Terme del Bullicame, Terme di Viterbo - informazioni storiche turistiche e foto - sito web ufficiale www.annazelli.com
TERME DEL BULLICAME |
terme del bullicame viterbo informazioni e foto a cura di anna zelli | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Terme
del Bacucco Non sono terme:
Ruzzola D'Orlando
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Il Bullicame, terme del Bullicame,Viterbo, senza acqua (2020) : strada comunale Bagni, Viterbo, sorgente San Valentino, zona Terme dei Papi,autori tra il Trecento ed il Novecento ne danno vari nomi, come Bullicaminis, Bagno Longo, Bagno Lungo, Bagno delle Donne, Bagno del Caio, del Sipontini, del Bolicame. Vi era una fitta rete di canali divergenti a raggiera e terminanti in varie polle ad eccezione di uno che arrivava ad una struttura rettangolare. Questa zona si trova tra la S.P. Terme e il Fosso Madonna degli Occhi Bianchi, qui si possono vedere numerosi resti archeologici che testimoniano sia l’uso delle acqua per i bagni termali che per la macerazione della canapa. Probabilmente vi erano 40 vasche collegate da piccoli canali di travertino messi a raggiera intorno alla sorgente principale. In tempi recenti queste vasche sono state sostituite da due grandi piscine, che però risultano essere troppo grandi rispetto alla portata dell’acqua che è di 1 o 2 litri al secondo. Anche perché parte di questa acqua termale è stata inglobata all’interno delle piscine delle Terme dei Papi con una portata di 10 litri al secondo. La zona si caratterizza anche per la presenza di orchidee e di altre specie botaniche di elevata importanza a livello regionale e nazionale. Le acque sono classificate come solfato-calciche, con temperatura intorno ai 58 °C, I ruderi del Bullicame sono quasi nascosti dietro ad un canneto, un muro è costituito da blocchi irregolari di tufo inglobati in una malta grigiastra, nella parte superiore sono visibili due archi. Forse questi resti romani vennero inglobati nel XV secolo su iniziativa del vescovo Siponto per l’edificazione di una nuova struttura termale. Si può vedere anche un piccolo ambiente a pianta rettangolare coperto da una volta a botte. Vi è anche un tratto di muro cementizio di 30 metri, alto 60 cm, dove vi sono due aperture che davano accesso probabilmente a due ambienti adibiti a cisterne. Sull’altro lato della strada vi è un ulteriore muro di 25 metri una parte di questi, 14 metri, costituiti da una muratura in blocchetti irregolari di tufo e malta grigia che ingloba frammenti di tegole. Nel 1979 il proprietario del terreno danneggiò parte delle strutture romane per costruirvi una villa moderna. In base alla tecnica costruttiva, le terme del Bullicame possono essere collocate in una datazione che è tra il I ed il II secolo d.C. Queste terme erano alimentate per mezzo di canali che rifornivano le cisterne. Erano ancora attive nel 1466. Dai racconti mitologici l’origine delle acque del Bullicame viene collegata alle imprese di Ercole che, visitando la città di Surrena (l’antica Viterbo), dona agli abitanti la meravigliosa e terapeutica sorgente. La legenda narra che il dio usava ritemprarsi nelle acque calde dopo ogni “fatica” e che scelse i nomi dei due fiumi caldi dell’antico Bullicame (Illo e Acheloo) per i suoi due figli maschi. Quando i romani conquistarono queste terre costruirono 14 complessi termali, sontuosi ed imponenti, che ancora oggi sfidano il tempo. Ruderi di ville romane e di antiche terme sono disseminati nel Piano dei Bagni, intorno alla via Cassia, vicino al Ponte Camillario, in località Paliano, Bussete, Bacucco, Bagnaccio, per citare i luoghi più noti, alcuni ancora evidenti nonostante lo sviluppo urbanistico della città. Nel Medioevo, l’uso delle acque termali per la macerazione delle fibre come la canapa è stato fondamentale per lo sviluppo e la crescita della città di Viterbo. La produzione delle fibre