XV secolo ebbero il loro massimo sviluppo, avevano 370 ospedali sparsi in tutta Europa ed a Viterbo l’Ospedale di Sant’Antonio in Valle e l’ordine assunsero rilievo a Viterbo dopo essere stati collegali all’ordine di Vienne.. Nel 1776 l’ordine degli Antoniani venne soppresso ed unito all’Ordine di Malta. Ponte San Lorenzo Ponte San Lorenzo, o del Duomo, Viterbo,via San Lorenzo,Viterbo, da piazza della Morte va verso la piazza San Lorenzo o del Duomo,e alla Cattedrale, al Palazzo dei Papi e alla Loggia dei Papi, sotto il ponte insiste la via Sant'Antonio,sul lato destro si possono vedere grandi blocchi etruschi in peperino, resti di una antica cinta muraria etrusca, mentre sul lato sinistro c’è un antico lavatoio che sfruttava il ricasco delle acque della fontana di piazza della Morte, l’acqua poi veniva incanalata ed dava vita al movimento delle macine di alcuni molini e nelle parte sottostante serviva per irrigare gli orti. La casa posta a destra della gradinata, che affaccia su piazza della Morte e sulla via dei Pellegrini e che scende alla base del ponte verso via Sant'Antonio,era un antico Ospizio per i pellegrini, questo è confermato da una epigrafe in marmo del XII secolo, nella quale c’è scritto che un tale Guido e sua moglie Diletta lasciano la loro casa in dono per ospitare i pellegrini. Sempre qui sulla destra si ammira il maestoso palazzo Farnese, con finestre gotiche ove risaltano i gigli emblema dei Farnese ed un portico ed una loggia ricostruiti nel 1920.. Non rimane niente delle antiche opere difensive medioevali del Castrum Viterbii, né le mura, né tutto l’apparato del ponte levatoio. Rimane solo una forte mole ingentilita da bifore dell’unica torre chiamata di messer Braimando, unica superstite delle 16 che circondavano l’antico Castrum. Sempre qui ci sono le mura del forte del palazzo della famiglia di Vico. Ospedale Grande Infermi Complesso dell’Ospedale Grande degli Infermi,è un vecchio ospedale di Viterbo, occupa un’ampia area del colle tra via San Lorenzo e la piazza San Lorenzo e via Sant'Antonio, ormai è dismesso a parte un’area adibita all’accoglienza e al recupero di persone affette da disabilità mentali. L’ingresso principale dell’Ospedale era su via Sant’Antonio qui c’è lo stemma dell’ospedale, un trimonzio sormontato da tre croci. L’attuale facciata risale al 1878. La data di inizio per la costruzione di questo complesso risale al 1573, su disegni dell’architetto Messer Domenico Poggi che era anche un Priore, le spese per la costruzione furono a carico sia del Comune, che del Cardinale Farnese e del cardinale Gambara. L’impianto idrico dell’ospedale si approvvigionava alla Fonte di San Lorenzo. Nel 1578 per l’ampliamento dell’ospedale, venne acquistato l’orto dei Tignosi, nel 1582, la chiesa di Sant’Anna, mentre nel 1583 venne edificata nella parte principale dell’ospedale, la cappella su disegno del viterbese Francesco Monaldi, questa cappella nel 1844 a causa di ulteriori ampliamenti venne distrutta. Una nuova cappella venne edificata nel 1950, in stile barocco. Nel 1596 per ulteriori ampliamenti vennero acquistati la casa ed il giardino dei Tignosini che confinavano con via della Cella, la chiesa di San Gregorio ed i possedimenti dei Marsciano. Nel 1747 venne chiuso l’Ospedale dei Convalescenti e ceduti i beni all’Ospedale Grande. Durante il periodo Napoleonico l’Ospedale venne saccheggiato di tutto anche dei