Chiesa del Gesù ex San Silvestro,piazza del Gesù, Viterbo, informazioni foto a cura di Anna Zelli sito ufficiale web www.annazelli.com
Viterbo |
chiesa del gesù ex chiesa di san silvestro piazza del gesù viterbo centro storico | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
CHIESA DELGESU' VITERBO |
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Chiesa del Gesù ex San Silvestro, piazza del Gesù, Viterbo,un tempo chiamata Chiesa di San Silvestro è una chiesa antichissima, qui nel 1271, avvenne l'efferato assassinio del principe inglese Enrico di Cornovaglia, che suscitò enorme sgomento nel XIII secolo e che fu anche ricordato da Dante in un passo del XII canto dell’Inferno. Sembra che i fratelli Guido e Simone Montfort per vendicare il loro padre durante la Messa uccisero il giovane Enrico di Cornovaglia che invano aveva cercato scampo sull’altare. La chiesa era già nota nell’XI secolo, inizialmente dedicata a San Silvestro, passò successivamente alla Compagnia di Gesù e poi all’Arte degli Ortolani. Sulla facciata in pietra, si trovano due piccoli leoni posti sugli spioventi della copertura, forse erano parte di un porticato non più esistente. La chiesa è una delle più antiche della città, la primitiva costruzione forse risale a prima dell'anno mille, il primo documento nella quale è nominata porta la data 1080. In stile romanico, ad una sola navata, ha una facciata in peperino culminante in un campanile a vela. Nel campanile a vela, vi sono diversi inserti di marmo bianco finemente scolpiti, provenienti da edifici più antichi. Sulle falde del tetto, di fianco al campanile, due sculture medievali: a destra un leone, simbolo dell'evangelista Marco,a sinistra un toro alato simbolo dell'evangelista Luca. Probabilmente le due scultura facevano parte di un portico oggi scomparso. Alle estremità delle falde due palle di pietra su un basamento piramidale. La porta di ingresso è sormontata da una lunetta con un affresco raffigurante la Madonna con bambino tra i santi Andrea e Silvestro. Sopra il portale il simbolo della confraternita del SS. Nome di Gesù. Una targa, sul lato sinistro della facciata, ricorda l'efferato fatto di sangue che il 13 marzo 1271 fu compiuto all'interno della chiesa. In quel periodo, a Viterbo, era in corso da oltre due anni un conclave e, nonostante il tempo trascorso, non si vedeva tra i cardinali nessun accordo sul nome del nuovo pontefice. Nel tentativo di sbloccare la situazione, giunsero a Viterbo, di ritorno dalla crociata di Tunisi, il re di Francia Filippo III ed il re di Sicilia Carlo I d'Angiò. A rendere omaggio a re Carlo giunse Guido di Monfort che era il suo rappresentante per la Toscana accompagnato dal fratello Simone. Giunti a Viterbo, i due Monfort appresero della presenza in città di Enrico di Cornovaglia, loro cugino carnale e cugino anche di re Edoardo I di Inghilterra. Sei anni prima, Simone di Monfort duca di Leicester, padre di Guido e Simone,era stato orribilmente trucidato per ordine della famiglia reale inglese, nonostante si fosse consegnato prigioniero dopo la battaglia di Evesham nella quale aveva guidato le truppe ribelli alla corona. I due fratelli pensarono fosse giunto il momento di vendicare il loro padre e, la mattina del 13 marzo 1271, mentre Enrico di Cornovaglia assisteva alla messa, al momento della comunione, irruppero nella chiesa e trucidarono il principe proprio sull'altare presso il quale aveva cercato rifugio. Fu pure ucciso un chierico che aveva tentato di difenderlo mentre un altro rimase ferito. Gli assalitori erano già fuori della chiesa pronti a fuggire, quando Guido, incitato da un cavaliere al suo seguito, tornò indietro e, afferrato il cugino morente per i capelli, lo trascinò fin sulla piazza. L'atroce