ha caratterizzato a lungo l’assetto colturale delle campagne viterbesi, svolgendo, almeno a partire dalla metà del XIII secolo, un ruolo di fondamentale rilevanza nell’economia cittadina. Nel tardo Medioevo (XIII-XV secolo) il lino viterbese era considerato con il napoletano, il migliore fra quelli prodotti nella penisola ed era oggetto di esportazione soprattutto nell’Italia centrale. La macerazione, battitura e asciugatura delle due piante avevano luogo principalmente nel Piano dei Bagni. In particolare, la macerazione dei fusti, finalizzata all’estrazione delle fibre, avveniva entro vasche che, in prossimità del Bullicame e di altre sorgenti termo-minerali, erano rifornite di acqua attraverso appositi condotti detti “canalette”. Dante Alighieri (canti XII e XIV) si serve del fenomeno del Bullicame per descrivere, nell’Inferno, il Flegetonte, fosso di sangue bollente dove sono condannati gli omicidi (Inferno, canto XII, vv. 115-117 e vv. 127-128)Nel canto XIV dell’Inferno (vv. 79-80) si trovano chiari riferimenti alla sorgente ed alle lavoranti addette alla “pettinatura” del lino e della canapa. La stele a Dante Alighieri, posta nel 1921 i soci Touring di allora per ricordare il sesto centenario della morte di Dante innalzarono una stele accanto alla “sorgente miracolosa” su cui è riportata una terzina del XIV Canto dell’Inferno: "“Tacendo divenimmo là ‘ve spiccia / Fuor della selva un picciol fiumicello, /lo cui rossore ancor mi raccapriccia./ Quale del Bulicame esce il ruscello / Che parton poi tra lor le peccatrici (pettatrici),/ tal per La rena giù sen giva quello. /Lo fondo suo ed ambo le pendici /Fatte eran pietra, e i margini da lato; /per ch’io m’accorsi che ‘l passo era lici.” Probabilmente Dante confuse le pettatrici che lavoravano la canapa con le peccatrici o meretrici, dal termine pettatrici. Le pettatrici erano donne viterbesi che curavano la macerazione, la battitura e infine la pettinatura delle fibre di canapa, per farne matasse adatte al trasporto e alla vendita, infatti, nel medioevo Viterbo, poteva vantare un commercio primario delle fibre di canapa. A conferma dell’errore di Dante, esiste un editto del 1479, con il quale si vietava alle meretrici di bagnarsi nelle acque termali del Bullicame pena il pagamento di un ducato e 4 frustate.
Le Terme del Bullicame, Viterbo,
ancora senza acqua nel 2020, non sono più
liberamente fruibili, non è più un'area termale,
in quanto l'acqua che alimentava la vasca per
magia è scomparsa, probabilmente convogliata
altrove, si spera in un controllo da parte delle
istituzioni di Viterbo, e al ripristino di
questa area termale libera, a febbraio 2020 le
vasche erano tornate a riempirsi, poi è
intervenuta la pandemia, e purtroppo, ancora ad
Agosto 2020 il Bullicame non ha acqua, il 21
giugno scorso c'è stata una protesta a causa
della situazione in cui ancora versa questo sito
termale. tutto nasce il 25 novembre del
2014, quando la Soc. Gestervit perforò la
sorgente S. Valentino, trasformandola in pozzo
artesiano, e avocando tutto il flusso termale
della “Callara”. Da quel lontano giorno fino ad
oggi non è stato fatto niente, per il ripristino
della situazione. Ripristino al quale la Soc.
Gestervit è obbligata dalla sentenza del Tar del
21 giugno 2016. Oggi sono esattamente passati
quattro anni da quella sentenza e tutto è
rimasto come prima”.Bisogna lavorare per
chiudere il pozzo S.
Valentino, per permettere che ritorni il
flusso idrico alla
“Callara” e consentire il rifiorire del
Parco del Bullicame,
se le sorgenti sotterranee che hanno alimentato
il Bullicame stanno tanto tempo senza acqua
potrebbero iniziare a franare. Bisogna aprire
il sant’Albino, che sta a 100 metri dalla Salus”.(estratto
da Tusciaweb)
Centri Termali a Viterbo
Non sono Terme a Viterbo ma siti archeologici
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pagina aggiornata Ottobre 2023