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TERME DI DIOCLEZIANO (ROMA)

Terme di Diocleziano, a Roma, si trovano nella zona della Stazione Termini e piazza della Repubblica, a via delle Terme di Diocleziano, tra piazza della Repubblica e largo di Villa Peretti, fanno parte del Rione XVIII Castro Pretorio, la loro edificazione venne iniziata nel 298 dall'Imperaore Massimiano e proseguite dall'Imperatore Diocleziano, vennero completate dopo l'abdicazione dei due Imperatori tra il  305 e il 306. Le terme si estendevano su un'area di quasi 14 ettari era il più grande degli edifici termali della città di Roma e del mondo romano capaci di essere utilizzate contemporaneamente da 3000 persone, il doppio delle Terme di Caracalla. Costruite in opera laterizia erano alimentate da una diramazione dell'Acqua Marcia detta anche Aqua Jovia che arrivava dalla Porta Tiburtina con un manufatto utilizzato fino al 1879 dall'Acqua Felice, e faceva capo a una cisterna di forma trapezoidale, a più navate, originate da file di pilastri e lunga oltre 90 metri, la cosi detta botte Termini, situata nella zona dei giardini delle terme, questa botte venne distrutta tra il 1860 e il 1876 per la costruzione della prima stazione ferroviaria di Roma. Le terme di Diocleziano avevano un recinto di 380 metri per 365 metri, ed erano dotate di esedre e di altri ambienti, sul lato della attuale piazza della Repubblica si apriva al centro una grande esedra. La tradizione vuole che per la costruzione di questo enorme complesso siano stati impiegati anche prigionieri cristiani. La vita delle terme fu complicata fin dagli inizi. Vennero semidistrutte dal goto Alarico durante il sacco di Roma del 410 e abbandonate divennero come molti altri monumenti romani cava di marmo e travertino per altre nuove costruzioni. Le aule furono usate di volta in volta come doma dei cavalli, rifugio abusivo di senza tetto, abitazione privata e altri svariati usi. Molti artisti vennero ad ispirarsi di fronte ai ruderi delle terme di Diocleziano, Andrea Palladio le disegnò in ogni dettaglio. Poi nel 1560 il tepidarium delle terme venne utilizzato per l'edificazione della basilica di Santa Maria degli Angeli. Nel 1575 Papa Gregorio XIII destinò una parte delle terme a magazzino di frumento, oggi l'edificio è usato dalla Facoltà di Magistero che in passato era la Scuola Normale Femminile. Papa Paolo V nel 1612  ingrandì i granai e Papa Urbano VIII li restaurò. Papa Clemente XI per salvare dalla rovina l'aula rotonda che dava sul Viminale, ridusse anche questa a granaio. Le terme subirono danni ma mai come l'opera del Vanvitelli che rivoluzionò l'orientamento della Chiesa di Santa Maria degli Angeli e i fabbricati circostanti, dove si trovava il calidarium. Scomparve la Botte Termini, vennero aperte le strade di via Nazione e via Cernaia, e venne sistemata la piazza davanti alla stazione ferroviaria. Le terme furono utilizzate a varie riprese come caserma, prigione, magazzino militare fino ad avere la loro degna sistemazione come parte e sede del Museo Nazionale Romano, che si trova in via del Museo dell Terme. Le terme di Caracalla erano l'espressione completa e perfetta dello stabilimento termale, già di per se abbastanza grandi, ma le Terme di Diocleziano le superarono in estensione e grandezza. Costruite in 7 - 8 anni, tra il 298 e il 305 d.C., a 100 anni da quelle di Caracalla, erano nell'area tra il Viminale e il Quirinale, oggi compresa tra piazza della Repubblica, un tempo chiamata piazza dell'Esedra, piazza dei Cinquecento e le vie Volturno, e Venti Settembre. Per ottenere lo spazio necessario all'edificazione delle terme venne smantellata la zona da numerosi edifici privati, case di abitazione, che vennero debitamente acquistate, e sconvolta la viabilità preesistente del vicus Longus, dell'Alta Semita e vicus Collis Viminalis. Per l'approvvigionamento idrico venne edificata una diramazione dell'acqua Marcia detta Aqua Iovia che iniziava subito dopo la porta Tiburtina con una serie di arcate utilizzate fino al 1879 dall'Acqua Felice di Papa Sisto V, che veniva raccolta in una cisterna, che si trovava su un lato del recinto termale, dove oggi c'è viale Enrico De Nicola. La cisterna aveva una pianta trapezoidale divisa in più navate, da file di pilastri e lunga 90 metri, chiamata "Botte Termini" venne distrutta quando fu edificata la Stazione Ferroviaria, la attuale Stazione Termini. Le Terme di Diocleziano replicavano lo schema delle Terme di Caracalla, nel suo perimetro successivamente sono state inserite la chiesa di Santa Maria degli Angeli e la chiesa di San Bernardo, il complesso dell'ex convento dei Certosini, occupato oggi dal Museo Nazionale Romano, dagli Horrea Ecclesiae i granai Clementini, dall'ex Planetario e dall'ex Casa del Passeggero, una facoltà universitaria, scuole, un museo delle cere. Durante i secoli di degrado e di abbandono le terme furono depredate degli arredi e dei materiali preziosi, e lo spazio del Palazzo di Diocleziano, o Palatium Diocletiani, nome delle terme in epoca medievale, fu sfruttato per insediarvi chiese e conventi, case ad uso abitativo, depositi, botteghe. Nel XVI secolo la zona fu trasformata in orti e giardini, successivamente occupati da una Certosa posta nell'edificio centrale mentre le strutture periferiche vennero in parte adibite a magazzini per l'Annona frumentaria. Nel 1561 , Papa Pio IV fece trasformare da Michelangelo la parte centrale dell'edificio balneare nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. Tra il 1586 e il 1589 i ruderi della zona del Calidario, le cui sale erano chiamate "Massicci di Termini", venero distrutte per ricavarne materiale per la villa Peretti Montaldo di Papa Sisto V. Altre demolizioni vennero attuate alla fine dell'Ottocento per l'apertura di via Cernaia, della piazza Termini, oggi piazza dei Cinquecento, della piazza dell'Esedra, oggi piazza della Repubblica, e per la costruzione di nuovi grandi palazzi. Solo ai primi del XIX inizio il consolidamento, il ripristino ed il restauro delle Terme di Diocleziano.  