Porte
medioevali storiche di Viterbo centro
: la città di Viterbo ha una cinta
muraria e merlata, in alcuni tratti fiancheggiata da
torri, che ne delimita il
territorio, fu eretta tra il XI ed il XII secolo, ed ha contribuito
a proteggere, nel tempo, le bellezze artistiche ed architettoniche
tipiche del centro medioevale cittadino. Il perimetro murario, lungo
5 km circa, è interrotto da numerose porte,
alcune delle quali sono oggi murate, altre, non accessibili, altre,
con il passare del tempo, sono state sostituite da costruzioni più
recenti, eleganti e raffinate, tra queste ricordiamo: la porta Bove e la
porta San Lorenzo sono chiuse e non più percorribili, mentre del
tutto scomparse ed appartenenti all’antico perimetro della città
sono la porta Sonza, la porta di Santa Maria Maddalena,
la Porticella o porta Quadriera. La porta San Leonardo
che permetteva il passaggio sulla via Romana era murata, è stata
riaperta nel 2010, e forse, c’era anche un'altra porta chiamata
porta del Salvatore, altre porte sono la porta Salicicchia,
la porta di Valle fu chiusa nel 1568 e ne fu aperta un'altra
poco distante attuale Porta Faul. Di interesse è anche
Porta Vallia, anch’essa murata, ma della quale permane la
bellissima torre che la sovrastava.
Le porte del
centro storico di Viterbo sono :
1) porta
Fiorentina, detta porta di Santa Lucia
2) la porta San Marco,
3) la porta della Verità, chiamata anche porta dell’Abbate
e porta di San Matteo.
4) la porta Romana (sorse a fianco della antica porta di
San Sisto, che poi prese il nome di porta Innocenziana),
5) la porta San Pietro, detta anche Porta Salicicchia
6) la porta Fiorita
7) la porta del Carmine
8) la porta di Faul, detta anche porta Farnesiana.
9) la porta Bove detta anche porta Bonaventura.
10) la porta San Leonardo erroneamente detta porta Vallia.
11) la porta di Valle detta anche porta d' Eulali.
Porte murate o
scomparse o non accessibili di Viterbo sono :
1) Porta Bove
2)
Porta San Lorenzo,
Bacarozzo in una proprietà privata
3) Porta Sonza : a Corso Italia
4) Porta di Santa Maddalena
5) Porticella o Porta Quadrata
6),Porta del Salvatore
7) Porta Salicicchia
8) Porta Murata, detta anche porta di Castel
Sant’Angelo o porta delle Piagge
Porte Viterbo centro storico
Porta Fiorentina o
Santa Lucia,
piazza della Rocca, Viterbo,deve il nome di Fiorentina, in quanto immette sulla statale
Cassia che va in direzione di Firenze, in passato era detta di
porta Santa Lucia, ed era spostata rispetto all'apertura
attuale, è una antica porta più volte danneggiata, a causa della sua
posizione, in quanto ideale per il passaggio dei conquistatori.
Porta Fiorentina, fu interamente ricostruita nel 1768 ma il
rimaneggiamento maggiore, che le ha dato l'attuale grandiosità,
risale al 1886 quando la locale Cassa di Risparmio, per facilitare
il transito, finanziò l'apertura dei due fornici laterali e la
demolizione dell'antemurale. La porta Fiorentina ha sostituito
inglobandola la precedente ed antica porta di Santa Lucia, è da
questa porta che entrarono trionfanti a Viterbo Federico II nel 1234
e l’imperatore Enrico nel 1312, Ludovico IV il Bavaro, Federico III,
Carlo VIII e molti altri. Sulla porta sono presenti vari stemmi, tra
questi quello di papa Clemente XIII, del vescovo Giacomo Oddi e del
governatore pontificio Benedetto Lo Presti, vi è lo stemma della
città di Viterbo, i globi e le lettere Faul che rimandano alle
presunte origini della città. Nella parte interna troviamo il leone
di Viterbo e lo ritroviamo ai lati dello stemma di casa Savoia, che
fu aggiunto dopo l’annessione di Viterbo al regno d’Italia. Nel 1886
furono aperti i due fornici laterali e altri due più piccoli.
Uscendo da porta Fiorentina si trova il giardino comunale di
Viterbo, mentre su piazza della Rocca l’imponente torre della Rocca
Albornoz.
