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Mura Serviane di Roma

Dalle Mura di Romolo VIII secolo a.C. alle Mura Serviane del VI secolo a.C fino alle Mura Repubblicane  del IV secolo a.C.
Le mura e le porte di Roma dalla fondazione della cittā VIII secolo a.C. al IV secolo a.C.

Prima delle Mura Serviane : le Mura e le Porte Romulee, lunghe 1,5km
Mura di Romolo dette mura Romulee della Roma Quadrata al Palatino, le Mura Romulee misuravano 1,50 chilometri, secondo la tradizione, la fondazione di Roma sarebbe avvenuta intorno alla metā dell'VIII secolo a.C., Marco Terenzio Varrone Reatino la colloca precisamente nell'anno 753 a.C., il fondatore di Roma, secondo la leggenda, sarebbe stato Romolo, la cui abitazione chiamata
Casa Romuli, č stata identificata in una capanna, posta sul Palatino. Sul colle sono stati rinvenuti i resti di un muro di fortificazione dell'VIII secolo a.C., probabilmente parte della primitiva cinta muraria descritta dallo storico Tacito negli Annales, di forma quadrangolare, racchiudeva un'area di 285 ettari nella quale si sarebbero aperte tre porte, la porta Mugonia, la porta Romanula e la porta chiamata Scalae Caci, presso il Foro Boario.

Mura di Romolo della Roma Quadrata fondata secondo la tradizione da Romolo il 21 aprile 753 a.C.,fu retta per un periodo di 244 anni da un sistema monarchico, con sovrani inizialmente di origine latina e sabina, e successivamente etrusca. La tradizione tramanda sette re: il primo fu lo stesso Romolo, i successivi : Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo. Il colle Campidoglio ebbe i primi insediamenti giā a partire dal XVI secolo a.C. in seguito i vari insediamenti posti sulle varie zone e colli di Roma, si "assoggettarono" al primo insediamento pių importante quello del colle Palatino, sul quale si vuole sia stata fondata Roma da Romolo. I primi insediamenti coincidono con l'incremento della produttivitā agricola, con l'inizio della colonizzazione greca nel meridione d'Italia, e coincidono con la data che tradizionalmente si vuole per la fondazione di Roma dell'VIII secolo a.C. I primi insediamenti di Roma nell'etā del bronzo (XVI secolo a.C.) erano sul colle Palatino, sulle pendici del colle Palatino e della Velia, sul colle Campidoglio, nell'area di Sant' Omobono, nella attuale zona del Foro vi erano le prime necropoli, sul colle Palatino le prime necropoli, sulle pendici del colle Quirinale le prime necropoli. Il primo centro "proto urbano" di Roma sorse dall'assorbimento di villaggi pre-urbani attorno alla prima metā del IX secolo a.C. Questo centro che si era appena creato e darā origine alla cittā di Roma, era costituito dal Septimontium propriamente detto, formato dalle seguenti alture, montes :

Il Septimontium

  • Due "montes" del colle Palatino, (Palatium e Germalus)

  • 1. Palatium Palatino

  • 2. Germalus (o Cermalus) altura del Palatino

  • 3. la Velia, che collegava il Palatino con le pendici dell'Esquilino (la Velia č scomparsa)

  • 4. Il Fagutal, (altura dell'Esquilino)

  • 5. l' Opius (altura dell'Esquilino)

  • 6. Cispius (altura dell'Esquilino)

  • 7. la Subura

Il Septimontium, inizialmente ristretto ai soli montes, fu allargato in seguito anche ai colles