medicinali. Nel 1807 per volere di Papa Pio VII, venne concesso all’ospedale la carica di prima Scuola Clinica dei domini papali, l’inaugurazione avvenne nella sala Regia del Palazzo dei Priori, e rimase attiva fino al 1835. Nel 1824 il Vaticano nella persone di Papa Leone II stabilì che la laurea in medicina poteva essere rilasciata solo dalle università di Bologna e di Roma, Viterbo venne considerata come una succursale di Roma e alla fine la sua funzione didattica venne chiusa. L’Ospedale Grande curava tutti gratuitamente, i malati erano collocati in corsie separate per uomini e donne, le quali erano diverse a seconda del tipo di malattia, e come personale c’erano dei Governatori speciali, un Priore come amministratore, Medici, Chirurghi, giovani assistenti, apprendisti e donne inservienti. Qui già c’era un reparto chiamato Reclusorio de’ Pazzi. Nel 1850 per l’edificazione di una nuova corsia venne chiuso un vicolo adiacente all’ospedale. Nel 1855 ci fu un ulteriore ampliamento, posti i cancelli, e come assistenti ai malati vennero collocate le suore della Carità. Nel 1860 venne realizzata la camera mortuaria ed un ambiente per le autopsie sui cadaveri, che in precedenza venivano eseguite sulla strada e alla vista di tutti. Nel 1944 l’ospedale a causa della guerra e dei bombardamenti venne notevolmente danneggiato, venne restaurato nel 1950 e assunse il nome di Ospedale Grande degli Infermi. Sempre nel 1950, l’Ospedale entrò in pieno possesso dei beni della famiglia Calabresi, una importante eredità, per volere di Angela Bevilacqua. Infatti fin dal 1933, la signora Angela Bevilacqua, vedova Calabresi Vanni, aveva lasciato erede di tutti i suoi beni immobili l’Ospedale di Viterbo, solo se il suo unico figlio, Renato Vanni, psichicamente minorato, non avesse messo al mondo figli legittimi. Renato non ebbe figli e quindi alla sua morte l’Ospedale si trovò proprietario di sette poderi di circa centoventi ettari, unitamente ad altri fabbricati in Viterbo, tra i quali il Palazzo Calabresi. Oggi l'Ospedale attivo di Viterbo è al Belcolle, in una vasta area tra Viterbo e San Martino al Cimino. Palazzo di Vico Palazzo di Vico, via Sant’Antonio, visibile dal Ponte San Lorenzo, Viterbo, vi dimorò fino al 1366 il ghibellino, prefetto di Roma, signore di Viterbo, Civitavecchia, Orvieto, Terni, Narni e Tuscania, Giovanni di Vico. Di lui si conoscono i continui contrasti con la Chiesa, seguiti da altrettanto frequenti riappacificazioni salvo poi tornare subito dopo alle armi. Il palazzo di Vico sorge in un punto nevralgico della Viterbo medievale: la Piazza Nuova originariamente Platea Nova, era una vera e propria cerniera tra il centro del potere civile di Viterbo, l'attuale piazza del Gesù, che fu la prima sede del Comune e quello del potere religioso. al Colle del Duomo, con la Cattedrale e il complesso del Palazzo Papale. Distrutto nel 1243 insieme alla fontana, nel corso di uno dei numerosi conflitti che opponevano le fazioni cittadine, il palazzo sarebbe stato ricostruito pochi anni dopo. I sotterranei furono utilizzati come rifugio antiaereo durante la seconda guerra mondiale. I prospetti sono tra via Sant’Antonio e via dei Pellegrini, Viterbo,centro storico, dell’originaria struttura risalente al Duecento o al Trecento poco rimane, nel XVI secolo l’edificio subì radicali rimaneggiamenti, e fu destinato sia a residenza signorile, che ad orfanotrofio, poi a