Via S. Maria in Volturno Vie di Viterbo, Piazze di Viterbo, Viterbo, info e foto a cura di Anna Zelli sito ufficiale web www.annazelli.com
Viterbo |
via Santa Maria in Volturno viterbo centro storico | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
VIA S. M. IN VOLTURNO |
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Mappa Colle della Trinità
Guida Turistica Viterbo
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Via Santa Maria in Volturno, Viterbo, il mome deriva da un antico monastero poi demolito per costruire case popolari, e' una via lunga e fatta ad L, parte dalla zona del Sacrario per arrivare alla zona di Piazza della Trinità, incrocia molte strade : vi si accede da via dei Magliatori, da via San Giacomo da Viterbo, da piazza Martiri d'Ungheria,via Santa Elisabetta da via Cairoli, da via Marconi, da via SS Maria Liberatrice da piazza Sant'Agostino, via sant'Agostino, via Santa Rita, via S. Egidio da Viterbo, via Beato Giacomo da Viterbo. Sul Lato di piazza Martiri D'Ungheria si ammira un bel panorama di Viterbo. Una scala immette su piazza Martiri D'Ungheria. Lungo la via è presente il palazzo dell'OMNI.
Monastero Santa
Maria in Volturno, demolito, sembra
che la titolazione a S. Maria in Volturno
derivasse dal fatto che l’edificio monastico
fosse stato costruito su una collina che, in età
etrusca, ospitava il Fanum Voltumnae, il
leggendario luogo di culto della divinità
Velthune narrato da Livio, Diodoro, Varrone e
dal poeta Properzio, In realtà, S. Maria in
Volturno altro non era che il nome tramandato
dall’antico monastero che era stato evacuato
dalle cistercensi all’inizio del ‘400.Ad ogni
modo lungo la via di San Maria del Volturno, a
Viterbo, nella zona della Trinità, un tempo
c’era un monastero femminile, demolito tra il
1949 e il 1951, per edificare le nuove case. In
questa zona, un tempo, c’era un antico
monastero chiamatodi Santa Maria in Volturno già
presente qui dal 1400, e sempre qui c’era una
porta chiamata la Porticella ed anche questa
venne demolita alla fine del 1500 per la
realizzazione della via di Santissima Maria
Liberatrice. Queste monache provenivano da
Ferento ed aderirono alla regola Agostiniana,
queste terziarie Agostiniane erano chiamate
Mantellate. Successivamente il monastero venne
ampliato e venne edificata una chiesa. A Viterbo
vi erano vari monasteri, tra questi le Terziarie
francescane che avevano la loro sede nel
convento armeno dei SS Simone e Giuda a piazza
della Vittoria, nei pressi di piazza Dante.
Alcune monache ebbero dimora in un edificio nei
pressi della Chiesa San Salvatore a piazza San
Carluccio ed altre al Convento di San Bernardino
a piazza della Morte, e altre dimorarono presso
la Chiesa di Santa Maria della Pace. Monache
Terziarie servite vivevano in un oratorio
confinante con Santa Rosa. Altre erano nella
contrada San Martino e altre a San Tommaso. Un
altro convento era quello di Santa Caterina a
piazza Dante, voluto nel ‘500 dalla nobile
romana Vittoria Colonna. Il Monastero delle
terziarie agostiniane, prese il titolo di
Monastero di Santa Perpetua e Felicita, due
martiri del III secolo. Nel 1534 le agostiniane
delle SS. Perpetua e Felicita erano diciotto e
nel 1544 venne ampliato il loro dormitorio.
Successivamente questo monastero venne accorpato
al Monastero di Santa Maria in Volturno.Con il
Concilio di Trento, il 29 maggio 1566 papa Pio V
emanò quindi la bolla Circa Pastoralis che
imponeva la clausura anche alle terziarie di
qualsiasi ordine, nel del 1572, papa Gregorio
XIII ebbe a prescrivere la clausura anche per
tutte le converse, ossia quelle religiose che
professavano i soli voti semplici e che,
appartenendo a classi sociali inferiori, si
occupavano prevalentemente delle faccende
domestiche del monastero. Questo stao di
clausura tolse alle monache la possibilità di
raccogliere elemosine per il loro sostentamento
e pertanto successivamente si chiese una dote a
chi volesse entrare in convento.Nel 1574 dal
vescovo Cardinale Giovanni Francesco Gambara
stabilì che, secondo la capacità delle strutture
e l’entità delle rendite disponibili,che il
contingente massimo di monache da accettare per
ogni convento femminile cittadino fosse: per S.