delitto, sia per perché compiuto in un luogo sacro, sia per il grado di parentela tra l'ucciso ed i suoi carnefici, destò molto scalpore in tutta l'opinione pubblica dell'epoca; Dante stesso ricorda l'episodio nei versi 115-120 del XII canto dell'inferno. Il cuore del principe inglese fu portato a Londra mentre il corpo prima tumulato nella cattedrale di Viterbo fu in seguito traslato nel duomo di Orvieto. L'interno della Chiesa del Gesù ex San Silvestro, piazza del Gesù,Viterbo,centro storico, si presenta in linee molto semplici, con il soffitto a capriate, due monofore per ogni parete e un oculo sovrastante la piccola abside.Sulla destra, vicino all’entrata c’è un’acquasantiera dalla linea semplice , un affresco, presumibilmente un ex voto del XIV secolo; ed un moderno Crocifisso in ferro realizzato dagli allievi del Paradisi, docente del Liceo Artistico Tuscia.. In fondo sopra le porte che immettono nella sagrestia, ci sono due iscrizioni una in latino tratta dalla Cronaca di Matteo di Westminster, l’altra in volgare ripresa dalla Divina Commedia, le quali ricordano l’episodio che ha reso famosa la chiesa: l’uccisione di Enrico di Cornovaglia da parte di Guido da Montfort nel 1271.L’abside è completamente affrescato: nel catino, datato 1540, compare un Noli me tangere tra i santi Andrea e Silvestro, nella calotta l’Eterno tra Angeli musicanti, parzialmente danneggiato in un precedente e scadente restauro, autore un anonimo maestro. L’affresco fu commissionato dall’arte degli Ortolani, che con la figura di Sant’Andrea vollero ricordare il Sant’. Andrea di Pianoscarano e la prima chiesa dove sorse la loro corporazione, e con San Silvestro quella del santo titolare della loro seconda sede. Al centro del presbiterio si ammira un Crocifisso ligneo del sec. XVII Sulla parete sinistra, sopra l’entrata laterale si trova un pluteo ovvero un elemento a forma di. parallelepipedo in marmo con una testa maschile di profilo, parte di una colonna adattata ad acquasantiera e una lapide funeraria dell’800, rimangono, inoltre, i resti di un affresco quattrocentesco con San Giovanni Battista e con San Giovanni Evangelista ed un quadro in mosaico del 1981 di Enzo Mattioli che raffigura l’Uccisione di Enrico di Cornovaglia. Presso l’uscita si nota un altro piccolo affresco trecentesco. Gli affreschi della parete di controfacciata e della parete sinistra furono messi in luce durante i restauri della chiesa eseguiti nel 1987, come ricorda la lapide posta per l’occasione. Durante questi restauri fu rinvenuto un pregevolissimo capitello marmoreo istoriato con l’Adorazione dei Magi e firmato da Magister Guilelmus, l’opera è attualmente conservata nel Museo del Colle del Duomo. Storia della Chiesa di San Silvestro, oggi del Gesù,Viterbo,centro storico, Nel XIII la chiesa di San Silvestro oggi del Gesù in seguito al cruento omicidio di Enrico di Cornovaglia, entra in una fase di decadenza, divenne una parrocchia di secondaria importanza, vicina com’era alla cattedrale di San Lorenzo e alla chiesa di Santa Maria Nuova. Nel 1345 si era addirittura perduta la memoria, che in questa chiesa dopo la distruzione di Ferento vi era stato sepolto San Gemini. Nel 1416 gli Ortolani scelsero la chiesa del Gesù, come residenza della loro Arte, e qui rimase la loro sede fino al 1642. Nel 1622 la chiesa fu officiata dai padri Gesuiti, poi dal 1630 per dieci anni fu sede dei Carmelitani Scalzi, i quali successivamente si trasferirono nel Convento dei Santissimi Giuseppe e Teresa a piazza Fontana Grande. Nel 1643 il vescovo Francesco Maria Brancaccio dava la chiesa di San Silvestro, oggi del Gesù, alla confraternita del Santissimo Nome di Gesù, fondata nel 1540 con il fine di assistere gli infermi dell’ospedale e gestire in proprio la