Lo schema delle Terme di Diocleziano era lo stesso di quelle di Caracalla, caratterizzato da un recinto quadrangolare che racchiudeva una vasta area aperta al centro della quale si trovava l'edificio balneare. I quattro lati del recinto, che misurava 361 metri per 376 metri, circa, erano variamente dotati di esedre e altri ambienti volti versi l'interno. Il lato nordorientale, lungo l'attuale via Gaeta, e attraverso il Chiostro grande della Certosa, aveva nel suo centro, più o meno dove oggi si trova via Montebello, l'ingresso principale di tutto il complesso e alle due estremità in posizione simmetrica due esedre per parte con nicchie e colonne, una delle quali adibita a latrina. I due lati di nord-ovest e di sud-est, identiche tra loro, avevano ognuna regolarmente intervallate altre due esedre e alcuni ambienti minori rispetto a quelli centrali con funzione di ingressi secondari. Il quarto lato di sud-ovest si apriva al centro con una esedra del diametro di oltre 140 metri al posto della quale oggi si trova l'emiciclo della piazza della Repubblica aperta nel 1885 con il nome di piazza Esedra. Questa esedra era fiancheggiata da due sale rettangolari, dove vi erano probabilmente due biblioteche, una latina e una greca che provenivano dal Foro di Traiano, seguite da ambienti minori agli angoli da due sale rotonde, l'occidentale è mantenuta quasi intatta, perchè venne trasformata nel 1598 nella chiesa di San Bernardo con la grande cupola del diametro di 22 metri ornata di file concentriche di cassettoni ottagonali decrescenti verso so la sommità e aperta al centro da un grande foro circolare, oggi chiuso da un lucernaio, e la sala orientale che si intravede nel fabbricato che fu il granaio dei Clementini tra le vie del Viminale e via delle Terme di Diocleziano. L'edificio balneare al centro dello spazio aperto tenuto in gran parte a giardino era rettangolare  con i lati di 240 metri per 145 metri, circa, aveva sull'asse minore la successione della natatio, aula basilicale, dove c'erano il tepidario e il calidario, sull'asse maggiore simmetricamente disposti e uguali, vi erano i vestiboli, gli spogliatoi, le palestre con i portici e altri ambienti annessi alla basilica, due serie di quattro sale affiancate all'altezza del tepidario e del calidario. Una gran parte dell'edificio delle terme di Diocleziano è ancora conservata e riconoscibile. A piazza della Repubblica sono stati rinvenuti gli antichi resti del quartiere demolito per far posto alle Terme, e si vede la facciata disadorna della basilica di Santa Maria degli Angeli, che era una delle absidi centrali del calidario. Via Cernaia taglia in due l'antico complesso della palestra. Varcato l'ingresso di Santa Maria degli Angeli, il vestibolo circolare coperto a cupola e con due esedre quadrate ai lati, un tempo erano occupate da vasche, la navata trasversale della chiesa era l'aula basilicale delle terme. Fuori del perimetro della chiesa c'è il Museo Nazionale Romano. La geniale trasformazione dell'ambiente termale delle terme si deve a Michelangelo che però venne modificata nel Settecento dal Vanvitelli. Tra i ritrovamenti delle Terme di Diocleziano vi è uno straordinario bacino monolitico di porfido rosso di 4 metri di diametro con una circonferenza di 14,40 metri che si trova al Museo Pio Clementino in Vaticano, sono anche conservati i resti dell'iscrizione delle terme e una copia, ove tradotto si legge: "Al nostro Signor Diocleziano e Massimiano, abilissimi cesari, dedicarono ai romani le Terme felici Diocleziane che Massimiano Augusto al suo ritorno dall'Africa, in presenza della sua maestà decise e ordinò di costruire, e consacrò il nome di Diocleziano, suo fratello, dopo aver acquistato edifici sufficienti a un'opera di tanta grandezza e completatele sontuosamente in ogni particolare". Fontana del Chiostro delle Terme di Diocleziano, una fontana di ispirazione della portiana o forse proprio opera di Giacomo della Porta, si trova al centro del chiostro della Chiesa di Santa Maria degli Angeli, chiostro voluto dai Certosini, che erano stati custodi prima di San Ciriaco e dopo di S. Maria degli Angeli,i cui lavori in principio vennero affidati a Michelangelo che realizzò il "chiostro delle cento colonne" nel 1565, la bella fontana è circondata da cipressi, tra questi un secco si dice sia stato piantato dallo stesso Michelangelo.

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Terme di Diocleziano, Roma, foto Anna Zelli

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