Porta San Marco,
Viterbo, della quale si può
vedere il bellissimo arco, la porta, fu realizzata nel 1200, metteva
in comunicazione il centro della città con la valle dell'Urcionio.
Chiusa, per ragioni di sicurezza alla fine de ‘400, è stata
restaurata e riaperta come passaggio pedonale nel 2010. Qui si trova
il palazzo della Camera di Commercio costruito su disegno
dell’architetto Cesare Bazzani nel 1933. Possiamo vedere il duplice
stemma di Viterbo in bronzo inserito in un angolo della torre. Il
nome della porta deriva dalla chiesa di San Marco, da qui oltre alle
mura si vede il monastero di Santa Rosa e resti del palazzo
imperiale fatto costruire da Federico II e distrutto poi nel 1251
dal cardinale Raniero Capocci.
Porta della Verità o
dell’Abate o San Matteo,
Viterbo, chiamata anche porta dell’Abbate, La porta prende il
nome dalla vicina chiesa di Santa Maria della Verità.
Anticamente era chiamata porta dell'Abate per la vicinanza
dell'abbazia della suddetta chiesa ed anche di porta San Matteo
per la piccola chiesa dedicata a questo santo che sorgeva non
molto lontano. Sulla porta campeggia un grande stemma di papa
Benedetto XIII affiancato da altri due stemmi più piccoli del
governatore Oddi e del vescovo Sermattei oltre allo stemma del
Comune di Viterbo. In basso due stemmi del comune. Una grande
epigrafe, sulla facciata, ricorda la storia della porta. L’aspetto
attuale lo si deve ad una ricostruzione del 1728, sopra vi sono i
merli ghibellini, che si affiancano a quelli guelfi delle mura.
All’interno una lapide di marmo ricorda la sanguinosa battaglia dei
garibaldini del 1867, da questa porta fino a porta Romana si vedono
l’alternarsi delle torri e i vari periodi costruttivi delle mura.
Porta Romana o San
Sisto,
via Garibaldi,
piazza San Sisto,Viterbo, l’attuale porta, sorta a fianco di una più antica
denominata porta di San Sisto che derivava il dome dal nome
della vicina chiesa di San Sisto, questa porta venne inaugurata nel
1653 e fu inizialmente chiamata porta Innocenziana dal nome
del pontefice Innocenzo X in onore della visita a Viterbo di questo
Papa che la passò nel mese di ottobre del 1653, lo si può dedurre
dalla lapide posta sulla facciata, ma tale nome non durò molto,
infatti quasi subito i Viterbesi la chiamarono porta Romana
dal momento che questa porta immetteva sulla antica via Cassia che
porta a Roma. Sono presenti delle decorazioni barocche che la ornano
e che appaiono scheggiate in più punti, sono la conseguenza dei
cannoneggiamenti ad opera delle truppe Francesi del generale
Kellermann nel dicembre 1798. La facciata della porta è ornata da
numerosi stemmi e sulla sommità è posta una statua di Santa Rosa,
protettrice e patrona della città di Viterbo. In alto la porta è
coronata da merli ghibellini, e dagli stemmi di papa Clemente XI,
papa Innocenzo X Pamphili.
Porta San Pietro o
Salicicchia,
via San Pietro, Viterbo, è una delle porte più antiche della città, risale al XII
secolo, già chiamata porta Salicicchia forse come corruzione
del termine silices cioè i selci con i quali era pavimentata la
strada, o perché conduceva al non distante castello di Salce.
Addossato alla porta troviamo il palazzo dell'Abate di San
Martino, che deve il suo nome al fatto che appartenne ai monaci
cistercensi di San Martino al Cimino e usato nei mesi invernali
quando al convento, situato in montagna, faceva troppo freddo, il
palazzo è divenuto poi nel ‘600 il palazzo di Donna Olimpia
Maidalchini Pamphili. Su questa porta campeggia lo stemma della
città di Viterbo, il leone, questa porta è ben conservata e prende
il nome dalla vicina chiesa di San Pietro del Castagno. La porta ed
il palazzo hanno subito nei secoli vari adattamenti ed utilizzi,
fino a diventare il palazzo un Brefotrofio fino alla seconda metà
del secolo sorso. Nel 1200 il comune di Viterbo, dopo una sconfitta
di Roma dovette cedere a quest’ultima la campana, la catena e la
chiave di questa porta. Sotto l’arco si nota un affresco a tema
religioso del XVII secolo. Di fronte alla porta sul muro del palazzo
si nota la mostra di una antica fontana fatta costruire dal
cardinale Francesco Todeschini Piccolomini, che divenne pontefice
con il nome di papa Pio III e che regnò solo 26 giorni dal 22
settembre al 18 ottobre del 1503. Una modesta fontana a vasca
rettangolare è all’esterno alla destra della porta di San Pietro.
