Via del Lazzaretto Vie di Viterbo, Piazze di Viterbo, Viterbo, info e foto a cura di Anna Zelli sito ufficiale web www.annazelli.com
Viterbo |
via del lazzaretto viterbo centro storico | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
VIA DEL LAZZARETTO |
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Guida Turistica Viterbo
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Via del Lazzaretto, Viterbo, vi si arriva da via Ser Monaldo, da via San Giovanni Decollato, da via El Alamein. Lungo la via c'è la ex Chiesa di San Giovanni Decollato. La zona si trova tra il Colle della Trinità e Valle Faul. Ex Chiesa San Giovanni Decollato Ex Chiesa San Giovanni Decollato o ex Chiesa Santa Maria della Ginestra o Lazzaretto, Viterbo, centro storico, è a via San Giovanni Decollato, via del Lazzaretto, vie che mettono in comunicazione valle Faul con il quartiere di San Faustino, la chiesa oggi è sconsacrata e si trova su una piccola collina di fronte a quello che un tempo era il Mattatoio, ci sono anche un giardino ed una fontana in peperino, in tempi recenti è stata adibita a pizzeria, la pizzeria, e meno male è stata chiusa nel 2015. La via San Giovanni Decollato un tempo era il tracciato di una antica via di origine etrusca che oggi da Porta Faul sale al colle della Trinità. La facciata è estremamente semplice, l’interno è a croce latina e presenta colonne in peperino, sono visibili i resti dei 3 altari, tutti gli arredi oggi sono custoditi nella Chiesa di San Faustino e Giovita, tra questi, tele, calici ed un crocifisso ligneo. All’interno della chiesa sono ancora presenti tre altari, ricordati già nel 1468. Sull’altare maggiore si trovava un quadro con la Decollazione di San Giovanni Battista opera di Anton Angelo Bonifazi. Sull’altare a sinistra era il quadro raffigurante la Madonna sul sepolcro e l’angelo della passione, opera di Ludovico Mazzanti. Sull’altare di destra era un Crocifisso ligneo descritto da Feliciano Bussi sulla sua storia di Viterbo. Tali opere oggi sono conservate nella chiesa dei Santissimi. Faustino e Giovita. La facciata si presenta con un impianto semplice a capanna, un portale centrale e i due portali minori in asse con le cappelle laterali. Un grande finestrone si apre perpendicolare sopra al portale centrale. Sulla sinistra della facciata è posto il campanile a vela: nel 1582 si ha notizia di una campana della Abbazia di S. Martino venduta alla chiesa. In origine il nome di questa chiesa era di Santa Maria della Ginestra e risale al XIII secolo, solo più tardi assumerà il nome di San Giovanni Decollato. La si conosce anche con il nome di Lazzaretto, perché ospitò i malati delle tante epidemie che colpirono la città, come il tifo, il vaiolo, la peste, la spagnola. Questa chiesa ai tempi dell’assedio dell’Imperatore Federico II, nel 1243, insieme al convento controllava tutta la zona di valle Faul, e quindi aveva anche una funzione strategica militare, ed infatti fu l’Imperatore Federico II che realizzò le due piazzole esterne per posizionarvi le catapulte e con queste colpire Viterbo, che a quel tempo da porta Faul a porta Bove era sprovvista di mura. Questa chiesa era di proprietà dei monaci dell’abbazia di Sassovivo, in provincia di Perugia, i quali la diedero in enfiteusi ai frati francescani.