Chiesa S. Giacinta Marescotti,piazza della Morte, Viterbo, info a cura di Anna Zelli sito ufficiale web www.annazelli.com
Piazza della Morte Viterbo |
chiesa santa giacinta
marescotti ex chiesa san bernardino piazza della morte viterbo centro storico |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
CHIESA SANTA GIACINTA |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
Chiesa di Santa Giacinta Marescotti ex chiesa di San Bernardino, piazza della Morte, vicina a via del Cimitero, Viterbo, la Chiesa si trova a fianco del Monastero di San Bernardino, San Bernardino fu presente a Viterbo nel 1426 e a seguito della sua predicazione nacque il convento delle Terziarie Francescane, e fu nel 1460 che si diede inizio alla costruzione di una chiesa, a lui dedicata, e dal 1469 il convento venne occupato da una comunità religiosa femminile. Nel XVI secolo il convento ospitò personalità illustri, tra questi anche la religiosa che diventerà Santa Giacinta Marescotti, il cui corpo si conserva all’interno della chiesa. Nei secoli sia la chiesa che il convento furono sottoposti a restauri e rifacimenti, soprattutto nel XVII secolo. La chiesa nel 1687 venne ricostruita sotto la direzione dell’architetto lombardo Giulio Spinedi. Nel 1944 la chiesa fu distrutta in gran parte dai bombardamenti, il corpo di santa Giacinta venne salvato grazie alle suore che lo portarono nei sotterranei del monastero. Sebbene fosse possibile ricostruire la chiesa, perché recuperabile in più parti, fu inspiegabilmente trasformata rispetto al suo precedente aspetto architettonico..Dopo molti anni nel 1960 la chiesa venne benedetta e intitolata non più a San Bernardino ma a Santa Giacinta. La chiesa è meta ogni anno, prima del trasporto della Macchina di santa Rosa, dei Facchini di santa Rosa. Le suore donano a quest’ultimi una foglia colta dalla pianta di santa Giacinta come auspicio di un buon trasporto. La foglia si presenta con una curiosa spina al centro. Si racconta che un giorno d’Inverno santa Giacinta, camminando sul terreno dell’orto a piedi nudi, chiedesse al Signore una penitenza per ricordare la Passione. Dal suolo ecco spuntare una pianta che aveva una spina su ogni foglia. In realtà la pianta non è nient’altro che del Ruscus hypolossum detto Ruscolo maggiore e la spina è morbida e non punge. Esterno chiesa Santa Giacinta, piazza della Morte, Viterbo, La facciata in riquadri di peperino presenta un portale ornato con stelle a quattro punte sormontato da un finestrone abbellito da una scultura in ferro riproducente in stile moderno lo stemma di S. Bernardino. La chiesa di Santa Giacinta venne riedificata su disegno dell’architetto viterbese Rodolfo Salcini, ha la facciata in peperino e presenta, sopra l’ingresso, una finestra quadrata con un rosone stellare in rame, alla sommità c’è il campanile a vela che sostiene tre campane. Sull’architrave dell’ingresso è scolpito in rilievo: S. Hyacinthae de Mariscottis. La chiesa, per le linee troppo stridenti, risulta un vero affronto architettonico nell’ambiente in cui si trova.Tra gli artefici della ricostruzione è d’obbligo ricordare padre Celestino Gerardo Grassotti dei Frati Minori il quale offrì tutta la sua opera. Per l’occasione è stata scolpita l’epigrafe posta a destra di chi entra:Sopra le stesse fumanti macerie / del vetusto tempio / all’apostolo senese S. Bernardino / dedicato / che conobbe i palpiti del cuore ardente / di S. Giacinta Marescotti / distrutto dalla furia dei bombardamenti / della guerra 1940-44 / l’opera tenace di padre Celestino Grassotti / l’arte mirabile dell’architetto Rodolfo Salcini / la munificenza delle autorità governative / hanno fatto sorgere / questa luminosa chiesa / S.E. l’arciv. Adelchi Albanesi / vescovo di Viterbo / la consacra a Dio in onore di S. Giacinta / oggi 21 Gennaio 1960 / le suore dell’annesso monastero / plaudendo ricordano. La facciata della distrutta Chiesa di san Bernardino aveva sopra l’ingresso una grande finestra rettangolare e sul timpano c’era il simbolo del santo titolare, il sole col monogramma di Cristo IHS, vi era anche lo stemma del vescovo Urbano Sacchetti. Oggi, la nuova facciata