Cortile e fontana del palazzo Gentili, Viterbo, non
visitabile, La fontana risale al
XIX secolo,è posta in una nicchia con una vasca ellittica ed una
coppa su una balaustra., nella coppa è collocato un gruppo marmoreo
raffigurante due tritoni le cui code intrecciandosi sostengono lo
stemma della Famiglia Macchi.(Il
cortile di palazzo Gentili non è visitabile a meno che non facciano
degli spettacoli di musica o teatro, oppure delle conferenze).
Palazzo Gentili, tra via Cavour
18, via Fontanella Sant'Angelo e
via Saffi, Viterbo, qui su
via Cavour,si trova l'ingresso secondario del palazzo che fu
della famiglia Costaguti, poi dei Galeotti, poi dei Gentili, oggi è
la sede dell'Amministrazione Provinciale Sul grande portale di
via Cavour c'è lo
stemma della Provincia. A seguito dei bombardamenti della
Seconda Guerra Mondiale, l'edificio è stato interamente ricostruito.
Il vecchio impianto, fu nel seicento unito alla proprietà della
famiglia ghibellina degli Amfanelli o Lamfanelli, i quali seguirono
le stesse sorti dei Vico, obbligati dalla cittadinanza e da Papa
Bonifacio IX Tomacelli sul finire del XIV secolo, ad
abbandonare Viterbo e a ritirarsi a Vetralla.In quel periodo venne
tolta la carica di prefetto a Giovanni Sciarra Di Vico. Nel 1439,
Giovanni Pietruccio detto il Crocifisso donò il Palazzo al Convento
degli Agostiniani della Trinità e a un gruppo di monache della
Penitenza diede la possibilità di stabilirsi in una parte del
palazzo, senza limiti di tempo, tra esse vi era donna
Caledonia di Viterbo,le quali vi rimasero per 40 anni, fino al 1479
quando Papa Sisto IV concesse loro il
monastero di San Simeone. Quindi i frati Agostiniani
assunsero il totale possesso del palazzo, quando però gli
Agostiniani vendettero il palazzo, contravvenendo ad una
precisa disposizione di Giovanni di Pietruccio, ne persero il
possesso e la proprietà tornò agli eredi.. Al tempo l'unica erede
era Caterina, moglie di Alessandro Filippeschi, di origine
orvietana, e proprietaria del Castello dI Carnajuola. da Caterina,
il palazzo passò al figlio Cuccio e poi ai figli Paride e Felice, i
quali saputo della vendita da parte dei frati Agostiniani, ottennero
di rientrare in possesso del bene. Diedero allora, la procura a
vendere a Piergentile dei Conti di Pitigliano, e nel 1479 la
proprietà passò a De Benignis. In seguito venne dagli eredi venduto
a Giovanni Mancini e poi nel 1654 al Cardinale Francesco Maidalchini,
nipote di Donna Olimpia, moglie di Camillo Panfili, fratello di Papa
Innocenzo X. Probabilmente fu in questo periodo che si ebbero degli
ampliamenti, con il prolungamento della facciata verso il confinante
palazzo del Marchese Giovan Giorgio Costaguti, poi Galeotti, ad
imitazione dell'altra metà. Nel 1677, il cardinale vendette il
palazzo al viterbese Paolo Bruni de Franceschini, da lui passò alla
vedova Angela Vittori, la quale voleva che la proprietà fosse
destinata ad un pio monastero.Ma benchè il palazzo fosse destinato a
befotrofio, il Caracciolo lo alienò ad Alessandro Tozzi, e
successivamente le figlie Angela, Arcangela e Mariangela, lo
rivendettero al nobile Stefano Cancelli, ma questi non pagò il
dovuto, fu messo all'asta e nel 1772 Monsignor Pietro di Lignè, capo
dei cursori papali, aggiudicava a Roma, il palazzo tanto conteso a
Giunio e Cesare Gentili, figli di Innocenzo, un nobile viterbese e
Conte del Sacro Romano Impero Da Giunio passò a Francesco, poi
a Giuseppe e infine al Conte Francesco De' Gentili. L'ultimo
proprietario fu il Conte Giuseppe Siciliano de' Gentili, il quale
intono al 1950 vendette la proprietà alla Deputazione Provinciale, E
dopo la Seconda Guerra Mondiale, ricostruito, divenne sede dell'Amministrazione
Provinciale. Forse della antica costruzione resta uno
spigolo su via
Fontanella di Sant'Angelo, dove vi è fissato un
grifo n ferro battuto. Le finestre del
primo piano sono riccamente decorate ed uniche nel loro genere a
Viterbo. Nella parte che affaccia su piazza Mario Fani c'è una bella
loggia con tre archi a tutto sesto ed un portale sul cui architrave
c'è la scritta " Franciscus Galeottus". All'interno del
palazzo, vi è un cortile ed una
fontana, che proviene dal palazzo
Macchi, che si trova in piazza Luigi Concetti, una famiglia
originaria di Capodimonte che si stabilì a Viterbo nei primi
dell'ottocento. La fontana risale al
XIX secolo,è posta in una nicchia con una vasca ellittica ed una
coppa su una balaustra., nella coppa è collocato un gruppo marmoreo
raffigurante due tritoni le cui code intrecciandosi sostengono lo
stemma della Famiglia Macchi.Sul lato
destro del portale che affaccia su via Cavour c'è una
lapide,che ricorda come la sera del 3
settembre 1967 il trasporto della Macchina di
S. Rosa, all’epoca intitolata Volo d’Angeli, fu interrotto su
Via Cavour dopo un pericoloso sbandamento della struttura
prodigiosamente contenuto dai facchini. Per ricordare quell’evento e
e commemorarne lo scampato pericolo, il costruttore, Giuseppe
Zucchi, della Macchina fece realizzare un’epigrafe da incastonare
all’altezza della fermata.
Stemmi e lapide a palazzo Gentile, Viterbo,
tra via Cavour, via Fontanella Sant'Angelo
e via Saffi, su via
Cavour c'è lo
stemma della Provincia di Viterbo, mentre su via Saffi,
all'terno del cortile dove c'è la fontana del '900 c'è lo stemma
della famiglia Macchi.Sul lato che affaccoa su piazza Mario Fani, vi
è lo tsemma di Viterbo. Sul lto sinistro su un achitrave è inciso il
nome dei vecchi ptoprietari, i Galeotti.
Cortile e Fontana a palazzo Gentili piazza Mario Fani via Saffi
Viterbo centro storico
Cortile e fontana palazzo Gentili,
Palazzo Gentili,
Piazza Mario Fani,Via Saffi
Cortile e fontana palazzo Gentili,
Palazzo Gentili,
Piazza Mario Fani,Via Saffi
Mappa via Saffi Viterbo centro storico
mappa
via Saffi e dintorni, Viterbo centro storico
Da vedere a via Saffi Viterbo
centro storico