Via San Francesco,Vie di Viterbo, Viterbo,Piazze di Viterbo, info e foto Anna Zelli sito ufficiale web www.annazelli.com
Via San Francesco |
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Via San Francesco, Viterbo, centro storico, la via va da via Matteotti a via Braccia di San Francesco a piazza San Francesco. Fa parte del Colle San Francesco. Da via San Francesco una scalinata porta a via Matteotti.Da qui visitare la Chiesa di San Francesco, piazza della Rocca e il Museo Etrusco Albornoz. Museo Nazionale Etrusco Museo Nazionale Etrusco, piazza della Rocca, nei pressi di porta Fiorentina, è all'interno della rocca Albornoz, Viterbo, zona centro storico. Il museo si snoda su più piani, ed ospita anche la ricostruzione fedele della vita e degli ambienti degli etruschi desunti dallo studio degli scavi di Acquarossa, un sito archeologico etrusco romano che dista solo 7 chilometri da Viterbo e che fu distrutto in seguito alle lotte del VI secolo a.C. E' stata ricostruita la scena del teatro di Ferento, decorata dalle statue delle Muse; vi sono anche esempi del sito archeologico etrusco di Musarna, anche questo vicino a Viterbo, con l'esposizione di un mosaico con iscrizioni etrusche ritrovato proprio a Musarna. Al piano terra sono esposti i risultati degli scavi dell'Istituto Svedese nei siti di San Giovenale e di Acquarossa, vere pietre miliari per la conoscenza degli abitati etruschi di VII- VI sec. a.C. All'ultimo piano trovano spazio i corredi funerari dei più importanti centri dell'Etruria meridionale interna ed infine, attraversando il loggiato di Paolo III Farnese, si raggiunge la stanza che custodisce la prestigiosa tomba della biga etrusca trovata ad Ischia di Castro. Al piano terreno è collocata una sezione sull’architettura etrusca nel viterbese con reperti degli scavi dell’Istituto Svedese di Studi Classici, effettuati durante gli anni sessanta, nella zona di San Giovenale e dell’insediamento di Acquarossa del VII e del VI secolo a.C. Il primo piano è dedicato ai reperti etruschi di Musarna, con il famoso mosaico ellenistico con iscrizione in alfabeto etrusco trovato nelle terme, e reperti di Ferento con il ciclo statuario di otto Muse ed una copia del Pothos di Scopa, che ornavano il teatro, risalenti al 150 d.C. e che fino a poco tempo fa erano ospitate a Firenze. Il primo piano accoglie anche due sezioni dedicate al centro etrusco-romano di Ferento nei pressi di Viterbo, con la ricostruzione della scena del teatro decorata dalle statue delle Muse, e la presentazione del sito di Musarna, anch'esso vicino a Viterbo, che grazie agli scavi della Scuola Francese ha permesso di gettare nuova luce su di un centro etrusco dell'interno nel periodo della romanizzazione: a tale proposito si segnala l'eccezionale mosaico con iscrizione etrusca ivi rinvenuto. Al secondo piano una carrellata delle più significative attestazioni archeologiche dell’Etruria meridionale interna attraverso l’esposizione di materiali provenienti dall’area delle necropoli rupestri, un esauriente excursus su questo singolare aspetto della civiltà etrusca; ci sono inoltre realtà archeologiche dall’area intorno al lago di Bolsena. Un allestimento a parte è dedicato alla prestigiosa tomba della Biga, rinvenuta ad Ischia di Castro, completa del corredo, il museo propone un panorama sulle diverse realtà dell'Etruria meridionale interna, particolare attenzione è rivolta alla ricostruzione della vita quotidiana degli Etruschi con la ricostruzione di edifici a grandezza naturale. All'ultimo piano trovano spazio i corredi funerari dei più importanti centri dell'Etruria meridionale interna ed infine, attraversando il loggiato di Paolo III Farnese, si raggiunge la stanza che custodisce la prestigiosa tomba della biga etrusca trovata ad Ischia di Castro.La vita degli etruschi e dell'Etruria meridionale interna è stata fedelmente ricostruita con edifici a grandezza naturale. Chiesa Basilica San Francesco Viterbo Basilica Chiesa di San Francesco alla Rocca piazza San Francesco, Viterbo, si trova sul colle di Sonsa, questa piazza è nei pressi di piazza della Rocca e di porta Fiorentina. Questa Chiesa probabilmente venne edificata sopra una precedente dedicata a Sant’Angelo, altri storici invece, sostengono che la chiesa di San Francesco sia stata costruita ex novo. In origine