sezione riservata ai convalescenti. Il simbolo di questa Confraternita era il monogramma di San Bernardino, simile a quello poi adottato da Sant’Ignazio per i Gesuiti: è infatti della Confraternita l’emblema posto sulla porta principale della chiesa, al sommo dei tre monti che caratterizzavano l’ospedale del Comune e quello annesso dei convalescenti, con sotto la data 1749. Successivamente dalla fine del Settecento fino al 1825 i frati della Penitenza, si stabilirono nel vicino e Palazzo di Vico, mentre per i servizi religiosi, si servirono della chiesa di San Silvestro, che nel frattempo aveva assunto i nome di Chiesa del Gesù. Dal 1826 al 1970, la chiesa rimase ai fratelli della Penitenza che ne curarono anche dei restauri eseguiti nel 1917 a spese dello Stato. Dopo la morte dell’ultimo dei fratelli della Penitenza, la chiesa cadde in uno stato di abbandono. Alcuni restauri vennero eseguiti tra il 1911 e il 1919; in tale occasione venne ripristinato il tetto a capriate e rimosso tutto quello che non corrispondeva alla purezza neo-medioevale, compreso un altare ligneo che nascondeva le pitture dell’abside restaurate proprio in tale occasione.Nel 1971 ci furono dei crolli, poi nel 1987 la Soprintendenza con il contributo della Cassa di Risparmio di Viterbo eseguì degli interventi di restauro. Oggi la chiesa è assegnata ai Cavalieri e alle Dame dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro, residenti a Viterbo. Campanile Chiesa del Gesù ex San Silvestro, piazza del Gesù,Viterbo, centro storico, Nel campanile a vela, vi sono diversi inserti di marmo bianco finemente scolpiti, provenienti da edifici più antichi. Sulle falde del tetto, di fianco al campanile, due sculture medievali: a destra un leone, simbolo dell'evangelista Marco,a sinistra un toro alato simbolo dell'evangelista Luca. Probabilmente le due scultura facevano parte di un portico oggi scomparso. Alle estremità delle falde due palle di pietra su un basamento piramidale Edicola sacra alla Chiesa del Gesù e San Silvestro, piazza del Gesù,alla Lunetta del portale di ingresso: vi è un affresco raffigurante la Madonna con bambino tra i santi Andrea e Silvestro. Lapide ala Chiesa del Gesù ex San Silvestro, piazza del Gesù,Viterbo, centro storico. Una targa, sul lato sinistro della facciata, ricorda l'efferato fatto di sangue che il 13 marzo 1271 fu compiuto all'interno della chiesa. In quel periodo, a Viterbo, era in corso da oltre due anni un conclave e, nonostante il tempo trascorso, non si vedeva tra i cardinali nessun accordo sul nome del nuovo pontefice. Nel tentativo di sbloccare la situazione, giunsero a Viterbo, di ritorno dalla crociata di Tunisi, il re di Francia Filippo III ed il re di Sicilia Carlo I d'Angiò. A rendere omaggio a re Carlo giunse Guido di Monfort che era il suo rappresentante per la Toscana accompagnato dal fratello Simone. Giunti a Viterbo, i due Monfort appresero della presenza in città di Enrico di Cornovaglia, loro cugino carnale e cugino anche di re Edoardo I di Inghilterra. Sei anni prima, Simone di Monfort duca di Leicester, padre di Guido e Simone,era stato orribilmente trucidato per ordine della famiglia reale inglese, nonostante si fosse consegnato prigioniero dopo la battaglia di Evesham nella quale aveva guidato le truppe ribelli alla corona. I due fratelli pensarono fosse giunto il momento di vendicare il loro padre e, la mattina del 13 marzo 1271, mentre Enrico di Cornovaglia assisteva alla messa, al momento della comunione, irruppero nella chiesa e trucidarono il principe proprio sull'altare presso il quale aveva cercato rifugio. Fu pure ucciso un chierico che aveva tentato di difenderlo mentre un altro rimase ferito. Gli assalitori erano già fuori della chiesa pronti a fuggire, quando