caserma ed anche a sede di un istituto femminile. Di questo palazzo particolarmente interessanti sono gli elementi architettonici venuti casualmente alla luce una decina d’anni fa e recentemente oggetto di una parziale sistemazione. Si tratta di una pavimentazione quattrocentesca e del livello più basso del muro settentrionale dell’edificio, in blocchi di peperino, che presenta un’antica porta d’acceso, i resti di una fontanella e, soprattutto, gli avanzi di un imponente arco a tutto sesto murato, probabile componente di un loggiato della metà del Duecento. Un prospetto affaccia su via del Pellegrini, dopo la Chiesa del Gesù. Qui a via dei Pellegrini in alto sul muro sotto il tetto, si vede lo stemma della Famiglia Di Vico. La zona, di via Sant’Antonio, dove sorge questo palazzo , in antico fu abitata dagli etruschi, mentre durante il Medioevo fu palcoscenico dei feroci scontri tra guelfi e ghibellini, e durante la seconda Guerra Mondiale i sotterranei furono impiegati come rifugi antiarei. Nel 2006 si è dato l’avvio ad una indagine più approfondita di quest’area, che sarebbe dovuta diventare un parcheggio, ma durante gli scavi, furono trovate delle testimonianze e la zona è stata sottoposta a tutela archeologica. Da qui attraverso rilevamenti sofisticati si sono visti una serie di cunicoli che da via Sant’Antonio andavano verso piazza del Gesù per ricollegarsi poi ad altri punti della città. Prima dell’edificazione del Palazzo nel XIII secolo, da parte dei Vico, qui c’era una strada sotterranea scavata nel tufo ad opera degli Etruschi. Scavando, poi, sotto quattro metri di materiale di demolizione, è stato disseppellito un cortile esterno, un tempo pavimentato in peperino, adiacente al lato posteriore del palazzo e ad altre strutture. All’angolo sinistro è stata rinvenuta una lastra sulla quale vi è scolpita una testa di leone, con molta probabilità facente parte di una antica fontana. Inoltre è stato trovato anche un basamento circolare con 3 gradini in peperino che probabilmente era la base di una fontana monumentale di circa 6 metri che era in un luogo definito Platea Nova, una grande piazza, sede delle prime difese del Castrum Viterbii, demolita in epoca Medioevale in seguito agli scontri fra le fazioni cittadine ed i resti recuperati e riutilizzati in altre costruzioni. In questa zona che era il fulcro tra la vita amministrativa della città tra piazza San Silvestro oggi del Gesù, e la vita religiosa al colle del Duomo del complesso dei Papi, si innesta il palazzo dei Di Vico ch furono i Signor di Viterbo tra il XIV ed il XV secolo. Nel 2016 il Comune di Viterbo dette inizio ai lavori di valorizzazione ma nel 2020 nonostante gli evidenti restauri la zona versa in uno stato pietoso, piena di erbacce e sporcizia. Il palazzo venne edificato tra il duecento ed il trecento e si lega anche alla leggenda della Bella Galliana, che le cronache ricordano come Giovanni Di Vico, innamorato di questa bella donna viterbese, mosse il suo esercito contro Viterbo, pur di ottenere il suo amore, ma la donna fedele al marito rifiutò queste attenzioni, e mentre era affacciata ad una finestra di porta Faul venne uccisa da una freccia scagliata da un soldato di Giovanni Di Vico. Comunque, alla fine, la feroce dominazione dei Vico terminò nel 1319 ad opera di Silvestro Gatti. Dopo di che, questo antico palazzo venne demolito e ricostruito, fu sede dei frati padri