Via Santa Rita,Vie di Viterbo, Viterbo,Piazze di Viterbo info e fotografie a cura di Anna Zelli sito ufficiale web www.annazelli.com
Via Santa Rita |
via santa rita viterbo centro storico | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
VIA SANTA RITA |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Mappa Colle della Trinità
|
Via Santa Rita, Viterbo, centro storico,zona colle della Trinità, la via è dedicata a Santa Rita da Cascia, che viene celebrata il 22 di Maggio alla chiesa della Trinità dei Pellegrini,in quella occasione verranno benedette le rose e le automobili. La via va da via Santa Maria in Volturno a via dei Magliatori., da via Sant'Egidio da Viterbo a via Sant'Agostino E' una via con case popolare, presenta un arco casa ponte ed una scalinata che porta a via Sant'Agostino ed una discesa che porta a via Sant'Egidio da Viterbo. Santa Rita da Cascia
Santa Rita da
Cascia, il cui vero nome era Margherita
Lotti, nacque a Roccaporena, una frazione del
comune di Cascia in provincia di Perugia, nel
1381,e morì a Cascia il 22 maggio del 1457, era
una religiosa appartenente al Monastero
eremitano di Santa Maria Maddalena, fu
beatificata da Papa Urbano VIII nel 1626, e
venne canonizzata da Papa Leone XIII nel 1900.
Sulla sua vita non si hanno notizie certe. Una
ricostruzione della sua vita fu scritta da padre
Agostino Cavallucci,nel 1457, agostiniano, e su
questa si basano le successive biografie della
Santa. Roccaporena, il luogo in cui nacque, è un
piccolo paese a 5 chilometri da Cascia, che al
tempo era un Castello Ghibellino. I genitori
erano Antonio Lotti e Amata Ferri, anziani e
molto religiosi nominati dal Comune come
“pacieri di Cristo” nelle lotte politiche e
familiari tra guelfi e ghibellini, e in discrete
condizioni economiche in quanto proprietari di
terreni agricoli. Rita sposò Paolo di Ferdinando
di Mancino o Mancini, un uomo orgoglioso e
irruente, appartenente alla fazione ghibellina,
il carattere mite di Rita acquietò, col tempo,
lo spirito impulsivo e violento del marito,
tanto che questi abbandonò le armi per
convertirsi al lavoro presso un mulino da poco
accomodato come loro casa. Nacquero due figli
(forse gemelli), Giangiacomo Antonio e Paolo
Maria. Dopo alcuni anni di matrimonio, Paolo
Mancini venne ucciso, probabilmente da suoi
ex-compagni, a causa di rancori passati ed
accuse di tradimento, mentre rincasava in piena
notte. Tuttavia, Rita non serbò odio, anzi
perdonò gli assassini e pregò anche per i suoi
due figli che, come era costume del tempo,
probabilmente stavano pensando alla vendetta. I
due figli, da lì a breve, morirono di malattia,
quasi contemporaneamente. Si dice che la Santa
pregò Dio per la morte dei suoi figli così che
non avessero a sporcarsi le mani del sangue
degli assassini del padre. Abbandonata anche dai
parenti del marito, Rita decise di prendere i
voti ed entrare nel monastero agostiniano di
Santa Maria Maddalena, a Cascia. Chiese per tre
volte inutilmente il noviziato, che le venne
rifiutato per ragioni non chiare; alcuni
biografi pensano che rappresentasse un ostacolo
la presenza di una parente del marito tra le
monache, rancorosa poiché non fu vendicato.