  • collis Latiaris

  • collis Mucialis

  • collis Salutaris

  • collis Quirinalis

  • collis Viminalis

Il Pomerium secondo la leggenda quindi, Roma fu fondata il 21 Aprile del 753 a.C. da uno dei due gemelli, Romolo, sul Palatino, colle sul quale nel tempo si erano formati degli insediamenti di pastori e di agricoltori, sia latini che sabini, a partire dal XVI secolo a.C. La situazione orografica e climatica del Palatino, del Foro, del Quirinale, e del Campidoglio, era particolarmente favorevole a questi insediamenti, sia per le ampie aree boschive, sia per le aree adatte all'agricoltura e al pascolo, sia per la presenza dei numerosi corsi d'acqua nel fondo valle e la vicinanza all'isola Tiberina e al guado del Fiume Tevere e alle vie di comunicazione tra la costa tirrenica e l'Appennino, e tra l'Italia meridionale e settentrionale. Del resto, la morfologia dell'area geografica della Roma primitiva, era caratterizzata da colli e monti, di altezza contenuta e dai fianchi tufacei che potevano essere anche estremamente ripidi e con le sommitā generalmente pianeggianti, adatte quindi ad ospitare nuclei abitativi che, per ovvi motivi di sicurezza, preferirono stabilirsi su queste alture piuttosto che nelle valli sottostanti, valli, soggette per la presenza del Tevere ad allagamenti ed alluvioni, e poco difendibili in caso di attacco nemico. La Roma arcaica ebbe influssi etruschi riscontrabili sia nella religione, l'aruspicina, che nell'ordinamento politico, con la dinastia monarchica degli Etruschi. Gli Etruschi furono la prima dinastia egemone , nella cultura, fino al IV secolo a.C. i giovani ricevettero una educazione etrusca, nel lessico, (il termine "persona" deriva dall'etrusco "pershu" maschera"), insieme agli influssi sabini e latini e dal VII a.C. anche greci (che avevano iniziato a colonizzare il meridione). In particolare, la sommitā del Palatino aveva una forma vagamente trapezoidale, che potrebbe essere stato il motivo per cui questa prima Roma venne definita "quadrata". Per la difesa di questi primi agglomerati urbani si sfruttava, per quanto possibile, la conformazione del terreno, nel senso che veniva eretto un muro o, piuttosto, un rinforzo, solo dove il pendio del colle non era abbastanza ripido da impedirne l'accesso. Spesso all'esterno del muro veniva anche scavato un fossato tale da rendere quanto meno difficoltoso l'avvicinamento sui lati non difesi naturalmente. Il leggendario solco tracciato da Romolo aveva probabilmente una funzione di pomerium e quindi di confine, ed č abbastanza verosimile, data l'antica conformazione del colle, che il primitivo muro ed il fossato che lo accompagnavano fossero stati realizzati solo sul lato tra il Germalo ed il Palatino, a difesa del lato pių esposto, anche se il pomerium, per il suo significato di cinta sacrale, doveva certamente circondare tutto il centro abitato. Il Pomerium, era una fascia intorno alle mura difensive della cittā, originariamente aveva un aspetto sia militare che religioso, e il pomerium era considerato il limite degli auspici relativi alla cittā; per il suo carattere sacrale, era proibito attraversarlo in armi e solo fuori di esso cominciava l’imperium militiae. La tradizione parla di un pomerium romuleo intorno al Palatino; il pomerim si allargō poi in rapporto alla cinta serviana, e fu successivamente ampliato da Silla, Claudio, Vespasiano, Aureliano. Il diritto di allargare il pomerium era concesso solo a chi avesse esteso con conquiste lo Stato romano. Nella leggenda di Romolo e Remo della fondazione di Roma, Remo viene ucciso da Romolo perché oltrepassō il solco che questi stava tracciando, e probabilmente era anche armato macchiandosi quindi di una colpa gravissima: la profanazione del territorio della cittā, il messaggio di questa leggenda (o veritā) per gli abitanti e per i nemici della cittā era: 'sarā punito chiunque attenti alla cittā e ai suoi abitanti'.Con lo sviluppo della cittā, la relazione originaria fra cinta fortificata e il pomerium andō scomparendo. La fondazione di una cittā, sia latina che etrusca, seguiva uno scrupoloso e meticoloso insieme di riti. Innanzitutto si provvedeva