della penitenza, fu poi gestito dal Cardinale Antonio Gabriele Severoli, che ne fece un istituto per orfani e per le donne in difficoltà, divenne Scuola della Divina Provvidenza, poi nel 1828, venne ceduto al Comune, e divenne sede di una caserma. Questo sito archeologico è visitabile solo nelle giornate del FAI. Ex Palazzo Oddi Ex Palazzo Oddi, oggi appartiene alla Diocesi di Viterbo, insiste sul ponte San Lorenzo, Viterbo, il palazzo Oddi si congiunge al ponte San Lorenzo e da qui si osserva la torre Bramante o di Messer Braimando che insiste sulla sottostante via Sant'Antonio. La famiglia Oddi, divenne proprietaria di questi beni, la torre , e il palazzo, nella seconda metà dell'800. provvide ad abbattere l'antico palazzo , lo fece ricostruire, mantenendo la torre di Braimante nel suo assetto originario. Torre Ospizio dei Pellegrini Torre all'Ospizio dei Pellegrini, via Sant'Antonio, Viterbo, centro storico, si trova di fronte alla facciata di palazzo Farnese è una torre inserita in mezzo ad altre costruzioni, riveduta in epoche diverse, presenta due tetti e due comignoli, aperture in forma rettangolare e triangolare nella parte superiore,rivestita su tre lati da mattoncini, probabilmente fu utilizzata come piccionaia, sul lato opposto di questa torre c'era l'ospizio dei Pellegrini. Torre Messer Braimando La Torre Messer Braimando, insiste sulla via Sant'Antonio, visibile da ponte San Lorenzo, su via San Lorenzo,si trova di fronte al palazzo Farnese, è l’unica superstite delle quindici torri che svettavano sul colle del Duomo, Messer Braimando, era un influente cittadino viterbese vissuto nel XIII secolo. Questa è l’unica torre rimasta dopo la distruzione del castrum avvenuta nel 1244, ha una forma rettangolare, uno spessore della muratura modesto, conci posti di taglio, dal piano terreno si accede a due ambienti interrati uno con copertura a volta, rappresenta l’evoluzione della torre che da struttura difensiva si trasforma in abitazione, con ambienti più grandi e una particolare attenzione è data agli elementi decorativi, infatti su questa torre si aprono delle finestre bifore che affacciano su via Sant’Antonio e il ponte di San Lorenzo. Stesse caratteristiche sono visibili alla torre del palazzo degli Alessandri, famiglia alla quale appartennero importanti membri del panorama politico della Viterbo medioevale e che si distinse soprattutto per la fedeltà al partito dei Guelfi.La struttura di questa torre è a pianta quadrata, è nei pressi della chiesa di Santa Maria della Carbonara, questa torre e il campanile della Cattedrale di San Lorenzo, sono le uniche due torri scampate alla distruzione cui vennero sottoposte dall'ira dei viterbesi nel 1244. I seguaci di Federico II si erano asserragliati al loro interno i viterbesi li cacciarono e distrussero anche le torri. In uno statuto del 1251, si vietava ai viterbesi di edificare torri che superassero l'altezza della torre di Braimando, chiamata anche Bramante o Bramando. I Bramante avevano dei possedimenti tra il Castello di San Lorenzo e la valle Faul. Nel 1472 la costruzione era in uno stato di degrado, solcata da crepe e con le pietre sconnesse, e i nuovi proprietari, Nunzio, prete Valentino e Lorenzo figli di Paolo detto l'Arciprete, si rivolsero al prefetto per demolire il manufatto, chiesero ai magistrati l’autorizzazione di abbatterla perché pericolante, ma, Rosato di Matteo e Galeotto Gatti