Sacro Militare Ordine Equestre Costantiniano di San Giorgio,Ordini Religiosi Viterbo, Viterbo, web www.annazelli.com
Ordini Religiosi Viterbo |
ordine equestre dei cavalieri costantiniani di san giorgio storia presenze a viterbo | |||||||||||||||||||||||||||||||
SACRO MILITARE
ORDINE EQUESTRE COSTANTINIANO DI SAN GIORGIO |
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Ordine Equestre
Costantiniani
Ordini Religiosi Viterbo
Guida Turistica Viterbo
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Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio ,a Viterbo a questo ordine è dedicato il Largo dei Cavalieri Costantiniani, è un ordine equestre dinastico, legato alla distastia dei Borbone. Trae origine da una leggenda, nella quale si racconta che nel 312 a.C. all’Imperatore Costantino il Grande, prima della vittoriosa battaglia a ponte Milvio a Roma, contro Massenzio, gli apparve una Croce luminosa con il simbolo della X e della P sovrapposte, che sono le iniziali di Gesù Cristo in greco, con la scritta “in hoc signo vinces”; a ricordo di questo evento, l’Imperatore Costantino, scelse 50 Cavalieri come sua guardia personale, ai quali venne dato il vessillo imperiale sopra il quale risplendeva la croce con il monogramma del Cristo. Il compito di questi cavalieri era di ricordare questo evento e di difendere il cristianesimo. Questo ordine venne dedicato a San Giorgo, che fu un soldato della Cappadocia, che morì martire sotto il regno dell’imperatore Diocleziano , questo ordine venne posto sotto la regola di San Basilio, e nel 456, su istanza dell’imperatore Marciano, venne approvato da Papa San Leone Magno. Nel 1190, l’imperatore d’Oriente, Isacco II Flavio Comneno, concesse all’ordine dei Cavalieri Costantiniani, gli Statuti ed il Gran Magistero che passarono di padre in figlio nella dinastia degli Angelo Comneno, finchè passò ai Farnese, Duchi di Parma, questo passaggio venne approvato nel 1699 da Papa Innocenzo XII , e confermato da Papa Clemente XI nel 1701. Nel 1705 il Duca Francesco Farnese procedette alla riforma degli Statuti dell' Ordine, che furono approvati dalla Santa Sede nel 1706. Successivamente, il 27 maggio 1718, Papa Clemente XI, con la Bolla Militantis Ecclesiae, approvò l'Ordine Costantiniano, accordando numerosi privilegi ai Farnese, infatti Papa Clemente XI con l’Approvazione Apostolica,dichiarò di approvare e confermare i diritti da loro vantati. Alla morte di Antonio Farnese, ultimo Duca di Parma, la suprema dignità dell'Ordine fu trasmessa a Carlo di Borbone, che era figlio di Elisabetta Farnese e di Filippo V Re di Spagna. Papa Clemente XII con la Bolla del 12 maggio 1738 approvò il passaggio del Gran Magistero dall'ultimo dei Farnese, all'Infante di Spagna Principe Don Carlo di Borbone, primogenito di Elisabetta Farnese e quindi primogenito farnesiano. Altra conferma del passaggio del Gran Magistero ai Borbone fu concessa da Papa Benedetto XIV con la Bolla del 30 giugno 1741. Carlo di Borbone, salito nel 1734 al trono di Napoli, trasferì la sede dell'Ordine nella capitale del suo Regno; divenuto, poi, Re di Spagna nel 1759, rinunciò, successivamente, al Gran Magistero Costantiniano che fu assunto dal figlio Ferdinando, Re di Napoli e Sicilia, tramite la conferma di Papa Clemente XIII, con Monitorio del 18 dicembre 1763, e di Papa Pio VI, con la Bolla Rerum humanarum conditio del 1777. A Ferdinando succedette Francesco I al quale, a sua volta, succedette Ferdinando II, al quale Papa Pio IX nel 1851 ribadì, con Breve Maxime et praeclarissima, i diritti e i privilegi già concessi ai suoi predecessori. Ultimo Gran Maestro, che fu al contempo anche Re del Regno delle Due Sicilie, fu Francesco II, al quale Pio IX nel 1860, con Brevi del 30 ottobre 1860 e 25 