a conoscere gli auspicia, ovvero i messaggi divini basati sul volo e sul canto degli uccelli, la cui interpretazione comunicava le volontā degli dei; tale compito spettava ad un sacerdote, l'augure. In secondo luogo, si scavava una fossa circolare nel punto ove le due strade principali si incontravano formando un angolo retto: questo fossato era chiamato "mundus" (nel senso di non contaminato, pulito). Al suo interno, in un rito dall'alto contenuto simbolico, venivano interrati i simboli religiosi che avrebbero dovuto assicurare alla futura cittā benessere, prosperitā, pace e giustizia; in particolare, il fondatore vi gettava una zolla di terra portata dal luogo di provenienza e lo stesso facevano, dopo di lui, gli altri pater familias. Solo dopo, per mezzo d'un aratro, veniva tracciato un solco di confine che delimitava il territorio della cittā. I riti proseguivano per diversi giorni per poter estendere i benefici propri del "mundus" all'intero territorio della cittā rendendolo in tal modo consacrato agli dči prescelti. Poiché non era possibile costruire subito le mura di difesa sul primo tracciato, veniva realizzato un secondo solco, parallelo al primo. La striscia di terra compresa tra il primo e il secondo solco era il "pomerium" vero e proprio. In questo territorio i sacerdoti confinavano gli spettri, i fantasmi, le larve, i demoni delle malattie e gli spiriti della guerra, della fame, delle pestilenze e tutto ciō che poteva essere ricondotto a situazioni negative per la cittā e per i suoi abitanti. Qui non si poteva costruire, non si poteva abitare, non si poteva coltivare, né si poteva passare (le porte erano infatti escluse dal pomerium): era l'area consacrata esclusivamente agli dei protettori della cittā che avrebbero dovuto proteggere questo recinto (e di conseguenza anche tutto ciō che si trovava al suo interno). Questa serie di rigide limitazioni ha suggerito in molti casi di ricorrere a un espediente pratico: far coincidere la striscia del pomerium con la base delle mura della cittā; in tal modo era sicuramente pių facile rispettare i divieti, lo spazio urbano poteva essere meglio sfruttato e le mura stesse assumevano una caratteristica di sacralitā, pur essendo ben distinte dal pomerium vero e proprio. Il recinto sacro delimitava e definiva l'Urbs, che č la cittā intesa come entitā consacrata agli dči. Solo le cittā con un pomerium possono essere definite Urbes. Le altre sono, al massimo, ōppida, nel senso di entitā racchiuse da mura con scopi esclusivamente civili, amministrativi e difensivi. Da questa dissertazione sul "pomeriium" si puō dare una diversa spiegazione dell'aggettivo a Roma "quadrata" che ci viene fornita anche da Festo e da Properzio, i quali suggeriscono che quadrato potesse essere il "mondus", cioč quella fossa, sacra e pulita, che veniva scavata al centro esatto del pomerium e riempita di tutti quegli oggetti sacrificali e bene auguranti che i sacerdoti utilizzavano durante la complessa cerimonia di inaugurazione della nuova cittā. Il baluardo tra Germalo e Palatino č perō poco pių di una verosimile congettura, sulla base della presenza di un avvallamento, tra le due alture, un po' troppo accentuato. La Roma quadrata cui accennano alcuni autori classici comprendeva invece entrambe le alture, con l'esclusione del colle Velia. Tacito fornisce alcune indicazioni in merito al primitivo recinto della cittā, in base alle quali č possibile ipotizzare il seguente percorso, lungo circa un chilometro e mezzo: dalla basilica di Sant'Anastasia al Palatino, all'incirca all'incrocio tra le odierne via dei Cerchi e via di S. Teodoro, lungo il lato meridionale del Palatino fino alla chiesa di S. Gregorio, piegando poi verso l'Arco di Costantino, quindi verso l'Arco di Tito e la basilica di Santa Francesca Romana per ricongiungersi poi al tracciato dell'odierna via di San Teodoro e scendere per il Velabro fino alla chiesa di Santa Anastasia. Le estremitā erano segnalate da altari: l'ara Massima di Ercole nel Foro Boario, l'ara di Conso nella valle del Circo Massimo, il santuario dei Lari ai piedi della Velia e le Curiae Veteres sull'angolo nord-orientale del