è in riquadri di peperino presenta un portale ornato con stelle a quattro punte sormontato da un finestrone abbellito da una scultura in ferro riproducente in stile moderno lo stemma di San Berbardino.. A sinistra dell’ingresso vi è l’entrata al monastero di clausura sul quale campeggiano grandi stemmi in peperino del Santo Bernardino e dei Ruspoli. Interno della Chiesa di Santa Giacinta, piazza della Morte, Viterbo, è molto semplice, con cupola quadrata, A sinistra dell’ingresso vi è l’entrata al monastero di clausura sul quale campeggiano grandi stemmi in peperino del Santo e dei Ruspoli. vi sono antiche sale, pitture, stemmi, lapidi, una fontana rinascimentale e la cella di Santa Giacinta dove campeggia un grande crocifisso voluto dalla Santa. Nel semplice interno, con cupola quadrata, in una ricca urna sulla quale figurano gli stemmi dei Ruspoli e dei Marescotti, si venerano le spoglie di S. Giacinta (1585-1640) nativa della vicina Vignanello All’Interno è interessante notare la cupola con le costole disposte a raggiera con numerose vetrate istoriate e con l’anello della lanterna luminoso. Le vetrate furono eseguite dalla Ditta Giuliani di Roma e messe in opera nel 1962. L’altare maggiore, in marmo bianco, è curvilineo perché segue la linea dell’abside, la tavola poggia sopra un cubo in peperino con su scolpita una stella a quattro raggi. Sospeso in aria è un moderno Crocifisso bronzeo arricchito dalla vetrata nello sfondo che raffigura santa Giacinta in preghiera. Sul pavimento, in corrispondenza della cupola, vi è una scritta: Mel in ore Jesus in aure melus in corde iubilus. I due altari laterali furono eseguiti dall’artista viterbese Fausto Fiorucci, la Via Crucis è opera dello scultore Giacomo Vincenzo Mussner di Ortisei in Val Gardena e fu offerta da Franco Ricci di Viterbo. Sull’altare a destra è la statua di san Bernardino dello scultore di Ortisei Mussner, in quello di fronte a sinistra è la statua di sant’Antonio da Padova col Bambino realizzata in carta pesta ad opera di Luigi Guacci di Lecce, nato l’8 Gennaio 1871 e morto il 12 Giugno 1934. Nel transetto destro è l’altare con la statua della Madonna in gesso, mentre nel transetto sinistro e la statua del Sacro Cuore, opera del Mussner. Sulla parete a sinistra della navata, per chi entra, si apre la Cappella di santa Giacinta ove è conservato il corpo in una urna barocca di legno dorato. La santa quando morì fu tumulata nella sepoltura centrale, davanti all’altare maggiore ad opera del convertito Francesco Pacini, senza cassa e con legate alle braccia due maniglie, una in piombo posta dalle monache ed una in argento posta invece dai parenti della santa con l’iscrizione Suor Giacinta Mariscotti. Nel 1692 fu riesumato il corpo di Giacinta e, ricomposto, fu collocato in una cassa. In seguito, forse nel 1727, il corpo della Santa Giacinta, fu racchiuso nell’odierna urna di legno con alla sommità lo stemma dei Francescani tra due putti e la scritta in latino: Corpus / S. Hiacinthae / de Mariscottis, Corpo di santa Giacinta Marescotti e in basso gli emblemi delle famiglie Ruspoli e dei Marescotti. Nel 1940 fu ingrandita l’apertura che immette alla cappella collocandovi una grande cancellata di ferro, per renderla meglio visibile ai fedeli. Tra i papi che vennero a pregare dinanzi a santa Giacinta si ricordano Benedetto XIII Orsini nel 1727, Gregorio XVI, Cappellari nel 1841, Pio VII nel 1815, Pio IX, Mastai Ferretti nel 1857 visite ricordate nelle epigrafi conservate nel monastero. La gran parte dei quadri preesistenti nell’antica Chiesa di Santa Giacinta, furono definitivamente distrutti dai bombardamenti. All’interno la distrutta Chiesa di san Bernardino era decorata con stucchi di stile barocco, vi si conservavano numerose importanti opere, come: sopra l’ingresso di una porta un Ecce Homo in affresco con la figura del solo busto del Cristo, con le braccia incrociate, un altro Ecce Homo tra san Francesco e san Girolamo; una Pietà con la Vergine e Maria Maddalena ai piedi di Gesù in lunetta, e molte altre. La porta della chiesa ha a destra un grande trigramma IHS, di Bernardino da Siena e nella parte