Guido, incitato da un cavaliere al suo seguito, tornò indietro e, afferrato il cugino morente per i capelli, lo trascinò fin sulla piazza. L'atroce delitto, sia per perché compiuto in un luogo sacro, sia per il grado di parentela tra l'ucciso ed i suoi carnefici, destò molto scalpore in tutta l'opinione pubblica dell'epoca; Dante stesso ricorda l'episodio nei versi 115-120 del XII canto dell'inferno. Il cuore del principe inglese fu portato a Londra mentre il corpo prima tumulato nella cattedrale di Viterbo fu in seguito traslato nel duomo di Orvieto. Il cuore del principe fu poi portato a Londra e collocato nell’Abbazia di Westminster. La vicenda suscitò grande clamore ma a causa dei tentennamenti di coloro che avrebbero dovuto intervenire, i Montfort riuscirono a scamparla, almeno temporaneamente. Fu poi ì il pontefice Gregorio X eletto in quel conclave viterbese, il 1° marzo 1273 che condannò Guido privandolo dei titoli nobiliari e dei beni; Guido venne poi reintegrato da Martino IV nel 1283, ma fu preso prigioniero dagli angioini nella battaglia navale di Napoli del 1287 e lasciato morire nel carcere di Messina. L’Alighieri si rese interprete dell’universale orrore e nel XII canto dell’Inferno pose Guido di Montfort nel cerchio dei violenti contro il prossimo, immerso nel sangue bollente: “Mostrocci un’ombra dall’un canto sola, -Dicendo: Colui fesse in grembo a Dio – Lo cor che in sul Tamigi ancor si cola”. Confraternita Santissimo nome di Gesù, Viterbo. Dal 1643 la chiesa del Gesù, divenne la sede della Confraternita del Santissimo Nome di Gesù, fondata un secolo prima nell’intento di assistere gli infermi dell’ospedale. Da allora la chiesa fu comunemente chiamata dai cittadini “chiesa del Gesù”. Negli anni la struttura è andata incontro a un periodo di abbandono, fino al 1987 quando il piccolo tempio è stato restaurato ed assegnato alla Confraternita dei Cavalieri e delle Dame dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro. Il culto del Santissimo Nome di Gesù, fu sempre onorato e venerato nella Chiesa fin dai primi tempi, ma solo nel XIV secolo cominciò ad avere culto liturgico. Grande predicatore e autore di questa celebrazione fu il francescano san Bernardino da Siena (1380-1444) e continuato da altri confratelli, soprattutto dai beati Alberto da Sarteano (1385-1450) e Bernardino da Feltre (1439-1494). Nel 1530, papa Clemente VII autorizzò l’Ordine Francescano a recitare l’Ufficio del Santissimo Nome di Gesù; e la celebrazione fu estesa nel 1271 da Papa Innocenzo XIII a tutta la Chiesa. Il giorno di celebrazione variò tra le prime domeniche di gennaio, per attestarsi al 2 gennaio fino agli anni Settanta, quando questa celebrazione venne soppressa. Fu ripristinata da Papa Giovanni Paolo II il quale stabilì la data del 3 gennaio come giornata commemorativa, che ad ogni modo era facoltativa nel Calendario liturgico Romano. La Compagnia di Gesù, prese su idea di San Bernardino le tre lettere del trigramma del Nome di Gesù, la congregazione divenne sostenitrice del culto e della dottrina, dedicando al SS. Nome di Gesù le sue più belle e grandi chiese, edificate in tutto il mondo. Fra tutte si ricorda, la Chiesa del Gesù a Roma, la maggiore e più insigne chiesa dei Gesuiti; vi è nella volta il Trionfo del Nome di Gesù, affresco del 1679, opera del genovese Giovanni Battista Gaulli detto ‘il Baciccia’; dove centinaia di figure si muovono in uno spazio chiaro con veloce impeto, attratte dal centrale Nome di Gesù. A Viterbo c’è la Chiesa del Gesù a piazza della Morte Santissimo nome di Gesù, la Compagnia di Gesù ed i Gesuiti, a Viterbo la chiesa oggi sconsacrata del Gesù si trova nella omonima piazza, nel centro storico della città, il culto del SS nome di Gesù, iniziò nel