Porta Fiorita,
Viterbo, dava l’accesso al quartiere di Pianoscarano, la porta
Fiorita, fu rinvenuta nel 1970, grazie a lavori di restauro. Porta
Fiorita si trova in una rientranza delle mura, vicino a porta San
Pietro, è una delle porte più antiche della città. Fu chiusa nel XV
secolo, ed è stata restaurata e riaperta nel 1985. Con questa porta
terminava la prima cinta di mura eretta nel 1095, l’aspetto è
intatto anche se per accedere a questa porta occorre salire una
scalinata, è stata riaperta come passaggio pedonale nel 1985 per
raggiungere il quartiere di Pianoscarano, dopo secoli di chiusura
dal 1490. Al suo posto fu aperta la porta San Pietro. L’arco che
sovrasta la vicina via è quanto resta di un acquedotto medioevale
per il rifornimento idrico di Pianoscarano, all’interno si può
vedere un suo primo uso nella fontana cosi detta del Capone.
Porta del Carmine o
Pianoscarano,
Viterbo, dava l’accesso alla zona di Pianoscarano e quindi detta
anche porta di Pianoscarano. La struttura, semplice e rude,
priva di ornamenti, immette in un quartiere povero, abitato quasi
esclusivamente da agricoltori, non ha subito rimaneggiamenti nel
corso dei secoli ed ha conservato la sua purezza duecentesca, da
questa porta entrò a Viterbo papa Urbano V, il 9 giugno del 1367,
qui sostò, insieme ad un imponente corteo di cardinali, corteo che
condusse il papa da Avignone a Roma. Il nome di porta del Carmine le
derivava dal vicino conento dei Ccarmelitani i cui resti oggi sono
adibiti a sede di un Istituto bancario. La porta venne eretta nel
XII secolo, ebbe il suo momento di fama quando il 9 giugno del 1367
accolse a Viterbo, reduce da Avignone, papa Urbano V, che era
sbarcato a Corneto attuale Tarquinia. Più volte questa porta venne
chiusa e manomessa insieme alle mura, nel sotto arco interno si
notano i resti di un affresco di Filippo Caparozzi degli inizi del
XVII secolo. La torre che la sovrastava crollò nel 1567. A sinistra
si possono notare i dirupi sui quali si erge la cinta urbana da
porta Fiorita a porta Faul.
Porta Faul o
Farnesiana,
valle Faul, Viterbo, chiamata anche porta Farnesiana, la attuale porta
porta Faul venne aperta in sostituzione della vicina porta di Valle
nell'anno 1568, si apre alla base di un'antica torre la cui parte
superiore è stata demolita e il progetto della porta Faul fu
attribuito al Vignola. Il grande architetto lavorava per la casa
Farnese e lo stemma con i gigli dei Farnese è visibile in
alto fiancheggiato da quelli del comune e del vice legato
pontificio, lo stemma di un certo Ansoino Polo che era un
vice legato. In onore dei Farnese originariamente la porta prese il
nome di Farnesiana. Infatti sembra che Jacopo Barozzi da Vignola,
allora alle dipendenze del cardinale Farnese e occupato alla
edificazione del palazzo a Caprarola forse possa aver ideato la
porta. A poca distanza da porta Faul si trova la chiesa di Santa
Maria in Valverde, poi conosciuta come chiesa dei Giustiziati,
che al suo interno ne ricevevano cristiana sepoltura, questa chiesa
era officiata dai monaci dell’Abbazia di Sassovivo di Foligno ai
quali si deve nel 1297 la torre possente che si eleva sulle
mura che seguono, sulla sinistra, l’andamento della collina. Gli
stessi monaci in seguito si trasferirono nella poco distante
chiesa di Santa Maria della Ginestra posta all’interno della
città. Questo era un punto vulnerabile di Viterbo ed infatti subì
l’assedio nel 1243, vi è una lapide che cita come il Visconte
Gatti fu il costruttore dell’ultimo tratto delle mura di Viterbo,
edificato nel 1268.