accanto del palazzo entro una nicchia dell’intonaco c’è una piccola scultura calligrafica in peperino con l’immagine del santo che predica da un pulpito di legno. L’edificio del convento nel lato verso Via Pietra del Pesce, è stato recentemente restaurato, e guardando in alto si possono ammirare delle belle bifore, riportate alla luce, che un tempo furono chiuse e nascoste dall’intonaco. Storia della Chiesa e del Convento di Santa Giacinta Marescotti, ex chiesa di San Bernardino, : nel 1417, racconta Giuseppe Signorelli, venne concesso un legato alle povere di Cristo che risiedevano nella casa di Tignoso di Palino Tignosini,. Successivamente San Bernardino da Siena, venne a Viterbo e nel 1426, fece venire dal Monastero di sant’Anna di Foligno alcune monache per fondare il Monastero di santa Agnese, il quale dopo la sua morte nel 1444 prese il nome di Monastero di San Bernardino. Al monastero venne dato il palazzo dei Tignosi e la Torre Damiata, La sostenitrice della costruzione e della istituzione di questo monastero fu la Contessa Angela dei Conti di Marsciano. Augusto Egidi ci racconta che stessa Beata Angelina da Foligno, la pia donna che aveva dettato la regola per le terziarie francescane, sia venuta tra noi, con tre compagne, a fondare la casa che, sotto il titolo di S. Agnese, riunì, nei pressi della chiesa di S. Tommaso, il primo nucleo del futuro monastero. Sostiene lo studioso Augusto Egidi che a tradizione vuole che la Prima ministra, delle monache Francescane del Terzo Ordine, e governante fu suor Clara di sant’Agnese da Viterbo. Nel 1439 si menziona una cappella dedicata a sant’Agnese e nel 1452 papa Niccolò V riformò l’istituzione prescrivendo alle monache l’osservanza della Regola già concessa al Monastero di santa Margherita in Roma.Nel 1459 le monache dette, sin dal 1454, le bizoche de San Verardino, vendettero una vigna per la costruzione della chiesa ed un anno dopo fu iniziata l’erezione della Chiesa di san Bernardino. Il monastero venne sottoposto alla direzione dei frati Minori Osservanti, i quali avevano avuto l’autorizzazione dal papa a celebrare, in quella nuova chiesa, le esequie per le monache. Il primo ampliamento del monastero, verso piazza san Carluccio, risale al 1480 per merito di suor Beatrice Farnese, figlia di messer Angelo Meo e cugina di quello che sarà poi papa Paolo III. Fu superiora ministra nel periodo in cui le mura del monastero raggiunsero piazza san Carluccio, già detta piazza san Salvatore, fino a raggiungere la vicina valle.Nella prima metà del XVI secolo numerose ragazze divennero monache o per scelta o perché costrette, e molte di loro provenivano da famiglie nobili, due ragazze dalla famiglia Farnese, due ragazze dalla famiglia Medici, due ragazze dalla famiglia dei Marsciano, una ragazza dalla famiglia degli Sforza, una ragazza dalla famiglia dei Cibo, tre ragazze dalla famiglia dei Baglioni, una ragazza dalla famiglia dai Marescotti. Spesso queste nobili ragazze venivano relegate, contro la loro volontà, nel monastero, per mantenere unito il patrimonio dei loro nobili genitori e parenti. Il monastero si ampliò nel 1508 per volere della ministra Margherita Martellacci, che acquistò una casa di Palino Tignosi. Questa casa nel 1610 fu ridotta in parte a piazza ed in parte fu incorporata al monastero ove un salone fu chiamato di Palino come ricorda Domenico Bianchi. Nel 1529, le monache, avendo ricevuto l’anno avanti un legato di mille ducati d’oro e una casa a Roma, decisero di ampliare il monastero chiedendo al Comune di poter chiudere la strada che era tra il convento e il loro mulino. Il Comune approvò la chiusura, ma chiese di aprire una nuova strada chiamata via Pietra del pesce, tuttora esistente. Il monastero fu ampliato nel 1537, acquistando un casalino confinante, poi, nel 1563, il monastero venne di nuovo ampliato nel periodo in cui suor Lucrezia Farnese ne era la direttrice e le monache erano più di ottanta. Nel 1573 erano presenti nel monastero oltre cento monache, e le rendite cominciarono a non essere più sufficienti per il quotidiano sostentamento ed allora, assistite dal Minore Osservante frate Vincenzo da