Chiese a via Saffi, Via Aurelio Saffi, Viterbo, info e foto a cura di Anna Zelli sito ufficiale web www.annazelli.com
via Aurelio Saffi Viterbo |
chiese via aurelio saffi via cavour viterbo centro storico | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
CHIESE VIA AURELIO SAFFI |
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Ex Chiesa Giacomo
e Martino
Ex Chiesa San Leonardo
Palazzo Nini
Maidalchini
Archi piazza Plebiscito
Antica sede Magistratura
Archi Casa V. Pagnotta
Terme
del Bacucco Non sono terme:
Ruzzola D'Orlando
San Pellegrino in Fiore
Guida Turistica Viterbo
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Chiese a via Aurelio Saffi, Viterbo, ex chiesa di San Martino, scomparsa per l'edificazione della via Nova oggi via Cavour, chiese sconsacrate adibite a sede di eventi culturali, come la ex chiesa di Santa Croce dei Mercanti e la ex Chiesa dei Santissimi Giacomo e Martino,un'altra è la Chiesa di Sant'Ignazio oggi con culto Ortodosso Romeno e sede del Patriarcato ortodosso Romeno,si trova a piazza Mario Fani, che è uno slargo lungo la via Saffi, sulla destra, venendo da piazza Fontana Grande. Ex Chiesa di San Giacomo e Martino via Saffi Viterbo Ex Chiesa Santissimi Giacomo e Martino, Via Saffi, informazioni turistiche e fotografie Anna Zelli Ex Chiesa dei SS Giacomo e Martino, via Saffi, sembra che in epoca medioevale i Gatti facessero suonare a lungo le campane in caso di pericolo per la città. E' stata totalmente rifatta e pertanto nulla resta dell'impianto originario. Sembra che la chiesa fosse già presente nel 1236 o nel 1201, annoverata tra le chiese minori della città. Divenne lo scrigno di oggetti preziosi e nel XV secolo era considerata tra le chiese più ricche di Viterbo, tra questi, vi era un tabernacolo in argento ed una piccola statua in legno dorato. Nel 1569, il titolo della chiesa venne unito al culto di San Martino, diventando la chiesa del SS Giacomo e Martino. Per varie vicissitudine la chiesa oggi è chiusa al culto, ed è sede di eventi culturali. Chiesa Sant'Ignazio piazza Mario Fani Viterbo Chiesa di Sant'Ignazio, piazza Mario Fani, Via Saffi, info turistiche e fotografie Anna Zelli Chiesa di Sant'Ignazio, piazza Mario Fani, questa chiera già della Compagnia di Gesù, fu iniziata la sua costruzione nel 1662, sotto il patrocinio della Famiglia Bussi, poi riedificata su disegno di Federici nel 1882. La facciata molto severa ha un bellissimo ingresso di ispirazione rinascimentale, ha in alto, una grande lunetta. L'interno è in uno stile barocco molto sobrio, i pilastri sono ornati da stucchi colorati In alto si ammira la cupola. Appena entrati, sulla destra c'è il quadro raffigurante Angeli Ascendenti, del quale si ignora l'autore. L'altare maggiore posto tra due ordini di colonne, in alto è decorato dalla scena della Gloria Celeste e l'Apparizione del Cristo con la Croce vi è un elemento marmoreo a ricordo di Papa Leone XIII, a sinistra, un'epigrafe a ricordo della consacrazione della chiesa avvenuta nel 1672 presente il Vescovo Brancaccio. Qui vi è il quadro raffigurante Sant'Ignazio opera di Mazzanti. Sul lato sinistro c'è la Cappella Calabresi, con una Madonna attribuita al Mazzanti. Su un lato vi è un dipinto dell'apparizione del Cristo ad un malato sofferente nel suo letto di dolore.In Sacrestia, c'è un prezioso piccolo quadro della crocefissione attribuito allo stesso Michelangelo, lasciato in dono alla chiesa da Paolo Brunamonti affinchè fosse posto sul tabernacolo dell'Altare Maggiore. Lla chiesa di Sant'Ignazio fino alla metà del '900 era il ritrovo della Viterbo bene, che partecipava alla messa domenicale, ma ormai è chiusa al culto da anni. Oggi nel 2020 la chiesa è la sede del Patriarcato Romeno che qui ha la sede della Diocesi d'Italia, ha assunto il nome di Parrocchia Ortodossa Romena di San Callinico di Cernica. Il campanile è visibile da via del Collegio. Ex Chiesa Santa Croce dei Mercanti Ex Chiesa S. Croce Mercanti, Via Saffi, informazioni turistiche e fotografie Anna Zelli Ex Chiesa di Santa Croce dei Mercanti, via Saffi, Viterbo, già esistente nel 1073, venne rifatta da Angelo Tavernini, Tesoriere del Patrimonio, è stata sede della Biblioteca Provinciale Anselmi. Il portale ha un arco tondo elegantemente decorato da elementi geometrici e floreali, con tralci di vite, con una esile colonna a torciglione. In alto vi è una lunetta senza