Porta Bove o
Bonaventura,
valle Faul, Viterbo, la porta Bove è detta anche porta Bonaventura, si
tratta di una antichissima porta che fu chiusa per lungo tempo, e
proprio questa condizione le ha permesso di conservare il suo
aspetto originario. La porta Bove deve il suo nome al podestà Bovo
Odonis romano, risale al 1215, è una sorta di porta-torre e infatti
si trova sotto l'omonima torre e non è visibile dalla strada
in quanto è stata costruita una casa che la ostruisce completamente
alla vista. Unico particolare visibile è la caratteristica cuspide
sulla quale sono scolpiti gli stemmi della famiglia romana dei
Papareschi. Lo storico Della Tuccia riporta il 1255 come anno della
sua apertura. La porta di Bove ha una base quadrangolare, vi sono
inserite due epigrafi, quella esterna ricorda alcuni rifacimenti
ordinati dal podestà Bonaventura Papareschi di Roma nel 1255, i cui
stemmi sono visibili in alto, l’altra epigrafe posta all’interno
ricorda il restauro delle mura fatto dal podestà Rinaldo di Brumfort
nel 1290. Nella seconda metà del Quattrocento, davanti a porta Bove
venne edificata una torre semicilindrica che oggi fa corpo unico con
una piccola casa che vi è addossata e che ne chiude l’ingresso.
Nello spazio compreso tra questa porta e il varco che collega il
centro storico con il quartiere Pilastro vi era una porta chiamata
Porticella o Quadrata, sembra che avesse in rilievo le quattro
lettere “FAVL” in bronzo, ma venne abbattuta nel 1582 con la
motivazione che impediva l’uscita dei venti malevoli e i miasmi che
si creavano durante le frequenti pestilenze.Porta
Bove, o anche porta Bonaventura, Viterbo, si trova
alle spalle del complesso della Chiesa della
Santissima Trinità, è inserita all'intero delle
mura di Viterbo e dentro il
giardino della Chiesa e pertanto non è
visitabile, si trova su un piano più alto rispetto al piano
stradale. Un tempo questa porta era aperta e consentiva di andare
verso la zona del Riello, poi per la
perdita di importanza venne chiusa, essendo la strada ridotta ad un
viottolo di campagna. Alcuni storici collocano la costruzione
di questa porta al 1215, facendone derivare il nome dal senatore di
Roma Bavone, che in quell'anno era il podestà di Viterbo, mentre per
il Bussi la torre viene datata al 1255 e fa riferimento alla
famiglia Bonaventura che ebbero incarichi ci podestà , anche lo
storico Orioli sposa la tesi del Bussi, e spiega che il nome BO.VE
deriva da Bonaventura. Mentre per lo Scriattoli, storico del
'900, indica il 1215 come la data di costruzione della Torre e
giustifica gli stemmi che qui sono presenti dei Papareschi, come
coloro che fecero eseguire i lavori di sistemazione e rifinitura
della torre stessa. Nel 1215, riferisce lo storico Della Tuccia, che
furono anche erette le mura che da porta Bove arrivavano al piano di
San Faustino e alla Porticella. All'interno di questa porta,
parzialmente interrato, sopra l'arco, vi è una cuspide con scolpiti
i nomi dei Papareschi di Roma, e in questo caso del Cardinale
Bonaventura che era un discendente di Papa Innocenzo II, e che fu
podestà di Viterbo tra il 1255 e il 1256. Vi è anche una lapide in
latino che tradotta : "quando fu il 50 e poi il 5 dopo il 1200, il
proconsole Bonaventura, nobile dell'Urbe, bella mi fece ed anche più
grande, il nome augurale accompagna l'opera, per questo vuole che mi
chiami Bonaventura. Colui che mi costruì ed il podestà che mi
adornò, possa egli vivere in eterno con la gente che abita Viterbo".