doveva avere forme sobrie prendendo come modello la chiesa madre di Assisi, caratteristico il pulpito sull’angolo destro della facciata. La basilica ha un interno austero a navata unica e capriate lignee. Sulla parete esterna della crociera maggiore si apre un enorme finestrone gotico formato da vetri colorati. Oggi la chiesa di San Francesco alla Rocca conserva solo parte della struttura originaria, nel XVII secolo venne eliminato il portico della facciata e fu edificato il portale ed innalzata la copertura al fine di realizzare un ordine di finestre per dare maggiore luminosità alla chiesa. Venne anche eliminata una scala della quale si ha menzione in documenti datati dal 1288 al 1466. I restauri dopo i bombardamenti del 1944 hanno mirato a ripristinare il più possibile l’antico aspetto duecentesco, e questi hanno accorpato l’antico chiostro del convento all’attuale complesso che oggi ospita il presidio militare. La chiesa fu elevata al rango di basilica minore da papa Pio XII nel 1949, qui si trovano il sepolcro attribuito ad Arnolfo da Cambio, ornato da mosaici cosmateschi di papa Clemente IV morto a Viterbo nel 1276 e il sepolcro di papa Adriano V. Qui si trovano anche i resti della tomba del “Papa di un giorno”, tale Cardinale Vicedomino Vicedomini che morì il giorno successivo alla sua elezione. La sua edificazione in stile romanico, ha inizio nel 1237, su un terreno ed un palazzo detto degli Alemanni del 1208 che furono donati ai francescani da papa Gregorio IX. Successivi restauri del XVI secolo, aggiunsero elementi barocchi che si sovrapposero a quelli romanici. All’esterno della chiesa c’è una lapide che ricorda le distruzioni durante i bombardamenti del 17 gennaio del 1944. La chiesa venne ricostruita, epurata degli elementi barocchi e ridata con gli originali elementi romanici alla cittadinanza nell’aprile del 1953. Interessante è l’annesso convento che oggi è la sede del distretto militare di Viterbo, questo convento, che fu sede della università teologica francescana, ha ospitato nei secoli santi, papi e imperatori. Venne espropriato dopo l’Unità d’Italia nel 1873. Oggi la basilica di San Francesco alla Rocca è retta dai frati Minori Conventuali. La facciata ha un portale romanico con colonne tortili, sopra il portale ci sono le insegne di papa Pio XII, sopra vi sono tre finestre monofore ed un oculo. In origine c’era anche un portico decorato da affreschi, che non esiste più. Sull’angolo destro della facciata vi è un pulpito a pianta esagonale.in peperino che consentiva la predicazione anche all'esterno della chiesa: questo fu eretto nel 1426, in memoria della visita di San Bernardino da Siena, e riporta scolpite queste parole “Divi Bernardini Sen. - Memoriae- Ob suas hic habitas- Declamationes – Asservatur”.Sovrasta la chiesa un campanile a vela con una campana datata al 1259. L’interno della chiesa a croce latina presenta un abside di forma quadrata, il soffitto è a capriate ricoperto dall’intervento barocco da una finta volta a botte. Qui possiamo ammirare il monumento funebre di Papa Clemente IV. La scelta di dove tumulare Papa Clemente IV fu oggetto di una lunga diatriba tra i canonici di San Francesco e quelli di Santa Maria in Gradi. La decisione finale la prese Papa Gregorio X che stabilì che fosse sepolto a Santa Maria in Gradi. Solo nel 1885 la tomba venne trasferita nella Basilica di San Francesco, quando Santa Maria in Gradi e il suo complesso vennero secolarizzati ed adibitoi a penitenziario. A seguito di polemiche che affermavano che il corpo del Papa Clemente IV francese fosse stato profanato, spinse i canonici di San Francesco a restaurare la tomba e dare una degna sepoltura al Papa. Sembra che questa tomba sia opera di Pietro Oderisio.Nel transetto di destra, vi sono: una lapide duecentesca, che è presumibilmente l'unico resto del monumento funebre del cardinale Giordano Pironti, morto nel 1269, durante il celebre e lunghissimo conclave di Viterbo; i resti del monumento funebre di Pietro di Vico realizzato da Pietro di Oderisio nel 1269; il monumento funebre di papa Adriano V (morto nel 1276), splendido capolavoro attribuito ad Arnolfo di Cambio, con ricca decorazione cosmatesca, che gli storici dell'arte considerano un autentico gioiello della scultura gotica funeraria italiana. La parete di fondo del presbiterio