settembre 1863 concesse ulteriori privilegi. Con l'Unità d'Italia la Casa Borbone perse il trono delle Due Sicilie, ma conservò il Gran Magistero dell Ordine Costantiniano in forza della primogenitura farnesiana, ottenendo dalla Santa Sede la nomina del Cardinale Protettore e nuovi notevoli privilegi. Papa San Pio X, con Placet del 7 aprile 1911, approvò privilegi per i Cavalieri ecclesiastici e concesse altri privilegi il 2 aprile 1913. Speciali regole liturgiche furono concesse al Clero dell'Ordine dalla Santa Sede in forma di privilegio con tre decreti della Sacra Congregazione dei Riti nel 1912, 1914 e 1919. Papa Benedetto XV, con Breve Quum anno del 13 dicembre 1916, restituì all'Ordine la Chiesa di Sant'Antonio Abate al Reclusorio, a Napoli, e, con Placet del 29 luglio 1921, concesse il privilegio di considerare la Cappella della villa del Gran Maestro a Cannes quale Chiesa appartenente all'Ordine, con tutte le indulgenze, esenzioni e privilegi propri delle Chiese Costantiniane.La Real Casa di Borbone delle Due Sicilie, che regnò sul Meridione d’Italia per 157 anni, ebbe origine da Carlo di Borbone (1716 - 1788), figlio di Filippo V Re di Spagna e di Elisabetta Farnese, ultima della sua Famiglia, nel 1734, quando questi ascese al trono dei Regni di Napoli e Sicilia. Il suo regno, durato 25 anni, fu uno dei più illuminati dell'epoca: l’intera Italia meridionale venne arricchita di opere magnifiche e Napoli fu trasformata in una splendida capitale a livello europeo. Nel 1759, alla morte, senza eredi, del fratello Ferdinando VI, Carlo ascese al trono di Spagna trasferendo i suoi diritti al figlio terzogenito Ferdinando e alla sua discendenza, separando così le due Corone. I primi anni del regno di Ferdinando IV e III (1751 - 1825), sotto la reggenza del Tanucci, viene considerato dagli storici un periodo ottimo. Nel 1768 il Re sposò l' Arciduchessa Maria Carolina figlia dell’Imperatore d’Austria Francesco e sorella della Regina di Francia Maria Antonietta. Il disaccordo del Tanucci con la Regina, tuttavia, ne provocò le dimissioni con il conseguente accostamento del Regno prima alla politica austriaca, poi a quella inglese. Nel 1799, a seguito della della Rivoluzione Francese, i Sovrani furono costretti ad abbandonare Napoli per rifugiarsi in Sicilia, scortati dalla flotta inglese. Ferdinando rimase in Sicilia fino al 1804 e, al suo ritorno a Napoli, venne accolto dal popolo con grande entusiasmo. Preoccupato però dalle minacce di Napoleone si vide costretto a firmare il Trattato di Firenze che gli salvava il trono in cambio di una politica di vassallaggio verso la Francia. Successivamente, l'Ammiraglio Nelson e la Regina Maria Carolina provocarono la rottura del patto e Napoleone, dopo Austerlitz, dichiarò decaduto il Sovrano costringendolo a fuggire nuovamente a Palermo mentre un esercito francese occupava Napoli il 14 gennaio 1806. Il Re ritornò nella sua capitale nel giugno del 1815 e, sebbene di indole reazionaria, non cancellò ciò che di positivo era stato fatto durante il decennio napoleonico. Mise il ministro Medici a capo del governo e mantenne il regno nella sfera d’influenza austriaca. L’8 dicembre 1816 Ferdinando abbandonò i nomi di Ferdinando IV per Napoli e di Ferdinando III per la Sicilia e assunse quello di Ferdinando I , unificando così i due Regni ed abolendo la Costituzione concessa alla Sicilia nel 1812. Nel 1820, dopo alcune rivolte capeggiate dagli ufficiali Morelli e Silvati, un esercito costituito in gran parte da elementi murattiani entrò a Napoli, costringendo il re a firmare una nuova costituzione. Dopo pochi mesi Ferdinando ebbe il permesso dal Parlamento napoletano di partecipare al Congresso di Lubiana, ma in quel consesso convinse gli alleati europei ad aiutarlo