Roma, chiesero alla Comunità di Viterbo, di poter andare a mendicare in città. Fu accordata loro la licenza, però solo per quattro coppie di suore. Ma, anche dopo tale concessione, i miglioramenti furono assai scarsi. Le monache ebbero la dispensa di clausura rigorosa dal 1461, che fu poi confermata in perpetuo nel 1612 e nel 1939, ed inoltre ebbero la facoltà di professare la Regola di santa Chiara, così si chiamarono Clarisse. Nel 1746 morì in odore di santità madre Chiara Olimpia Rosa Meniconi, nobile viterbese.Il 22 Febbraio 1802 venne a visitare il corpo di santa Giacinta l’arciduchessa Marianna d’Austria sorella di Francesco II. Il 3 Settembre 1857 papa Pio IX fu ospite del monastero. Campanile Chiesa Santa Giacinta ex Bernardino, a vela che sostiene 3 campane. Il campanile in antico era a forma di torre e fu bombardato nella notte fra il 27 ed il 28 Maggio 1944 subendo la sorte di cui fu protagonista la chiesa. Nel 1941 aveva tre campane la maggiore con l’anno illegibile, la mezzana del 1763 e la piccola del 1786. I nomi delle campane sono santa Giacinta, san Bernardino e santa Elisabetta. Fontana del Chiostro del Monastero di Santa Giacinta ex di San Bernardino,piazza della Morte, Viterbo, nel 1558 presso l’orto c’era una fontana che aveva sostituito una più antica risalente al ‘400, poi nel 1600 venne restaurata. Questa fontana poggia su una base circolare, una vasca, interrata, atta ad accogliere l’acqua, che al suo perimetro ha un piccolo gradino, al di sopra di questa sorretta da una sorta di colonna vi è una ulteriore vasca circolare, con uno stemma gentilizio con un grifone e dei nastri. Nel mezzo di questa vasca c’è un elemento decorato con 4 putti che sostengono una torre con 4 porte e 3 merlature, qui è incisa la scritta Suor Irene Bagliona f.f. (fece fare) La torre è nello stemma dei Baglioni. Al suo arrivo a Viterbo, San Bernardino fece costruire il monastero per le monache terziarie francescane e fece collocare fontana nel chiostro del convento. I putti hanno dei piccoli bocchettoni. La tradizione racconta che san Bernardino, ospite del monastero, abbia fatto sgorgare l’acqua da un pozzo asciutto, lo ricorda a testimonianza di questo miracoloso evento c’è una lapide: “Ospite Bernardino al pozzo rese / l’acqua e nel coro sacrifici offrio’, / memore il chiostro il nome poi ne prese”. Stemmi chiesa Santa Giacinta,piazza della morte, Viterbo, all’entrata del convento di clausura vi sono due grandi stemmi in peperino uno di San Bernardino e l’altro della Famiglia Ruspol. Lapide chiesa Santa Giacinta : uscendo dalla chiesa di Santa Giacinta, a sinistra della cappella della Santa vi è murata una iscrizione : “L’eminentissimo principe di S. Romana Chiesa / cardinale Francesco Bracci / concittadino insigne di S. Giacinta / nello splendore della sacra porpora / coronò il 31 Gennaio 1960 / le solenni celebrazioni della ricostruita chiesa / le monache riconoscenti / ricordano la fausta data.” Santa Giacinta Marescotti, Viterbo, ovvero Clarice Marescotti nacque nel Castello di Vignanello il 16 marzo 1585, e morì a Viterbo il 30 gennaio 1640. Apparteneva al Terzo Ordine Francescano e fu proclamata Santa da Papa Pio VII nel 1807. Era la figlia del Conte Marcantonio Marescotti e di Ottavia Orsini, Contessa di Vignanello, fu del padre la realizzazione del Parco dei Mostri a Bomarzo. Studiò, assieme alle sue due sorelle Ginevra e Ortensia, al Convento di San Bernardino a Viterbo. Al termine degli studi Ginevra rimase in convento e prese il nome di Suor Immacolata. Clarice e Ortensia invece, furono introdotte nelle migliori case delle famiglie nobili. Clarice era molto attratta dal giovane Paolo Capizucchi ma egli chiese la mano della sorella minore Ortensia. Clarice ne rimase sconvolta . Clarice Marescotti era una ragazza che puntava in alto, voleva un bel matrimonio per sistemarsi, desiderava, una vita degna del suo lignaggio, dopo la delusione d’amore entrò in convento, Lì prese i voti adottando il nome di Suor Giacinta. Fu una conversione soltanto esteriore: in convento suor Giacinta tenne atteggiamenti contrari alla disciplina della devozione. Anziché vivere in