è dominata da una quadrifora istoriata, opera moderna del 1951 raffigurante l'albero francescano dove sono simbolicamente raffigurate la storia e le opere dell'ordine. Nel transetto di sinistra, vi sono: i resti danneggiati e successivamente restaurati del pregevole monumento funebre di papa Clemente IV, morto nel 1268, realizzato da Pietro di Oderisio nel 1270; la statua funeraria in peperino del cardinale Vicedomino Vicedomini, unico resto del monumento funebre di questo porporato, morto il 6 settembre 1276 e noto anche come il Papa di un solo giorno; il portale d'accesso del XVI secolo alla sacrestia, ove era conservata la Pietà di Sebastiano del Piombo, ora nel museo Civico cittadino. i resti dell'imponente monumento funebre del cardinale Gerardo Landriani morto nel 1445. Lungo la parete di destra della navata centrale si possono ammirare: i resti del monumento funebre del cardinale Marco da Viterbo morto nel 1369; il fonte battesimale ed una tela raffigurante la Madonna col Bambino e Santi, opera di Monaldo Trofi. Le pareti dell'antica basilica medievale erano interamente affrescate, sul modello della basilica francescana di Assisi; questi affreschi, buona parte dei quali opera di Antonio del Massaro detto Il Pastura, sono andati completamente perduti sia durante i disastrosi restauri secenteschi, sia durante il bombardamento del 1944. La chiesa presenta un presbiterio gotico monumentale rispetto alla navata, sia per la presenza della grande quadrifora, ispirata a quella della facciata dell'abbazia di San Martino al Cimino, sia per la maggiore cura del dettaglio decorativo. Tale grandiosità indica un rafforzamento dell'Ordine monastico, in un periodo in cui San Bonaventura da Bagnoregio era ministro generale dell'Ordine, tra il 1257 e il 1274 (anno della sua morte) e a Viterbo risiedeva la corte papale. Secondo la Valtieri, la docenza del Santo alla Sorbona proprio negli anni del cantiere della Sainte Chapelle di Parigi spiegherebbe le strette somiglianze che intercorrono tra le due chiese nei capitelli e negli altri ornamenti del coro. Inoltre, documenti del 1266 testimoniano l'importanza raggiunta in questi anni dal Convento dei Minori: un potente cittadino viterbese, Oddone degli Alessandri, ne risulta economo ed amministratore, segno che la chiesa riceveva cospicue donazioni, tali da poter garantire importanti modifiche ed ampliamenti. Questi andranno avanti fino ai primi del '900, seguendo ora il gusto barocco ora le esigenze strutturali (dissesti statici si manifestarono più volte nel corso dei secoli nell'organismo architettonico). Numerose sono le cappelle, presenti nella chiesa, infatti, oltre all'innalzamento della navata e alla costruzione del presbiterio, nel corso del tempo furono aggiunte diverse cappelle, a spese di privati cittadini, tra cui si vedono nel braccio destro quella della famiglia Gatti, in cui c’è lo stemma gentilizio. Dalla parte opposta, in fondo al braccio sinistro, il notaio Ceccolini fondò una cappella in onore di Santa Maria degli Angeli, mentre Alessandro Sannelli rimise a nuovo la cappella del Crocefisso, e Valerio Bussi restaurò quella di Sant'Antonio, ottenendo entrambi il giuspatronato riservato alle loro famiglie. Qui vi sono anche del Monumenti sepolcrali, e tre Papi furono sepolti qui, tra questi, Papa Clemente IV, morì a Viterbo il 29 novembre 1268 e il suo monumento, attribuito a Pietro di Oderisio, si trova nel braccio sinistro della crociera; venne spostato a San Francesco dalla chiesa di Santa Maria in Gradi nel 1885. Il secondo papa di cui la Chiesa conserva le spoglie è Papa Adriano V, al secolo Ottobuono dei Fieschi, morto nel 1276 dopo appena 39 giorni di pontificato. Il suo mausoleo si trova nel braccio destro della crociera: gioiello dell'arte medievale, fu per molto tempo attribuito al Vassalletto, e solo ai primi del novecento rivendicato ad Arnolfo di Cambio. Il terzo monumento funebre appartiene a Vicedomino de' Vicedomini, che non viene incluso nella serie ufficiale dei Papi perché morì il 5 settembre 1276, lo stesso giorno della sua elezione e prima dell'incoronazione. Il suo mausoleo, collocato a ridosso di una parete del braccio sinistro, riporta l'incisione “in un sol giorno ebbe il soglio di Pietro e la pietra sepolcrale”. Altri uomini illustri riposano in questa Chiesa: il