contro i rivoluzionari. Rientrò quindi a Napoli con un poderoso esercito franco-russo e, nel maggio 1821, le truppe costituzionaliste furono sconfitte. Il Sovrano morì il 4 gennaio 1825 dopo aver regnato per 66 anni. Gli succedette il figlio primogenito Francesco I (1777-1830), il cui obiettivo primario fu quello di porre un freno ai fermenti liberali alimentati dalle società segrete carbonare e massoniche. Ma non era soltanto questo a tenere in apprensione il Re; un grave problema era rappresentato dalle truppe austriache che, intervenute per sedare i moti costituzionali del 1820, non avevano più abbandonato le Due Sicilie, imponendo una pesante tutela e dissanguando per il loro mantenimento le finanze dello Stato. Per uscire da questa situazione era necessario guadagnarsi la fiducia del Metternich e fu questo il motivo che spinse Francesco a inasprire la sua politica e ad inoltrarsi sulla strada del conservatorismo intensificando i contatti con Vienna. Le trattative furono laboriose ma il Re riuscì nell’intento e mentre gli Austriaci si concentravano nel Lombardo-Veneto egli potenziò l’esercito con reggimenti di mercenari arruolati nei Cantoni svizzeri. L’esigenza di rispettare gli impegni con l’Austria spiega anche l’energia con cui affrontò la rivolta scoppiata nel giugno 1828 nel Cilento. Sotto il suo regno non vennero trascurate le opere pubbliche: si intervenne soprattutto negli Abruzzi e in Calabria per migliorarne la viabilità ed i collegamenti e vennero avviati i lavori del primo ponte sospeso in ferro progettato in Italia, quello sul Garigliano. Francesco I si spense l’8 novembre 1830, pochi mesi dopo aver accompagnato in Spagna la figlia Maria Cristina, andata in sposa al Re Ferdinando VII. Suo figlio Ferdinando II (1810 - 1859), nato dal matrimonio di Francesco I con Maria Isabella di Spagna, salì al trono appena ventenne e regnò per 29 anni. Provvide immediatamente a riordinare le istituzioni e, per risanare le finanze dello Stato, decise di mettere a disposizione di esso la sua cassa personale diminuendo notevolmente le spese di corte. Grazie al suo carattere energico e tenace e alla sua passione per l’ingegneria e la meccanica venne promosso lo sviluppo di grandi opere, facendo acquisire al Regno delle Due Sicilie una serie di primati come la costruzione della prima ferrovia in Italia, il primo ponte in ferro sospeso, il primo telegrafo sottomarino dell’Europa continentale ed altre opere che resero il suo periodo di governo come uno dei più fiorenti dell’intera storia del meridione. Ferdinando II , purtroppo, dovette affrontare le correnti liberali e i movimenti rivoluzionari che si manifestavano in tutta Europa e, a causa di alcuni complotti ed attentati falliti verso di lui e ad alcune rivolte in gran parte fomentate dall’esterno, perse l’atteggiamento di liberalismo che aveva caratterizzato i primi anni del suo regno. Nel 1848, dopo la rivolta della Sicilia, decise di bombardare la città di Messina e dichiarò inoltre decaduta la costituzione da lui firmata qualche mese prima. La sua morte avvenne a Caserta il 22 maggio 1859. Gli successe Francesco II (1836 - 1894), nato dal matrimonio di Ferdinando II con Maria Cristina di Savoia. Sfortunatamente egli non era preparato a fronteggiare la minaccia di invasione portata dai rivoluzionari guidati da Garibaldi e dagli eserciti del re di Sardegna; fu mal consigliato sia dai suoi ministri che dai suoi generali e fu tradito da una parte consistente della sua nobiltà. Quando ormai i garibaldini erano alle porte di Napoli, decise di difendere i suoi diritti e l’onore dell’esercito dalla fortezza di Gaeta e lungo il Volturno, risparmiando così alla capitale gli orrori della guerra. Era il 16 settembre 1860 quando il Re si lasciò