decorazioni. Questo portale dovrebbe risalire al 1371, in quanto è simile a quello di Santa Maria della Salute a via Ascenzi. Sul lato del vicolo, c'è il lato esterno sinistro della chiesa, dove si vedono resti di strutture duecentesche, delle finestre a feritoia, pietre basilari che derivano da un antico ponte etrusco-romano, che ci da l'idea di come doveva essere la preesistente chiesa. Oggi, questa chiesa, sconsacrata è adibita dalla Provincia di Viterbo a sede di eventi culturali Nel '600 questa chiesa ospitò il Collegio dei Gesuiti. poi nel 1774 con la soppressione di questo ordine fu destinata a sede del Seminario Diocesano. Dopo l'unità d'Italia, ci fu l'esproprio degli immobili ecclesiastici, ma la comunità religiosa si oppose e alla fine nel 1933 questa chiesa venne acquistata dalla Provincia e qui vi sistemò gli uffici della Questura. Ex Chiesa di San Martino Ex Chiesa San Martino, Via Saffi, informazioni turistiche e fotografie Anna Zelli La ex Chiesa di San Martino era a sinistra della scalinata che da via Cavour porta a via Saffi, Viterbo, era tra via Cavour, via Saffi, Viterbo. alcune testimonianze di questa chiesa che fu distrutta per l'apertura della via Nova, o Farnesiana, oggi via Cavour, sono sulla facciata di un edificio di fronte alla casa Poscia che si trova su via Saffi, prendendo la scalinata che porta da via Cavour a via Saffi, questo edificio è sul lato sinistro. Qui un tempo sorgeva la Chiesa di San Martino, le cui prime testimonianze risalgono al 1160. Al complesso di San Martino, appartenevano la Chiesa, un antistante portico, un chiostro, che risaliva al 1218, la casa parrocchiale e un vasto orto. Dal 1326 era tenuta dall'Arte degli ortolani. Oltre ad essere una chiesa era anche una Collegiata, retta da un priore e da alcuni canonici. Si ricorda di questa chiesa un soffitto dipinto nel 1490 da Sebastiano di Valentino Pica. All'interno della chiesa vi era la cappella di San Paolo, di cui si ha menzione dal 1465 ed un'altra cappella era dedicata ai Santissimi Sebastiano e Rocco, nominata nel 1542. Nel 1573 la chiesa era ancora attiva, e si ricorda la Sacra Visita che vi fece il Cardinale Alfonso Binnarino, il 7 gennaio 1573 che qui celebrò anche una messa. Purtroppo questa chiesa si trovava nel nuovo asse stradale, e pertanto nel 1576, dopo l'autorizzazione del Cardinal Gambara, venne demolita. Nel 1577 quindi, vennero demoliti la chiesa, il chiostro ed una parte della casa parrocchiale, venne acquistato anche l'orto e venduta la campana alla compagnia della Misericordia.. Oggi rimane una parte della casa parrocchiale con ingresso su via Saffi, uno stemma, le finestre , gli architravi con le due scritte del Priore Luca che nel 1487 eseguì i restauri, al numero civico 93 di via Saffi c'è un altorilievo che rappresenta San Martino a cavallo che dona il suo mantello al povero. Stemmi ex Chiesa di San Martino, via Cavour e via Saffi, Viterbo, rimangono di questa antica chiesa, una parte della casa parrocchiale con ingresso su via Saffi, uno stemma, le finestre , gli architravi con le due scritte del Priore Luca che nel 1487 eseguì i restauri, mentre al numero civico 93 di via Saffi c'è un altorilievo che rappresenta San Martino a cavallo che dona il suo mantello al povero. San Martino di Tours vita,opere,storia,Viterbo, nacque a Sabaria, Pannonia, attuale Ungheria, all’incirca nel 316 e morì a Candes l’8 novembre 397. Fu vescovo nel IV secolo. Esercitò il suo ministero in Gallia durante il periodo del tardo impero romano e fu uno dei primi non martiri cristiani ad essere proclamato santo dalla Chiesa Cattolica e fondatore del monachesimo. Il suo culto è venerato anche dalla chiesa Ortodossa e copta, lo si ricorda, l’11 novembre, data in cui si svolsero nel 397 i suoi funerali nell’odierna Tours. Il padre di San Martino era un tribuno romano militare e diede al figlio il nome di Martino in onore al dio pagano Marte, dio della guerra. Era ancora un bambino quando la famiglia si trasferì a Pavia dove il padre ormai veterano aveva ricevuto un podere, ed è a Pavia che trascorse la sua infanzia. A dieci anni fuggì di casa per due giorni per rifugiarsi in una chiesa. Giovanissimo si arruola nella cavalleria imperiale in quanto un editto del 311 ordinava ai figli dei veterani di arruolarsi nell’esercito romano e pertanto venne reclutato nelle Scholae imperiali ed inviato successivamente in