Cardinale Giorgio Pironti (morto durante il lungo conclave del 1268), il Cardinale Marco da Viterbo, il Cardinal Landriano, il Vescovo Pietro Le Gros e Pietro di Vico (ghibellino nipote di Clemente IV). Accolto nella Chiesa anche il mausoleo di una gentildonna sconosciuta, forse una Tornabuoni di Firenze. La chiesa fu devastata dal bombardamento del 17 gennaio 1944 e la ricostruzione ripristinò l'assetto originario duecentesco, eliminando le aggiunte successive. Nel 1949, Papa Pio XII elevò la chiesa a basilica minore, il suo stemma è inserito sulla facciata sopra il portale romanico. San Francesco San Francesco, nacque ad Assisi, nel 1182, era figlio della nobildonna Pica Bourlemont di origine provenzale e di Pietro Bernardone ricco mercante, ammiratore della Francia.Ebbe una buona istruzione imparando a leggere e scrivere non solo in latino, da giovane amava le feste, le riunioni, le passeggiate e la musica. Suo padre possedeva uno dei depositi più ricchi di tessuti della città e Francesco era in grado di spendere molto denaro. Non gli piaceva molto studiare né dedicarsi agli affari, ma possedeva la qualità di non negare un favore o un aiuto a un povero sempre che lo potesse fare. A 20 anni durante la guerra tra Assisi e Perugia, si arruolò ma venne fatto prigioniero. Rimase per un anno in carcere e durante questo periodo iniziò a riflettere sulla sua vita. Tornato libero, continuò a combattere per l’esercito di Assisi. Acquistò una elegante armatura e il migliore dei cavalli, durante il cammino incontrò un militare povero che non aveva né armatura, né cavallo, e Francesco, commosso, gli regalò il suo equipaggiamento. Pertanto, non arrivò mai al campo di battaglia, si ammalò, e durante la malattia udì una voce: “Perché ti dedichi a combattere invece di consacrarti a servire il Capo supremo di tutti?’’ Ritornato in città smise di divertirsi e iniziò a meditare seriamente sul suo futuro. Cambiò totalmente il suo stile di vita, cercando di vivere in povertà come visse Gesù. Vendette tutti i suoi beni per darli ai poveri. Un giorno, mentre passeggiava, incontrò un lebbroso pieno di piaghe e provò un grande ribrezzo e paura verso di lui.Ma sentì, per ispirazione divina, una voce che gli diceva che se non operiamo contro i nostri istinti non saremo mai santi. Allora si avvicinò al lebbroso e vincendo la spaventosa ripugnanza che provava gli baciò le piaghe. Da questo momento si dedicò a visitare gli ammalati negli ospedali ed i poveri regalando loro tutto quello che aveva. Un giorno, pregando davanti a un Crocefisso nella chiesa di San Damiano, gli sembrò che Cristo gli dicesse tre volte: ‘’Francesco, devi riparare i muri della chiesa di San Damiano che sono molto deteriorati’’, tornò a casa e vendette il suo cavallo e una buona parte dei tessuti del negozio di suo padre e portò il ricavato al Padre cappellano di San Damiano, chiedendogli che gli permettesse di rimanere per aiutarlo a riparare la chiesa danneggiata. Gli fu permesso di restare ma il Padre cappellano rifiutò il denaro, temeva la reazione del padre di Francesco Pietro Bernardone, allora Francesco lasciò il denaro in una finestra e si nascose temendo il castigo di suo padre che furioso sarebbe venuto a castigarlo. Pietro Bernardone mandò Francesco dal vescovo e chiese la restituzione del denaro, minacciando Francesco di diseredarlo. Il prelato restituì il denaro e Francesco spogliandosi della sua camicia, del suo sacco e del suo mantello li diede a suo padre e disse: ‘’finora sono stato il figlio di Pietro Bernardone, da oggi in poi potrò dire: Padrenostro che sei nei cieli’’.Il vescovo gli regalò il vestito di uno dei suoi contadini, una semplice tunica di tela grezza, legata alla cintura da un cordone. Francesco tracciò una croce con un tizzone sulla sua nuova tunica e con questa si vestirà per il resto della sua vita. In seguito questo sarà l'abito dei suoi religiosi: il vestito di un contadino povero, di un semplice lavoratore. Il 24 febbraio 1209 nella piccola chiesa della Porziuncola mentre ascoltava la lettura del Vangelo, Francesco sentì una chiamata che gli indicava di andare per il mondo a fare del bene. L'eremita si convertì in apostolo. Scalzo e vestito della modesta tunica attrasse a sé una moltitudine di seguaci. Tra questi nell’aprile del 1209 si unirono a Francesco, Bernardo