(L'enfitèusi è il diritto reale di godimento su un fondo di proprietà altrui, generalmente agricolo; l’enfiteuta ha la facoltà di godimento pieno sul fondo stesso, ma per contro deve migliorarlo e pagare al proprietario un canone annuo in denaro o in derrate.) Nel 1524 Viterbo viene colpita dalla peste, i malati sono tantissimi, ed allora i Priori decisero di mandare via i frati e di requisire questa chiesa per adibirla a Lazzaretto. L’epidemia durò 5 anni, ma i frati che erano stati sfrattati furono però cacciati definitivamente forse perché non furono del tutto rispettosi, durante quel periodo, della regola di San Francesco. Poi nel 1855, ci fu un’altra epidemia a Viterbo, il colera, e la chiesa venne di nuovo adibita a lazzaretto e gestita dal Comune di Viterbo. Successivamente gli ambienti di San Giovanni Decollato, vennero adibiti a magazzino comunale, a sede della banda comunale, a garage dei mezzi della nettezza urbana ed infine a pizzeria. Attualmente è chiusa e non visitabile, come la maggior parte dei siti di interesse turistico e che si trovano nel centro storico di Viterbo, purtroppo e molti di questi sono in condizioni miserrime. (anno 2021). Storia della Chiesa : Nel 1262 papa Urbano IV confermò al monastero di Farfa il possesso della chiesa di Santa Maria della Ginestra. Nel 1280 la parrocchia di Santa Maria della Ginestra, che si estendeva da porta Bove all’Ospedale di Santo Spirito nella valle di Faul, (dove oggi si vede il rudere della Chiesa di Santa Croce), passò nel 1293, per concessione del vescovo di Viterbo, ai Benedettini del monastero di Sassovivo, a cui fu data la facoltà di costruirvi un convento. La chiesa entrò nella giurisdizione della chiesa di Santa Maria di Valverde, fuori porta Faul, oggi sconsacrata, e nel 2021 i locali adibiti ad attività di gommista.. A partire dal 1450 la chiesa passò ai frati del Terzo ordine Francescano. Un inventario dei beni risalente al 1468 ricorda che all’interno del complesso si trovavano una sacrestia, l’oratorio, una tavola con la Madonna, una statua di gesso, la cucina, il tinello e l’oliario. Subentrarono, nel 1520, al terzo ordine Francescano sino al 1553 i Minori Osservanti, poi fu la volta della Confraternita della Pietà, quindi della Misericordia o di San Giovanni Decollato. Dal 1525, fino al 1527 la chiesa fu ridotta a lazzaretto per lo scoppio della peste nel 1524. Nel 1530 furono allontanati i frati francescani perché, secondo il Signorelli, “malviventi viene richiesta da altri frati e si fanno voti che ve se ne pongano beneviventi senza però cedere loro la chiesa”. Nel 1542 erano responsabili della chiesa due rettori laici. Nel 1549 la Confraternita della Pietà si unì a quella della Misericordia: le due confraternite sono ricordate nella chiesa ancora nel 1553. Dal 1613 quella della Misericordia assunse il nome di Confraternita di San Giovanni Decollato, che ben presto impose anche alla chiesa il nome del proprio patrono. Papa Paolo V, il 21 Luglio 1611, concesse alla Confraternita, il privilegio di liberare ogni anno un condannato a morte nella ricorrenza di San Giovanni Decollato, facoltà che fu esercitata fino al 1643. Nel 1612 viene citata, tra i beni della chiesa, una piccola effige raffigurante la Decollazione di San Giovanni Decollato e una immagine “antiqua”. Nel 1855, a causa di un epidemia di colera il Comune riutilizza la chiesa a Lazzaretto Nel 1875 la chiesa passò di proprietà allo Stato Italiano, e da allora venne abbandonata. Ai primi del ‘900 il parroco della chiesa dei Santissimi Faustino e Giovita, don Oreste Guerrini, salvò vari oggetti in essa conservati. Successivamente fu destinato a magazzino comunale, poi a sede della Banda musicale di Viterbo e, tra il 1970 e il 1980 divenne garage della nettezza urbana del Comune. Sul finire degli anni ‘80 la Cooperativa Centro Arte e Restauro “Andrea Scriattoli” stipulò un contratto col Comune, in cui era previsto il completo restauro dell’edificio in cambio della concessione in affitto dell’intero complesso. Successivamente la chiesa fu trasformata nel Ristorante Pizzeria il Lazzaretto che nel novembre 2015 cessata l’attività. Porta Bove Porta e Torre