Gallia, presso la città di Amiens; fu qui che passò la maggior parte della sua vita come soldato della guardia imperiale che garantiva l’ordine pubblico, la protezione della posta imperiale, il trasferimento dei prigionieri e la sicurezza di personaggi importanti. Martino svolgeva la sua attività come soldato della ronda notturna, che si occupava anche dell’ispezione dei posti di guardia oltre alla sorveglianza notturna delle guarnigioni. Fu proprio durante una di queste ronde che avvenne la sua conversione al Cristianesimo. Era il 335, l’inverno era particolarmente rigido e Martino vide un mendicante seminudo e sofferente, vedendolo tagliò in due il suo mantello militare e condivise la metà con il mendicante, il giorno seguente durante il sonno, vide Gesù indossare la metà del suo mantello, e dire “Ecco qui Martino,soldato romano, che benché non battezzato, mi ha rivestito”. Al risveglio Martino vide che il suo mantello militare era integro, fu allora che si convertì al Cristianesimo, e venne battezzato la Pasqua seguente. Martino per altri venti anni continuò nella sua carriera militare, rimase nell’esercito, sempre come non combattente, finchè raggiunse il grado di ufficiale nelle alae scholare, che era un corpo militare scelto. A 50 anni in seguito ad un contrasto con Giuliano che era il Cesare dei Galli, conosciuto come l’Apostata, Martino lasciò l’esercito ed iniziò una nuova vita. Si impegnò molto nella lotta contro l’eresia ariana, che fu condannata al Primo Concilio di Nicea del 325. A causa di questo suo impegno venne frustato nella sua nativa Pannonia, cacciato dalla Francia, e da Milano, dove erano stati eletti dei vescovi ariani. Nel 357 andò nell’isola Gallinara ad Albenga in provincia di Savona, e per quattro anni condusse una vita da semi eremita, in quanto le cronache narrano che fu in compagnia di un prete. In quest’isola Martino credendola commestibile, mangiò le foglie di una pianta chiamata elleboro, che essendo velenosa, lo intossicò, si trovò in punto di morte, ma pregò e si salvò. Tornò quindi a Poitiers, quando nel frattempo era stato eletto un vescovo cattolico. Divenne monaco e fu seguito da altri compagni, decise quindi di fondare uno dei primi monasteri d’occidente a Ligugè, avendo la protezione del vescovo Ilario. Nel 371, per volere dei cittadini di Tours, Martino venne istituito vescovo della città. Nonostante l’importante carica, continuò ad abitare in una casa modesta, si fece promotore della divulgazione della fede cristiana, e creò nuove comunità di monaci. Continuò anche la lotta contro l’eresia ariana ed il paganesimo rurale, fece chiudere i cortei funebri in quanto sospettati di paganesimo. Nel suo peregrinare, predicava la fede, battezzava persone, fece distruggere i templi , gli alberi e gli idoli pagani, dimostrando però sempre misericordia e compassione con chiunque. Divenne ben presto noto per le sue qualità di taumaturgo e di cristiano caritatevole, giusto e sobrio. Martino a differenza di altri vescovi del tempo aveva una buona conoscenza della vita di campagna, ed era un uomo di preghiera e di azione. La sua attenzione era rivolta soprattutto all’evangelizzazione delle campagne. Nel 375, fondò a Tours un monastero, dove non c’erano regole particolari e la vita monastica era incentrata sulla condivisione, la preghiera e l’ evangelizzazione. Martino morì nel 397, l’8 novembre a Candes Saint Martin, dove si era recato per pacificare il clero locale. Gli sono attribuiti molti miracoli, tra questi tre casi di “resurrezione”, ed è ricordato come “colui che resuscitò tre morti”. Il mantello militare di San Martino è conservato nella collezione delle reliquie dei re Merovingi dei Franchi. Il termine medioevale che designava il mantello corto era “cappella”, e questo termine, di cappella, venne esteso a coloro che erano incaricate della sua conservazione designandoli come “cappellani”, ed il luogo preposto a tale tutela venne chiamato cappella. Fin dal Medioevo in Europa ed in Italia gli furono dedicate molte chiese, a Viterbo una di queste era nei pressi delle attuali via Cavour e via Saffi, ma venne demolita per l’apertura della via Nova o Farnesiana oggi via Cavour. Alcune testimonianze sono sulla facciata di una casa posta alla sinistra della scalinata che da via Cavour porta a via Saffi. 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aggiornato febbraio 2024