si opposero fermamente a tal punto che il primo volle specificare nelle Riforme che a nessuno sarebbe stato lecito demolire quelle torri ove sembrano racchiuse la forza e la nobiltà di Viterbo. Nel 1506 il bene venne annesso al contiguo palazzo di proprietà dei Tignosini Commendatore degli Ospedali di Viterbo. Nel 1588 la proprietà per testamento passò a Francesco Maria Tignosini di Bartolomeo. Nel 1646 la proprietà passò alla figlia Selvaggia Tignosini di Bartolomeo, che sposò Presenzio Alemanni di Ortensio di Bagnoregio. Furono fatti lavori per modificare gli ambienti ed il contiguo orto. Non essendoci eredi il bene passò a Filippo Franceschini fu Lorenzo, il quale concesse in locazione la torre, la dimora ed il giardino che divenne orto della cera. Nel 1764, Anna Maria Massi figlia del fu Domenico, portò in dote questo bene, descritto per la presenza di un muro verso il Seminario che unisce dalla Torre fin dentro casa, una mezza torre che aveva la sua base dalla stalla e dall'orto , il cui tetto era da rifare , le travi di legno fradice,con una stanza non utilizzabile, una piccionaia e un piccolo fienile.Poi passò alla famiglia Oddi, oggi appartiene della Diocesi di Viterbo Tempio Buddista Tempio Buddista a via Sant’Antonio, Viterbo, da UnoNotizie.it, articolo del 23 marzo 2010Ultime notizie Tuscia: Visita della guida spirituale nella provincia di Viterbo - Grande avvenimento di carattere internazionale nella cittadina viterbese che si colloca ancora una volta come crocevia di diverse religioni, nello spirito dell’integrazione e dell’accoglienza. Dopo la visita di Papa Benedetto XVI nel settembre del 2009, la ridente cittadina dei Papi ospita stavolta un monaco buddhista la cui importanza è altisonante nell’ambiente dei circa 200 fedeli, di varie etnie, che popolano Viterbo. Il monaco buddhista Kiribathgoda Gnanananda Thero, figura spirituale della religione, discende comunque da una famiglia cattolica che poi si è convertita dopo sei mesi da quella del monaco, vendendo tutti i beni materiali e realizzandosi spiritualmente in quella che viene definita rinascita. Ordinato sacerdote nel 1979, all’età di 17 anni, Kiribathgoda Gnanananda Thero si ritirò in una vita di meditazione. Dopo aver praticato e predicato il dharma per anni, nel 1999 fonda Mahamevnawa, che nel giro di pochi anni si sviluppa in tutto il mondo con circa 40 monasteri. Viterbo si rinnova, dunque, ancora una volta nello spirito. È proprio il caso di dirlo vista la spiritualità dell’anima, principio cardine della religione buddhista. L’evento tanto atteso si terrà venerdì 26 marzo alle ore 20, al tempio buddhista sito in via sant’Antonio n. 37.Il tempio è stato costruito nel 2002 grazie al Comune di Viterbo, alla comunità dello Sri Lanka e alla generosità di privati cittadini che hanno contribuito grazie a singole donazioni di materiali.(non so se siano ancora aperti) Da vedere a via Sant'Antonio Viterbo centro storico Panorama da via Sant'Antonio Panorama da via Sant'Antonio, Viterbo centro storico, camminando lungo la via Sant'Antonio, si gode un bel panorama verso Pianoscarano, all'altezza di via Faul si ha una bella veduta di Viterbo e della Valle Faul. vedi Panorama da via S.Antonio Archi via Sant'Antonio Archi a via Sant'Antonio, Viterbo, lungo la via arrivando dalla scalinata di via San Lorenzo a piazza della Morte,si possono ammirare gli archi del ponte San Lorenzo, gli