XIV secolo, quando il francescano San Bernardino da Siena istituì questa festa liturgica. Negli anni ‘70 venne soppressa ma poi venne ripristinata da Papa Paolo II che ne ha fissata la memoria al 3 gennaio. La Compagnia di Gesù prese le tre lettere del trigramma disegnato da San Bernardino e le impiegò come emblema, e dedicò al SS Nome di Gesù moltissime chiese nel mondo, a Roma si ricorda la Chiesa del Gesù, una delle più importanti chiese dei Gesuiti. Il significato del nome Gesù è quello del Salvatore, di colui che salva l’umanità dal peccato. Durante la loro vita Gesù e gli Apostoli guarirono i malati, cacciarono i demoni, e fecero moltissimi miracoli. Il nome Signore è un appellativo sia per il Dio Padre che per il Cristo risorto. Furono i primi cristiani ad identificare Gesù con Dio, e nel segno della croce si riconosce la Trinità Padre, Figlio e Spirito Santo, come un tutto unico. Il Trigramma di San Bernardino al quale si riferisce la Compagnia di Gesù, fu una felice intuizione del Santo, inventata affinchè i fedeli non dimenticassero la sua predicazione, il suo stemma dai colori vivaci fu affisso in tutti i locali pubblici e spesso accanto o in sostituzione a blasoni e stemmi delle varie Famiglie e Corporazioni spesso in lotta tra di loro. Il simbolo consiste in un sole raggiante in campo azzurro e sopra vi sono le lettere IHS, che sono o le prime tre lettere di Gesù in greco, oppure I(n)H(oc)S(igno) vinces, o come il motto dell’Imperatore Costantino I(esus)H(ominum)S(alvator). Per San Bernardino, il sole centrale era una chiara allusioneal Cristo che da vita come fa il sole e suggerisce l’idea dell’irradiarsi della Carità. Il calore del sole è rappresentato dai raggi, che sono 12 in memoria degli Apostoli, e da altri 8 raggi che rappresentano le beatitudini, mentre la fascia che circonda il sole rappresenta la felicità dei Beati che non ha fine, lo sfondo di colore celeste è il simbolo della Fede, mentre l’oro è il simbolo dell’Amore. L’asta sinistra della lettera dell’H fu allungata da San Bernardino, per farne una Croce. Il significato mistico dei raggi serpeggianti era espresso in una litania; 1° rifugio dei penitenti; 2° vessillo dei combattenti; 3° rimedio degli infermi; 4° conforto dei sofferenti; 5° onore dei credenti; 6° gioia dei predicanti; 7° merito degli operanti; 8° aiuto dei deficienti; 9° sospiro dei meditanti; 10° suffragio degli oranti; 11° gusto dei contemplanti; 12° gloria dei trionfanti. Tutto il simbolo è circondato da una cerchia esterna con le parole in latino tratte dalla Lettera ai Filippesi di san Paolo: “Nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, sia degli esseri celesti, che dei terrestri e degli inferi”. Il simbolo si diffuse in tutta Europa, ed anche Giovanna D’Arco lo volle disegnato sul suo stendardo, e poi venne adottato anche dai Gesuiti, questa congregazione venne fondata nel 1360 dal Beato Giovanni Colombini da Siena, la sua missione era dare assistenza agli infermi, e si caratterizzava nella ripetizione del nome di Gesù. Fontanella addossata alla chiesa del Gesù, piazza del Gesù, Viterbo, centro storico , è una fontana formata da una vasca semi ellittica, sulla sommità al centro una bocchetta per la fuoriuscita dell’acqua Stemmi a piazza del Gesù, piazza del Gesù, Viterbo, uno stemma è sopra il portale della Chiesa del Gesù, recante il simbolo della confraternita del SS. Nome di Gesù.ovvero dei Gesuiti.Altri due sono abrasi e posti su due portali, altri due sono integri ma non ne conosco l'appartenenza, un sesto stemma, è posto in alto, dove c'è il palazzo della antica Magistratura, accanto alla Torre di Vico. Simbolo Compagnia di Gesù : Il trigramma è sempre sormontato da una croce, ed è spesso circondato da raggi di luce. Può essere