Tuttavia, con tenacia, fede e preghiera, Rita
convinse la famiglia Mancini ad abbandonare ogni
proposito di vendetta. Dopo aver riconciliato i
Mancini con le fazioni degli assassini, Rita
riuscì ad entrare in monastero intorno al
1407.Secondo la tradizione agiografica che si
rifà alla biografia di Cavallucci, Rita, in
piena notte, venne portata in volo dal
cosiddetto "scoglio" di Roccaporena (altura dove
andava spesso a pregare) fino dentro le mura del
monastero di Cascia dai suoi tre santi
protettori (Agostino, Giovanni Battista e Nicola
da Tolentino, quest'ultimo canonizzato soltanto
nel 1446). Sempre secondo Cavallucci, la badessa
del monastero mise a dura prova la vocazione e
l'obbedienza di Rita, facendole annaffiare un
arbusto di vite secco, presente nel chiostro del
monastero. Il legno, dopo un po' di tempo,
riprese vita e dette frutto. Nello stesso
chiostro, oggi, è presente una vite risalente al
XIX secolo. Durante i quarant'anni di vita
monacale, Rita non solo si dedicò alla
preghiera, a penitenze e a digiuni nel
monastero, ma uscì spesso per andare in servizio
a poveri e ammalati di Cascia. Secondo la
tradizione devozionale, la sera del Venerdì
Santo 18 aprile 1432 (o 30 marzo 1442 secondo
un'altra tradizione), ritiratasi in preghiera
per la Passione di Gesù, dopo la predica di fra'
Giacomo della Marca, avrebbe ricevuto una spina
dalla corona del Crocifisso, che le si sarebbe
conficcata in fronte. L'evento è uno dei pochi
della vita della monaca esplicitamente ricordato
nell'iconografia quattrocentesca pervenutaci e
nel breve testo dipinto sulla "cassa solenne"
(1457), nel quale si legge "quindici anni la
spina patisti". La stigmata sulla fronte e la
precaria salute la obbligavano a non spostarsi
da Cascia. Tuttavia, si narra che nel 1446 volle
partire per Roma, per assistere alla
canonizzazione del predicatore agostiniano
Nicola da Tolentino. La badessa era contraria
per via della ferita purulenta sulla fronte, ma
essa scomparve il giorno prima del
pellegrinaggio, così che Rita poté partire. Al
ritorno da Roma, però, la stigmata ricomparve.
Rita rimase malata a letto per molto tempo.
Sempre secondo la tradizione devozionale
seicentesca, che lega strettamente Rita alle
api, come apparvero api bianche sulla sua culla,
così apparvero api nere sul suo letto di morte.
Inoltre, nonostante la fredda stagione,
nell'inverno prima di morire Rita mandò sua
cugina a prendere una rosa e due fichi nel suo
orto a Roccaporena. La cugina, incredula,
pensava che delirasse, ma effettivamente trovò
tra la neve la rosa rossa e i fichi richiesti,
segni interpretati come la salvezza e il candore
dell'anima di suo marito e dei suoi figli. Sulla
base di questi racconti, le api, le rose e la
spina sono diventati gli attributi iconografici
più frequenti della Santa. La monaca agostiniana
si spense la notte del 22 maggio 1447 (o, per
Papa Leone XIII e per altri, 1457). Il suo corpo
venne collocato dapprima in una cassa semplice,
detta "cassa umile", e non fu mai inumato a
causa dell'immediata devozione dalla quale venne
investito. I primi miracoli vennero registrati
dai notai nel Codex miraculorum (Codice dei
miracoli) a partire dal 1457 e fino al 1563 (in
totale, quarantasei miracoli). In seguito a un
incendio, nel 1457, venne realizzata la
cosiddetta "cassa solenne", decorata con
immagini della Santa e con un breve testo in
dialetto casciano quattrocentesco che riassume
gli ultimi anni della sua vita. La cassa è
ancora oggi conservata nella cella dove morì,
nella parte antica del monastero di Cascia. Nel
1743 la salma fu traslata in un'urna in stile
barocco, e nel 1947 nell'attuale teca di vetro
all'interno della basilica. I credenti suoi
devoti la chiamano "santa degli impossibili",
perché dal giorno della sua morte sarebbe
"scesa" al fianco dei più bisognosi, realizzando
per loro miracoli prodigiosi, eventi altrimenti
ritenuti irrealizzabili. La devozione popolare
cattolica per santa Rita è tuttora una delle più
diffuse al mondo e, fin dal 1600 e per opera
degli agostiniani, è particolarmente radicata,
oltre che in Italia, in Spagna, Portogallo e
America Latina. I resti della santa sono
conservati a Cascia, all'interno della basilica
di Santa Rita, facente parte dell'omonimo
santuario e fatta erigere tra il 1937 e il 1947.