Fu come già detto sopra chiamata anche Bove, Bovo, o Bovone, sempra
in riferimento ad Oddone di Bovo, un romano, che fu anche lui
podestà di Viterbo nel 1215 anno della costruzione della porta,
mentre il Bonaventura fu colui che la restaurò, decorandola ed
inserendo il suo stemma, quello dei Papareschi, che circondano la
lapide. Sopra la torre, in alto, ci sono altri stemmi due per ogni
fianco. Vi è anche un'altra lapide inserita nella cinta muraria che
tradotta dice . "Nell'anno 1290 il podestà Rinaldo al pari di
Ettore, valente soldato che la palatina stirpe dei Brumfort vanta,
fece fondare queste mura di Viterbo, costruite nel nome del verbo,
altre mura edificare ed altre per uguale ragione riparare. Le sue
onorate armi, insegne da Re, sono qui sottoposte agli stemmi del
Sommo Pontefice. Dunque, lettore, circondata da salde mura, sono io
città di Viterbo. mi accompagna la protezione del Verbo, decisa a
seguire le sorti del Papa Niccolò IV. " Prospero fece scrivere
questa lapide, e scrisse anche i versi della lapide di Porta Sonsa.
Forse era uno che nel 1301. fu uno dei personaggi degli Otto del
Popolo della Comunità di Viterbo. Nel 1354, la torre venne occupata
dalle milizie vaticane ad opera del viterbese Giovanni Moscio. Nel
1404 i residenti di San Faustino si riunirono per la concessione dei
terreni prossimi a Porta Bove ai frati Agostiniani e al Convento
della Santissima Trinità. Nel 1457 Giacomo Almadiani e Nofrio
edificarono una torricella restaurare la torre Bove ed edificare i
merli.
Porta San Leonardo o
Vallia,
via delle Fortezze, Viterbo, da alcuni erroneamente chiamata porta Vallia, fu una porta
importante per Viterbo finché sotto di essa passò la strada che
portava a Roma seguendo l’antico tracciato della via etrusco romana.
Modificato il suo tracciato, la porta perse di importanza e, nel
corso del XV secolo, venne chiusa; a ridosso venne costruito ai
primi del XVI il convento della chiesa di Santa Maria delle
Fortezze, della cui chiesa dopo i bombardamenti della Seconda Guerra
Mondiale rimane la parte absidata in parte affrescata. Dopo la
guerra, la parte posteriore del complesso della chiesa non è più
stato ricostruito e nel 2010 l'antica porta è stata riaperta. Il
nome della porta prendeva il nome dalla vicina chiesa di San
Leonardo, nella lunetta interna ci sono i resti di un affresco che
rappresenta una Crocefissione con ai lati la Vergine, San Giovanni e
San Giacomo Maggiore, l’apostolo venerato in Portogallo a
Compostela, con un netto riferimento alla antica via Francigena. Da
qui i pellegrini uscivano dalla città e si dirigevano verso Roma,
Porta di Valle o d’Eulali,
valle Faul, Viterbo, è quasi adiacente a quella di Faul che la sostituì. La
porta che anticamente era denominata porta d'Eulali perse di
importanza e venne quindi chiusa, è stata riaperta nel 1990. Di
fianco alla porta è ancora visibile l'abside dell'ex abbazia della
Palomba. Questa antica porta risale al XII secolo, fu riaperta solo
nel 1974, aveva un’alta torre inserita a difesa al cui fianco sporge
l’abside della chiesa di Santa Maria della Palomba, questa porta
venne chiusa nel 1459 e fu più volte danneggiata dalle piene del
vicino torrente Urcionio. Poi venne de finitamente abbandonata e
murata nel 1568 quando al suo posto fu edificata la vicina porta
Faul. A sinistra si nota un’alta torre fatta erigere dal
podestà Corrado di Branca nel 1296, con i proventi delle tasse del
porto di Montalto di Castro, è detta della Bella Galana. La
tradizione popolare vuole che qui sia stata uccisa la nobildonna
viterbese.