Bove, o anche porta Bonaventura, chiusa, oltre ad essere una porta è anche una torre, Viterbo, si trova alle spalle del complesso della Chiesa della Santissima Trinità, è inserita all'intero delle mura di Viterbo e dentro il giardino della Chiesa e pertanto non è visitabile, si trova su un piano più alto rispetto al piano stradale. Un tempo questa porta era aperta e consentiva di andare verso la zona del Riello, poi per la perdita di importanza venne chiusa, essendo la strada ridotta ad un viottolo di campagna. Alcuni storici collocano la costruzione di questa porta al 1215, facendone derivare il nome dal senatore di Roma Bavone, che in quell'anno era il podestà di Viterbo, mentre per il Bussi la torre viene datata al 1255 e fa riferimento alla famiglia Bonaventura che ebbero incarichi di podestà , anche lo storico Orioli sposa la tesi del Bussi, e spiega che il nome BO.VE deriva da Bonaventura. Mentre per lo Scriattoli, storico del '900, indica il 1215 come la data di costruzione della Torre e giustifica gli stemmi che qui sono presenti dei Papareschi, come coloro che fecero eseguire i lavori di sistemazione e rifinitura della torre stessa. Nel 1215, riferisce lo storico Della Tuccia, che furono anche erette le mura che da porta Bove arrivavano al piano di San Faustino e alla Porticella. All'interno di questa porta, parzialmente interrato, sopra l'arco, vi è una cuspide con scolpiti i nomi dei Papareschi di Roma, e in questo caso del Cardinale Bonaventura che era un discendente di Papa Innocenzo II, e che fu podestà di Viterbo tra il 1255 e il 1256. Vi è anche una lapide in latino che tradotta : "quando fu il 50 e poi il 5 dopo il 1200, il proconsole Bonaventura, nobile dell'Urbe, bella mi fece ed anche più grande, il nome augurale accompagna l'opera, per questo vuole che mi chiami Bonaventura. Colui che mi costruì ed il podestà che mi adornò, possa egli vivere in eterno con la gente che abita Viterbo". Fu come già detto sopra chiamata anche Bove, Bovo, o Bovone, sembra in riferimento ad Oddone di Bovo, un romano, che fu anche lui podestà di Viterbo nel 1215 anno della costruzione della porta, mentre il Bonaventura fu colui che la restaurò, decorandola ed inserendo il suo stemma, quello dei Papareschi, che circondano la lapide. Sopra la torre, in alto, ci sono altri stemmi due per ogni fianco. Vi è anche un'altra lapide inserita nella cinta muraria che tradotta dice . "Nell'anno 1290 il podestà Rinaldo al pari di Ettore, valente soldato che la palatina stirpe dei Brumfort vanta, fece fondare queste mura di Viterbo, costruite nel nome del verbo, altre mura edificare ed altre per uguale ragione riparare. Le sue onorate armi, insegne da Re, sono qui sottoposte agli stemmi del Sommo Pontefice. Dunque, lettore, circondata da salde mura, sono io città di Viterbo. mi accompagna la protezione del Verbo, decisa a seguire le sorti del Papa Niccolò IV. " Prospero fece scrivere questa lapide, e scrisse anche i versi della lapide di Porta Sonsa. Forse era uno che nel 1301. fu uno dei personaggi degli Otto del Popolo della Comunità di Viterbo. Nel 1354, la torre venne occupata dalle milizie vaticane ad opera del viterbese Giovanni Moscio. Nel 1404 i residenti di San Faustino si riunirono per la concessione dei terreni prossimi a Porta Bove ai frati Agostiniani e al Convento della Santissima Trinità. Nel 1457 Giacomo Almadiani e Nofrio edificarono una torricella restaurarono la torre Bove ed edificarono i merli. La porta è chiusa.(anno 2021). Come arrivare a via del Lazzaretto Viterbo centro storico
Colle della Trinità - Valle Faul
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Colle della Trinità - Valle Faul
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