accompagnato dal Sacro Cuore di Gesù o da tre chiodi della sua Croce. IHS è associato alla liturgia del Santissimo Nome di Gesù, ma è soprattutto diffuso in un contesto eucaristico o cimiteriale. L'emblema dell'ordine: un disco raggiante e fiammeggiante caricato dalle lettere IHS, il monogramma di Gesù. La lettera H è sormontata da una croce; in punta, i tre chiodi della Passione. San Silvestro, Papa Silvestro I , Viterbo, a lui era dedicata la Chiesa di San Silvestro, oggi chiesa del Gesù, sconsacrata a piazza del Gesù. San Silvestro nato a Roma il 31 dicembre anno di nascita incerto, fu il trentatreesimo Papa della Chiesa Cattolica dal 314 al 335, è venerato come Santo sia dalla Chiesa Cattolica che da quella Ortodossa. Si racconta che promosse il Primo Concilio Ecumenico di Nicea e che riuscì a far convertire al cristianesimo Costantino il Grande, Imperatore Roma. Secondo il Liber Pontificalis, sembra che fosse figlio di un certo Rufino, romano, e di Giusta. Alla morte di Papa Milziade, Silvestro venne consacrato Vescovo di Roma e poi Papa. Il suo lungo pontificato coincise con il lungo impero di Costantino I, e con il passaggio epocale dalla Roma pagana alla Roma cristiana.L'incidenza politica di Silvestro fu debolissima, complice anche, di contro, la vastissima popolarità e l'altissima personalità di Costantino. Fu l'imperatore a gestire, di fatto, il potere e le attività della Chiesa per tutto l'arco della vita di Silvestro e oltre. Il Papa fu, in un certo senso, l'uomo di Costantino il quale, consapevole della forza che ormai stava assumendo il Cristianesimo, orientò i suoi sforzi in direzione della sostituzione degli apparati pagani dello Stato con quelli Cristiani. Per ottenere un tale risultato dovette spesso sostituirsi a Silvestro, che comunque non fu mai capace e solo raramente lo tentò di imporre il suo ruolo. Costantino era il capo dello Stato, ma si ritagliò anche una funzione di vescovo, e tale era considerato, specialmente in Oriente; si autodefinì "vescovo dei vescovi" In questo ruolo l'imperatore intervenne in prima persona per ricomporre le diatribe che scuotevano la Chiesa al proprio interno. Scopo della sua azione fu quello di evitare che all'interno del cristianesimo si creassero delle correnti. I dissensi e le discussioni teologiche che ne avrebbero minato l'unità e, perciò, la sua stessa forza politica. In conseguenza dei tumulti provocati in Africa dai donatisti, non soddisfatti dell'esito del sinodo che papa Milziade aveva convocato nell'ottobre del 313, e che li vedeva sconfitti, lo stesso Costantino (travalicando l'autorità di Silvestro), convoca un concilio ad Arles, a cui partecipano numerosi vescovi di opposte fazioni, che ribadiscono la condanna del movimento donatista, dichiarandolo fuori della Chiesa, e stabiliscono alcuni principi inerenti alla disciplina ecclesiastica. La Chiesa di Roma non fu invitata dall'imperatore, i vescovi del Concilio allora inviarono una lettera ufficiale al pontefice dove si legge: “Avesse voluto il cielo, o padre carissimo, che foste presente a questo grande spettacolo! Avreste contribuito a rendere più severa la sentenza contro certi criminali! Se foste stato con noi, grande sarebbe stata la gioia di tutta l'assemblea. Ma poiché non potevate lasciare la città, sede preferita dagli apostoli, dove il loro sangue testimonia la gloria di Dio, vi riferiamo che non abbiamo ritenuto nostro unico dovere trattare gli argomenti per i quali eravamo stati convocati; poiché provenivamo da diverse province, abbiamo creduto opportuno consultarci su vari problemi che si dovevano discutere, con l'assistenza dello Spirito Santo e degli Angeli. E desideriamo che siate voi, la cui autorità è più sentita, a far conoscere a tutte le Chiese le