archi del lavatoio del palazzo Battista del Drago, un altro arco si trova superata la chiesa di Santa Maria in Carbonara, sotto il quale c'è lo stemma del Tau, vicino alla scomparsa chiesa di Sant'Antonio. vedi Archi Via Sant'Antonio. Campanili via S. Antonio Campanili via S. Antonio e dintorni Campanili a via Sant'Antonio e dintorni, Viterbo, a via Sant'Antonio si vede il campanile della chiesa di Santa Maria in Carbonara, nelle vicinanze si ammira il campanile del Duomo di San Lorenzo, il campanile dell'ex chiesa Santa Maria della Cella; la Campana della Torre del Podestà è visibile a via Sant'Antonio; il Campanile della Chiesa della Santissima Trinità, si vede da via Sant'Antonio; sempre da via Sant'Antonio si vede il Campanile della ex Chiesa San Giovanni Battista degli Almadiani, che si trova a piazza dei Caduti, usata solo per eventi culturali; Campanile della ex Chiesa di Santa Maria della Salute a via della Pescheria e via Ascenzi:vedi Campanili via Sant'Antonio Chiese a via Sant'Antonio Chiese via Sant'Antonio e dintorni Chiese a via Sant'Antonio e dintorni, Viterbo, lungo la via c'è la chiesa di Santa Maria in Carbonara e la scomparsa chiesa di Sant'Antonio, della quale rimane un edificio fino a poco tempo fa adibito a ristorante, si chiamava la Taverna dei Templari, oggi nel 2020 la proprietà è in vendita. vedi Chiese via Sant'Antonio. Edicole sacre via S. Antonio
Edicole sacre via S. Antonio dintorni Fontane a via S. Antonio Fontane via Sant'Antonio e dintorni Fontanelle a via Sant'Antonio e dintorni, da vedere all'inizio della via sulla sinistra su via del Ganfione, un lavatorio, o abbeveratoio per animali. vedi Fontanelle Via Sant'Antonio. Mura a via S. Antonio Mura a via Sant'Antonio, Viterbo, qui si trovano le antiche mura di cinta di Viterbo.vedi Mura a via Sant'Antonio. Torri via Sant'Antonio
Torri a via Sant'Antonio, Viterbo, da vedere la
Torre di Messer Braimando, la
Torre ospizio dei Pellegrini Stemmi a via S. Antonio
Stemmi a via Sant'Antonio, Viterbo centro,
alcuni stemmi alla chiesa Santa Maria in
Carbonara, via Sant'Antonio, Viterbo, all’esterno, si può notare uno scudo di
pietra recante, il
simbolo del Tau,
uno dei tanti che l’ordine aveva adottato
insieme alla croce. Mentre sulla porta
d’ingresso è visibile lo
stemma in pietra
del commendatore giovannita Fra Vincenzo Ginori
di Firenze che resse la commenda verso la fine
del XVI secolo. Un altro
simbolo del Tau è sotto l'arco.Uno
stemma sempre su via Sant'Antonio,è
posto sul lato sinistro della strada che porta al dismesso
Ospedale Grande degli Infermi Vie da Sant'Antonio
Vie da via Sant'Antonio, Viterbo, è una via molto lunga, va
da via di Valle Piatta fino a
Porta Faul, la via incrocia le segienti
strade, via di Valle Piatta,
via della Pescheria,
via Faul, via del
Ganfione, via Chigi,
via dell'Ospedale, passa sotto il
Ponte San Lorenzo su
via San Lorenzo, incrocia
via Stretta, via
di Paradosso, via San Clemente,
ed arriva fino a Porta Faul, fuori la
quale, ci sono di fronte alla porta Via Bagni,
a destra via del Pilastro a sinistra
via San Paolo. Piazze da via S. Antonio Piazze da via Sant'Antonio, Viterbo, da via Antonio si accede a Largo del Cavalieri Costantiniani, dove c'è un piccolo parcheggio, di fronte al quale c'è Valle Faul. vedi Piazze da via Sant'Antonio Come arrivare a via Sant'Antonio Viterbo centro storico