alle spalle il Vesuvio. Poche ore prima aveva rivolto ai sudditi un messaggio accolto con rispetto anche dagli avversari politici. Li esortava alla concordia , ad evitare che uno zelo smodato alla sua corona diventasse fonte di turbolenze e annunciava che avrebbe compiuto i suoi doveri senza debolezza “con animo sereno e fiducioso, quale si addice ai discendenti di tanti monarchi”. Alle esortazioni aggiungeva l’amarezza per una guerra che gli era stata imposta nonostante le Due Sicilie fossero in pace con tutte le potenze europee. ”Onde io protesto solennemente contro queste inqualificabili ostilità, sulle quali pronunzierà il suo severo giudizio l’età presente e futura”. Con le forze rimastegli fedeli difese eroicamente Gaeta per oltre tre mesi dagli attacchi dell'esercito e della flotta piemontese. Fu una pagina di gloria scritta anche dalla Regina Maria Sofia di Baviera che, incurante del pericolo, si aggirava spesso fra gli addetti alle batterie. Abnegazione e coraggio dimostrarono anche le truppe disposte lungo il Volturno, guidate da ufficiali esperti e fidati che riuscirono, dopo scontri durissimi a guadagnarsi il rispetto del nemico. Il giovane Sovrano decise saggiamente di evitare un ulteriore spargimento di sangue fra le truppe, ormai decimate dalla fame e dalle malattie e, l’11 febbraio 1861 firmò la resa con l’onore delle armi. Francesco II venne accolto a Roma dal Pontefice Pio IX fissando la residenza a Palazzo Farnese, di proprietà della sua Famiglia, dove rimase fino al 1870. In seguito si trasferì ad Arco, nel Trentino, allora sotto il dominio austriaco, dove si spense nel 1894. L’ultimo Re delle Due Sicilie morì privo di discendenza poiché da Maria Sofia di Baviera aveva avuto una sola figlia, Maria Cristina Luisa, venuta alla luce a Roma nel 1869, durante l’esilio, e morta dopo appena tre mesi. Se l’unificazione italiana tolse a Re Francesco II il possesso dei suoi Stati egli, tuttavia, non subì alcuna “debellatio” poirché da parte sua non vi fu né acquiescenza, né rinuncia, né abdicazione. Sia Francesco II che il suo successore, il fratello Don Alfonso Conte di Caserta (1841 - 1934), figlio di Ferdinando II e della seconda moglie Maria Teresa d'Asburgo protestarono ufficialmente dichiarando che non avrebbero mai rinunciato ai loro diritti e alle loro prerogative. Detti diritti e prerogative passarono successivamente ai Principi Don Ferdinando Pio Duca di Calabria (1869 - 1960), figlio del Conte di Caserta, Don Alfonso Duca di Calabria (1901 - 1964), nipote di Don Ferdinando Pio e Don Carlos Duca di Calabria (1964), figlio di Don Alfonso. Penultimo Capo della Casa di Borbone delle Due Sicilie è stato, pertanto,il Principe Don Carlos di Borbone delle Due Sicilie e di Borbone- Parma, Duca di Calabria, Conte di Caserta, Infante di Spagna. Egli era sposato con la Principessa Donna Anne d’Orléans (1938), figlia del Conte di Parigi Henri d’Orléans, Capo della Real Casa di Francia, e della Principessa Isabella d’Orléans e Braganza. I figli che completano la loro Augusta Famiglia sono: Don Pedro (attuale Gran Mestro, Duca di Calabria) (1968), Donna Cristina (1966), Donna Maria Arciduchessa d'Austria (1967), Donna Inés (1971) e Donna Victoria (1976). L'Ordine dei Cavalieri Costantiniani, si propone la glorificazione della croce, la propagazione della fede cattolica e la difesa della Chiesa apostolica romana, cui è strettamente legato. Condizione necessaria, infatti, per divenire membri dell'Ordine è professare la religione cattolica apostolica romana. L'Ordine, inoltre, si propone anche di dare il suo maggior contributo d'azione e di attività alle due grandi opere eminentemente sociali dell'assistenza ospedaliera e della beneficenza. (sintesi tratta da informazioni trovate nel web).