Palatino. Č abbastanza evidente che alcuni di questi tratti sfruttavano la naturale conformazione del colle e non necessitavano pertanto di alcun muro che la circondasse completamente o solo a tratti, il muro che delimitava la cittā doveva certamente avere delle porte d'accesso. Giā gli stessi autori d'epoca imperiale (che scrivevano a sette-otto secoli di distanza) non avevano notizie certe in proposito, né sul numero (tre o quattro), né, tanto meno, sui nomi. Valga per tutti l'esempio di Plinio, autore sempre molto attento, secondo il quale le porte erano "tre o forse quattro", aperte in una cinta muraria che racchiudeva il Palatino ed il Campidoglio. E questa notizia "storica" racchiude giā un'imprecisione in quanto l'inclusione del Campidoglio nell'area urbana č posteriore di un paio di secoli alla Roma quadrata originaria. Le ipotesi pių accreditate, secondo le indicazioni suggerite da Varrone, suppongono che possa essere esistita una Porta Mugonia (di etimologia molto incerta, posizionata nei pressi dell'arco di Tito, una Porta Romana o Romanula, nei pressi della chiesa di Santa Francesca Romana (la cui denominazione č stata forse assegnata dai Sabini che, stabiliti sul colle Quirinale, dovevano passare da lė per entrare in Roma) e una terza porta Januaria o Janualis o Trigonia. L'ubicazione di quest'ultimo accesso č assolutamente incerta, ma se la Mugonia era verso il colle Velia, cimitero della cittā e via di transito verso l'Esquilino e il Viminale, la porta Romana, oltre ad assicurare i contatti con i Sabini, si apriva nei pressi della fonte Giuturna, la pių vicina risorsa di acqua potabile, č pių che lecito ritenere che la terza porta si dovesse aprire verso il Velabro, consentendo quindi l'accesso al Tevere, che rappresentava un'importantissima via di transito commerciale, e di conseguenza anche al mare. Da questa configurazione, che secondo gli studiosi parrebbe essere la pių verosimile, č perō stranamente assente un ulteriore accesso dalla parte del colle Querquetulano ,il Celio, e quindi verso il territorio dei Latini. Alcuni studiosi ritengono che fosse proprio la porta Trigonia (o comunque si sia chiamata) ad aprirsi verso il Celio, all'altezza della chiesa di S. Gregorio, e in questo caso sarebbe l'accesso dalla parte del Tevere ad essere stranamente mancante. Non si puō comunque escludere l'eventualitā di qualche passaggio secondario lungo il perimetro delle mura, se non, addirittura, di una quarta porta. Non č un caso che Plutarco citi una Porta Ferentina, quando Romolo, in seguito ad una grave pestilenza che aveva colpito la cittā di Roma, procedette alla sua purificazione con sacrifici espiatori, che si celebrarono presso questa porta, che conduceva alla selva ferentina ai piedi dei Monti Albani. Una fase estremamente importante per la cittā di Roma si ebbe con il quarto Re di Roma, Anco Marzio, o Marcio, che regnō dal 675 a.C. al 616 a.C, fu l'ultimo re di origine sabina, appartenente all'antica gens Marcia, regnō per 24 anni. Anco Marzio riprende l'espansione verso sud a danno dei Latini e delle cittā di Ficana e Politorium, guerra giā avviata dal suo predecessore, portando alla schiavitų e alla deportazione di un certo numero di loro sull'Aventino e nella Valle Murcia, creando cosė il primo nucleo della plebe romana. Aggiunse cosė alla cittā di Roma, oltre all'Aventino anche il Gianicolo. Durante il suo regno furono realizzate numerose opere architettoniche tra cui la fortificazione del Gianicolo, la fondazione della prima colonia romana ad Ostia alla foce del Tevere, a 16 miglia da Roma, la costruzione della via Ostiense, dove per primo organizzō le saline e costruė una prigione, la costruzione dello scalo portuale sul Tevere chiamato Porto Tiberino e la costruzione del primo ponte di legno sul Tevere, il Ponte Sublicio. Il potenziamento del centro urbano di Roma e la sua posizione privilegiata spiegano il perché alla fine del VII secolo a.C. si insedia il potere etrusco e cessa quello latino, senza che Roma ne perda il suo carattere sia etnico che culturale. La cittā di Roma, da un punto amministrativo viene divisa in 4 regioni: o tribų territoriali:

Le quattro Regioni o Tribų di Roma

  • Palatina, includeva il Palatino e la Velia, solo nel IV secolo a.C. verrā incluso anche il Campidoglio

  • Esquilina

  • Collina che includeva il Quirinale e il Viminale

  • Suburana che includeva la Suburra e il Celio

Il periodo etrusco segna anche un periodo di espansione della cittā che sebbene non tutta abitata ha una superficie di 426 ettari ed i due tracciati della cinta muraria di Roma del VI secolo a.C. coinciderā con quello repubblicano del IV secolo a.C. Imponente nel periodo etrusco sarā anche il sistema di canalizzazione e di fognature, il sistema di risanamento della palude del fondovalle, la costruzione della Cloaca Maxima, che bonificō la valle del Foro, e la valle Murcia, dove i Tarquini edificarono il primo edificio per gli spettacoli, il Circo Massimo.

Porte delle Mura di Romolo Roma Quadrata VIII secolo a.C., lunghe 1,50 km

  1. Porta Mugonia

  2. Porta Romana o Romanula

  3. Porta Januaria o Janualis o Trigonia

  4. Porta Ferentina (presso selva Frentina ai piedi colli Albani)

Le prime mura e porte Serviane del VI secolo a.C. : lunghe 7 Km
mura Serviane propriamente dette,del VI secolo a.C. di 7 Km

L'edificazione delle Mura Serviane, del VI secolo a.C. furono iniziate da Tarquinio Prisco e completate poi da Servio Tullio da cui derivano il nome, erano lunghe 7 chilometri, questa fortificazione, come ci tramandano le fonti storiche, erano composte da un "aggere", che era un terrapieno, da un fossato e da un muro. Vi sono dei resti rintracciabili per il centro di Roma, sul colle Palatino, sul colle Quirinale, sul colle Campidoglio e sul colle Esquilino L'agger di Servio Tullio era un muro difensivo formato da piccoli blocchi di tufo granulare e solo queste sono le vere mura Serviane quelle del VI secolo a.C. e che andrebbero distinte da quelle definite anch'esse serviane ma che in realtā furono edificate nel IV secolo a.C. in epoca repubblicana dopo l'incendio di Roma da parte dell'invasione dei Galli nel 390 a.C. Purtroppo siccome i resti per le mura del VI secolo a.C. sono davvero scarsi, non si possono formulare ipotesi attendibili circa i criteri della loro edificazione. Non fu quindi la prima cinta di Servio Tullio a proteggere Roma, ma la cinta del IV secolo a.C., di etā Repubblicana, che restaurō ed ampliō la cinta serviana del VI a.C.. Roma infatti, benchč fortificata da Servio Tullio, venne invasa tra il 390 e il 387 c.C. dai Galli di Brenno che erano riusciti ad entrare a Roma con una certa facilitā, la misero a ferro e fuoco con gravi saccheggi e distruzioni, per cui si rese necessario riconsiderare il muro difensivo serviano. Forse fu lo stesso Marco Furio Camillo, che aveva messo in fuga i Galli di Brenno, ad iniziare la nuova cinta muraria, di etā repubblicana, in opera quadrata, a blocchi a forma di parallelepipedo, di tufo litoide. I blocchi erano contrassegnati da marchi per controllarne la realizzazione dei lavori, spesso con caratteri alfabetici greci, le maestranze, o almeno gli architetti, provenivano in buona parte dall'alleata Siracusa, nella Magna Grecia dominata da Dionigi il Vecchio, che aveva realizzato egregiamente una fortificazione nella sua cittā.

Porte delle Mura Serviane propriamente dette del VI secolo a.C.

  1. Porta Mugonia per il Palatino,
  2. Porta Saturnia (o Pandana) per il Campidoglio,
  3. Porta Viminalis,
  4. Porta Oppia, (monte o colle Oppio)
  5. Porta Cespia (monte o colle Cispio)
  6. Porta Querquetulana (Querquetulum era l'antico nome del colle Celio)
  7. Porta Collina (per il collis Quirinalis)

Campidoglio : Mura Porte difensive di accesso Campidoglio al IV secolo a.C.