nostre decisioni”. I donatisti proseguirono comunque nelle loro rimostranze e la Chiesa d'Africa continuò ad essere turbata da violenze, cui Costantino contrappose dure repressioni. Lungi dall'essere repressa, la lunga vertenza afflisse la Chiesa d'Africa per più di tre secoli, con i donatisti che rifiutavano obbedienza al clero “ufficiale”, che consideravano usurpatore e di cui contestavano l'elezione. L'opera di cristianizzazione dello Stato in cui è impegnato a fondo l'imperatore, vede quest'ultimo sempre più coinvolto in questioni ecclesiastiche o comunque di regolamentazione unilaterale dei rapporti tra Stato e Chiesa. È suo il decreto che stabilisce l'esclusiva competenza dei tribunali ecclesiastici sulle questioni che riguardano la fede, attribuendo pertanto a quegli organismi, composti da vescovi, lo stesso potere degli analoghi tribunali dello Stato, competenti per tutte le altre questioni laiche; sancisce l'esenzione del clero cristiano dai servizi civili; stabilisce che la domenica venga riconosciuta anche dallo Stato come giorno festivo. Tra le principali donazioni dell'imperatore alla Chiesa cristiana, la "Domus Faustae", sede del sinodo dell'ottobre 313 indetto da papa Milziade, che diverrà poi il Palazzo del Laterano, prima dimora ufficiale dei pontefici. Silvestro promosse la costruzione delle grandi basiliche di Roma, e Costantino ne fece le "sue" opere. Secondo il Liber Pontificalis, infatti, su suggerimento del papa l'imperatore fondò la basilica di San Pietro sul Colle Vaticano, sopra un preesistente tempio dedicato ad Apollo, tumulandovi, in un sarcofago di bronzo, il corpo dell'apostolo Pietro. Sempre su ispirazione del papa sorsero la basilica ed il battistero del Laterano vicino al palazzo appena donato, la basilica del Sessorium (basilica di Santa Croce in Gerusalemme), la basilica di San Paolo fuori le mura sulla Via Ostiense, e molte chiese cimiteriali sulle tombe di martiri, in particolare quella sulla Via Salaria, presso le catacombe di Priscilla, le cui rovine sono tornate alla luce verso la fine dell'Ottocento. La memoria di Silvestro è legata principalmente alla chiesa in titulus Equitii (Basilica dei Santi Silvestro e Martino ai Monti) che prende il nome da un presbitero romano che si dice abbia eretto questa chiesa sulla sua proprietà. Essa sorge tuttora nei pressi delle terme di Traiano accanto alla Domus Aurea. Parti dell'edificio attuale risalgono al IV secolo. Senza dubbio Silvestro I contribuì anche allo sviluppo della liturgia, per ciò che riguardava interventi propriamente interni alla vita della Chiesa: durante il suo regno, probabilmente, fu scritto il primo martirologio romano. Il nome di Silvestro è legato anche alla creazione della scuola romana di canto. Nel frattempo, Nella Chiesa di Alessandria d'Egitto si andava in quel periodo affermando la predicazione di Ario, un presbitero che diffondeva una sua dottrina sulla Trinità. Affermava che Gesù era "adottato" da Dio come figlio, sostanzialmente negando l'essenza divina di Cristo. Nonostante la scomunica, la sua dottrina continuò a fare proseliti, soprattutto in Oriente, trovando tra i sostenitori anche alcuni vescovi, tra cui Eusebio di Nicomedia ed Eusebio di Cesarea. Non riuscendo a frenare la diffusione delle idee di Ario, il patriarca Alessandro di Alessandria chiese l'intervento di Silvestro. Ma prima che questi decidesse sul da farsi, Costantino aveva già inviato sul posto il vescovo Osio di Cordova e, viste le serie difficoltà della questione, aveva immediatamente convocato, per il 14 giugno del 325, tutti i vescovi della Chiesa cristiana ad un concilio a Nicea: si trattò del primo concilio ecumenico della storia. L'assemblea degli oltre 300 vescovi fu presieduta da Osio di Cordova, mentre