I Borbone fanno parte del Il sacro
militare Ordine costantiniano di San Giorgio,
che è un ordine equestre sorto nel XVI secolo e
che trae le proprie origini leggendarie da
Costantino I e dalla battaglia di ponte Milvio.
Dal 1816 esistono due ordini omonimi, uno
ereditato dalla casata dei Borbone-Parma e
l'altro dai Borbone-Due Sicilie. Dal 1960,
l'ordine delle Due-Sicilie è conteso da un ramo
napoletano (guidato da Carlo di Borbone-Due
Sicilie) e da un ramo spagnolo (guidato da
Pietro di Borbone Due Sicilie). Le lettere delle
insegne dell'Ordine sono tutte rimandi
cristologici: al centro campeggia il
cristogramma, rappresentato dalle lettere
sovrapposte Chi-Ro (ΧΡ) dell'alfabeto greco; nel
braccio orizzontale della croce si leggono la
prima e l'ultima lettera dell'alfabeto greco,
ossia Alfa e Omega (ΑΩ), a rappresentare il
principio e la fine; infine, nelle quattro punte
della croce, le lettere latine I.H.S.V. sono
l'acrostico del celebre motto costantiniano In
Hoc Signo Vinces. Borbone, Famiglia reale di origine francese (fr. Bourbon), che regnò in numerosi Stati dell’Europa occidentale e meridionale (Francia, Spagna, Napoli, Parma e Lucca) e fu, con gli Asburgo, la più potente famiglia principesca dell’Europa. Il nome di B. (dal castello Bourbon, oggi B.-l’Archambault, nella Francia centrale) fu portato da una modesta famiglia feudale, vassalla dei conti di Bourges, dai quali tuttavia si emancipò già alla fine del sec. 10°. Il vero fondatore della potenza della famiglia fu Archambaud VI (1116-1171), che sposò Agnese, figlia di Umberto II conte di Savoia, cognata del re di Francia Luigi VI. Con lui si estinse la linea maschile dei B.: beni e titoli furono portati dalla nipote Matilde (1171-1215) al marito Guy de Dampierre; estintosi il ramo maschile dei B.-Dampierre (1249), dopo alcune successioni femminili, Beatrice con il suo matrimonio con Roberto di Clermont (1276), sesto figlio di re Luigi IX, diede inizio alla nuova dinastia dei B. di sangue reale, come ramo della dinastia capetingia. Il figlio di Roberto di Clermont e di Beatrice di B., Luigi I (1310-42), ottenne nel 1327 dal re Carlo IV che il Borbonese venisse elevato in ducato-paria; si ebbe così la linea ducale, che si estinse con Pietro II (1503). Questo ramo primogenito fu accompagnato da vari rami collaterali. La linea dei B.-La Marche, iniziata da Giacomo I, si estinse (1438) con Giacomo II; ma un fratello iniziò la linea dei B.-Vendôme, destinata a maggior fortuna, dalla quale ebbero origine anche i B.-Condé con i rami derivati. I B. di Francia, saliti sul trono di questo Paese con Enrico IV (1589), vi rimasero fino a quando la Francia fu una monarchia. Questa linea principale si estinse nel 1883 col nipote di Carlo X, Enrico conte di Chambord; i diritti al trono passarono alla linea degli Orléans, che si era staccata dal ramo principale dei B. con Filippo duca di Orléans (1640-1701), fratello di Luigi XIV, e nel 1830 soppiantò sul trono di Francia il ramo principale con Luigi Filippo (1830-48). All’inizio del sec. 18°, dal ceppo dei B. di Francia si staccò la linea dei B. di Spagna, con Filippo duca d’Angiò, figlio del gran delfino Luigi e nipote di Luigi XIV, il quale, nel 1700, salì sul trono di Spagna col nome di Filippo V (1700-46). La dinastia spagnola è attualmente