Il Campidoglio mons Capitolinus, aveva una sua cinta muraria indipendente, secondo lo storico Tacito, e il sottostante Foro romano furono aggiunti alla Roma quadrata a seguito di un accordo tra Romolo e Tito Tazio, il Campidoglio aveva una sella Asylum, che divideva la sommitā settentrionale, detta Arx, da quella meridionale, che era il Capitolium propriamente detto, il Capitolium aveva inoltre una propaggine, chiamata Rupe Tarpea. Il mons Capitolinus aveva giā la sua fortificazione propria, l'Arx Capitolina, a cui vennero poi collegati i colli Quirinale, Viminale, Esquilino, Celio, Palatino, Aventino e parte del Foro Boario, usando anche le difese naturali dei colli stessi. Secondo la leggenda il primo insediamento sul colle fu fondato dal dio Saturno, nel quale furono accolti i Greci guidati da Ercole. Il Campidoglio dovette essere abitato fin dall'etā del Bronzo, come provano alcune ceramiche scoperte ai piedi di esso, nell'area sacra di Sant'Omobono e nello scavo presso il cosiddetto Giardino Romano. Secondo lo storico Tacito il Campidoglio come pure il sottostante Foro romano furono aggiunti alla Roma quadrata di Romolo da Tito Tazio. Altri lavori sul monte furono posti in essere dal quinto re di Roma, Tarquinio Prisco, il quale vi costruė qui l'ingresso trionfale. Durante l'assedio dei Galli del 390 a.C. sul Campidoglio ci fu il famoso episodio delle oche capitoline, le quali tenute all'interno del recinto sacro del tempio di Giunone, con il loro starnazzare svelarono il tentativo di assalto notturno dei Galli. Quindi dopo l'assedio del Galli del 390 a,C, anche le difese del Campidoglio in etā repubblicana, vennero rafforzate con un muro in corrispondenza della depressione centrale, che fungeva da opera di sostruzione, cioč di contenimento delle pendici, e da difesa e fortificazione. In questo muro difensivo si aprivano una serie di porte: una sul lato verso il Foro Romano la porta Saturnia, presso il tempio di Saturno, o porta Capitolini (mons), o porta Tarpeia, o ancora porta Pandana, ovvero "sempre aperta" per i Sabini in seguito all'accordo tra Romolo e Tito Tazio, permetteva l'accesso dal clivus Capitolinus, la via seguita dai cortei dei trionfatori. Una seconda porta, la porta Catularia, si apriva sul lato opposto per un asse viario in salita, clivus, proveniente dal Campo Marzio, mentre una terza porta , porta Carmentalis verso sud-ovest, permetteva l'ingresso della scalinata dei Centum gradus, il cui nome evoca i cento gradini che scendevano dal Fornix Calpurnius sul lato della Rupe Tarpea, verso il teatro di Marcello. Altri nomi di porte del Campidoglio ci sono tramandati dalle fonti, porta Flumentana, forse verso nord-ovest, e porta Fontinalis o forse Ratumenna a nord-est). Un ulteriore accesso dal Foro Romano era costituito dalla scalinata delle Scalae Gemoniae, che salivano all'Arx in corrispondenza forse della scalinata attuale, passando tra il Carcer e il tempio della Concordia. I gradus Monetae, scalinata diretta al tempio di Giunone Moneta, erano probabilmente un prolungamento delle Scalae Gemoniae nel punto pių alto della cittadella.

Porte del Campidoglio fino al IV secolo a.C.

  1. Porta Saturnia (detta anche: Capitolini, Tarpeia, Pandana)
  2. Porta Catularia
  3. Porta Carmentalis
  4. Porta Flumentana
  5. Porta Fontinalis (o Ratumenna)
  6. Scalae Gemoniae e i Gradus Moneate

Porte e Mura di Roma - dalla Roma Quadrata alle Mura  Serviane - alle Mura Repubblicane dalla Fondazione di Roma fino al IV secolo a.C. - 12 Km