Porta Murata o di
Castel Sant’Angelo,
Viterbo, si chiama murata ma è aperta, era l'antica porta di Castel Sant'Angelo o anche
porta delle Piagge o porta di Capo di Piaggia, oggi è
comunemente chiamata porta Murata. Il nome deriva dal fatto che nel
corso del '500 fu murata (1540) e tale rimase per lungo tempo. La
sua riapertura risale al 1920. Fu chiamata porta Sant’Angelo in
quanto posta sotto l’omonimo colle sul quale oggi si eleva la
chiesa di San Francesco. All’interno del sottarco vi era fino ad
alcuni decenni fa un affresco con una Crocefissione, sul lato destro
vi sono una lapide e un medaglione di bronzo, che ricordano con i
versi del sommo poeta Dante come San Bonaventura da Bagnoregio abbia
dimorato a lungo e più volte nel convento francescano : “io sono la
vita di Bonaventura da Bagnoregio che ne grandi offici sempre
pospuosi la sinistra cura” (Paradiso, Cantico XII versetti 127 -129)
Porte Fuori della cinta muraria di Viterbo
Porta San Biele
detta anche porta San Michele era fuori dalla attuale cinta
muraria per un allargamento della stessa. L’epigrafe e gli stemmi
ricordano Raniero Gatti che la fece erigere nel 1270, durante il
periodo del lunghissimo conclave, doveva essere inserita in un
ampliamento della cinta muraria, che non fu mai fatto, e pertanto
questa porta rimase ed è rimasta come una enorme torre isolata. Il
nome deriva da Miele poi in Biele e successivamente San Michele
arcangelo, per la presenza di un piccolo tempio a lui dedicato,
all’interno dell’arco vi è un affresco della Madonna in trono con ai
piedi Raniero Gatti, la moglie e il figlio, parte di questo è
conservato al Museo Civico. Per le edificazione dei palazzi, la
porta è quasi insivisbile.
Porte scomparse di Viterbo
Porta San Sisto,
scomparsa, (sostituita)
era l’antico nome di porta Romana, che aveva questo nome per la
vicina chiesa di San Sisto, questa antica porta è scomparsa, è stata
sostituita da porta Romana, rimane solo un piccolo arco a destra
vicino ad una modesta fontana, oggi è utilizzato come passaggio
pedonale.
Porta Sonsa,
scomparsa, (murata),
tracce sono visibili su Corso Italia 101, Viterbo, la porta risale
al 1095, vi rimane solo la targa marmorea, e la mostra murata di una
antica fontana scomparsa anch’essa. Questa porta, le cui tracce
rimasero visibili fino al XV secolo, scomparve secoli fa, era una
importante via di accesso alla città, d’epoca medioevale, questa
porta chiudeva il tracciato dell’odierno Corso Italia all’altezza di
Via Mazzini , poggiava a sinistra sul fronte della Chiesa di
S.Matteo in Sonsa e a destra sulla torre di Rolando Gatti. Un’
epigrafe che era collocata sopra la porta Sonsa, oggi è visibile,
murata, nella facciata dell’ex chiesa di San Matteo, all’incrocio
tra via Mazzini e corso Italia, una iscrizione rivela che l’attuale
collocazione risale ad un restauro del 1558. Questa antica
iscrizione, un tempo era situata sopra una mostra in peperino di un
fontanile pubblico, oggi non più esistente. Sull’arco una lapide
ricorda un tale Martinelli che aveva trovato, a sue spese, l’acqua e
l’aveva resa di pubblico utilizzo nel 1634. I lavori per la
costruzione di questa porta iniziarono nel 1095 sotto il dominio di
papa Pasquale II al soglio dal 1099 al 1118 e dell’imperatore Enrico
IV nato nel 1056 e morto nel 1106, figlio di Federico Barbarossa.
Porta Sonsa fu portata a completamento sotto il pontificato di papa
Eugenio III al soglio dal 1145 al 1153. Fuori le mura scorreva il
fosso Sonsa, che adesso chiamiamo Urcionio. Porta Sonsa o Sonza
aveva un grande privilegio, che gli era stato concesso dal figlio
dell’imperatore Barbarossa : ovvero che “qualsiasi Viterbese che
avesse qualche forma di servitù nei confronti di un altro se passava
sotto questa porta diventava libero”, porta Sonsa era, una specie
di “porta della libertà”. L’epigrafe che riguarda la porta risale al
XII secolo, come rivelerebbe l’uso dell’alfabeto misto romanico e
gotico maiuscolo, e questa è la traduzione dal latino delle 10 righe
incise sul marmo: “Mi chiamo Sonsa, Porta di Viterbo la Spelndida.
Grande il mio nome, eterni i miei privilegi, chiunque sia gravato da
condizione servile, se mio cittadino si faccia, sia considerato uomo
libero. Il sommo Imperatore Enrico mi concesse questo privilegio,
anno 1095 dell’incarnazione del Signore, questa porta iniziò ad
essere costruita essendo papa Eugenio. Costruttori furono Raniero
Mincio e Pietro per deliberazione dei consoli e di tutto il popolo,
Gottifredo dettò i versi e Rollando li scolpì.