una cella, si fece arredare un intero appartamento nello stile delle sue stanze a Vignanello, ed era servita da due giovani novizie. Condusse vita mondana e licenziosa fino al 1615, quando, in seguito ad una malattia, entrò in una crisi spirituale: si ritrovò sola e gridò forte "O Dio ti supplico, dai un senso alla mia vita, dammi la speranza, dammi la salvezza!". Era profondamente sincera e Dio la ascoltò. Il giorno dopo venne a trovarla il Padre confessore, che però le negò l'assoluzione, la notte seguente Suor Giacinta trascorse l'intera notte pregando, e provò una serenità ultraterrena. Si convertì e si diede ad esercizi di penitenza e di perfezione cristiana. Dedicò il resto della sua vita ad aiutare il prossimo. Dall'interno della clausura, moveva le fila di una fitta rete di aiuti ai poveri di Viterbo, e aiutata dal cittadino Francesco Pacini fece nascere una confraternita laicale, detta dei Sacconi, col fine di elemosine e di soccorsi ai poveri. Oggi a lei sono dedicati il Convento e la Chiesa di Santa Giacinta a piazza della Morte Viterbo. Santa Giacinta trovò la sua più grande nobiltà nella povertà assoluta e nell'offerta di sé per gli emarginati e i malati cominciò a vedere in modo diverso la propria vita, abbracciando la povertà e la penitenza, dandosi da fare per gli ultimi. Morì e fu subito venerata come santa dalle consorelle e dai fedeli. Chiesa di Santa Giacinta Marescotti
Chiesa Santa Giacinta Marescotti ex Chiesa San Bernardino, piazza della Morte Viterbo Chiesa Santa Giacinta Marescotti ex Chiesa San Bernardino, piazza della Morte Viterbo Interno Chiesa Santa Giacinta Marescotti piazza della Morte Viterbo interno Chiesa Santa Giacinta Marescotti piazza della Morte Viterbo interno Chiesa Santa Giacinta Marescotti piazza della Morte Viterbo interno Chiesa Santa Giacinta Marescotti piazza della Morte Viterbo interno Chiesa Santa Giacinta Marescotti piazza della Morte Viterbo Teca dove è sepolta Santa Giacinta Marescotti piazza della Morte Viterbo Santa Giacinta Marescotti interno chiesa piazza della Morte - Santi vita opere storia Santa Giacinta Marescotti interno chiesa piazza della Morte - Santi vita opere storia Santa Giacinta Marescotti interno chiesa piazza della Morte - Santi vita opere storia Ex voto Santa Giacinta Marescotti interno chiesa piazza della Morte - Santi vita opere storia Quadri Santa Giacinta Marescotti chiesa Santa Giacinta piazza della Morte Viterbo quadro Santa Giacinta Marescotti interno chiesa piazza della Morte - Santi vita opere storia quadro Santa Giacinta Marescotti interno chiesa piazza della Morte - Santi vita opere storia Targhe lapidi alla chiesa di Santa Giacinta Marescotti piazza della Morte Viterbo targa lapide chiesa Santa Giacinta Marescotti piazza della Morte - Lapidi Viterbo centro targa lapide chiesa Santa Giacinta Marescotti piazza della Morte - Lapidi Viterbo centro Santa Giacinta Marescotti Santa Giacinta Marescotti Viterbo - Santi vita opere storia Da vedere a piazza della Morte Viterbo
piazza della Morte, informazioni turistiche e fotografie a cura di Anna Zelli Piazza della Morte Viterbo centro storico piazza della Morte, Viterbo, info e foto a cura di Anna Zelli Chiese di Viterbo centro storico Via San Lorenzo Piazza del Gesù via San Lorenzo, - piazza del Gesù Piazza San Lorenzo - Piazza del Plebiscito piazza San Lorenzo - piazza del Plebiscito Viterbo piazza Santa Maria Nuova - San Pellegrino quartiere medioevale , San PellegrinoVedi Piazze di Viterbo - Vie di Viterbo centro storico Piazze di Viterbo centro - Vie di Viterbo centro Viterbo centro storico - Viterbo dintorni Viterbo guida centro storico - Viterbo dintorni Copyright dal 2011
Tutte le foto
ed i contenuti del presente sito web
sono di Anna Zelli,sono di
Informazioni Turistiche
città di
Viterbo monumenti di Viterbo centro storico Viterbo centro storico - Viterbo dintorni Viterbo guida centro storico - Viterbo dintorni
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Città di Viterbo |
Informazioni storiche turistiche e fotografie della città di viterbo a cura di anna zelli |
torna Guida di Viterbo
torna alla Home
aggiornato febbraio 2024