La struttura urbana successiva alla Roma quadrata e fino alla costruzione, nel 378 a.C., delle mura serviane del VI secolo a.C., era organizzata in modo decentrato, nel senso che le varie alture costituenti la cittā non facevano parte di un'unica entitā difensiva, ma possedevano, ciascuna, una propria struttura difensiva, e militare indipendente, affidata pių alla forza e al valore degli uomini che non alle fortificazioni. Il sacco di Roma ad opera dei Galli nel 390 a.C. fu l'avvenimento che mise in crisi questo sistema e dimostrō la necessitā di una struttura fortificatoria unitaria. Fino ad allora la configurazione orografica dei colli era sufficiente a provvedere, da sola, alle necessitā della difesa, eventualmente aiutata, dove si fosse rivelato necessario, dalla costruzione di mura o dallo scavo di un fossato e di un terrapieno (agger). Roma conobbe un periodo di intenso sviluppo sotto il governo di alcuni re di origine etrusca, i quali operarono riforme politiche e militari, ingrandirono notevolmente l'area urbana di Roma, la abbellirono con templi, monumenti ed opere di pubblica utilitā. Lucio Tarquinio Prisco, fu il quinto Re etrusco di Roma, con il nome di Tarquino Prisco, nato a Tarquinia da padre greco e madre etrusca, fu in carica dal 616 al 579 a. C. (come ci riporta la cronologia di Tito Livio); egli in previsione del rapido aumento della popolazione romana, pensava che fosse opportuno ampliare i limiti del pomerio, il "pomerium" era presso i romani il confine sacro della cittā, lo spazio di terreno, una sorta di "strada", che doveva rimanere libero da costruzioni e che correva lungo le mura della cittā all’interno e all’esterno di questa, Traquinio Prisco voleva anche fortificare la cittā di Roma, ma il suo progetto definitivo venne rimandato a causa del suo impegno nella lotta contro i Sabini. Il progetto quindi di ampliare la cinta muraria di Roma, venne poi attuato dal suo successore Servio Tullio, di umili origini, fu il sesto Re etrusco di Roma, che regnō dal 578 al 539 a.C., era il genero di Tarquinio Prisco, per averne sposato la figlia, e dopo che Tarquinio Prisco fu ucciso da una congiura messa in atto dai 3 figli di Anco Marzio ai quali aveva sottratto il trono fu posto come Re di Roma, dalla moglie di Tarquinio Prisco Tanaquil, la quale nascondendo al popolo l'uccisione e la morte del marito gli diede il regno dicendo al popolo che Servio Tullio era stato designato da Tarquinio, il quale in questo modo ottenne il potere in modo illegittimo e senza il consenso ufficiale del popolo romano, ad ogni modo regnō per 39 anni. Il primo centro arcaico urbano di Roma sorse nella prima metā del IX con l'assorbimento di villaggi pre-urbanii, questo primo centro darā poi origine alla cittā di Roma, era costituito all'inizio dal Septimontium , "sette monti" formato dalle seguenti alture dette anche montes : 1 . mons Palatium, (Palatino), 2. mons Germalus (Germalo anche questo sul Palatino, e la Velia che collegava il Palatino alle pendici dell'Esquilino, oggi scomparsa perché spianata in epoca fascista per l'apertura dei Fori Imperiali), 3. il mons Fagutal, 4. il mons Opius , 5. il mons Cispius, 6. il mons Celio (che facevano parte del mons Esquilinus), 7. la Subura. Servio Tullio incluse al Septimontium il Vimininale, il Quirinale e l'Esquiliae e divise Roma in 4 Regioni : I Suburra, II Esquilia, III Collina , IV Palatina. La nuova opera difensiva venne eseguita sotto l'influenza di Dionisio il Vecchio che aveva giā adottato per Siracusa un nuovo sistema difensivo contro i Cartaginesi. Questo sistema fortemente centralizzato e che circondava tutta l'area urbana, fece del Campidoglio la rocca religiosa e militare, simbolo di un nuovo clima unitario. In parte le mura repubblicane del 378 a.C. furono costruite seguendo il tracciato "dell'agger et fossa" di Servio Tullio, riforzando i punti pių deboli e costruendo tra il Viminale, il Quirinale, e l'Esquilino un poderoso agger composto di muro, terrapieno e fossa. Andava dalla Porta Collina sulla attuale via XX Settembrem angolo con via Goito, alla porta Esquilina presso l'Arco di Gallieno, le mura si snodavano per 12 chilometri. Per realizzare la cinta muraria fu utilizzato il tufo delle cave di Grotta Oscura e di Fidene. Delle porte e delle mura del recinto serviane del VI secolo a.C. e repubblicano del IV secolo a.C. restano solo pochi resti, lo stile era severo e privo di decorazioni superflue, simbolo dello spirito romano, razionale, grande e potente retto da leggi rigide che non avverte esigenze estetiche.