Costantino ne era il presidente onorario. Il Papa comunque prese parte ai negoziati sull'arianesimo e sul Concilio: benché fisicamente assente "per motivi di età" inviò i suoi legati, ma non è certo se Costantino avesse concordato in anticipo con lui la convocazione del concilio, né se, oltre alle firme dei suoi legati in calce ai documenti conciliari, ci fosse un'espressa conferma papale alle deliberazioni. Fu confermata la condanna dell'arianesimo, fortemente ribadita dalla prima formulazione del "Simbolo niceno" (il "Credo" dei Cristiani) che però non bastò a debellare il movimento eretico in Oriente. Anzi lo stesso imperatore, indubbiamente non esperto di questioni teologiche ma preoccupato soprattutto della stabilità politica, sostituì a breve il suo consigliere per le questioni ecclesiastiche Osio con l'ariano Eusebio di Nicomedia. Questi riuscì ad ammettere lo stesso Ario alla presenza di Costantino (ormai trasferito nella nuova capitale Costantinopoli), il quale, fidandosi del suo nuovo consigliere, ritenne che una riabilitazione e un rientro di Ario nella Chiesa sarebbe servita ad una riconciliazione tra la Chiesa di Roma e quella d'Oriente. Al rifiuto di Atanasio, nuovo vescovo di Alessandria, senza neanche concordarlo con Silvestro, Costantino convocò nel 335, a Tiro, un nuovo concilio di soli vescovi ariani, che deposero Atanasio. Le rimostranze di Silvestro, che morirà il 31 dicembre di quello stesso anno, saranno del tutto inutili. Silvestro morì dopo 21 anni di pontificato. Lo si festeggia il 31 dicembre. Inizialmente fu sepolto presso le Catacombe di Priscilla a Roma La sua sepoltura è espressamente menzionata negli itinerari dei fedeli del VII secolo. (tratto da wikipedia) Foto Chiesa del Gesù ex Chiesa San Silvestro piazza del Gesù Chiesa del Gesù ex Chiesa San Silvestro, piazza del Gesù, Viterbo, foto Anna Zelli
Chiesa del Gesù ex Chiesa San Silvestro, piazza del Gesù, Viterbo, foto Anna Zelli La ex Chiesa del Gesù ex chiesa di San Silvestro piazza del Gesù Viterbo Chiesa del Gesù ex San.Silvestro Piazza del Gesù Viterbo - Chiese di Viterbo centroCampanile Chiesa del Gesù Viterbo Campanile Chiesa del Gesù - Campanili di Viterbo centroEdicola sacra a piazza del Gesù Viterbo centro storico Edicola sacra alla Chiesa del Gesù - Edicole sacre a ViterboInterno Chiesa del Gesù piazza del Gesù Viterbo centro storico Chiesa del Gesù ex San.Silvestro Piazza del Gesù Viterbo - Chiese di Viterbo centro Chiesa del Gesù ex San.Silvestro Piazza del Gesù Viterbo - Chiese di Viterbo centro Chiesa del Gesù ex San.Silvestro Piazza del Gesù Viterbo - Chiese di Viterbo centro Chiesa del Gesù ex San.Silvestro Piazza del Gesù Viterbo - Chiese di Viterbo centroStemma dei Templari Chiesa del Gesù ex San.Silvestro Piazza del Gesù Viterbo Targa dei Templari Chiesa del Gesù ex San.Silvestro Piazza del Gesù Viterbo Fontanella addossata alla chiesa del Gesù Viterbo centro storivo Fontanella piazza del Gesù - Fontane lavatoi di ViterboLapide addossata alla ex Chiesa del Gesù ex chiesa San Silvestro piazza del Gesù Viterbo Lapide alla Chiesa del Gesù - Lapidi Viterbo centroDa vedere a Piazza del Gesù Viterbo
Piazza del Gesù Viterbo centro storico piazza del Gesù, informazioni turistiche e foto a cura di Anna Zelli Vedi : Via San Lorenzo - Piazza della Morte via San Lorenzo, - piazza della Morte, Viterbo Vedi : Piazza San Lorenzo - Piazza del Plebiscito piazza San Lorenzo - piazza del Plebiscito Viterbo piazza Santa Maria Nuova - San Pellegrino quartiere medioevale ,San PellegrinoMappa piazza San Lorenzo - Mappa via San Lorenzo Mappa piazza San Lorenzo - Mappa via San Lorenzo San Pellegrino Quartiere - Colle San Pellegrino - Mappa San Pellegrino
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