Mappa via Sant'Antonio Viterbo centro storico mappa via Sant'Antonio, Viterbo, informazioni storiche e turistiche foto a cura di Anna Zelli Fotografie Via Sant'Antonio Viterbo centro storico via Sant'Antonio Viterbo centro storico - Vie di Viterbo centro via Sant'Antonio Viterbo centro storico - Vie di Viterbo centro via Sant'Antonio Viterbo centro storico - Vie di Viterbo centro via Sant'Antonio Viterbo centro storico - Vie di Viterbo centro via Sant'Antonio Viterbo centro storico - Vie di Viterbo centro via Sant'Antonio Viterbo centro storico - Vie di Viterbo centro via Sant'Antonio Viterbo centro storico - Vie di Viterbo centro via Sant'Antonio Viterbo centro storico - Vie di Viterbo centro via Sant'Antonio Viterbo centro storico - Vie di Viterbo centro via Sant'Antonio Viterbo centro storico - Vie di Viterbo centro via Sant'Antonio Viterbo centro storico - Vie di Viterbo centro via Sant'Antonio Viterbo centro storico - Vie di Viterbo centro via Sant'Antonio Viterbo centro storico - Vie di Viterbo centro via Sant'Antonio Viterbo centro storico - Vie di Viterbo centro via Sant'Antonio Viterbo centro storico - Vie di Viterbo centro via Sant'Antonio Viterbo centro storico - Vie di Viterbo centro via Sant'Antonio Viterbo centro storico - Vie di Viterbo centro Resti archeologici palazzo dei Vico a via Sant'Antonio Viterbo via Sant'Antonio Viterbo centro storico - Vie di Viterbo centro Loggia palazzo dei Vico via Sant'Antonio Viterbo Loggia palazzo dei Vico via sant'Antonio Viterbo - Logge di Viterbo centro Scalinata a via Sant'Antonio Viterbo Scalinata a via Sant'Antonio Viterbo info e foto Anna Zelli - Scalinate Viterbo centro Panorama da via Sant'Antonio Viterbo Panorama da via Sant'Antonio Viterbo info e foto Anna Zelli - Panorami di Viterbo centro ARCHI VIA SANT'ANTONIO VITERBO Arco sotto ponte San Lorenzo veduta da a via Sant'Antonio info turistiche e fotografie Archi a via Sant'Antonio, Viterbo info e foto a cura di Anna Zelli Arco tra chiesa Santa Maria in Carbonara e ex chiesa di Sant'Antonio a via Sant'Antonio Archi a via Sant'Antonio, Viterbo centro storico, informazioni turistiche e foto a cura di Anna Zelli Arco lavatoio palazzo Battista del Drago via Sant'Antonio Viterbo Arco lavatoio palazzo del Drago Viterbo, informazioni turistiche e foto - Archi di Viterbo centro EX CHIESA SANTA MARIA IN CARBONARA VIA SANT'ANTONIO VITERBO Chiesa Santa Maria in Carbonara via Sant'Antonio Viterbo Chiesa Santa Maria della Carbonara,via Sant'Antonio, Viterbo, info e foto a cura di Anna Zelli Campanile chiesa Santa Maria in Carbonara via Sant'Antonio VIterbo Campanile Chiesa Santa Maria in Carbonara, via Sant'Antonio, info e foto Anna Zelli Stemma a forma di scudo alla Chiesa Santa Maria della Carbonara via Sant'Antonio Stemmi alla Chiesa Santa Maria della Carbonara,via Sant'Antonio, Viterbo Stemma alla Chiesa di Santa Maria della Carbonara via Sant'Antonio Viterbo Stemmi alla Chiesa Santa Maria della Carbonara,via Sant'Antonio, Viterbo Simbolo del Tau a via Sant'Antonio Viterbo simbolo del TAU a via Sant'Antonio, Viterbo informazioni turistiche e foto Anna Zelli EX CHIESA SANT'ANTONIO VIA SANT'ANTONIO VITERBO Chiesa Sant'Antonio ex Chiesa Sant'Antonio - Chiese di Viterbo centroEX CHIESA SANTA CROCE VALLE FAUL VEDUTA DA VIA SANT'ANTONIO VITERBO Ex Chiesa Santa Croce in Valle veduta da via Sant'Antonio Viterbo Ex Chiesa Santa Croce Valle Faul Viterbo, informazioni turistiche e foto Anna ZellI EX CHIESA SAN