Tutte le Porte dalla Roma Quadrata alle Mura serviane del IV secolo a.C.

  1. Porta Collina (Roma quadrata e serviana), Quirinale, via Goito XX
  2. Porta Viminalis (serviana) piazza dei Cinquecento pressi stazione Termini
  3. Porta Esquilina, trasformata nell'Arco di Gallieno tutt'ora visibile
  4. Porta Querquetulana (Roma quadrata e serviana) per il colle Celio Basilica di San Clemente
  5. Porta Caelimontana, diventata Arco di Dolabella
  6. Porta Capena, tra il Circo Massimo e via delle Terme di Caracalla
  7. Porta Naevia, all'Aventino tra San Saba e Santa Balbina
  8. Porta Raudusculana, Aventino, piazza Albania
  9. Porta Lavernalis, Aventino, pressi chiesa Sant'Anselmo
  10. Porta Navalis, forse via Marmorata
  11. Porta Minutia (o Minucia) Aventino, Priorato di Malta
  12. Porta Trigemina, Aventino pressi Foro Boario (Arco della Salara)
  13. Porta Carmentalis, presso l'attuale Anagrafe
  14. Porta Fontinalis, via che conduceva dal Foro Romano all'ara di Marte (lato sinistro Altare Patria)
  15. Porta Sanqualis, tra il Quirinale e l'attuale Largo Magnanapoli
  16. Porta Salutaris, sulla attuale via della Dataria
  17. Porta Quirinalis, tra l'attuale palazzo Barberini e via delle Quattro Fontane
  18. Porta Mugonia (serviana) per il Palatino, nei pressi dell'Arco di Tito (Roma quadrata)
  19. Porta Saturnia o Pandana (serviana) per il Campidoglio (Roma quadrata)
  20. Porta Oppia (serviana), per il colle Oppio (Roma quadrata)
  21. Porta Cespia, per il colle Cispius (Roma quadrata)
  22. Porta Trigonia, forse Juniaria, Janualis, accesso al Celio, chiesa San Gregorio (Roma quadrata)
  23. Porta Romana o Romanula, nei pressi della chiesa S. Francesca Romana foro (Roma quadrata)
  24. Porta Flumentalis, dal Tevere alle pendici del Campidoglio
  25. Porta Triumphalis, dal Tevere alle pendici del Campidoglio
  26. Porta Carmentalis, sulla via dal foro Boario al foro Olitorio
  27. Porta Ratumena, dal attuale Foro Traiano, a piazza Magnanapoli
  28. Porta Catularia, alla base della scalinata Campidoglio (successiva recinto serviano e repubblicano)

Resti ancora visibili a Roma delle Mura Serviane Repubblicane

  1. Via Antonio Salandra
  2. Via Carducci
  3. Stazione Termini
  4. Piazza dei Cinquecento
  5. Piazza Manfredo Fanti
  6. Via Carlo Alberto
  7. Arco di Gallieno Via San Vito
  8. Auditorium di Mecenate Largo Giacomo Leopardi
  9. Via Mecenate (Rione Monti)
  10. Via Equizia (Rione Monti)
  11. Arco di Dolabella Via San Paolo della Croce
  12. Piazza di Porta Capena
  13. Piazza Albania
  14. Via di Sant'Anselmo
  15. Campidoglio
  16. Museo del Risorgimento
  17. via del Teatro Marcello
  18. Largo Magnanapoli (Rione Monti)
  19. Palazzo Antonelli (Rione Monti)
  20. Area Sacra San'Omobono
  21. Tempio di Portunus Foro Boario
  22. Largo Santa Susanna
Mappa delle Mura Serviane Repubblicane di Roma
 
mappa delle mura serviane roma
 
Resti delle Mura Serviane Roma
 

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