San Pietro Apostolo,Santi a Viterbo vita opere storiai, Viterbo, info a cura di Anna Zelli sito ufficiale web www.annazelli.com
Viterbo i Santi |
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SAN PIETRO APOSTOLO |
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Guida Turistica Viterbo
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San Pietro Apostolo, vita opere storia, a lui è dedicata a Viterbo la chiesa di San Pietro, detta del Castagno, che si trova di fronte alla Porta San Pietro, fuori le mura del centro storico.Simone detto Pietro nacque a Betsaida, nel I secolo a.C. morì a Roma, il 29 giugno 64 o 67 d.C., fu uno dei dodici apostoli di Gesù; la Chiesa cattolica lo considera il primo papa. Nato in Galilea, fu un pescatore ebreo di Cafarnao. Il suo nome originario era Simone, e fu Gesù a chiamarlo Pietro. Divenuto apostolo di Gesù dopo essere stato chiamato presso il lago di Galilea, fece parte di una cerchia ristretta, insieme a Giovanni e Giacomo, dei tre che assistettero alla resurrezione della figlia di Giairo, alla trasfigurazione nel monte Tabor e all'agonia di Gesù nell'orto degli ulivi. Tentò di difendere il Maestro dall'arresto, ferendo uno degli assalitori. Unico, insieme al cosiddetto discepolo prediletto, a seguire Gesù presso la casa del sommo sacerdote Caifa, fu costretto anch'egli alla fuga dopo aver rinnegato tre volte il Maestro, come questi aveva predetto. Prima della crocifissione e anche dopo la successiva resurrezione, Pietro venne nominato dallo stesso Gesù capo dei dodici apostoli e promotore dunque di quel movimento che sarebbe poi divenuto la prima Chiesa cristiana. Instancabile predicatore, fu il primo a battezzare un pagano, il centurione Cornelio. Entrò in disaccordo con Paolo di Tarso su alcune questioni riguardanti giudei e pagani, risolte comunque durante il primo concilio di Gerusalemme discutendo sulle tradizioni ebraiche come la circoncisione. Secondo la tradizione, divenne primo vescovo di Antiochia di Siria per circa 30 anni, dal 34 al 64 d.C., continuò la sua predicazione fino a Roma dove morì fra il 64 e il 67, durante le persecuzioni anticristiane ordinate dall'imperatore romano Nerone. A Roma Pietro e Paolo sono venerati insieme, come colonne fondanti della Chiesa; Pietro è considerato santo da tutte le confessioni cristiane, sebbene alcune neghino il primato petrino e altre il primato papale che ne consegue. A Cesarea di Filippo, Gesù interrogò i suoi apostoli su quel che gli uomini dicevano di lui. Vennero varie risposte. Alla fine il Maestro domandò loro: “Voi chi dite che io sia?”. Fu Simon Pietro che, primo tra i Dodici, disse: “Tu sei il figlio del Dio vivente!” E Gesù dice: “E io ti dico: tu sei Pietro". “A te darò le chiavi del Regno dei cieli e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”. Il senso di questa immagine, nota alla Bibbia e all'Oriente del tempo, suggerisce l'incarico affidato a un unico personaggio di sorvegliare e amministrare la casa.Pietro è da Gesù nominato "Primo ministro" della sua Chiesa, della quale dovrà governare non solamente la massa dei fedeli, ma gli stessi funzionari. Il potere di legare e di sciogliere implica il perdono dei peccati, è questa una “grazia”, ha indicato il Pontefice Benedetto XVI “che toglie energia alle forze del caos e del male, ed è nel cuore del mistero e del ministero della Chiesa”, la quale “non è una comunità di perfetti, ma di peccatori che si debbono riconoscere bisognosi dell’amore di Dio e di essere purificati attraverso la Croce di Gesù Cristo”. Quando Pietro fu a Roma, venne arrestato a seguito della persecuzione neroniana e secondo antiche tradizioni rinchiuso, con Paolo, all'interno del carcere Mamertino (su cui poi sorse la chiesa di San Pietro in Carcere) dove i due carcerieri, destinati a diventare i santi vedendo i miracoli operati dai due apostoli, chiesero il battesimo. Allora Pietro, con un segno di croce verso la Rupe Tarpea, riuscì a farne scaturire dell'acqua e con essa battezzò i due carcerieri che subito dopo aprirono loro le porte per invitarli alla fuga, venendo però scoperti e giustiziati. La leggenda non sembra però fondata. Fuggito dal carcere, Pietro si diresse verso la via Appia, ferito per la stretta delle catene. Nei pressi delle terme di Caracalla secondo la tradizione avrebbe perso la fascia che gli stringeva una gamba, oggi custodita nella chiesa dei Santi Nereo e Achilleo, detta appunto "in fasciola". Anche in questa versione ricorre l'episodio relativo all'incontro lungo la via Appia con il Maestro, che lo invitò a tornare a Roma per morirvi martire. Catturato nuovamente dai soldati dell'imperatore venne crocifisso, secondo la tradizione trasmessa da Girolamo, Tertulliano, Eusebio e Origene, a testa in giù per sua stessa richiesta fra il 64, anno dell'incendio di Roma e dell'inizio della persecuzione anti-cristiana di Nerone, e il 67, benché l'autenticità di tale evento sia ancora oggi fonte di grande dibattito fra gli studiosi della Bibbia. In mancanza di testimonianze documentarie certe sulla data della morte di Pietro, la tradizione l'ha fissata al 29 giugno. Si tratta, secondo alcuni studiosi, di uno dei più antichi esempi di trasposizione di una festa pagana in cristiana: in quel giorno infatti si celebrava la festa di Romolo e Remo che i cristiani trasformarono nella solennità dei due apostoli, quali fondatori di una "nuova Roma", quella cristiana appunto. Testimonianze apocrife individuano il luogo della crocifissione di Pietro nei pressi dell'obelisco del circo di Nerone (quello che anticamente si trovava all'esterno dell'attuale sagrestia della basilica e ora è situato al centro di piazza San Pietro). L'apostolo fu sepolto nelle vicinanze dell'obelisco, dove rimase fino al 258 quando, per mettere al sicuro le spoglie durante la persecuzione di Valeriano, fu trasferito nelle catacombe di San Sebastiano, insieme ai resti di Paolo. Un secolo più tardi papa Silvestro I ripristinò le antiche sepolture, e Pietro tornò in Vaticano, nel luogo in cui Costantino fece poi costruire la primitiva basilica.