Rosa il limite era di 50 religiose, per S.
Caterina 45, per S. Bernardino e per Ss. Simone
e Giuda 40, per S. Domenico 20 e, in fine, per
S. Maria in Volturno il numero era di 25.Ad ogni
modo nel XVII secolo il convento di Santa Maria
in Volturno ospitava 60 donne tra suore ed
educande. Nel 600 questo monastero venne
chiamato delle Agostiniane. Nel 1679 il
Cardinale Stefano Brancaccio, vescovo di
Viterbo, inaugurò la chiesa di Sant’Agostino. Il
monastero si estende tra tra via Santa Maria in
Volturno, via dei Magliatori e piazza
Sant’Agostino. Il XVIII secolo segnò l’inizio di
un lento declino per la comunità agostiniana,
sia per un aggravamento delle condizioni
economiche che per il calo delle monacazioni. Il
richiamo per la tradizionale vita claustrale era
gradualmente entrato in crisi a causa
dell’affermazione di un nuovo modello di
religiosità femminile dedito ad attività
assistenziali ed educative, come ad esempio le
Maestre Pie Venerine e Filippini, fondazioni che
non prevedevano più l’obbligo della clausura e
la dote monacale. Così come gli altri complessi
conventuali cittadini, anche il monastero di S.
Agostino subì gli effetti delle confische che
colpirono il clero durante la Repubblica Romana
del 1798 e la successiva occupazione napoleonica
(1810-1815). Ma il colpo definitivo alla
sopravvivenza delle mantellate fu portato dalle
leggi con cui il Parlamento italiano nel 1873
decretò la soppressione degli ordini religiosi e
il conseguente incameramento dei beni
ecclesiastici da parte del Regno sabaudo; sul
finire dell’anno gli agenti demaniali presero
possesso di tutti i monasteri e conventi
viterbesi, compreso quello di S. Agostino.
Inizialmente si pensò di convertire l’area in
caserma, ma nel 1911 il monastero divenne
proprietà del Comune, che qualche tempo dopo lo
utilizzò come edificio residenziale per ospitare
alcune famiglie viterbesi. Nel 1923 passò alla
“Società Anonima Costruzioni Edilizie” che, tra
l’altro, ristrutturò la chiesa per farne un
garage per le auto della Polizia Stradale.
Gravemente danneggiato dai bombardamenti della
seconda guerra mondiale, il monastero fu quindi
venduto all’Istituto Case Popolari che nel 1951
lo rase al suolo per consentire la realizzazione
di nuove case per l’edilizia popolare. La
fontana ottagonale del cortile cinquecentesco
venne allora spostata nel chiostro di S. Maria
della Verità, mentre il bel portale
rinascimentale dedicato a Pio II fu utilizzato
come cornice per la porta posteriore della
chiesa di S. Giovanni degli Almadiani.La
facciata della chiesa fu smontata e i suoi
componenti vennero numerati con l’intento di
ricomporli in altro luogo, ma quel progetto non
vide mai la luce. Bibliografia di Ser Marcus de
Montfort E clicca sotto per maggiori
informazioni. Ex Palazzo Omni, via Santa Maria in Voturno, Viterbo, “OMNI”, era l’ente assistenziale fondato nel 1925 a protezione della maternità e dell’infanzia. In questo luogo venivano accolte le mamme e i bambini che facevano parte dei ceti più poveri della società: un’opera assistenziale. Come arrivare a via Santa Maria in Volturno Viterbo
Colle della Trinità Viterbo - Zona Sacrario
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Santa Maria in Volturno -
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