GIOVANNI DECOLLATO VEDUTA DA VIA SANT'ANTONIO VITERBO Ex Chiesa San Giovanni Decollato veduta da via Sant'Antonio Viterbo ex chiesa San Giovanni Decollato, Viterbo veduta da via Sant'Antonio valle Faulfoto Anna Zelli EDICOLE SACRE VIA SANT'ANTONIO VITERBO Edicole Sacre a via Sannt'Antonio e dintorni Edicole sacre via S. Antonio dintorni - Edicole sacre a Viterbo Edicola Sacra dedicata alla Madonna via Faul Viterbo Edicole sacre via S. Antonio dintorni Madonna con Bambino via Faul - Edicole sacre a Viterbo Edicola Sacra dedicata alla Madonna del Soccorso via di Valle Cupa Viterbo Edicola Sacra alla Madonna del Soccorso, Via di Valle Cupa, Viterbo - Edicole sacre a Viterbo Edicola Sacra alla Madonna del Soccorso, Via di Valle Cupa, Viterbo - Edicole sacre a Viterbo Edicola Madonnina all'interno del giardino del Seminario Diocesano piazza San Lorenzo Edicola giardino del Seminario Diocesano piazza San Lorenzo Viterbo - Edicole sacre a Viterbo FONTANE A VIA SANT'ANTONIO E DINTORNI VITERBO Fontane a via Sant'Antonio e dintorni Fontane via Sant'Antonio e dintorni - Fontane lavatoi di Viterbo Alcune fontane da vedere nei dintorni di via Sant'Antonio Viterbo centro storico
MURA A VIA SANT'ANTONIO VITERBO Mura a via Sant'Antonio Mura a via Sant'Antonio - Mura Viterbo centro Mura a via Sant'Antonio - Mura Viterbo centroTORRI A VIA SANT'ANTONIO VITERBO Torri a via Sant'Antonio e dintorni Torri via Sant'Antonio - Torri di Viterbo centro
Torri in zona via Sant'Antonio Viterbo
STEMMI VIA SANT'ANTONIO VITERBO Stemmi via Sant'Antonio Stemmi via Sant'Antonio - Stemmi a Viterbo
Stemmi a via Sant'Antonio Viterbo
Parcheggio Largo Cavalieri Costantiniani Viterbo parcheggio a Largo Cavalieri Costantiniani sotto via Sant'Antonio, Viterbo, info e foto Anna Zelli SCALINATA VIA SANT'ANTONIO VITERBO Scalinata via Sant'Antonio Viterbo Scalinata a via Sant'Antonio - Scalinate Viterbo centro TEMPIO BUDDISTA VIA SANT'ANTONIO VITERBO Tempio Buddista via Sant'Antonio Viterbo tempio buddista via Sant'Antonio Viterbo PANORAMI DA VIA SANT'ANTONIO VITERBO Panorama da via Sant'Antonio Viterbo centro storico Panorama da via Sant'Antonio - Panorami di Viterbo centro Panorama da via Sant'Antonio - Panorami di Viterbo centroValle Faul veduta da via Sant'Antonio Viterbo centro storico valle Faul, veduta da via Sant'Antonio, Viterbo, info e foto Anna Zelli - Panorami di Viterbo centro Veduta di Valle Faul e del Colle della Trinità da via Sant'Antonio valle Faul, Colle della Trinità, veduta da via Sant'Antonio, Viterbo, Panorami di Viterbo centro da vedere a Via Sant'Antonio Viterbo centro informazioni e foto
Mappa Colle S. Lorenzo - Mappa Valle Faul
Via Sant'Antonio Viterbo centro storico via Sant'Antonio, Viterbo, informazioni turistiche e foto a cura di Anna Zelli Da vedere nei dintorni di via Sant'Antonio Viterbo
San Pellegrino Quartiere - Colle San Pellegrino - Mappa San Pellegrino Pianoscarano quartiere - Colle Pianoscarano - Mappa Pianoscarano
Via San Pietro Colle San Lorenzo - Valle Faul Mappe di Viterbo centro Mappe colli vie piazze zone Viterbo Vie di Viterbo - Piazze Viterbo centro storico - Quartieri Viterbo centro storico Piazze di Viterbo centro - Vie di Viterbo centro - Quartieri Viterbo centro Viterbo centro storico - Viterbo dintorni Viterbo guida centro storico - Viterbo dintorni
Informazioni Turistiche
città di
Viterbo
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