rappresentata da Giovanni Carlo (Juan Carlos) I, salito al trono nel 1975. Dai B. di Spagna, nel sec. 18°, si staccarono altre due case reali: quella dei B. di Napoli e quella dei B. di Parma e Lucca. Della prima è capostipite Carlo, figlio di Filippo V e di Elisabetta Farnese, che, dopo essere stato duca di Parma e Piacenza (1731-35), nel 1735 salì sul trono di Napoli, da lui lasciato – al momento di salire su quello di Spagna (1759) – al figlio terzogenito Ferdinando IV (1759-1816), poi Ferdinando I re delle Due Sicilie (1816-25); l’ultimo dei suoi successori fu Francesco II, che perse il trono nel 1860. Con Filippo, duca di Parma, Piacenza e Guastalla (1748-65), ha inizio la casa dei B. di Parma e Lucca. I B. di Parma si trasferirono poi in Toscana con il re di Etruria Ludovico I (1801-03), cui successe il figlio Ludovico II, che, spodestato nel 1807, ottenne nel 1824 il ducato di Lucca per poi tornare nel 1847 a Parma e Piacenza col nome di Carlo II; l’ultimo duca fu Roberto, spodestato nel 1859. (tratto dalla Enciclopedia Treccani on line) Viterbo e l’Ordine dei Cavalieri Costantiniani, il 23 Luglio del 2021, nella ricorrenza dei cinquanta anni della sua ordinazione presbiterale, S.A.R. Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie e Orléans, Duca di Calabria, Conte di Caserta, Gran Maestro del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, ha nominato Cappellano Gran Croce di Merito S.E.R. Mons. Lino Fumagalli, Vescovo di Viterbo. Mons. Fumagalli ha espresso sentimenti di gradimento, esortando i Cavalieri Costantiniani a testimoniare la loro Fede in una società sempre più scristianizzata e a continuare la loro benemerita attività in favore dei fratelli più poveri. Infine, dopo aver impartito la Benedizione, il Vescovo di Viterbo ha guidato la Rappresentanza costantiniana in una visita alle sale del Palazzo Papale, illustrando gli importanti eventi storici svoltisivi nel corso dei secoli. Il 4 giugno 2022 I Cavalieri della Tuscia e hanno celebrato nella chiesa della Santissima Trinità-Santuario Maria SS.ma Liberatrice a Viterbo una solenne Santa Messa della Vigilia di Pentecoste, in onore anche della festa del Beato Giacomo da Viterbo, il grande agostiniano viterbese divenuto Arcivescovo di Napoli sotto gli Angioini. Al termine della Santa Messa, in ossequio a questa tradizione, sono state benedette e distribuite ai fedeli le “ciambelle” del Beato Giacomo, offerte dalla Delegazione di Tuscia e Sabina. Il servizio d’onore alla statua del Beato Giacomo da Viterbo è stato prestato dai Cavalieri Costantiniani della Delegazione della Tuscia e Sabina.Una Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio è stata invitata dall'Arciconfraternita del Gonfalone a partecipare alla solenne processione serale in onore della Madonna del Carmelo, che si è svolta a Viterbo sabato 16 luglio 2022. Sacro ordine militare equestre cavalieri Costantiniani di San Giorgio Ordine equestre militare cavalieri Costantiniani,storia, presenza a Viterbo Largo Cavalieri Costantiniani Viterbo centro storico Largo Cavalieri Costantiniani Viterbo, informazioni turistiche e foto Anna Zelli Ordini Religiosi storia - Congregazioni e Confraternite Religiose storia - a Viterbo
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Aggiornato Marzo 2024