da Quintavalle, Pietro Cattani, il sacerdote Silvestre ed Egidio. San Francesco predicò la povertà come un valore e propose un modo di vivere semplice basato sugli ideali del Vangelo. Proprio in quel periodo altri gruppi sollecitavano un ritorno al cristianesimo primitivo ma erano stati dichiarati eretici, e fu per questo che Francesco volle ottenere l'autorizzazione del Papa. Nel 1210, dopo aver ricevuto Francesco e i suoi compagni, Papa Innocenzo III approvò il suo modello di vita religiosa, gli concesse il permesso di predicare e lo ordinò diacono. Con il passare del tempo il numero degli adepti aumentò e Francesco cominciò a creare un Ordine religioso, chiamato Ordine francescano o dei francescani, di questo Ordine presto ne fece parte anche San Antonio da Padova. In seguito, Francesco, con la collaborazione di Santa Chiara, fondò il ramo femminile dell'Ordine, Le Dame povere, più conosciute come Clarisse .La prima regola di vita dell'ordine femminile fu approvata il 9 agosto 1253 da Innocenzo IV.Alcuni anni dopo, nel 1221, sarà creato un terzo ordine con lo scopo di accogliere quelli che non potevano abbandonare i loro obblighi familiari. Nel 1215 la congregazione francescana si era estesa in Italia, Francia e Spagna, ed Il Concilio Laterano riconobbe pubblicamente l'ordine, chiamato allora dei Fratelli Minori. San Francesco cercò di evangelizzare terre nuove lontane dal cristianesimo, ma diverse circostanze fecero fallire i suoi viaggi in Siria e Marocco.Tra il 1219 e il 1220, forse dopo un incontro con San Domenico di Guzman, predicò in Siria e in Egitto.Sebbene non fosse riuscito a convertirlo, il sultano Al-Kamil rimase impressionato dalla sua personalità e gli permise di visitare i Luoghi Santi. Al suo ritorno in Italia, su richiesta del papa Onorio III, compilò per iscritto la regola francescana, della quale redasse due versioni : una nel 1221 e un'altra più schematica nel 1223, approvata in quello stesso anno dal Papa e consegnò la direzione della comunità a Pietro Cattani. La direzione dell'ordine francescano non tardò a passare ai membri più esperti come il cardinale Ugolino, futuro papa Gregorio IX, ed al fratello Elia e San Francesco poté così dedicarsi completamente alla vita contemplativa. Durante il suo ritiro dal mondo, San Francesco d'Assisi ricevette le stigmate. Secondo la sua stessa testimonianza, questo gli successe nel settembre del 1224, dopo un lungo periodo di digiuno e preghiera, in un monte vicino ai fiumi Tevere e Arno.Gli ultimi due anni di Francesco furono certamente segnati con più profondità da "sorella sofferenza" sia per le Stimmate e sia per tutte le altre malattie del corpo. Nella primavera del 1226, mentre si trovava a Siena, sentendosi mancare, dettò un "piccolo" Testamento. Dopo, mentre si trovava nel convento delle Celle a Cortona, ne fece scrivere un altro, l'ultimo, e volle che fosse legato alla Regola. Dalle sorgenti del fiume Topino, nei pressi di Nocera Umbra, dove si trovava, Francesco si fece trasportare ad Assisi, alla Porziuncula, per esalare l'ultimo respiro al tramonto del 3 ottobre 1226.Il suo corpo, dopo aver attraversato Assisi e sostato in San Damiano, venne sepolto nella chiesa di San Giorgio, da dove, nel 1230, la salma venne trasferita nell'attuale basilica. Due anni dopo fu proclamata la sua canonizzazione da parte di Gregorio IX, con la bolla Mira circa nos del 19 luglio 1228, fissando la festa liturgica al 4 ottobre. I suoi scritti, oltre ad essere destinati all'insegnamento dei suoi frati, presentano un linguaggio semplice, ma scorrevole e sono in latino. Unica eccezione in "lingua volgare" il Cantico delle creature ormai inserito nella storia della letteratura italiana, che celebra con un linguaggio altamente poetico la presenza di Dio nella natura. San Francesco venne dichiarato Patrono d'Italia nel 1939. Papa Giovanni Paolo II lo dichiarò "patrono dell'ecologia" con la lettera apostolica inter sanctos del 29 novembre 1979. Francesco è uno dei santi più amati e conosciuti sia in occidente che in oriente, amato dai cattolici e dai non credenti come esempio di umiltà e povertà. Nei luoghi dove visse la sua vita sono nati dei Santuari, meta di turisti e pellegrini.Come accedere a via San Francesco Viterbo centro storico
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