Il corpo è rivestito dall'abito agostiniano
cucito dalle monache del monastero, come voluto
dalla badessa Maria Teresa Fasce, e posto in una
teca all'interno della cappella in stile
neobizantino. Ricognizioni mediche effettuate
nel 1972 e nel 1997, hanno confermato la
presenza, sulla zona frontale sinistra, di
tracce di una lesione ossea aperta, dovuta forse
a osteomielite, mentre il piede destro mostra
segni di una malattia di cui avrebbe sofferto
negli ultimi anni di vita, probabilmente una
sciatalgia. Era alta 1 metro e 57 cm. Il viso,
le mani e i piedi sono mummificati, il resto del
corpo, coperto dall'abito agostiniano, è in
forma di semplice scheletro.Fino al 1745 il
corpo della santa fu custodito in un sarcofago
ligneo conosciuto come "cassa solenne",
costruito da Cesco Barbari e dipinto da Antonio
da Norcia. Tale cassa costituisce una fonte
preziosa di informazioni certe sulla vita della
santa, a motivo della sua antichità: è stata
realizzata, infatti, proprio nel 1457,
all'indomani della morte della santa, ed è
perciò una delle testimonianze dirette sulla
santa. Nella parte esposta alla venerazione si
presenta un trittico in pittura policroma: al
centro Cristo, morto ma ritto a mezzo busto dal
sepolcro aperto, recante i segni della passione;
a sinistra Maria Maddalena, titolare del
monastero; a destra la figura di Rita (è la sua
più antica raffigurazione), vestita dell'abito
religioso, con il volto un po' rugato e una
ferita rossa al centro della fronte; con la
destra sollevata verso Cristo mostra la spina
della sua passione, mentre con la sinistra regge
una corona di dodici grani scuri, testimonianza
della sua devozione mariana. Sul coperchio si
presenta la raffigurazione di Rita distesa,
totalmente avvolta dal mantello, con le mani
incrociate sul grembo, ma con un volto a cui la
morte non ha tolto né l'espressione di pace né
il rosso della ferita, quasi volendo trasmettere
la convinzione di trovarsi davanti a chi gode di
un solo momentaneo riposo. Come arrivare a via Santa Rita Viterbo centro storico Colle della Trinità Viterbo - Zona Sacrario Fotografie via Santa Rita Viterbo centro storico Via Santa Rita,Vie di Viterbo, ,Piazze di Viterbo, Viterbo
Via Santa Rita,Vie di Viterbo, ,Piazze di Viterbo, Viterbo
Via Santa Rita,Vie di Viterbo, ,Piazze di Viterbo, Viterbo - Archi case ponte di Viterbo centro Scalinata da via Santa Rita verso via S. Agostino e discesa a via S. Egidio da Viterbo
Scalinata a via Santa Rita - Vie di Viterbo - Scalinate Viterbo centro Arco Casa Ponte via Santa Rita Viterbo centro storico
Arco via Santa Rita,Vie di Viterbo, ,Piazze di Viterbo, Viterbo - Archi di Viterbo centro Santa Rita da Cascia Chiesa della Santissima Trinità Santuario Santa Maria Liberatrice piazza della Trinità Viterbo Chiesa della Santissima Trinità piazza della Trinità Viterbo, informazioni foto Anna Zelli Colle Trinità - Colle San Faustino Piazza S. Francesco - Piazza San Faustino - Piazza della Trinità
Colle S. Francesco - Colle San Faustino - Colle della Trinità
Piazza della Rocca Viterbo Piazza della Rocca, Vie di Viterbo, Viterbo - Piazze di Viterbo Mappe zone di Viterbo Vie di Viterbo centro - Piazze Viterbo centro storico - Quartieri Viterbo centro storico
Viterbo centro storico - Viterbo dintorni Viterbo guida centro storico - Viterbo dintorni
Informazioni Turistiche
città di
Viterbo monumenti di Viterbo centro storico
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Città di Viterbo |
Informazioni storiche turistiche e fotografie della città di viterbo a cura di anna zelli |
Copyright www.annazelli.com dal 2011
T
utte le foto ed i contenuti del presente sito web sono di Anna Zelli,sono ditorna Guida di Viterbo
torna Home Page
pagina aggiornata marzo 2023