Porticella o Porta
Quadrata,
scomparsa, (abbattuta)
era nei pressi di porta Bove, Viterbo, nello spazio compreso tra
porta Bove e il varco che collegava il centro storico con il
quartiere Pilastro sembra che questa porta avesse in rilievo le
quattro lettere “FAVL” in bronzo, ma venne abbattuta nel 1582 con la
motivazione che impediva l’uscita dei venti malevoli e i miasmi che
si creavano durante le frequenti pestilenze.
Porta detta della porticella,
scomparsa, era una porta che era tra la piazza della Trinità e la
via Santissima Maria Liberatrice, oggi è scomparsa, in origine tra
il quartiere di San Marco e parte del quartiere di San Faustino, vi
erano Porta San Marco, Porta Capo di Piaggia, Porta Santa Lucia, e
la porta della Porticella che era nei pressi ella Trinità,
probabilmente quest’ultima risaliva al 1213. Un tempo questo era un
colle impervio, che saliva verso l’attuale zona del Sacrario dove
c’era il Ponte Tremoli, che sovrastava il fiume Urciorno ormai
interrato. Il colle della Trinità partiva da piazza dei Caduti, da
via Marconi e da via Santa Maria in Volturno. In antico, la
scomparsa porta della Porticella, si chiamò Quadriera, poi Porta di
Santa Maria in Volturno per la chiesa che sorgeva nei pressi, anche
questa scomparsa. Fu anche chiamata Porta del Tignoso per la
presenza della vicina Valle Faul. Fu anche chiamata Porta San
Faustino, comunque il nome più noto era Porticella per le sue
modeste dimensioni. Secondo l’Orioli vi erano ancora delle mura
verso la via di SS Maria Liberatrice, vi era anche l’immagine del
Salvatore poi distrutto. Secondo il Signorelli, questa porta
venne edificata dopo il 1126, Niccolò della Tuccia la pone nel 1215.
Viene poi menzionata nel 1237, dallo Statuto di Viterbo, in quanto
venne riaperta al transito. Qui vi erano delle mura che arrivavano
fino alla Porta di Valle, nella zona di Valle Faul. Fu proprio
vicino a questa porta che vi era la casa del pittore viterbese
Lorenzo da Viterbo. Sembra che questa porta venne demolita nel 1582
per ampliare la strada. Recentemente l’Associazione Amici dei
monumenti di Viterbo ha collocato una lapide sulla facciata del
palazzo al n° 43 di Via Maria ss. Liberatrice, una iscrizione in
ceramica smaltata che recita “L’insigne pittore del ‘400 Lorenzo da
Viterbo, la cui memoria vive negli affreschi, della Cappella
Mazzatosta, abitò in questo luogo dove due secoli prima la
Porticella segnava il limite dell’abitato.”
Tratto da Mauro Galeotti
“L’illustrissima Città di Viterbo”, Viterbo, 2002
Porta San Lorenzo o
del Bacarozzo,
murata, dell'antica porta, ora
racchiusa in una proprietà privata, rimangono solo alcune tracce.
Essa fu chiusa fin dal XIII secolo. Sotto di essa passava l'antica
strada che portava al colle del duomo prima che venisse aperta la
porta di Piano Scarano. Questa porta non è raggiungibile ed è appena
visibile, era detta anche porta del Bacarozzo, forse era solo una
porta pedonale e venne presto chiusa e sostituita dalla porta del
Carmine.
Porte Viterbo centro storico
Porte scomparse Porte Murate
Viterbo
Targa a ricordo della
Porticella via SS Maria Liberatrice 43 Viterbo
Porta detta della Porticella
Porta fuori del centro
informazioni e Foto
Pianta delle Porte e delle Mura di Viterbo
pianta delle porte e delle mura di Viterbo
Porte Viterbo centro storico -
Porte murate scomparse - Porte fuori centro storico Viterbo
Vie di Viterbo centro storico - Piazze
Viterbo centro storico - Quartieri Viterbo centro storico
Viterbo centro storico -
Viterbo dintorni
Viterbo
guida centro storico -
Viterbo dintorni
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