(riassunto da wikipedia) Chiesa San Pietro del Castagno, Viterbo, è tra piazza San Pietro, via Salicicchia, via Vetralla, si vede di fronte alla porta San Pietro. Un lunga scalinata da accesso alla chiesa, sembra da documenti non accertati, che questa chiesa sia stata costruita per volere del Cardinale Raniero Capocci ed affidata ai cistercensi, ma in realtà un documento del 1268 ci dice che in origine questa chiesa era destinata ai frati saccati, vestiti con un sacco, chiamati anche Fratelli della Penitenza di Gesù, il cui ordine aveva delle regole estremamente rigide. Già nel 1283 i frati Saccati erano andati via da Vitebo e Papa Martino IV affidò il complesso ai Benedettini, che seguivano la regola di Cluny. Nel '400 il convento fu governato da commissari secolari, tra questi, Troiolo Gatti fece costruire nel giardino una fonte. Papa Alessandro VI con una bolla del 1498 assegnò il complesso ai Frati Gerolimini del Beato Pietro da Pisa e nel 1825 vi si stabilirono i Frati della Penitenza, soppressi da Papa Pio XI nel 1933. Nel XVI secolo la chiesa venne interamente rifatta con il sostegno del Cardinale Riario e tra il 1621 e il 1622 il Cardinale Scipione Cobelluzzi fece ricostruire la facciata e la attuale scalinata, togliendo quindi l'impronta romanica che aveva in origine questa chiesa. All'inizio del '900 vennero effettuati altri restauri voluti dal benedettino Luka Linke, il quale ne mantenne la struttura architettonica. Oggi la chiesa è retta dai Padri Giuseppini del Murialdo che qui hanno istituito la sede dello Studentato Internazionale Teologico. La facciata della chiesa è a due ordini e sormontata da fiamme in pietra, ha delle lesene in peperino ornate nella parte superiore da figure di angeli. Sopra il portale si ricorda l'unione con la Basilica di San Giovanni in Laterano di Roma, del 1618, al centro sopra il timpano, si apre una grande finestra ed in alto c'è lo stemma di Cobelluzzi, e sopra il portale di ingresso, nella lunetta è una testa d’angelo con le ali. Sulla grande mensola centrale c'è l’iscrizione commemorativa della dedica della chiesa, datata 1622: Ad honorem b. principis apostolorum a. D. MDCXXII. La fiancata sinistra, posta su Via Vetralla, è evidenziata da alcuni contrafforti. Vi sono, inoltre, le tracce delle mura antiche con finestroni del secolo XIII e resti di archi. L'interno, la pianta dell’edificio è rettangolare con l’abside quadrata, il soffitto è a volta, presenta 3 cappelle, ad arco con mostre in peperino collegate tra di loro su ciascun lato da passaggi interni. Il soffitto è a volta, le cui vele sono affrescati da dipinti del XVIII secolo, raffiguranti gli evangelisti. Nella prima cappella vi è una pala d'altare del XVIII secolo nella quale è dipinta l'immagine della Madonna con San Giuseppe, Gesù Bambino, Santa Elisabetta, San Zaccaria, e San Giovanni Battista bambino. Affreschi sono presenti nella terza cappella che decorano la volta, mentre sulle pareti vi è una Crocefissione, la Vergine incoronata dalla Santissima Trinità, la Decollazione di San Giovanni Battista anche queste opere del XVIII secolo. Ci sono inoltre in questa cappella, sopra l'altare in peperino con colonnine e fregi dipinti degli angeli che circondano la Madonna delle Grazie e un affresco in cornice del XVI secolo. Nei transetti di destra, in due grandi pannelli c'è un altorilievo dove sono raffigurati San Benedetto a colloquio con Santa Scolastica, San Mauro, San Benedetto, San Placido, che risalgono al '900. Della fine del XVI secolo è un grande dipinto della crocefissione di San Pietro, che si trova in fondo al presbiterio. A sinistra della cappella centrale vi è una moderna Pala d'Altare di San Leonardo Murialdo con operai e studenti, dipinta da Franco Verri. Nell'ultima cappella c'è un altare del settecento. L'organo presente nella cantoria è opera di Angelo Morettini e risale al 1834. Nella Sacrestia è presente una Pala d'Altare con la Madonna e San Crispino vescovo del XVIII secolo..La cupola è a volta ribassata e sostiene un cupolino, nelle vele sono affrescati gli Evangelisti, opera del XVII secolo, e nella chiave dell’arco in peperino, sopra alla navata, c'è lo stemma di Viterbo che poggia su una mensola caratterizzata da un cherubino, il tutto in peperino. Il campanile è a vela a due fornici sovrapposti con due campane e due archetti più in basso. La chiesa ha una lunga ed ampia scalinata in peperino, protetta da parapetti, che presentano scolpiti gli stemmi del cardinale Cobelluzzi, sovrastati da grandi sfere, sempre in peperino. 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